Tratto dalla famosa serie televisiva. Le avventure del delfino Flipper che coi suoi amici vigila sulle isole incontaminate, proteggendole dai cattivi antiecologisti.
Un’organizzazione contrabbanda la droga in modo semplice ed efficace. La nasconde in piccoli oggetti di persone del tutto ignare. Una volta a destinazione c’è chi recupera la “roba”. L’addetto a questa operazione è un assassino fin troppo crudele: uccide sistematicamente gli inconsapevoli corrieri e arriva persino ad ammazzare durante una lite il gran capo in persona. La polizia però è sulle sue tracce. Inseguimento in macchina per le vie di New York, sparatoria e punizione finale.
Un film di James Hill. Con Bill Travers, Virginia McKenna, Geoffrey Keen, Peter Lukoye, Omar Chambati Titolo originale Born Free. Avventura, Ratings: Kids, b/n durata 93 min. – Gran Bretagna 1966. MYMONETRO Nata libera valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
George Adamson fa la guardia in un parco naturale in Kenya: un giorno si porta a casa i tre cuccioli di un leone che ha dovuto abbattere. Una piccola leonessa si affeziona a George e a sua moglie tanto che, riportata nell’ambiente naturale, continuerà a restare amica dei suoi antichi padroni.
film di Ken Annakin. Con John Mills, Dorothy McGuire, James MacArthur Titolo originale Swiss Family Robinson. Avventura, durata 128′ min. – USA 1960. MYMONETRO Robinson nell’isola dei corsari valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Antesignana dei verdi ecologisti, una famiglia svizzera naufraga sulla rotta per la Nuova Guinea, approda in un’isola e la trasforma in un delizioso e un po’ noioso paradiso elvetico. Dal romanzo The Swiss Family Robinson di J.D. Wyss, filmato nel 1940 e poi per la TV nel 1975. Piacevole, didattico, per ragazzi.
Figlia di una desaparecida del 1977, l’argentina Rosa cerca un fratello gemello, adottato da uno degli assassini in divisa, e lo trova in Javier a Milano nel 2000. Nato da un’inchiesta tra alcuni dei settantadue hijos di desaparecidos (su circa 500) identificati con sicurezza, l’opus n. 3 dell’italo-cileno Bechis è complementare e diverso da Garage Olimpo , film sul passato. Si rievoca la stessa vergogna – di essere argentini, di essere umani – le radici del dolore e il rimosso con la sensibilità e, forse, con la speranza del presente. Scritto, come gli altri due, con l’italo-polacca Lara Fremder, conferma la capacità del regista di raccontare per immagini e di non separare il linguaggio dal discorso politico. Qualche vuoto nella 1ª parte, dovuto all’eccessiva fiducia nel fare a meno dello scavo psicologico. Fotografia: Fabio Cianchetti; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Jacques Lederlin, Daniel Buira con la Chilinga.
Un film di Mervyn LeRoy. Con James Mason, Barbara Stanwyck, Van Heflin, Cyd Charisse. Titolo originale East Side, West Side. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 108′ min. – USA 1949. MYMONETRO I marciapiedi di New York [1] valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Nell’alta società di New York un riccone galante coniugato riavvampa per una ex amante più giovane e trascura la moglie che si consola con un corteggiatore. Quando l’amante viene uccisa, il riccone rischia di essere incriminato. Melodramma targato M-G-M, imbattibile nel presentare in confezione di lusso materiale sostanzialmente poco interessante. Conta per il cast: B. Stanwyck (1907) e A. Gardner (1922) rivali in amore, ma sono in partita anche C. Charisse e N. Davis, futura signora Ronald Reagan.
Una famiglia vive nella campagna messicana allevando tori da combattimento. Esther si occupa della conduzione del ranch mentre Juan, che è un poeta molto noto, è addetto alla selezione e all’allevamento del bestiame. Quando Esther sembra essersi innamorata dell’addetto all’addomesticamento dei cavalli, Juan vede crollare tutte le sue certezze.
Corea, 1930. Sotto la dominazione giapponese della Corea, Sookee viene coinvolta nel complotto ordito dal (falso) conte Fujiwara, che mira al patrimonio di una ricca ereditiera nippo-coreana, Hideko. Sookee diviene la domestica privata di Hideko.
New York, primi anni ’90. Tre notti e due giorni nella Via Crucis di Frank Pierce (Cage), paramedico dell’Emergency Medical Service a Manhattan. Ossessionato dal ricordo della ragazzina Rose, morta nonostante i suoi sforzi, durante le sue corse in autoambulanza Frank è in compagnia del cinico Larry (Goodman), poi del mistico Marcus (Rhames), infine del reazionario violento Bob (Sizemore). Dal romanzo Pronto soccorso di Joe Connelly, sceneggiato da Paul Schrader ( Taxi Driver ), Scorsese ha cavato un film di grande complessità, dolente e amarissimo, ma non nichilista né disperato, percorso da una brezza di umorismo macabro. Sullo sfondo di una New York trasformata in metafora di un inferno realizzato sotto la triplice insegna di violenza, disgregazione e solitudine, c’è un uso raffinato e inventivo di luci, suoni, immagini deformate (fotografia di Robert Richardson, collaboratore di O. Stone) e del montaggio come espressione di una realtà soggettiva. È una Passione che si risolve nella catarsi di una Pietà laica. Titolo italiano clericalmente deviante. L’originale sta per “portar fuori il morto”, cioè restituirgli la vita. Significa anche, però, “manifestare il morto, rivelarne la presenza nascosta” (U. Curi) in ciascuno di noi. Soltanto dopo aver aiutato un uomo in coma a morire, Frank trova la pace tra le braccia della di lui figlia Mary (Arquette).
