Regia di Andrzej Wajda. Un film con Robert Wieckiewicz, Agnieszka Grochowska, Zbigniew Zamachowski, Cezary Kosinski, Maria Rosaria Omaggio. Cast completo Titolo originale: Walesa. Czlowiek z nadziei. Genere Drammatico – Polonia, 2013, durata 127 minuti. Uscita cinema venerdì 6 giugno 2014 distribuito da Nomad Film. – MYmoro 2,53 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
1970. Le autorità soffocano nel sangue le proteste degli operai e Walesa, arrestato, è costretto a firmare un obbligo di collaborazione con i servizi di sicurezza. Lo fa per poter tornare a casa da Danuta, la moglie, e dai figli che continuano a nascere. Man mano che la sua maturazione politica si compie e il suo carisma s’impone, conquistando le masse, Walesa non cederà più ad alcuna proposta di collaborazione offerta dal regime, rassegnandosi a continue perquisizioni e ad un anno di internamento. Nel 1983, sarà Danuta a ritirare per lui il Nobel per la pace, per evitare che, lasciando la Polonia, il marito non possa più rientrare. L’operaio Walesa sarà il primo presidente scelto in elezioni libere e l’uomo che avrà preparato il terreno al più grande riassetto dell’ordine politico mondiale del secolo scorso.
Oriana Fallaci, interpretata da Maria Rosaria Omaggio, intervista Lech Walesa nel suo appartamento di Danzica. È il momento in cui la figura e l’operato del leader di Solidarnosc stanno per scavalcare la cortina di ferro e raggiungere l’Europa e il suo plauso. Un momento che si ripete, con un’abile mise-en-abîme, con il biopic di Wajda, che rievoca la metamorfosi del protagonista da semplice operaio a leader di un sindacato di milioni di connazionali, e parla all’oggi e al mondo, in un momento storico in cui altre rivoluzioni storiche sono in atto, in Egitto come in Birmania.
Eroe del suo tempo, controverso e carismatico, reso leggenda dallo scorrere del tempo e della Storia, Walesa è un personaggio cinematografico a tutti gli effetti e Andrezej Wajda è il regista obbligato della sua parabola, non solo per la sua rappresentatività rispetto alla cinematografia polacca, ma perché il tassello Walesa era naturalmente la parte mancante di un puzzle di più di cinquanta opere in sessant’anni spese ad interrogarsi sulla storia del suo paese, sui riflessi europei di questa storia e sulla dialettica tra il destino individuale e le richieste di una nazione. Tant’è che Walesa. Uomo della speranza si costruisce, narrativamente e figurativamente, esattamente su questo rapporto difficile e speciale tra il singolo e il collettivo (“Noi, il Popolo..” sono le ultime parole del film pronunciate dal suo protagonista).
L’ammirazione del regista è trasparente, ma a portare il film su un altro piano qualitativo rispetto ad un buon ritratto televisivo è la prova dei due attori protagonisti (Wieckiewicz e la Grochowska) e più che mai la sobrietà del narrato, specchio di una capacità di coniugare fatti ed emozioni senza dover ricorrere alla consuetudine facile e spesso ricattatoria della dramedy.
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