Taneda, un impiegato aziendale di Tokyo, si sveglia una domenica mattina in un posto che non conosce e senza ricordare nulla delle ore precedenti il suo risveglio. Il luogo in cui si trova è Sugigasaki, una piccola e sperduta località portuale. Questa fuga dal mondo moderno di tutti i giorni porta l’impiegato a riflettere sulla sua opprimente vita familiare e lavorativa. Lontano da tutto e da tutti, egli matura la decisione di non fare ritorno a casa e di cominciare a vivere da vagabondo, senza una meta o uno scopo precisi.
Non esiste versione migliore in rete, probabilmente questa è l’unica in rete.
Rude poliziotto francese torna in Giappone per il testamento dell’unica donna che abbia mai amato, agente anche lei, e scopre che gli ha lasciato in eredità una figlia adolescente fin troppo vivace e grintosa. Insieme a lei trova un sacco di guai lasciati in sospeso dalla defunta. Luc Besson firma la sceneggiatura, ma commette lo sbaglio di lasciare la regia a G. Krawczyk: il film non è riuscito, è un frenetico, rumoroso e troppo colorato, superficiale e inutile action movie, dove la non simpatica R. Hirosue fa da spalla a un J. Reno che ripete stancamente i suoi cliché di burbero dal cuore d’oro. Qualche momento divertente per i più giovani nella follia della sala-giochi. Wasabi è il piccante rafano verde giapponese che solitamente accompagna i piatti di sushi e sashimi.
Nella città costiera di Greenock, in una delle zone più depresse della Scozia (specialmente dopo il decennio neoliberista di Mrs. Thatcher), il quindicenne Liam passa dal commercio delle sigarette allo spaccio di eroina per procurarsi la somma necessaria a trovare una casa confortevole per sua madre tossicodipendente, che di lì a poche settimane uscirà dal carcere in coincidenza col suo sedicesimo compleanno. Titolo sarcastico per il 4° film di Loach scritto da Paul Laverty e il 2° di ambiente scozzese dopo My Name Is Joe . Pur condizionando vicenda e personaggi, la dimensione sociopolitica rimane sullo sfondo. Lascia in primo piano quella tragica del rapporto edipico di Liam con sua madre Jean, indegna del suo amore forsennato al quale sacrifica l’amicizia del coetaneo Pinball e l’affetto della sorella Chantelle, dedita a fermare la sua carica autodistruttiva. C’è una sorta di determinismo che può frenare l’adesione a questo film ammirevole per forza ellittica di racconto, scavo psicologico e sapiente direzione degli interpreti, tutti non professionisti tranne McCormack che fa Stan, il boy-friend della madre. Spicca il Liam del 17enne Compston, calciatore in una squadra scozzese di seconda divisione, di straordinaria intensità. Edizione originale nella parlata locale con sottotitoli inglesi. Il divieto ai minori di 18 anni ha suscitato in Gran Bretagna dure polemiche. Premiato a Cannes per la sceneggiatura.
Casim e Roisin s’innamorano. Lui è un pakistano musulmano di seconda generazione e fa il DJ in un night-club di Glasgow; lei è scozzese, cattolica e fa l’insegnante. Lui le nasconde di essere ufficialmente fidanzato con la cugina Jasmine che non ha mai visto e che sta per arrivare dal Pakistan. Sa anche che i suoi genitori non accetterebbero mai una goree , una bianca, come nuora. La legislazione britannica è dalla loro parte, ma il peso delle tradizioni familiari, religiose, culturali, li condiziona e li schiaccia. È probabilmente il film più gentile, sicuramente il più romantico di K. Loach. Tutto si può discutere nella sceneggiatura di Paul Laverty, ma non la sua onestà, lo scrupolo con cui si è documentato nella descrizione dell’ambiente pakistano di Glasgow, cercando di evitare ogni manicheismo e di far emergere le ragioni di ciascun personaggio senza trascurare nemmeno l’impatto che l’attentato dell’11 settembre 2001 ha provocato nelle situazioni interrazziali e interculturali come quella del film. Il titolo è preso da un song del poeta scozzese Robert Burns (1759-96). Dei due interpreti principali A. Yaqub è un esordiente, mentre E. Birthistle è un’attrice irlandese. Il film è dedicato alla memoria dello scenografo Martin Johnson, per 30 anni collaboratore di Loach.
