Pubblicato sul settimanale GIRAMONDO dal 1944 al 1946, il personaggio passa nei due anni successivi sulle pagine de L’AVVENTURA dell’editore Fausto Capriotti, per poi essere ristampato a partire dal 1947, nelle collane contenitore LE GRANDI AVVENTURE (i primi sei episodi) e ne GLI ALBI DELLE GRANDI AVVENTURE (episodi 7/12). Altre ristampe si susseguiranno fino al 1974.
Raff è maggiormente ispirato dalle opere di Alex Raymond che finalmente erano potute tornare nel nostro paese, e viene scritto da Alberto Guerri e disegnato da Vittorio Cossio e poi da Mario Guerri (la mia tavola è di quest’ultimo). L’eroico protagonista combatte temibili extraterrestri e incredibili mostri con armi sofisticate e tecnologicamente molto avanzate.
Stanlio e Ollio, in inglese Laurel & Hardy, è stato un famoso duo comico interprete del cinema slapstick, composto da Stan Laurel (soprannominato Stanlio in italiano e Stan in inglese) e Oliver Hardy (Ollio in italiano, in inglese Oliver, Ollie o Babe come si racconta fosse stato per la prima volta soprannominato dal suo barbiere).[1][2]
« Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno: c’è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa. »
Ambientato durante la lotta per l’indipendenza dell’Indocina francese tra gli anni 1920 e gli anni 1950 parla principalmente due storie d’amore. La prima lega Eliane, ricca possidente francese e Jean Baptiste, tenente della marina francese. La seconda sempre Jean baptiste a Camille, giovane principessa vietnamita e figlia adottiva di Eliane che lotta per l’indipendenza del suo paese . Durante una ribellione di contadini Camille uccide un ufficiale francese, e per questo deve darsi alla clandestinità. L’ufficiale la seguirà, disertando i doveri dell’esercito. Dopo un periodo trascorso in un nascondiglio all’interno della Baia di Halong , durante il quale nasce il figlio Etienne, la coppia deve allontanarsi e viene accolta in una compagnia di attori di strada, che sono in realtà militanti del partito comunista vietnamita. Si avvicina la tragedia e la storia, travagliata, verrà tramandata alla generazione futura.
Dopo il passaggio di un tifone il giovane Kaito, che abita con la madre divorziata nell’isola giapponese Anami Oshima, trova vicino alla riva il cadavere di un uomo coperto di tatuaggi. Quel cadavere inneschera’ una serie di congetture sulla vita amorosa della madre del ragazzo dopo il divorzio che Kaito non ha mai veramente accettato. Dal canto suo la fidanzatina di Kaito, Kyoko, sta attraversando un momento drammatico: sua madre è malata terminale e torna dall’ospedale per finire a casa i suoi ultimi giorni. La madre di Kyoko è una sciamana che vive “al confine fra gli dei e gli esseri umani” e accoglie con serenita’ la prospettiva dell’estremo passaggio, ma Kyoko non sa rinunciare alla presenza corporea della mamma per accontentarsi di quello spirito che, per chi resta, “non e’ abbastanza”. Naomi Kawase costruisce un fragile micorocosmo umano incastonato all’interno di un ambiente naturale potente e incontrollabile, raccontando con la sua consueta visione olistica una storia minima ma di grande impatto emozionale.
Shigeki è un anziano che vive in un istituto in cui riceve le amorevoli cure di Machiko, un’infermiera che soffre per la perdita del proprio figlio. Dopo aver festeggiato il compleanno di Shigeki Machiko decide di portarlo a fare una gita in campagna. A un certo punto sono però costretti a procedere a piedi e il vecchio decide di attraversare la foresta che si trova nelle vicinanze. Dopo due giorni di cammino nel folto della vegetazione i due arrivano alla tomba della moglie di Shigeki. Machiko scopre che l’uomo le ha scritto per 33 anni. È ora il momento di inviarle l’ultima lettera.
