Un film di Sam Peckinpah. Con James Coburn, Kris Kristofferson, Katy Jurado, Chill Wills, Richard Jaeckel. Titolo originale Pat Garrett and Billy the Kid. Western, durata 106 min. – USA 1973. MYMONETRO Pat Garrett e Billy the Kid valutazione media: 3,60 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Verso il 1880, nel Nuovo Messico, il latifondista John Chisum ha condotto una guerra spietata contro i suoi rivali servendosi di vari pistoleri fra cui Pat Garrett e Billy Bonney, detto Billy Kid. All’inizio del film, però, Chisum si è accordato col governo federale e ha cessato le ostilità; Billy, ingenuo, non ha capito e continua ad uccidere mentre Garrett, più anziano e realista, diventa sceriffo e accetta l’incarico di eliminare l’altro che un tempo era suo amico. Pat riesce nella missione sorprendendo Kid con la sua ragazza, ma poi spara all’immagine che vede riflessa nello specchio. Peckinpah racconta abbastanza fedelmente l’episodio storico che ha ispirato molti western insistendo ancora una volta sulla fine dell’Ovest leggendario. In una parte di contorno appare il cantante Bob Dylan che è anche l’autore delle musiche.
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Gli anni ‘60/’70 non sono stati solo una deriva dell’utopia politico-rivoluzionaria, sfociata purtroppo negli “anni di piombo”, ma soprattutto una rivoluzione della cultura e del costume, con quanto di buono, o di meno peggio, possa un periodo storico lasciare in eredità alle successive generazioni. Uno dei “miti” indiscussi di questa rivoluzione culturale è stato senz’altro Bob Dylan, con la sua grande musica e poesia.
Il fatto che questo grande artista compaia, sia pure in margine, a questo film non è un caso perché, a mio parere, anche Sam Peckinpah è stato a suo modo un rivoluzionario. “Pat Garrett & Billy the Kid”, “La ballata di Cable Hogue” e, soprattutto, “Il mucchio selvaggio” hanno innovato il genere western, rilevandone i lati più notturni che solari, incentrati sulla misoginia e su una violenza dal carattere antropologico, cioè innata per natura, piuttosto che data storicamente.
Mi sto appassionando ai western, non solo ai film leggendari, ma anche a quelli considerati di serie B del filo “spaghetti western”, che comunque avevano grandi caratteristi, figura professionale pressocchè scomparsa
Se mai possa valere, trovo la tua osservazione del tutto legittima. Se uno ha uno spirito di ricerca, un’onestà intellettuale di fondo, l’alto e il basso nel cinema possono avere dei punti di contatto. Lo dimostra del resto, come ho già avuto occasione di rilevare, un buon regista come Quentin Tarantino. “Django Unchained”, d’altronde, è anche un omaggio agli “spaghetti western”, al “Django” di Sergio Corbucci. Se è vero, inoltre, che i Franco Nero o i Klaus Kinski, che non disdegnavano questo tipo di films, sono o erano degli attori a tutti gli effetti, cosa rappresentano in realtà certi “caratteristi”? Basti pensare a Peppino De Filippo, davvero c’é qualcuno in grado di ritenere che questo grande attore (e non solo!) sia stato una semplice “spalla” di Totò?
Pat Garret e Billy the _.avi – 1.3 GB