Dopo la morte della moglie, John Munn cresce i due figli, Chris, adolescente turbolento, e il più piccolo Tim, introverso e cagionevole, in un’isolata fattoria nei boschi della Georgia. La normalità della famiglia è interrotta dall’arrivo di Deel, il fratello di John, appena uscito di prigione e intenzionato a vendicarsi di un vecchio torto subito. In breve, la vita di Chris e Tim si trasformerà in un incubo. Il vetro di una finestra va in frantumi, subito dopo, un uomo minaccia con il fucile un ragazzo: comincia una corsa sfrenata tra gli alberi, le baracche di un angolo rurale d’America, sopra un corso d’acqua, fino all’ufficio dello sceriffo. Chris ha una quasi-ragazza, figlia dell’uomo armato, ma non sarà la loro storia ad essere raccontata, presto rimossa dalla struttura narrativa principale. Davvero folgorante l’inizio di Undertow, quasi un saggio breve su come la macchina da presa può accarezzare la natura o sfiorare i corpi, sull’uso creativo del fermo immagine, sui modi di trasmettere inquietudine e dolore fisico, dentro e fuori lo schermo. Alcuni incipit hanno il dono di riassumere tutto il racconto con pochi, brevissimi piani d’immagini, con una giustapposizione di concetti forti, precisi, ineluttabili. E il terzo film diretto da Adam Gordon Green funziona precisamente così: sintetizza il tema nei titoli di testa, rivelando la violenza alla quale saranno sottoposti Chris e Tim, la loro, forsennata fuga verso la salvezza fino alla definitiva resa dei conti (ancora) nell’acqua. A livello macro-narrativo, il rimando ad un capolavoro come La morte corre sul fiume appare immediato, ma la sceneggiatura, firmata dal regista insieme a Joe Conway, incrocia altre ispirazioni e fonti, cerca il contemporaneo, apporta variazioni sostanziali, stagliandosi oltre il pericolo di un confronto impossibile. Dopo George Washington, l’acclamato esordio, e All the Real Girls, meno riuscito, Green indovina le giuste modulazioni di una vicenda nerissima che sa aprirsi al fiabesco (alcune intonazioni della colonna sonora di Philip Glass, le monete spagnole e il traghettatore), al riferimento biblico, all’esposizione metaforica sul corpo di una nazione nata sulla violenza fratricida. Alcune sequenze di marchio rurale-sublime, ben servite dalla fotografia di Tim Orr, richiamano l’inconfondibile stile di Terrence Malick, che, non a caso, figura tra i produttori con Edward R. Pressman e Lisa Muskat. Ottima la prova di Jamie Bell e di Josh Lucas: il giovane eroe, che deve difendere se stesso e il fratello minore, e l’orco da abbattere. Inconsueto, prezioso e sottilmente perverso.
Uno dei capolavori assoluti del cinema. Emil Jannings vinse l’Oscar come migliore attore protagonista durante la prima assegnazione del premio. Tra gli autori del soggetto il grande Ernst Lubitsch; Josef von Sternberg realizza il suo film migliore, pari solo a L’angelo azzurro. Un generale, parente dello zar, riesce a salvarsi per mezzo di una rivoluzionaria che lo ama. Arrivato a Hollywood farà la comparsa, morendo sul set.