Le losche trame di tre sedicenti aristocratici russi in esilio dopo la prima guerra mondiale: il conte Sergius Karamzin (Erich von Stroheim), insieme a due cugine, Olga (Maude George) e Vera (Mae Bush), affitta una villa a Montecarlo – la Villa Amorosa – e stringe amicizia con il diplomatico americano Andrew J. Hughes. Il conte, approfittando degli impegni di Hughes, ne corteggia la moglie e contemporaneamente seduce anche la figlia minorata del falsario Ventucci. La polizia finisce però per scoprire i tre truffatori: le due principesse vengono arrestate, mentre il conte viene ucciso dal falsario che in seguito ne getta il cadavere in una fogna. ontuoso melodramma costato all’epoca un milione di dollari, considerato il capolavoro di von Stroheim, Femmine folli è uno dei grandi ‘film maledetti’ nella storia di Hollywood, soprattutto per le sue immagini spietate che rappresentano con crudele realismo le ipocrisie della società europea postbellica. Il film, pesantemente e ripetutamente tagliato, è stato faticosamente ricostruito solo negli ultimi anni.
Inghilterra, alla fine dell’Ottocento. Appassionata storia d’amore in forma di ritratto in piedi di una ragazza di campagna che cerca di dimostrare le sue nobili origini, ma finisce per ritrovarsi con un figlio illegittimo. Si ribella, uccide il seduttore, è punita. Dal romanzo Tess dei D’Urbervilles (1891) di Thomas Hardy. Tre temi centrali: natura, amore e destino. Lungo ma non prolisso. Troppo decorativo, sebbene squisito, nell’ultima parte trova la sua giusta combustione drammatica. Manca di sensualità e di slanci lirici. 3 Oscar: fotografia (Geoffrey Unsworth e Ghislain Cloquet), scene, costumi. Restaurato dalla Cineteca di Bologna.
Una complessa operazione internazionale, per neutralizzare una cellula terroristica, si intensifica quando alcuni dei maggiori ricercati si trovano nella stessa casa, a Nairobi, e stanno preparando attentati suicidi. Dopo una serie di estenuanti telefonate burocratiche tra il colonnello Powell, il generale Benson (ultima performance di Rickman) e i membri del Governo britannico e americano, la decisione è quella di inviare un drone. L’arma tecnologica è pilotata dal giovane ufficiale Steve Watts dall’interno di un hangar nel deserto del Nevada. Ma una bambina si siede davanti al bersaglio, a vendere pane. Il pilota si rifiuta di premere “il grilletto”. Che fare? Valutare nuovamente i danni collaterali? Rischiare di uccidere anche la bambina, considerando che i kamikaze provocheranno un numero nettamente superiore di morti? Hood affronta il dibattito sulla giustizia dei droni, come Good Kill di Niccol. Un racconto teso, con personaggi umani, cinici, dai nervi d’acciaio e un lessico tagliente; un film ambientato nei campi minati dell’etica. Un soldato obbedisce senza fiatare o viene rimosso dal suo incarico. Qui il soldato impersona la coscienza della guerra moderna; nodo narrativo in cui si impiglia la trama di questa profonda commedia nerissima, scritta da Guy Hibbert.
Da un romanzo di Joe David Brown. Nell’agosto del ’44, dopo lo sbarco in Normandia, due soldati americani incappano in una donna di sangue misto e se la contendono. E la guerra? Melodramma francese bellico con tensioni razziali. La storia fa acqua da molti buchi e gli attori sono di maniera, tolta l’intensa N. Wood. Ridistribuito come Attacco in Normandia.
Un film di King Vidor. Con Jeanne Crain, Kirk Douglas Titolo originale Man Without a Star. Western, durata 89 min. – USA 1955. MYMONETRO L’uomo senza paura valutazione media: 3,00 su4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Battaglia tra allevatori, che vogliono disporre dei ricchi pascoli del West senza limitazioni, e agricoltori che intendono invece recintare i loro campi da coltivare. La lotta vede per protagonisti due cowboy, alle dipendenze di una ricca e bella quanto egoista allevatrice.
Un ex sceriffo ritorna al paesello per vendicare la morte del figlio ucciso da un ranchero. Trova il tempo per fidanzarsi con una ballerina e insegnare a uno sbarbatello la difficile professione di sceriffo.
