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Locandina Agonia sui ghiacci

Un film di D.W. Griffith. Con Lowell ShermanRichard BarthelmessLillian Gish Titolo originale Way Down EastDrammaticob/n durata 148′ min. – USA 1920.

Way Down East si situa nella duplice linea di tendenza delle opere griffithiane dei tardi anni Dieci. Come True Heart Susie e A Romance of Happy Valley, è una nostalgica storia di vita rurale pre-conflitto mondiale, “una storia semplice di gente comune”. Anche Tol’able David ha pressappoco la stessa matrice; Griffith comprò i diritti della storia di Joseph Hergesheimer durante le riprese di Way Down East, rivendendoli in seguito al protagonista di Way Down East, Richard Barthelmess, per un film che verrà realizzato da Henry King nel 1921. Way Down East è il primo dei due estremamente popolari, e pertanto molto costosi, lavori teatrali di cui Griffith si assicurò i diritti cinematografici nel 1920. Romance, un dramma dell’americano Edward Sheldon, era andato in scena per la prima volta nel 1913, ma aveva riscosso un grande successo solo in Inghilterra, con Doris Keane e Basil Sydney nei ruoli principali. Il contratto Griffith/Keane, che Richard Schickel ha definito “senza precedenti per l’epoca”, stabiliva un pagamento anticipato di 150.000 dollari più una partecipazione agli utili. Way Down East si rivelò perfino più costoso, giacché Griffith dovette sborsare 175.000 dollari al produttore William Brady, oltre a dover pagare i diritti d’autore della storia originale alla scrittrice Lottie Blair Parker e a Joseph Grismer, il quale aveva riadattato per Brady il copione di Parker e scritto un romanzo ispirato alla stessa pièce. Il film tratto da Romance, e diretto dall’assistente di Griffith Chet Withey, si rivelò un fiasco, mentre Way Down East ebbe un successo enorme, tanto da ispirare a Griffith un terzo adattamento da un testo teatrale nel 1921, ovvero Orphans of the Storm, basato sul dramma The Two Orphans di Adolphe d’Ennery e Eugène Cormon (1874).

