Girato per la televisione in sedici millimetri. Un bambino toscano, figlio di contadini, ha un gran talento nell’apprendere matematica e musica. Si interessa a lui un inglese che però si trova al centro di un vero intrigo.
Michio (Eiji Funakoshi) è uno scultore cieco ossessionato dalla figura femminile. Nei panni di un massaggiatore e aiutato dalla madre (Noriko Sengoku), trova il modo di rapire Aki una bellissima modella (interpretata da Mako Midori) e la porta in un magazzino fuori città, nonché suo laboratorio da scultore.Lo scopo di questo sequestro, all’inizio, non ha alcuna rilevanza sessuale: Michio ha solo bisogno del magnifico corpo di Aki per sperimentare una nuova frontiera dell’arte: quella del tatto.All’inizio rifiuta di prestarsi alle richieste del suo rapitore ma poi cambia tattica fingendosi accondiscendente con l’obiettivo di svegliare in lui le vere pulsioni erotiche e sentimentali, sperando di fargli abbassare la guardia per riuscire a fuggire.Dopo la morte, quasi accidentale, della madre di Michio, i sentimenti di Aki cambiano e piano piano inizia ad innamorarsi del suo “ingenuo” rapitore. Ma questa metamorfosi interiore va ben oltre alla pura e semplice “Sindrome di Stoccolma”.
Dopo Aguirre e Fitzcarraldo Werner Herzog e Klaus Kinski si lanciano in un’altra storia di straordinaria follia ai tropici. Anche Cobra Verde è realmente esistito. Si chiamava Francisco Manoel da Silva, un trafficante di schiavi che da bandito in Brasile divenne il viceré di una regione della costa occidentale dell’Africa.
Si tratta del film d’esordio di Wenders, trasmesso coi sottotitoli in televisione. Tratto dal libro omonimo dello scrittore austriaco Peter Handke, narra di un uomo che uccide senza una ragione una commessa di cinema appena conosciuta. Dopodiché si mette in viaggio per nulla preoccupato delle conseguenze del suo gesto.
Una scelta coraggiosa e per nulla commerciale quella di Olmi. Evitando i classici metodi di epicità, attraverso i quali la Sacra Bibbia è sempre stata rappresentata, cerca di entrare in un’atmosfera ascetica. Essendo un libro trasmesso oralmente di generazione in generazione, il regista dà molto spazio alla voce narrante, con una musica etnica che ricorda le atmosfere new-age e la colonna sonora di L’ultima tentazione di Cristo di Peter Gabriel, nei momenti più tenui. Parte dalla creazione, come testimonia il titolo, e arriva a Noè, interpretato da Antonutti. Un’operazione particolare che può anche deludere ma che va rispettata.
Storia di Marthy Maher, un giovanotto irlandese che arriva all’accademia di West Point come lavapiatti e ci rimane cinquant’anni in qualità di istruttore atletico.
Reduce dal Vietnam, con la faccia sfigurata dalle ustioni riportate in combattimento, il sergente Al Columbato trova ad attenderlo in patria una delicatissima missione: tentare di salvare dal baratro della follia il suo vecchio amico d’infanzia Birdy. Quest’ultimo, in realtà, non era mai stato equilibrato: fin da ragazzino, vessato da una madre insopportabile e strepitante, Birdy nutriva un’ossessiva passione per gli uccelli e sognava di poter imitare il loro volo. Gli orrori del Vietnam gli hanno dato il colpo di grazia e la sua mente sembra definitivamente persa in un mondo di fantasie. Sarà l’amico Al a restituirgli il sorriso.
Un decrepito albergo di Los Angeles è teatro degli episodi narrati dai quattro registi. Il filo conduttore è il portiere Tim Roth, agitato e “cartonesco”. Ha a che fare con una congrega di streghe, due bambini pestiferi, una coppia sadomaso e una scommessa riciclata da un telefilm di Hitchcock (quella del dito tagliato). Un film che può anche essere evitato.
Tokyo, Lupin III è uno studente delle medie che si diverte come meglio può. Una sera decide di seguire il compagno di classe pistolero Daisuke Jigen ad un night club, dove si ritroveranno a dover salvare Yoko, la sensuale cantante del locale da un clan della yakuza. Dopo questa avventura, il giovane ladro cercherà in ogni modo di coinvolgere il suo nuovo amico in molte altre situazioni pericolose, spesso contro la sua volontà. Nel corso degli episodi ci saranno anche confronti con gli altri membri della famiglia Lupin, tra cui il padre Lupin II e il nonno Arsenio Lupin.
Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe[1] (Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdotter Långstrump nella versione originale svedese) questo il suo nome completo, è una bambina eccezionale; piomba all’improvviso nella tranquilla cittadina svedese di Visby (nell’isola di Gotland) e va a vivere da sola a Villa Villacolle. Effettivamente Pippi è in compagnia di un cavallo bianco a pois neri, che lei chiama zietto e di una scimmietta, signor Nilsson. L’aspetto vivace della Villa (colorata con colori verde e rosa pastello) attira subito l’attenzione degli abitanti della cittadina; in particolare quella di due bambini, Tommy ed Annika di dieci anni, che incuriositi accedono di soppiatto all’interno della villa e trovano una bambina loro coetanea, che si sta riposando con la testa ai piedi del letto e i piedi (sui quali campeggiano delle buffissime scarpe di 5 misure più grandi del piede stesso) sul cuscino. Incuriositi i bambini fanno presto amicizia con la simpatica inquilina della villa e scopriranno presto che tiene in casa una grossa borsa con monete antiche di inestimabile valore, frutto a suo dire dei tesori misteriosi trovati dal padre, pirata nei mari del Sud. Essa inoltre è dotata di una forza sovrumana, ai limiti del paranormale, che subito metterà in atto alzando di peso il suo cavallo e facendo lo stesso con l’auto dei due malcapitati poliziotti, che dopo la soffiata avuta da zia Prysselius, vorrebbero farla sloggiare dalla villa. La serie televisiva è ambientata nel 1940 anche se l’auto dei poliziotti è un modello anni venti con l’avviamento ancora “a manovella”. È la storia di una bambina che vive in una grande villa, “Villa VillaColle”, con l’unica compagnia di un cavallo e una scimmietta di nome Signor Nilsson. Pippi non va a scuola e ha una forza sovrumana. Pippi Calzelunghe fa amicizia con due fratelli, Tommy e Annika, assieme ai quali condivide molte avventure.
Girato nel Sahara meridionale, in Kenya, in Tanzania, nei paesi che si affacciano sul golfo di Guinea e nelle Canarie, è diviso in tre parti (La creazione, Il paradiso, L’età dell’oro), commentate da testi in voce off attinti da una leggenda degli indios guatemaltechi o scritti dal regista. Difficile definirlo: documentario surrealista? Film allucinato tra il documentario etnologico e il cinema underground informale? Paesaggio in trance, come lo definisce Herzog qui al suo 2° lungometraggio? Tentativo di filmare l’infilmabile, qualcosa che è al di là della realtà, delle sue bellezze e dei suoi orrori? Riflessione apocalittica sulla fine di una civiltà? Nella 2ª parte gli innesti umani sono elementi spuri che abbassano la tensione visionaria.
Arthur Howitzer Jr., figlio del fondatore e proprietario del quotidiano “The Evening Sun” di Liberty (Kansas), ha convinto anni prima il padre a finanziare un supplemento domenicale e ha installato la redazione a Ennui-sur-Blasé. Espatriata in Francia, “Picnic” diventa “The French Dispatch” e copre ‘con stile’ la cronaca del paese. Perché intorno alla sua scrivania, Horowitzer Jr. ha raccolto i migliori giornalisti del suo tempo. Archeologi del quotidiano, ‘inseguono’ su campo il soggetto che gli è stato assegnato: una contestazione studentesca che volge in idillio, l’indagine di un commissario sulla pista dei rapitori di suo figlio, un artista psicotico e galeotto innamorato della sua secondina, il necrologio di Arthur Howitzer Jr, che ha posato la penna. E l’ultimo numero sarà un’antologia di articoli, i migliori, dedicata a lui. Si stampi.
Ho anche una versione 1080p h265 da 9gb, contattatemi in privato se interessati.
Tra autostrade desolate nel deserto, motel e cafeteries un uomo ricostruisce il rapporto col figlioletto, ma poi, affidatolo alla madre dalla quale s’era separato quattro anni prima, ricomincia il suo vagabondare. 2° film americano di Wenders, è un altro atto d’amore per “il paese che ha colonizzato il nostro inconscio”. Scritto da Sam Shepard, in bilico tra road movie e family movie , tra narcisismo e virtuosismo, riprende la consueta tematica di Wenders con un’ombra di manierismo. Bella colonna musicale (chitarra, pianoforte) di Ry Cooder. Sopravvalutato. Palma d’oro a Cannes.
Rievocazione degli anni più oscuri di Alcide de Gasperi. Dall’avvento del fascismo all’opposizione, sconfitta negli anni Venti, alla vita clandestina durante la guerra. Bravo e misurato Fantoni nel ruolo principale. Solo corretta la regia di Olmi, che tenta invano un «telecinema» di divulgazione alla Rossellini.