Un insegnante è il principale sospettato di un caso di pedofilia: sarebbe il responsabile di diversi omicidi e sevizie ai danni di minorenni. Un poliziotto è convinto della sua colpevolezza ma non riesce a dimostrarla, mentre il padre dell’ultima vittima ha ideato un piano perfetto per torturare il sospetto ed estorcergli la verità. Agevolato dal clamoroso endorsement di Quentin Tarantino, che lo ha definito il suo personale film dell’anno, Big Bad Wolves è destinato – nonostante il grado di violenza che è capace di raggiungere e la brutalità dei temi trattati – a uno status di sicuro e diffuso cult. Troppo astuta la regia di Papushado e Keshale, troppo impeccabile lo script e sapientemente dosata la tensione perché le critiche possano avere la meglio; e tale è la padronanza del ritmo da lasciar intravedere un futuro remake hollywoodiano all’orizzonte, senza dover ricorrere a vaticini. Riuscire a sostenere ancora qualcosa di cinematograficamente originale e significativo trattando di serial killer e vendette sanguinarie, d’altronde, è tutt’altro che semplice, ma Papushado e Keshale riescono a ipnotizzare lo spettatore, anche in virtù di un’umiltà che non nasconde le proprie influenze. È evidente la presenza non solo del suddetto Tarantino nel Dna dei due registi israeliani, ma soprattutto il modello di un film come The Chaser, pietra angolare del noir sudcoreano e punto di non ritorno (fino a quando?) sulla violenza di serial killer e di poliziotti vendicatori, già ripreso in India da un titolo come Ugly di Anurag Kashyap. Il nero-nerissimo è il colore del 2013, quindi, adatto a fotografare un’epoca di crisi economica, morale e spirituale in cui prevalgono confusione, sete di denaro e appetiti insani. Big Bad Wolves è quasi una dissertazione sullo stato di cose, sotto forma di slasher estremo che muta forma e sostanza sempre più verso un’astrazione dalla materia fondata su un sarcasmo corrosivo. Sull’inutilità della vendetta e della ricerca stessa della verità, impossibile da ottenere pienamente, sulla consapevolezza incrollabile da parte dell’uomo di potere di riuscire a risolvere qualunque cosa, non importa come. Riflessioni etiche costantemente mediate e alleggerite dalla confezione di genere e da uno script geniale, capace di sciogliere la tensione con interruzioni, spesso comiche, nei momenti di maggiore insostenibilità. Ribadendo con orgoglio e con la consueta autoironia la proprie radici ebraiche – le schermaglie madre-figlio sono degne del Woody Allen di New York Stories – nonostante qualche concessione di troppo al politically correct nella benevolenza nei confronti del personaggio del palestinese, unico a salvarsi in toto nel panorama misantropo di Big Bad Wolves. Ma si tratta di dettagli, in un’opera che fin dai titoli di testa sconvolge per la lucidità e maturità di una cinematografia in irresistibile ascesa.
In una New York a corto di acqua e dove la guerra è arrivata in forma di terrorismo, con attentati kamikaze, il giornalista Joel e la fotografa Lee hanno deciso che è rimasta una sola storia da raccontare: intervistare il Presidente degli Stati Uniti, da tempo trinceratosi a Washington mentre dilaga una feroce Guerra Civile. Partono così per un viaggio verso la capitale, cui si aggregano l’anziano e claudicante giornalista Sammy e la giovane fotografa Jessie, che vede in Lee un modello da seguire. Contro quel che resta del governo si muovono le truppe congiunte Occidentali di Texas e California, ma la regione che i giornalisti attraverseranno nel loro viaggio non è fatta di battaglie campali tra schieramenti ed è invece preda di un caos di microconflitti e atrocità.
Yasuke è una serie televisivaanime del 2021, prodotta da MAPPA e diretta da LeSean Thomas e Takeru Satō. La serie si ispira liberamente al personaggio storico di Yasuke da cui la serie prende il nome.
Nel Giappone feudale del XVI secolo – in una realtà alternativa in cui esistono la magia e la tecnologia è avanzata – un uomo africano di nome Yasuke passò dall’essere al servizio dei missionari gesuiti durante il commercio di Nanban a essere un guerriero e servitore al servizio di Lord Oda Nobunaga.
Famoso ballerino s’innamora a Londra di gentile signora in attesa di divorzio. 2° film RKO della più grande coppia di ballerini mai vista sullo schermo. Trabocca di balletti deliziosi e di canzoni. C’è la stupenda “Night and Day”, ma anche “Continental” (17′ di danza e musica) dove, per chi sa vedere, è chiaro che per la coppia ballare corrisponde a far l’amore. C’è anche B. Grable, allora sconosciuta, che si fa valere.