All’epoca della realizzazione di Way Down East Griffith era pesantemente indebitato, sia per la costruzione del nuovo studio di Mamaroneck, situato in una tenuta di campagna affacciata sul Long Island Sound, sia per i soldi che gli erano stati anticipati dalla United Artists per acquistare i diritti di Romance e per coprirne i costi di produzione. In aggiunta, Way Down East, che pure non prevedeva set molto elaborati o folle di comparse, si rivelò molto più costoso del previsto. Richard Schickel sostiene che l’équipe e lo studio di Griffith rimasero impegnati nella lavorazione per sei mesi, un tempo molto più lungo rispetto ai suoi standard abituali, con la troupe ferma ad aspettare le condizioni atmosferiche indispensabili per poter girare la tempesta di neve e le scene sul ghiaccio. I grandi debiti contratti da Griffith crearono una notevole tensione con la United Artists al momento della distribuzione di Way Down East. Griffith voleva garantirsi la parte del leone sui proventi del film distribuendolo per proprio conto, in sale selezionate e a prezzo maggiorato, prima di farlo uscire nei normali circuiti sotto l’egida della United Artists. Ma la nuova società, che aveva anch’essa un enorme bisogno di denaro liquido e di nuovo prodotto (Chaplin non aveva ancora distribuito un solo film) fece pressione su Griffith per avere il film, e a un dato momento della discussione sui diritti di distribuzione, Griffith, Pickford, Fairbanks e Chaplin sembrarono molto vicini a una rottura. La frattura venne ricomposta, anche se, come fa osservare Richard Schenkel, né la società di produzione di Griffith, la D.W. Griffith Corporation, né la United Artists risolsero mai in modo definitivo il problema del finanziamento dei suoi film. Griffith era costretto a ipotecare gran parte dei potenziali introiti di un film semplicemente per poterlo realizzare, pertanto non era mai nelle condizioni di usare i proventi di una produzione per finanziarne un’altra. I favolosi incassi di Way Down East lo sollevarono temporaneamente dai debiti, ma i modesti incassi dei film successivi, a partire da Orphans of the Storm, per non parlare delle imprese ancor meno fortunate, misero in seria crisi la sua società già a partire dal 1924. Way Down East ottenne un enorme successo popolare e raccolse quasi dappertutto una inusuale messe di critiche lusinghiere, ma, dalla stampa metropolitana in particolare, venne accolto con una certa condiscendenza per via del suo materiale originale. Questa attitudine è esemplificata nella lettera di congratulazioni scritta a Griffith dal commediografo e regista Winchell Smith (5 settembre 1920; nei Griffith Papers): “Uno di questi giorni la gente di teatro aprirà gli occhi su ciò che lei è riuscito a fare: trarre un grande spettacolo cinematografico dalla consunta trama di Way Down East – presentarlo in una normale sala teatrale – e uscirne vittorioso! Non è assolutamente fantastico?!”. Quasi tutti i principali giornali newyorchesi seguirono la stessa falsariga, ma forse, ancor prima di questi, è interessante citare l’editoriale apparso su un giornale dell’hinterland rurale, l’Evening World-Herald di Omaha, Nebraska (9 febbraio 1921; nei Griffith-Papers) che, senza tergiversare, arriva subito al punto: “David Wark Griffith non è semplicemente un abile uomo d’affari col pallino del cinema. È anche un raffinato uomo di cultura dagli alti ideali – un vero grande artista… E in questa “storia semplice di gente comune”, grazie al suo elevato magistero d’arte, ci ha mostrato come il cinema possa essere usato non solo per divertire ma anche ponendosi al servizio del pubblico. Griffith ha saputo combinare verità e bellezza, restituendo all’arte il suo positivo e nobile ruolo di ancella della semplice bontà”. Al contrario, la stampa di categoria newyorchese sembrava quasi dispiaciuta di non poter separare il film dal testo teatrale d’origine, che spesso definiva un puro e semplice “melodramma”. Variety (10 settembre 1920) sommamente entusiasta del film (“sarebbe un sacrilegio tagliarne un solo fotogramma”), riconobbe a Griffith il merito di aver saputo trasformare un vecchio cavallo di battaglia: “‘D.W.’ ha preso un semplice, elementare, antiquato melodramma bucolico “distillandone” 12 rulli di avvincente spettacolo”. Wid’s Daily (12 settembre 1920), che definì il film “il più grande successo di cassetta di tutti i tempi”, fu più rispettoso nei confronti del dramma originale, ritenuto un ottimo prodotto commerciale e un probabile richiamo per il pubblico, ma non poté esimersi dal notare che l’originale “non aveva mai raggiunto la forma possente e compiutamente artistica del film di Griffith”. Frederik James Smith (“The Celluloid Critic”, in Motion Picture Classic, novembre 1920) prediceva anche lui un buon successo commerciale al film, definendolo “il più grande di Griffith dai tempi dell’epico The Birh of a Nation”. Ma, pur approvando la morale del testo originale, aggiungeva: “Naturalmente, ciò non implica che ‘Way Down East’ sia da ritenere un’opera di pregevole valore letterario o drammaturgico. Era infatti un melodramma dai dialoghi terribili e di ancor più malaccorta costruzione. Però il messaggio e l’ambientazione erano validi”. I critici accademici, pur riservando lodi pressoché unanimi alla sua versione cinematografica, furono perfino più veementi nel ricusare il dramma originale. Nel 1918, George Jean Nathan aveva compilato una lista di drammi popolari che considerava “spregevoli banalità”. La lista di Nathan, oltre a Tosca, East Lynne, Camille e The Old Homestead, includeva anche The Two Orphans e Way Down East.Per molti critici, la storia che Griffith aveva scelto di raccontare inficiava tout-court anche il suo adattamento per il cinema. Riconoscevano al film un certo fascino, in particolare alla scena del salvataggio in extremis sul ghiaccio, ma non riuscivano comunque a prenderlo sul serio. In un articolo apparso senza firma sul New York Times (“The Screen”, 4 settembre 1920), Alexander Woolcott motteggiava: “Anna Moore, la maltrattata eroina di ‘Way Down East’, è stata nuovamente gettata in balia della bufera di neve la notte scorsa, anche se la poverina non era mai stata scaraventata in una tempesta simile a partire da quel primo fatidico giorno di quasi 25 anni fa in cui Lottie Blair Parker aveva decretato la sua maledizione. Si trattava infatti della versione cinematografica del vecchio dramma romantico ambientato nel New England, e gli spettatori che sedevano rapiti nella sala del Forty-fourth Street Theater seguendone i primi sviluppi finalmente capivano perché D.W. Griffith l’aveva scelto per un film. Non per la sua notorietà, né per la sua eroina. E neanche per i maltrattamenti che questa subisce. Solo per la tempesta di neve”. – Lea Jacobs [D.W. Griffith Project # 598]

Way Down East (1920) on IMDb

Regia di Claude Chabrol. Un film Da vedere 1988 con Isabelle HuppertFrançois CluzetMarie TrintignantLouis DucreuxCaroline Berg.Cast completo Titolo originale: Une affaire de femmes. Genere Drammatico – Francia1988durata 105 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 6 recensioni.