Siamo nel 1905, a quarant’anni dalla fine della guerra di Secessione, in una cittadina del Kentucky. Il giudice Priest, molto amato dalla popolazione, in prossimità delle elezioni ha un fiero concorrente in Maydew. Nonostante il timore di non essere rieletto accetta di assumere in due occasioni un atteggiamento che può riuscire sgradito ai cittadini ancora legati allo spirito del vecchio Sud: salva dal linciaggio un nero innocente e accompagna alla tomba una prostituta. Un film di Ford in qualche punto zuccheroso ma con scene indimenticabili, prima fra tutte quella del funerale. Il regista riprende temi e personaggi di una sua vecchia pellicola, Il giudice, girata nel’ 31 con il comico Will Rogers.
“Turni di notte” di anziano neosposo che, non pago della moglie, non trascura le due cognatine. Quando decide di occuparsi anche della graziosa domestica gli viene un colpo. Interpretazione memorabile di Tognazzi, misurato protagonista di un film crudele, demistificatorio e non consolatorio (per lo spettatore) che si stacca dagli schemi della commedia all’italiana media. Fotografia: Lamberto Caimi. Musiche: Fred Bongusto. Dal romanzo La spartizione (1964) di Piero Chiara, scritto da Lattuada con A. Baracco, T. Kezich, P. Chiara. Girato a Luino (VA).
Un film di John Ford. Con Clark Gable, Grace Kelly, Donald Sinden, Ava GardnerDrammatico, durata 115 min. – USA 1953. Dalla pièce Red Dust di Wilson Collison, già filmata con Lo schiaffo (1932) di V. Fleming e qui sceneggiata da John Lee Mahin. Il quartier generale di un cacciatore bianco (Gable) nel Kenya è invaso da Eloise Y. Kelly (Gardner), bruna irlandese di New York e di liberi costumi, e dall’antropologo britannico Donald Nordley (Sinden) con la moglie Linda (Kelly), bionda dalla sensualità repressa. Vanno tutti insieme a un safari incruento in cerca di gorilla. Le due donne si contendono il cacciatore. È un film anomalo nell’itinerario di Ford, uno dei più poveri di riconoscibili elementi fordiani. In un certo senso è il suo Hatari! Con Gable al posto di John Wayne, in un film dai risvolti di commedia in cui, come raramente gli succede, sottolinea la dinamica sessuale.
Un marito tradito tiene prigioniero l’ultimo amante della moglie e ogni giorno versa in una vasca un po’ di acido solforico. Ha intenzione, quando il recipiente sarà pieno, di eliminare il rivale e di distruggerne il corpo.
Alec Guinness in quegli anni interpretò spesso personaggi che avevano nome Holland: si trattava sempre di ometti dall’aspetto comune coinvolti in avventure paradossali. Qui Mr. Holland è un chimico che inventa una fibra indistruttibile e refrattaria ad ogni tipo di sporco con la quale si confeziona un vestito bianco. La scoperta mette in agitazione sia gli industriali tessili che i sindacati
Kyashan il ragazzo androide (新造人間キャシャーンShinzō ningen Kyashān?) è un anime televisivo di 35 episodi creato da Tatsuo Yoshida e prodotto dalla Tatsunoko nel 1973. Nel 1993, per celebrare il ventennale della serie, la Tatsunoko ne realizzò un OAV chiamato “Kyashan il mito” diviso in quattro episodi, che reinterpretava in chiave più moderna, anche sotto il profilo tecnico, la serie storica.
Il dottor Azuma ha costruito quattro androidi dall’intelligenza artificiale sofisticata: Bryking, Sagure, Akubon e Barashin. I quattro androidi, creati per aiutare l’umanità a risolvere il grave problema dell’inquinamento, a causa di un violento corto circuito acquisiscono una volontà propria e assumono il comando di un esercito di robot. Il loro obiettivo è la sottomissione di tutto il genere umano, da essi visto (non senza una punta di ragione) come il principale responsabile del degrado ambientale planetario. Azuma, disperato per quanto accaduto e ormai assediato dagli androidi, non sa come rimediare, quando suo figlio Tetsuya, al prezzo della propria integrità umana, si offre per essere trasformato in un super androide capace di affrontare il nemico. L’esperimento riesce e il giovane Tetsuya si trova così trasformato in Kyashan, mentre il fedele cane Lucky, gravemente ferito poco prima proprio per mano degli androidi, viene trasformato nel fedelissimo segugio-robot Flender.
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