New York, anni ’40. Briggs è un investigatore in costante rotta di collisione con Betty Ann Fitzgerald, amante del capo e assunta al fine di rendere razionale ed efficiente l’attività della compagnia. Entrambi vengono ipnotizzati nel corso di uno spettacolo. Briggs verrà così costretto dall’ipnotista a compiere per suo conto e senza conservarne memoria furti considerevoli nelle abitazioni di clienti della sua compagnia. Ben presto i sospetti convergono su di lui mentre sta a sua volta indagando su Betty Ann. L’intrigo non va rivelato oltre mentre va detto che, dopo quel film risolto solo a metà che è stato Criminali da strapazzo,qui Allen torna alla grande mescolando ammiccamenti al cinema dell’epoca a battute ad alto tasso di comicità intelligente. Woody torna sui temi che gli sono più cari e ci ricorda che sempre, ma forse oggi più che mai, tra uomini e donne il gioco della complessità dei sentimenti passa attraverso la dissimulazione. Che abbiamo bisogno di non essere noi stessi per esserlo autenticamente. Perché accettare la realtà di ciò che proviamo può essere molto più complesso che celarla. L’investigazione più difficile da realizzare è quella su noi stessi.
New York, anni Trenta. Bobby Dorfman lascia la bottega del padre e la East Coast per la California, dove lo zio gestisce un’agenzia artistica e i capricci dei divi hollywoodiani. Seccato dall’irruzione del nipote e convinto della sua inettitudine, dopo averlo a lungo rinviato, lo riceve e lo assume come fattorino. Bobby, perduto a Beverly Hills e con la testa a New York, la ritrova davanti al sorriso di Vonnie, segretaria (e amante) dello zio. Per lui è subito amore, per lei no ma il tempo e il destino danno ragione al sentimento di Bobby che le propone di sposarlo e di traslocare con lui a New York. Ma il vento fa (di nuovo) il suo giro e Vonnie decide altrimenti. Rientrato nella sola città in cui riesce a pensarsi, Bobby dirige con charme il “Café Society”, night club sofisticato che diventa il punto di incontro del mondo che conta. Sposato, padre e uomo di successo, anni dopo riceve a sorpresa la visita di Vonnie. Con lo champagne, Bobby (ri)apre il cuore e si (ri)apre al dolce delirio dell’amore.
Quattro ricconi si impegnano a un partita di poker con uno sprovveduto provinciale che ha giurato alla moglie bisbetica di non giocare d’azzardo. Il poveraccio perde ma, a un certo punto, si trova una mano tale da morire d’infarto. La moglie raccoglie le carte e, vistele, rilancia, ottenendo addirittura un prestito da un banchiere a cui le ha mostrate. Naturalmente gli altri non vogliono “vedere” e le lasciano il piatto. Ci sarà però una sorpresa.
daniel (scritto in minuscolo) è un fumetto italiano di genere giallo-poliziesco, creato negli anni settanta dall’autore Max Bunker (Luciano Secchi) e dal disegnatore Frank Verola. Edita dall’Editoriale Corno con periodicità mensile, la serie è iniziata a maggio 1975 per interrompersi nel luglio del 1978, dopo 30 numeri.
Daniel Kendrew è un tenente di polizia di New York che muore carbonizzato in una clinica in fiamme dove si era recato per arrestare un pregiudicato, nell’intento di salvare la vita a William Hicok, ricoverato per un intervento di chirurgia plastica al volto. Questi è un ex-galeotto condannato per errore alla sedia elettrica e salvato in extremis poco tempo prima dallo stesso Daniel: distrutto dalla terribile esperienza, ha deciso di cambiare il proprio volto e la propria vita. Dopo l’intervento, per un’incredibile coincidenza Hicok si ritrova ad avere lo stesso volto del tenente Daniel e decide pertanto di prendere l’identità dell’uomo che gli ha salvato due volte la vita, sacrificando la propria. Se il vero Daniel era un tipo misurato e rispettoso della vita umana, Hicok invece non esita a uccidere, pur senza essere un giustiziere maniacale. Tuttavia, tale trasformazione nel suo comportamento viene intesa da tutte le persone che lo conoscono (colleghi; amici; fidanzata) come conseguenza del trauma subito nell’incendio: Hicok è ormai diventato Daniel.