La storia di Marie Latour che nel 1943 venne condannata a morte e ghigliottinata. Marie procurava aborti (la chiamarono la “fabbricante di angeli”). Perché lo faceva? Per mantenere agiata la famiglia (il marito era tornato dalla guerra invalido). Uno Chabrol d’annata con la Isabelle Huppert più brava che si sia mai vista, in una parte che trent’anni fa sarebbe andata a Jeanne Moreau

Story of Women (1988) on IMDb
Risultati immagini per La Carica dei 600

Un film di Michael Curtiz. Con Olivia De Havilland, Errol Flynn, Patric Knowles, Henry Stephenson, Nigel Bruce. Titolo originale The Charge of the Light Brigade. Avventura, b/n durata 116′ min. – USA 1936. MYMONETRO La carica dei 600 * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Avvenne vicino a Sebastopoli il 24 ottobre 1854: un reggimento di ussari inglesi fu massacrato “per il re e per la patria”. La guerra di Crimea e il massacro di Balaklava mistificati in chiave eroica, sulla scorta di un famoso poema di Alfred Tennyson, per la maggior gloria di E. Flynn superstar. Sceneggiatura di M. Jacoby, R. Leigh. Prodotto da Warner Bros. Sono passati più di 60 anni, eppure la carica è ancora molto eccitante. Episodio rievocato da Tony Richardson in I seicento di Balaklava (1968) in tono critico.

The Charge of the Light Brigade (1936) on IMDb
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Un film di James Bridges. Con Jane Fonda, Jack Lemmon, Michael Douglas, James Hampton, Scott Brady. Titolo originale The China Syndrome. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 130′ min. – USA 1979. MYMONETRO Sindrome cinese * * * - - valutazione media: 3,21 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Una grintosa telecronista (Fonda) e il suo cameraman (Douglas) sono testimoni di un guasto tecnico nella centrale nucleare di Harrisburg (California) che potrebbe provocare un’esplosione atomica. Le autorità vorrebbero insabbiare la notizia, ma un ingegnere (Lemmon) si sacrifica per la verità. Scritto dal regista con Mike Gray e T.A. Cook e prodotto da M. Douglas, è un efficace thriller con messaggio antinucleare incorporato, che da più parti (nordamericane) fu accusato di isteria, allarmismo, ma che si rivelò più realistico e profetico del previsto. Un premio a Cannes per Lemmon. Senza commento musicale.

The China Syndrome (1979) on IMDb
Risultati immagini per Il grande Sentiero

Un film di John Ford. Con Dolores Del Rio, Richard Widmark, Carroll Baker, Karl Malden, Gilbert Roland. Titolo originale Cheyenne Autumn. Western, durata 154 min. – USA 1964. MYMONETRO Il grande sentiero * * * - - valutazione media: 3,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Epopea della tribù dei Cheyenne che, ingannati e abbandonati dai vincitori bianchi, iniziano una lunga e drammatica fuga verso il nord, cercando di sfuggire alla fame e di tornare liberi nella terra dei padri.

 Il grande sentiero
(1964) on IMDb
L75 LOCANDINA IL GIORNO DEL GRANDE MASSACRO TOM LAUGHLIN THE MASTER  GUNFIGHTER | eBay

Un film di Tom Laughlin. Con Barbara Carrera, Tom Laughlin, Ron O’Neal Titolo originale The Master Gunfighter. Western, durata 101 min. – USA 1975. MYMONETRO Il giorno del grande massacro * * - - - valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Siamo nella California semiselvaggia. Il figlio di un possidente terriero deruba un vascello americano e uccide un gruppo di indios che hanno assistito al fatto. Suo cognato, testimone volontariamente impassibile, si esilia in Messico; qualche tempo dopo però torna e impedisce una nuova rapina.

 Il giorno del grande massacro
(1975) on IMDb

Mobile Suit Gundam Hathaway oMobile Suit Gundam: Hathaway’s Flash ( 
Mobile Suit Gundam: Flash of Hathaway Kidō Senshi Gandamu Senkō no Hasawei ? )
 è un film d’animazione giapponese del 2021. Il film è un sequel ambientato dodici anni dopo gli eventi di
 Mobile Suit Gundam: Char’s Counterattack . Parte del
 progetto UC NexT 0100 , adatta il volume 1 della
 serie di romanzi Mobile Suit Gundam: Hathaway’s Flash

Dopo la ribellione di Char, Hathaway Noa guida l’insurrezione contro la federazione terrestre, ma l’incontro con il nemico e una donna misteriosa cambia il suo destino.