Ingeborg, insegnante di piano in precarie condizione di salute, e la figlia adottiva Nelly vivono, con il coinquilino Ulf in una piccola cittadina in cui “nulla può infrangere il silenzio della notte”. Un giorno questa tranquillità si spezza: in paese arrivano Jack, misterioso giovane che ammalia Nelly con la sua loquace parlantina, e soprattutto Jenny, la madre biologica della ragazza, che le offre un lavoro in città a cui lei non sa dire di no. Giunta nella metropoli la giovane ne scopre presto l’artificiosità: non è solo la sua innocenza a farne le spese. Dopo aver scritto la sceneggiatura di Spasimo , un acerbo e giovane Bergman si cimenta per la prima volta nella direzione di un film in cui, nonostante una ancora immatura elaborazione psicologica dei personaggi, riesce a dare un’ordinata struttura simmetrica alla sua opera mettendo Nelly al centro della vicenda: tutto gira intorno alla sua figura che evidenzia la dicotomia speculare tra la quiete del paese (rappresentata da Ingeborg e Ulf) e la falsità della città di cui fanno parte Nelly e Jack. La protagonista smaschera le debolezze, le crisi che entrambe le due realtà presentano: la staticità del paese e la fragilità della grande città.
Harry e Moe, uno italo-americano, l’altro ebreo-italiano, due criminali di piccolo calibro, vivacchiano alle dipendenze di un boss che li usa come cavie (assaggiano i cibi o avviano il motore dell’auto per proteggerlo da eventuale omicidio) e sognano di avere un ristorante. Un giorno scappano con l’ingente somma che dovevano puntare, per il capo, su un altro cavallo. Ne vedranno di tutti i colori ma poi riusciranno a recuperare i fondi per il loro ristorante.
Una compagnia di soldati USA presidia Samarra (Iraq), città santa dei musulmani sciiti. La solita vita dei militari al fronte in un paese straniero: noia, tensione, incomprensioni. Quando uno di loro salta in aria su una mina, alcuni vogliono vendicarlo. Nottetempo entrano in una casa, stuprano una quindicenne, fanno una strage e la fanno passare per azione antiterrorista. De Palma ricostruisce una storia vera, accumulando materiali di varia origine e forma presi da Internet, videocamere di sorveglianza, sfoghi in webcam, un diario filmato di un soldato, blog. Ogni immagine è immagine di immagini dentro altre immagini. Caso raro di film sperimentale, anche film di denuncia. Un’operazione mimetica che è anche teorica, e costringe a farsi domande sulle sue immagini: vere? false? Gelido formalismo o pugno nello stomaco? Nel sonoro una “Sarabanda” di Händel con “E lucean le stelle” nel finale. Discusso, discutibile. Boicottato in USA, in Italia non distribuito nelle sale. Leone d’argento per la regia a Venezia 2007.
Pokémon Adventures, pubblicato in Giappone come Pocket Monsters Special (ポケットモンスター SPECIAL Poketto Monsutā Supesharu?), è un manga scritto da Hidenori Kusaka e illustrato da Mato nei primi nove volumi e da Satoshi Yamamoto per i successivi. L’opera è pubblicata dal 1997 dalla casa editrice Shogakukan. È stata pubblicata per la prima volta in italiano da Panini Comics nel 2002 con il titolo Pokémon Adventures, tuttavia quest’edizione è stata sospesa dopo soli otto numeri. Una nuova edizione a cura di J-Pop intitolata Pokémon – La grande avventura è in corso dal 2016.
La storia è suddivisa in archi narrativi, i quali sono caratterizzati da cambi di ambientazione e di personaggi che rispecchiano i titoli della serie principale di videogiochi Pokémon. La divisione e i titoli non sono ufficiali, ma sono largamente diffusi su siti specializzati, inoltre anche l’editore italiano vi fa riferimento nella pubblicazione della serie.
Samuel Sand è una serie a fumetti creata da Giovanni Barbieri, Marco Abate e Antonio Sarchione nel 1996, pubblicata dalla casa editrice Star Comics, sull’onda del successo avuto con Lazarus Ledd. Nella serie sono presenti vari generi, tra cui spiccano l’avventura, il mistero e l’esoterismo. Dopo la chiusura della serie (avvenuta con il settimo volume) i personaggi sono ricomparsi negli albi di Lazarus Ledd.
In una Parigi farcita di misteriosi eventi e delitti, il californiano Samuel (Sam) Sand lavora presso l’agenzia investigativa Dupin, nella sezione “casi impossibili”, affiancato dalla collega Lilian (Lyla) De Cressy e il loro segretario Philo Durand. Per risolvere i suoi casi misteriosi Sam può contare sull’aiuto dell’ispettore Jospin della Sûreté Nationale, la polizia francese, ed in alcune particolari occasioni dell’amico newyorkese Lazarus Ledd, protagonista dell’omonima serie.
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