Watchmen è una miniserie a fumetti scritta dall’autore britannicoAlan Moore e illustrata dal suo connazionale Dave Gibbons. È stata pubblicata in dodici albi mensili dalla statunitenseDC Comics tra il 1986 e il 1987. La serie mette in scena dei personaggi originali in una realtà ucronica esterna all’universo DC. L’opera è ambientata negli Stati Uniti del 1985, un paese in cui i supereroi sono realtà e hanno operato a servizio della legge come avventurieri in costume, prima di essere dichiarati fuorilegge da un decreto amministrativo che prendeva atto del crescente malcontento popolare nei loro confronti.
La particolarità innovativa che differenzia Watchmen dai fumetti di genere che lo hanno preceduto è quella di presentare i supereroi nel loro aspetto umano e quotidiano — con i loro problemi etici e personali — piuttosto che in quello straordinario e avventuroso, “decostruendo” l’archetipo del supereroe convenzionale.
L’opera è considerata un titolo di riferimento del fumetto nordamericano: ha introdotto approcci e linguaggi nuovi, oltre a temi più maturi rispetto alla maggior parte delle storie a fumetti tradizionali pubblicate fino ad allora. Il successo di critica e pubblico di cui godette contribuì a diffondere il genere del romanzo a fumetti e ad aumentare la considerazione del valore dei fumetti come forma d’arte. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, Watchmen è a oggi l’unico fumetto ad aver vinto un premio Hugo e a essere inserito nella lista di Time dei cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 a oggi.
Asteroide Argo, altro spin-off a uscite irregolari, presenta le avventure dell’equipaggio dell’Asteroide Argo, apparso nella serie Agenzia Alfa, con storie più ispirate alla space opera che non alla fantascienza tipica delle altre testate.
L’ambientazione è quella di un gruppo di umani a bordo dell’Asteroide Argo (controllato dal supercomputerEloisa), che si trovano catapultati in una galassia dove, su numerosi pianeti, si sono sviluppate civiltà aliene che hanno raggiunto un altissimo grado di tecnologia. Una di queste civiltà aliene, quella della razza Kungdinas, era già apparsa su Martin Mystère.
La moglie incinta di Soo-hyeon, poliziotto con promettente carriera davanti a sé, è rapita e uccisa dal serial killer Kyung-chul. Lui decide di scovare l’assassino e di tormentarlo fino alla resa dei conti finale. Kim gioca con lo spettatore e lo porta quasi ad approvare le torture fisiche e mentali perpetrate nei confronti del killer: un sadismo difficilmente accettabile in contesti differenti. La vendetta, inesorabile e abominevole, pianificata e freddamente portata avanti, travalica il confine etico di essere umano e quello morale di poliziotto, e la furia inarrestabile si fa strada in Soo-hyeon, creando un alter ego mostruoso che prende possesso di lui, come era stato per Oh Dae-su in Oldboy (2003) di Park Chan-wook. Vincitore di svariati premi e riconoscimenti internazionali, equamente distribuiti tra i 2 protagonisti maschili e il regista.
Tratto dal best-seller di Scott Turow, un procuratore nella vita, oltre che scrittore. Harrison Ford nel film è vice-procuratore capo e deve indagare sulla morte di Caroline, una collega della quale era stato amante. Ben presto però sarà lui a essere accusato dell’omicidio della donna e dovrà faticare non poco per dimostrare il contrario. Diretto con fermezza da Alan J. Pakula e interpretato molto bene sia da Ford che dagli altri, il film ha meritato il successo di pubblico. Lo sceneggiatore è Frank Pierson, già autore di Quel pomeriggio di un giorno da cani.