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Un film di Chan-wook Park. Con Song Kang-ho, Lee Bzung Heon, Lee Yeong-ae Titolo originale Gong Dong Kyung Bi Gu Yuk Jsa. Storico, durata 110 min. – Corea del sud 2000. MYMONETRO Joint Security Area * * 1/2 - - valutazione media: 2,50 su 2 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il Nord e il Sud della Corea si incontrano lungo una striscia di terra che è denominata Joint Security Area. Un confine che, a dispetto del nome beffardo, non è affatto un simbolo di unione, ma un baratro a due sponde, su ognuna delle quali una Corea contempla e aspetta di veder sprofondare l’altra. C’è una riga di cemento a dividere gli avamposti dei due schieramenti dove le guardie trascorrono anni a fissarsi, senza mai interagire in alcun modo se non premendo il grilletto quando cede la tensione.
È proprio uno di questi episodi che deve indagare il maggiore donna Sophie E. Jean: un soldato del Sud si è introdotto in una baracca della zona Nord e ha ucciso un ufficiale e un soldato nemici. Un folle commando “a solo”, sembrerebbe, ma la realtà nasconde un segreto insospettabile.
JSA segna alla sua uscita (2000) il record di spesa per un film coreano, ma ripaga rapidamente tale sforzo divenendo il campione d’incassi di sempre del paese asiatico, e imponendosi come il film della svolta nell’industria cinematografica della Corea del Sud. Il segreto di questo successo è frutto della convergenza virtuosa di diversi fattori: un cast di stelle tutte in stato di grazia; una cura inedita per le ambientazioni e la scenografia; una regia consapevole e finalmente capace di osare.
Ma soprattutto è la vicenda narrata a conferire a JSA la statura di un vero e proprio classico. Park Chan-wook, autore e regista, scandaglia la tensione tra Nord e Sud nel profondo, oltre la politica, oltre la storia, oltre il macroscopico conflitto, fino al punto in cui l’odio preconfezionato tra due parti di uno stesso popolo è ancora a portata di sputo, e di sorriso. Un solco divide gli uomini sia l’uno dall’altro che all’interno di ognuno di essi, dove il nazionalismo esasperato stride, con violenza, contro un riconoscimento reciproco fatto di usanze in comune, di una stessa lingua, di una fratellanza negata.
Con JSA Park Chan-wook rappresenta il clichè della guerra insensata e rapidamente lo scardina, scattando una fotografia che ha l’aria di un souvenir da gita militare ma che a guardarla meglio nasconde vicende di drammatica umanità.

Joint Security Area (2000) on IMDb


I subita nella versione 1080p sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.

Mobile Suit Gundam 0080 : War in the Pocket . La prima serie OVA della serie Gundam è stata diretta da Fumihiko Takayama  [ ja ] , scritta da Hiroyuki Yamaga con il design dei personaggi di Haruhiko Mikimoto .

Come suggerisce il sottotitolo, ” La guerra in tasca ” , è una piccola storia personale; una storia secondaria incentrata sulle esperienze di un ragazzo di undici anni durante la Guerra di un anno e sulla sua comprensione del vero significato della guerra. Una svolta significativa per il franchise di Gundam all’epoca, Gundam 0080 ha ricevuto ampi consensi dalla critica.

Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket (1989) on IMDb
Locandina italiana Stoker

Un film di Chan-wook Park. Con Mia Wasikowska, Matthew Goode, Nicole Kidman, Jacki Weaver, Alden Ehrenreich. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 100 min. – USA, Gran Bretagna 2013. – 20th Century Fox uscita giovedì 20 giugno 2013. MYMONETRO Stoker * * * - - valutazione media: 3,48 su 23 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