Nel 1955 esordisce la collana Zenith (con la lettera h finale) divisa in due serie:[20]
Zenith Gigante (prima serie, 1955-1960)[21] edita dalla Edizioni Audace per i primi 19 numeri e successivamente dalle Edizioni Araldo fino al n°21. Pubblica raccolte delle rese della collana Avventure del West, con periodicità variabile.[20][22]
Zenith Gigante (seconda serie, dal 1960)[23], pubblicata dalle Edizioni Araldo (nuova denominazione delle Edizioni Audace) fino al numero 49 ristampa le avventure di personaggi pubblicati precedentemente nel formato a strisce dalle Edizioni Audace, i numeri 50 e 51 contengono storie inedite della serie Un ragazzo nel Far West e dal n° 52 inizia a pubblicare le storie di Zagor (dal n° 52 al n° 116 e il n° 118 sono ristampe delle storie già pubblicate in formato a strisce, la prima storia inedita è pubblicata sul n° 117).
Billy Bat (ビリーバット Birī Batto?) è un mangaseinen disegnato da Naoki Urasawa, che ne ha curato anche la sceneggiatura assieme a Takashi Nagasaki[2]. Il fumetto è stato serializzato a partire da ottobre 2008 sulla rivista contenitore Weekly Morning, ed è degno di nota per la trama complessa e intricata (come tipico di Urasawa) che si dipana tra realtà, finzione e realtà storica.
Il manga si apre con una serie di pagine a colori in stile comics che narrano un’avventura di Billy Bat, un pipistrello antropomorfo che vive in una città di animali similmente umanizzati, e che svolge la professione di detective. A Billy viene assegnato un caso d’infedeltà coniugale da investigare, ma, come da miglior tradizione hard boiled, la situazione sfugge presto di mano al detective che si trova a dover fuggire per la vita assieme alla donna che doveva sorvegliare.
La scena si trasferisce poi nella realtà (rappresentata in stile manga, in bianco e nero), dove il fumettistanippo-americano Kevin Yamagata sta avendo problemi nel terminare il capitolo di Billy Bat da consegnare all’editore. Durante una perquisizione della polizia nel suo studio, un detective gli fa notare come il personaggio di Billy Bat sia identico a quello di un manga visto in Giappone qualche anno prima. Terrorizzato dalle possibili implicazioni di plagio, sia pure inconsapevole, Yamagata si reca a Tokyo e scopre non solo che effettivamente esisteva già un manga simile, ma che esso stesso si basa sulla figura di un pipistrello legata a un’antica e misteriosa cospirazione che attraversa tutta la storia dell’umanità.
Pubblicato negli Stati Uniti d’America tra il 1991 e il 2004, narra delle avventure di tre bone (creature bianche, antropomorfe e dal lungo naso): Fone Bone e i suoi due cugini Phoney Bone (diminutivo di Phoncible P. Bone) e Smiley Bone; i quali, in fuga da Boneville, la loro città, si perdono in un deserto pietroso e raggiungono infine una vallata sconosciuta. Qui vengono coinvolti nello scontro in atto tra gli esseri umani e delle creature pelose note come “creature ratto” (in originale «rat creatures», precedentemente resi con «Rattodonti»)[1], comandati da un misterioso personaggio chiamato l’Incappucciato.
Remake di Guardato a vista di Claude Miller, film francese del 1981, con Lino Ventura, Michel Serrault e Romy Schneider. Nel remake l’azione si sposta dalla Normandia ai tropici, nell’isola di San Juan a Portorico. Un vecchio capitano di polizia (Morgan Freeman), convoca al commissariato il ricco ed influente avvocato Henry Hearst (Gene Hackman), il personaggio più in vista dell’intera isola. Il colloquio tra due vecchi amici, grazie anche alla presenza di un giovane ispettore, si trasforma in breve in un drammatico confronto. Hearst ha ritrovato il giorno prima il cadavere di una ragazzina tra la boscaglia: il secondo delitto in pochi giorni, entrambe le piccole vittime sono state stuprate prima di essere uccise. Henry è insospettabile, ma la sua testimonianza è piena di buchi e il suo alibi va provato: in breve la sua vita e il suo problematico matrimonio con la splendida Chantal (Monica Bellucci) viene passata al setaccio. Un buon giallo, diligente, ma non troppo incisivo.