Un disco volante atterra nel pieno centro della città di Washington. La popolazione, divisa tra opposti sentimenti di curiosità e sospetto, fa ressa intorno al cordone di sicurezza che le forze armate hanno predisposto. La tensione è tanta e quando dal disco volante escono Gort, il gigantesco robot, e Klaatu, l’extraterrestre, un soldato preso dal panico spara. Portato in un ospedale, Klaatu elude la sorveglianza e fingendosi un comune cittadino di nome Carpenter si rifugia presso l’abitazione di Helen, una vedova che affitta camere. Klaatu fa amicizia con il figlio di Helen, Bobby, ed incontra l’anziano e saggio professor Barnhardt al quale confida che la Terra verrà distrutta dalla Confederazione Galattica se le potenze del mondo non decideranno, una volta per tutte, di vivere in pace. Barnhardt fa in modo che Klaatu venga ascoltato dai più importanti nomi della politica e della scienza: nel corso della conferenza l’extraterrestre dà una dimostrazione dei suoi poteri interrompendo per una mezz’ora l’erogazione dell’energia elettrica in tutti i continenti. Nel frattempo, lo spasimante di Helen insospettito dallo strano inquilino, denuncia tutto alla polizia.
4 uomini uccidono un esattore delle tasse. Sua moglie riesce a vendicarsi di uno di loro ma finisce in prigione dove muore dopo aver partorito Yuki che, allevata da un samurai senza scrupoli, diventa una perfetta macchina di morte e porta avanti la vendetta iniziata dalla madre. Il fortunato binomio vendetta-donna si sublima in questo grande classico in cui viene descritto il sentimento che si può instillare goccia dopo goccia nell’animo puro di una bambina. Tarantino “saccheggerà” da qui a mani basse non solo per il personaggio di Kill Bill , ma anche per la colonna sonora – Shura no hana e Urami bushi – per la suddivisione in capitoli e le inquadrature particolari.
Dopo aver ucciso i suoi nemici, Yuki viene catturata e condannata a morte. Assoldata dalla polizia segreta guidata da Kikui, Yuki si ritrova a combattere per difendere la sua vita e quella di un regime politico prossimo al collasso. La giovane viene incaricata di infiltrarsi a casa di Ransui, un famoso anarchico, per ucciderlo e recuperare una lettera il cui contenuto è talmente importante che, se reso pubblico, farebbe cadere il governo.
Maria Stuarda (1542-87) non vuole rinunciare al trono e affronta Elisabetta (1533-1603) regina d’Inghilterra, sua rivale gelosa. Accusata di cospirazione, viene imprigionata, processata e condannata. Primo dei tre consecutivi drammi in costume interpretati dalla Hepburn e sua unica esperienza con Ford, è un film elegante e misurato, sorretto dallo scenario di Dudley Nichols, emozionante, volutamente statico. “È un’opera impregnata di religiosità nel senso più ampio: sottomettendosi al proprio destino Maria vince, anche nel momento in cui perde tutto”.
Sette, serie che ogni mese presenta un nuovo team creativo, una nuova avventura, una nuova squadra formata da sette persone. Dopo i primi 7 numeri viene proposta la seconda stagione di altri 7 numeri da parte della RW lion
Dopo un naufragio tre passeggeri di una nave riescono a raggiungere una solitaria isola dove in un castello vive il sadico conte Zaroff (Leslie Banks), che li invita a restare per servirsene come prede in una terribile battuta di caccia all’uomo. Ma anche uno dei naufraghi, Bob Rainsford (Joel McCrea), è un cacciatore provetto, e insieme a una ragazza (Fay Wray) cercherà di sopravvivere a tutti i costi… Diretto dalla coppia Pichell-Schoedsack (un anno prima di King Kong), La pericolosa partita (noto anche come Caccia fatale) è un film dalle inquietanti atmosfere con ambigui riflessi sadiani, una delle grandi pellicole del ‘cinema del terrore’, ben assecondata da un montaggio pregevole e da ottimi interpreti (su tutti Leslie Banks). Molti degli artefici di questo film si ritrovarono di lì a un anno a realizzare il primo leggendario King Kong. Del film vanno infine segnalati i numerosi remake, da Game of Death di Robert Wise del 1946 a La preda umana di Roy Boulting del 1956.
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