India Stoker è una ragazza sensibile e introversa, che vive con la famiglia in una bella villa isolata nella campagna americana. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, l’amato padre muore in un incidente e, a casa Stoker, si presenta lo zio Charlie, fratello più giovane del padre, della cui esistenza India è sempre stata tenuta misteriosamente all’oscuro.
Il sudcoreano Park Chan Wook debutta in lingua inglese con un cast e un copione che sembrano di sua diretta emanazione, tanto rispondono alle caratteristiche di eleganza, claustrofobia sociale e confidenza con l’inquietudine che fanno da sempre il suo cinema.
Come già in Thirst non c’è scandalo alcuno nel vampirismo secondo Park. Il morso è quello del desiderio, al quale i personaggi del film non possono resistere, anche se ognuno di loro imparerà a suo modo a gestirlo. E non c’è sangue, in scena: l’arma rappresentata dalla cintura ha, anzi, la funzione del laccio emostatico, che trattiene, rigonfia, prepara. Sostituiscono il liquido rosso: il vino, di cui lo zio Charles è intenditore, e l’inchiostro nero delle lettere da lui vergate, che si porta appresso la reminiscenza del romanzo epistolare che rese (Bram) Stoker immortale (e in questo capitolo, leggerissimo, appena accennato, possiamo annoverare anche il ragno che si arrampica sulle gambe di India, possibile trasformazione zoomorfa del nuovo inquilino).
La prima metà del film contiene le soluzioni visive più interessanti e la sensazione che tutto possa accadere; probabilmente la sensazione più importante, e oggi più rara, che lo spettacolo cinematografico possa riservare. La rivelazione della natura eccezionale della protagonista apre il film, ma impiegherà poco meno della sua intera durata per esplicitarsi. Siamo, infatti, anagraficamente e metaforicamente – come sempre in questi casi- sulla soglia della maturazione, della fuoriuscita dalla bambagia dell’infanzia e della scoperta di sé, innescata dal primo turbamento sessuale. Ma Park, appunto, non racconta la deflagrazione, preferendo concentrarsi sul momento preparatorio, sull’accumulo della tensione e della domanda. In questo senso, il triangolo domestico tra il pericoloso zio Charlie, la silenziosa ragazzina sul punto della ribellione e la patetica vedova di plastica incarnata da Nicole Kidman è carico di efficaci echi hitchcockiani e nabokoviani e dà luogo ai momenti più espressionisti e riusciti del film.
Parabola della liberazione dalla morsa ereditaria, attraverso il suo superamento e parziale inglobamento, Stoker , giunto a maturazione, anziché chiudersi su se stesso si apre alla vita, in un finale diurno, splendidamente fotografato.

Stoker (2013) on IMDb

Regia di Park Chan-wook. Un film con Lim Su-jeongRainHie-jin ChoiByeong-ok KimYong-nyeo LeeOh Dal-sooCast completo Titolo originale: Sai bo gu ji man gwen chan a. Genere Commedia – Corea del sud2006durata 105 minuti. – MYmonetro 2,52 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Young Goon è un cyborg, Il-Soon un ladruncolo che fa proprie le caratteristiche dei volti altrui. O almeno, così credono. Entrambi vivono in un ospedale psichiatrico dalle pareti verdi (e imbottite), trascorrendo le giornate insieme ad altri particolarissimi pazienti: una donna decisamente sovrappeso che divora tutto il cibo che le capiti a tiro, un ragazzo che ritrova la sua dimensione camminando all’indietro, “malati” che – ciascuno a suo modo – creano a loro immagine e somiglianza, qualcosa di congeniale per passare il tempo.
L’universo di Park Chan Wook, dopo la consacrazione a icona mondiale del cinema (grazie alla trilogia della vendetta e all’apprezzatissimo Old Boy) torna, per sua stessa ammissione, “ad assomigliare a un giardino di infanzia, dove le ossessioni dei bambini possono, talvolta, non coincidere con la visione del mondo pretesa dagli adulti”. Proprio in questa metafora si gioca la boutade di I’m a Cyborg, But That’s Ok, nel tentativo di ritrovare un gioco spassoso con cui catturare lo spettatore, lasciando il sospetto, però, di non riuscire appieno nell’intento.

 Sono un cyborg, ma va bene
(2006) on IMDb

Regia di Claude Chabrol. Un film Da vedere 1958 con Jean-Claude BrialyBernadette LafontGérard Blain. Genere Drammatico – Francia1958durata 99 minuti. Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 5 recensioni.