Del Toro torna ad attingere dal magico mondo dei comics ancora una volta. Magico in senso stretto, perché “Hellboy” è una serie che ha molti elementi esoterici, oltre a quelli orrorifici, avventurosi e polizieschi. La saga creata da Mike Mignola e pubblicata dalla Dark Horse, ruota infatti attorno al B.P.R.D. (Bureau for Paranormal Research e Defense), centro per la Difesa e la Ricerca del Paranormale diretto dal professor Broom, che accoglie una schiera di personaggi (mostri?) piuttosto bizzarri che passano le giornate difendendo il pianeta dalla sempiterna congiura del Male contro il Bene. Hellboy, demone catapultato nella nostra dimensione dai nazisti nel ’44, adottato e cresciuto come un figlio da Broom, è aiutato da Abe Sapiens, un uomo-pesce di sovrumane facoltà intellettive, e dalla bella Liz, pirocinetica con qualche difficoltà di autocontrollo. Il nemico numero 1 è Grigori Rasputin (quel Rasputin), che cerca in ogni modo di portare Hellboy sulla cattiva strada e di usarlo per aprire un portale che permetta ai demoni dell’altro mondo di invadere (e distruggere) la Terra. Hellboy, il film, brilla per l’amalgama particolarmente riuscito di riprese dal vero e animazioni 3D (cosa che non sempre può dirsi dei film del genere). I personaggi sono tutti ben caratterizzati, le scenografie molto suggestive (Praga è una certezza) e l’atmosfera giustamente tetra (credo che non ci sia una ripresa alla luce del giorno…), ma questa non è farina del sacco di Del Toro, in quanto elementi già caratteristici del bel fumetto di Mignola. Purtroppo, del fumettista americano Del Toro prende anche i limiti. “Hellboy” era la prima serie che Mignola scriveva, oltre che disegnava, e palesava tutti i difetti che un esordiente inevitabilmente ha: plot confuso e banalotto, dialoghi dimenticabili e mancanza di coralità tra i personaggi. Tutte imperfezioni riconfermate su pellicola. Mignola nel frattempo è cresciuto come autore: Del Toro avrebbe dovuto farsi aiutare nella sceneggiatura, oltre che nella supervisione.
Gengo, un samurai sradicato e senza padrone, è sedotto e ingannato da Koman, una donna che si finge cortigiana. Koman nasconde accuratamente l’esistenza del proprio marito, sino a quando non riesce a derubare Gengo del denaro che il suo fedele servo gli aveva procurato. Furioso, l’uomo inizia a tessere la propria vendetta, uccidendo, ad uno ad uno, tutti coloro che hanno avuto a che fare con la coppia.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
È la storia di un uomo che vive tirando il riksciò per turisti danarosi. Forte e violento, ma di cuore gentile, si prende cura di una vedova e del suo figliolo adolescente.
Un uomo si sveglia in una stanza bianca, vuota. Indossa uno strano pigiama. Dopo un po’ si accorge di alcune protuberanze nelle pareti e inizia a esplorarle. Sono mille puttini che emergono e poi vengono risucchiati dai muri. Nel frattempo, in Messico, Escargot Man, un wrestler, si prepara ad affrontare un incontro importante.
Un film del genere “yakuza”, cioè il “nero” giapponese, e un quadro sulla violenza insita nei giovani che cercano di arrivare ai loro scopi con troppa facilità. Mako, una giovane, viene molestata da un uomo di mezza età. Un ragazzo la salva. Poi quest’ultimo si rivela un sadico. Uno dei primi film di Oshima, realistico e spietato.
Tekkaman (宇宙の騎士テッカマンUchu no Kishi Tekkaman?) è un anime (sottogenere mecha) giapponese degli anni settanta. In origine la serie avrebbe dovuto comporsi di 52 episodi ma a causa degli scarsi ascolti, fu interrotta alla 26ª puntata: pertanto essa è priva di un vero e proprio finale. Prodotto nel 1975, è frutto di un periodo in cui la casa di produzione Tatsunoko prendeva spunto dai supereroi americani, realizzando anime come Hurricane Polimar, Kyashan e Gatchaman: rivisitati e adattati alla cultura nipponica, i prodotti così nati si dimostrarono di grande successo, giungendo in Italia tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta.
La serie di Tekkaman è ambientata alla fine del XXI secolo, quando l’atmosfera terrestre è diventata talmente inquinata che il decadimento dell’aria respirabile è ormai irreversibile, e all’umanità restano soltanto 3 anni di vita. L’unica speranza di salvezza per il genere umano è quella di trovare un altro pianeta abitabile e trasferirsi in massa su di esso. Allo scopo viene fondato il Programma di Sviluppo Spaziale, diretto dal dottor Shukura Amachi, il più grande genio scientifico terrestre, che può contare su mezzi e risorse praticamente illimitati per portare a termine l’immane compito. Un’altra imprevista minaccia grava però sulla Terra: gli alieni di Waldaster, capitanati dal perfido generale Rambos, e agli ordini dell’imperatore Dobrai, vogliono conquistare l’intero pianeta.
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