Un film di Glen Morgan. Con Katie Cassidy, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert, Michelle Trachtenberg, Oliver Hudson. Titolo originale Black Christmas. Horror, durata 84 min. – Canada, USA 2006. – Mediafilm uscita venerdì 14 settembre 2007. MYMONETRO Black Christmas – Un Natale rosso sangue valutazione media: 2,08 su 27 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Billy è un bambino sfortunato: respinto dalla madre a causa di un grave problema fisico, viene segregato per anni in soffitta da quest’ultima che, oltretutto, ne fa oggetto di abusi sessuali. Dopo essersi vendicato, in modo particolarmente cruento, delle violenze subite, Billy viene dichiarato instabile di mente e rinchiuso in carcere: quindici anni dopo, la sua vecchia casa è utilizzata dalle petulanti componenti di una confraternita studentesca, ignare del fatto che il ragazzo, cresciuto, vuole festeggiare il Natale in famiglia.
Remake aggiornato e più truculento del classico di Bob Clark del 1974, Black Christmas non rende minimamente giustizia all’originale e si inserisce alla perfezione nel folto gruppo di pellicole horror di pessimo gusto e fattura che popolano gli schermi da (oramai) troppo tempo a questa parte. Tutte le innovazioni proposte in questa nuova versione non convincono: né il banale background “sociale” costruito per il personaggio di Billy, né le bizzarrie relative al modus operandi dell’assassino, né la messa in scena che confonde troppo spesso la parola “tensione” con “disgusto”.
Quasi demenziale la rappresentazione delle vittime, uno stuolo di teenager tutte chiacchiere e zero cervello (il “talentuoso” cast non aiuta molto in effetti…), la cui fine, affogata nel sangue, solleva lo spettatore, stanco di ascoltare quelli che dovrebbero essere dialoghi ma appaiono piuttosto come fastidiosi e mesmerizzanti brusii. Ovviamente la critica al Natale come festa standardizzata e oramai troppo spesso priva di valori, la tensione papabile e il gusto per l’innovazione scenica dell’originale (l’assassino restava fino alla fine senza volto e veniva sempre inquadrato in soggettiva) sono andati completamente perduti. Ciò che resta è l’ennesimo horror di cui non si sentiva il bisogno, utile solo per far fare un minimo di carriera alle numerose attricette o “teen-star” presenti.
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