Da Parigi, François torna nel villaggio della sua infanzia per curare i postumi della tubercolosi. Appena arrivato, incontra un vecchio amico diventato panettiere e intravede Serge, minato dall’alcolismo forse per via dell’infelice matrimonio con Yvonne, che gli ha dato un figlio nato morto, ed è di nuovo incinta. Mentre stringe una relazione con la diciassettenne Marie, François cercherà di prendersi cura di Serge, mettendolo davanti alle sue responsabilità.
Considerato il primo film della Nouvelle Vague, La beau Serge coniuga una sceneggiatura improntata al dramma sociale con i ricordi personali di Claude Chabrol che, dopo la militanza critica nei Cahiers du cinéma, poté esordire grazie ad un’eredità inaspettata avuta dalla moglie. È lo stesso regista a tornare, così come vediamo fare al protagonista, nel paese di Sardent (Creuse) in cui aveva trascorso l’infanzia durante i quattro anni dell’Occupazione, imparando a conoscere una realtà fatta di giovani amori e alcolismo sociale. L’attaccamento squisitamente affettivo, eppure svegliato dalla distanza critica di chi ha conosciuto anche la vita in città, è uno dei motivi di maggior interesse di un lavoro capace di dare veridicità ai luoghi mostrati, licenziando una topografia filmica del tutto affidabile in cui lo spettatore è, da subito, immerso.
Nulla sembra essere cambiato nel villaggio, non il dottore incapace, non l’affittacamere impicciona, non i giochi in piazza dei bambini, eppure la mancanza di realizzazione ha segnato la vita dell’amico Serge, uno che “soffre più di tutti gli altri”, e una diffusa assenza di speranza non porta più fedeli a partecipare alle messe di un sacerdote comprensivo e disilluso: François, interno ed esterno al luogo, tenta nel miglior modo di rendersi utile, di attivarsi in favore del bene anche a rischio di minare la propria integrità emotiva e fisica, si pensi soltanto a quella sequenza finale che riecheggia Bresson. Vagamente ispirato all’amico Paul Gégauff, il personaggio di Serge rappresenta per Chabrol il simbolo del tempo perduto, in un’impressionante continuità tra diario personale e riscrittura drammatica che è cuore pulsante di un’opera imperfetta, ma sempre coinvolgente, illuminata da momenti magici, la nevicata, e argute notazioni antropologiche, la festa da ballo.
Con un budget iniziale irrisorio, poi rimpolpato da un salvifico premio di qualità, La beau Serge venne presentato al Festival di Cannes fuori concorso, riscuotendo consenso di pubblico anche nella successiva distribuzione in sala: il successo inaspettato, spinse Chabrol a lanciarsi in fretta nella produzione di I cugini con la stessa troupe. Interpreti di entrambe le pellicole, Jean-Claude Brialy e Gérard Blain diventano, in breve, il volto del nuovo movimento, prima di Jean-Pierre Léaud e Jean-Paul Belmondo. Un esordio dolente e sincero.

Le Beau Serge (1958) on IMDb
Io Sono Valdez (Restaurato In Hd): Amazon.it: Clark,Lancaster,Silvera,  Clark,Lancaster,Silvera: Film e TV

Un film di Edwin Sherin. Con Susan Clark, Burt Lancaster, Frank Silvera Titolo originale Valdez is Coming. Western, Ratings: Kids+13, durata 90′ min. – USA 1971. MYMONETRO Io sono Valdez * * 1/2 - - valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Storia di uno sceriffo messicano che, per riscuotere 100 dollari, ammazza dodici uomini. I 100 dollari sono, ovviamente, un simbolo: l’eroe ammazza per legittima difesa e gli tocca in premio persino la ragazza. Tratto da un romanzo di Elmore Leonard, girato in Spagna e diretto da un noto regista di Broadway al suo esordio nel cinema, è apprezzabile per l’uso dello spazio e dei paesaggi montagnosi (fotografia di Gabor Pogany), l’attenzione ai particolari tattici, insolite soluzioni narrative, qualità che non riscattano del tutto la convenzionalità di fondo.

 Io sono Valdez
(1971) on IMDb

Morandini 2011 – pdf ita

Per ogni pellicola uscita sul mercato italiano vengono dati oltre al titolo tradotto, quello originale, dati sulla produzione, l’anno di uscita i nomi del regista e degli interpreti principali oltre alla trama e ad una piccola analisi critica. Concludono la panoramica del film la durata, suggerimenti per gli spettatori (adulti, ragazzi, bambini, ecc), e giudizi del pubblico e della grafica. Sul libro stampato ci sono descritti circa ventimila titoli mentre sul cd-rom si arriva a ventiquattromila, in quest’ultimo trovate circa settemila schede corredate di fotografie di scena o riproduzioni della lodandina.

Il libro
È composto da 2048 pagine oltre alle descrizioni dei film trovate anche una selezione di cortometraggi, particolarmente italiani e di recente produzione, che sono stati segnalati ad alcuni festival. Negli indici invece trovate titoli originali,, autori, registi affermati, ma anche attori principali. Non mancano informazioni su premi Oscar, migliori film con maggior attenzione a quelli della Mostra del Cinema di Venezia. Sono anche riportati i maggiori siti internet che si occupano di cinema.
La dittatura culturale dei Cahiers du Cinéma | the Submarine

I Cahiers du cinéma sono la più prestigiosa rivista cinematografica francese. È stata fondata nell’aprile 1951 da André Bazin e Jacques Doniol-Valcroze, raccogliendo l’eredità della Revue du cinéma e riunendo i membri di due circoli cinematografici parigini: Objectif 49 (Robert Bresson, Jean Cocteau and Alexandre Astruc, etc.) e il Ciné-Club du Quartier Latin. Tra i collaboratori figuravano Eric Rohmer, Jacques Rivette, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol e François Truffaut.
Gli articoli dei Cahiers reinventarono le basi della critica cinematografica. L’elaborazione della politica degli autori riconobbe per la prima volta il valore dei film hollywoodiani di Alfred Hitchcock, Howard Hawks, Robert Aldrich, Nicholas Ray, Fritz Lang, e Anthony Mann, ma soprattutto di registi come Jean Renoir, Roberto Rossellini, Kenji Mizoguchi, Max Ophüls e Jean Cocteau, in polemica con il cinema francese del periodo. L’articolo di Truffaut Su una certa tendenza del cinema francese (1954) è considerato il manifesto del movimento cinematografico originato dagli ex-redattori dei Cahiers passati alla regia, detto Nouvelle Vague.
Dopo Eric Rohmer, caporedattore dal 1957 al 1963, la guida passò a Jacques Rivette. L’attenzione si spostò dagli Stati Uniti alle cinematografie nazionali emergenti, mentre si faceva avanti una politicizzazione che esplose in particolare nel 1968. I Cahiers furono guidati, per qualche anno, da un collettivo di ispirazione maoista. Più tardi, con Serge Daney e Serge Toubiana, le posizioni politiche si sono gradualmente smussate, ma non si è ridotta l’influenza critica della rivista, né la sua capacità di produrre, dalle file dei suoi collaboratori, nuovi registi francesi (André Téchiné, Leos Carax, Olivier Assayas, Patrice Leconte).
Nel 1998, Le Editions de l’Etoile (la casa editrice dei Cahiers) è stata acquisita dal gruppo Le Monde. Quest’ultimo nel 2008 ha ceduto la società editrice al gruppo anglosassone Phaidon Press.
La rivista è stata diretta da Jean-Michel Frodon (affiancato da Serge Bozon) fino al 2009. Il comitato di redazione è formato da Hervé Aubron, Stéphane Delorme, Charlotte Garson, Ludovic Lamant, Elisabeth Lequeret, Thierry Lounas, Vincent Malausa, Thierry Meranger, Cyril Neyrat, Eugenio Renzi, Jean-Philippe Tessé, Antoine Thirion.
Nel luglio 2009 Stéphane Delorme rimpiazza Frodon come caporedattore ed è affiancato da Jean-Philippe Tessé.

Il Mereghetti. Dizionario dei film 2011 - Paolo Mereghetti - copertina

Tutto il cinema dalla A alla Z è il biglietto da visita del “Mereghetti” che torna in libreria in edizione aggiornata, in tempo per fungere da strenna natalizia. Il Dizionario dei film 2011 si presenta nella consueta versione corposa ed editorialmente curata in tre volumi, contenuti in cofanetto. I primi due riportano le schede dettagliate di 25.000 pellicole – tutto il meglio della cinematografia mondiale dai fratelli Lumiére all’ultimo Leone d’Oro di Venezia, consegnato fra le polemiche a Sofia Coppola, regista di Somewhere, e al campione d’incassi Inception di Christopher Nolan. Come prova dell’incessante “lavoro dietro le quinte” condotto da Paolo Mereghetti con il suo gruppo di affiatati collaboratori, basterà aggiungere che, rispetto alla precedente edizione, nel nuovo “Mereghetti” sono stati inseriti 4.000 nuovi lemmi. Ogni film si presenta corredato da una sorta di “carta d’identità” comprensiva del titolo in italiano e di quello originale, dell’anno e luogo di produzione, della durata e del cast principale. Ogni lemma è completato dalla sinossi e da un approfondito giudizio critico. Immancabili, poi, le classiche “stellette”, vero marchio di fabbrica del “Mereghetti”, in grado di comunicare al lettore con un colpo d’occhio il giudizio complessivo sull’opera.

Risultati immagini per Bandiera Gialla kazan

Un film di Elia Kazan. Con Jack Palance, Richard Widmark, Paul Douglas, Barbara Bel Geddes, Zero Mostel Titolo originale Panic in the Streets. Drammatico, b/n durata 93′ min. – USA 1950. MYMONETRO Bandiera gialla * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Da una nave giunta da Orano a New Orleans sbarca un armeno, sospetto portatore di peste, e viene subito ucciso. Un medico coraggioso e la polizia cercano di bloccare una possibile epidemia. Serpeggia il panico. Un “nero” di prima classe, di taglio semidocumentaristico. Suspense, atmosfera, azione, e una suggestiva descrizione dell’ambiente portuale nello stupendo bianconero di Joe McDonald. Oscar per il soggetto a Edward e Edna Anhalt.

Panic in the Streets (1950) on IMDb

Mobile Suit Gundam Narrative (機動 戦 士 ガ ン ダ ム NT (ナ ラ テ ィ ブ)?Kidō Senshi Gandamu NT (Naratibu)) è un film d’animazione del 2018 diretto da Toshikazu Yoshizawa.

Prodotto da Sunrise e distribuito da Shochiku, questo film di fantascienza è parte della metaserie di Gundam, ambientato nell’Universal Century e basato sull’undicesimo romanzo di Mobile Suit Gundam UnicornPhoenix Hunting, di Harutoshi Fukui. È stato sceneggiato dallo stesso Fukui, con il character design di Kumiko Takahashi e Se Joon Kim e il mecha design di Hajime Katoki ed Eiji Komatsu. Il film è stato distribuito nelle sale giapponesi il 30 novembre 2018.

Nell’U.C.0096, il conflitto noto come “incidente di Laplace” si è concluso con lo scioglimento del gruppo di reduci di Neo Zeon “Maniche”. Sia il Gundam Unicorn che il Banshee sono stati presumibilmente smantellati. Con la rivelazione del testo originale della “Carta dello Universal Century”, l’esistenza dei newtype e dei loro diritti è diventata di pubblico dominio. Un anno dopo, nell’U.C. 0097, nulla è però cambiato nella sfera terrestre, nonostante queste rivelazioni. La ricomparsa dell’unità RX-0 Gundam 3 Phenex, “fratello” dell’Unicorn e del Banshee, due anni dopo la sua scomparsa, porta la Federazione Terrestre a lanciare l’operazione “Phoenix Hunt” per catturare il mobile suit. Il ministro Monaghan Bakharov della Repubblica di Zeon dirige segretamente un’unità Zeon con lo stesso obiettivo servendosi dell’ufficiale operativo Erica Hugo. Mineva Lao Zabi, la principessa fantoccio di Zeon, intuisce le ambizioni di Monaghan, ma non è in grado di intervenire direttamente.

Mobile Suit Gundam: NT - Narrative (2018) on IMDb

Regia di Harold Becker. Un film con Anne BancroftBill PullmanAlec BaldwinNicole KidmanGwyneth PaltrowTobin BellCast completo Titolo originale: Malice. Genere Thriller – USA1993durata 107 minuti. – MYmonetro 2,88 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

All’inizio siamo in presenza del solito serial killer. Ma ben presto l’attenzione si sposta su Tracy, una Nicole Kidman abilissima nel delineare un personaggio ambiguo che si confronta senza falsi pudori con le dark lady del noir riuscendo a non sfigurare.

Malice (1993) on IMDb

Regia di Michael Mann. Un film Da vedere 2001 con Will SmithJamie FoxxJon VoightMario Van PeeblesRon SilverJeffrey WrightCast completo Genere Biografico – USA2001durata 156 minuti. – MYmonetro 3,15 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il film racconta i fatti fondamentali della carriera e della vita privata di Alì. Si parte dal 1964, dal primo incontro con Liston che diede a Clay il titolo mondiale dei pesi massimi. Il match era truccato ma nel film non viene detto. Viene accreditata la tesi che fu Malcolm X a portare il campione sulla via dell’Islam. Il gran capo dei musulmani neri riceve il ragazzo e gli cambia il nome. Alì, chiamato alla armi rifiuta di partire. Sono gli anni del Vietnam. Il pugile dice la famosa frase, che gli costerà cinque anni di inattività, “i Vietcong non mi hanno fatto niente”. Non può più combattere. Rimane senza un dollaro. Il gran capo religioso lo espelle. Lo riprende quando Alì tornerà a combattere con borse miliardarie. A Kinshasa, nello Zaire, viene organizzato l’incontro del secolo, con Foreman. La città africana, preferita a New York e Las Vegas, assume un altissimo valore simbolico. È il 1974, Alì ha 32 anni e ritorna in possesso del titolo. Il film si chiude col campione esultante sul ring. Mann, nonostante la trama fortemente cinematografica, non ha colto l’occasione.

Ali (2001) on IMDb