Giappone, 1967 Genere: Drammatico durata 68′ b/n Regia di Koji Wakamatsu Con Ken Yoshizawa, Joji Ohara, Joji Nagaoka, Moto Sumida, Miki Watari
Niente di scabroso, anche se con Wakamatsu da questo punto di vista non c’è mai da stare tranquilli. Nonostante il titolo, di orge non ce ne sono, sebbene il regista giapponese giri con la consueta libertà anche scene di sesso senza lasciare troppo all’immaginazione dello spettatore del 1967. La trama, in ogni caso, prevede una storia da noir, ispirata all’estetica e all’etica della Nouvelle Vague, con qualche richiamo anche alla morale del John Huston di Giungla d’asfalto. Ma la musa di Wakamatsu – se ce n’è una da individuare – mi sembra essere soprattutto il Godard di All’ultimo respiro, con un protagonista che pare una configurazione nipponica di Jean Paul Belmondo. Niente orge, dunque, ma la storia di un killer il cui comportamento apparentemente amorale poggia su un passato oscuro e sulla ricerca di un (im)possibile riscatto. In conclusione, comunque, Orgia è, secondo me, anche in considerazione della ridotta durata (appena 67 minuti), un’opera minore nella filmografia di Wakamatsu.
Sono tre episodi che avvengono contemporaneamente e hanno in comune lo stesso albergo dove si sistemano per la notte i personaggi delle tre vicende. Lontano da Yokohama vede come protagonisti due giovani giapponesi che adorano l’Occidente e che vanno a Memphis perché è la città di Elvis Presley. Un fantasma racconta di una giovane vedova che deve trasportare in aereo la salma del marito e incontra un pazzo che le dice di conoscere il fantasma di Elvis Presley per circuirla. In Perduti nello spazio tre rapinatori da strapazzo fuggono da un negozio di liquori dopo aver sparato al proprietario e passano la notte nell’albergo di cui sopra. Nel film appare Screemin’ J. Hawkins, grande cantante blues, poi si ode la voce di Tom Waits che fa il dj e tra gli interpreti c’è pure Joe Strummer, cantante del celebre gruppo rock dei Clash.
La donna che voleva morire (性輪廻 死にたい女, Segura Magura: Shinitai Onna) è un film del 1971 diretto dal regista giapponeseKōji Wakamatsu.
La vicenda si svolge in Giappone, poco dopo il suicidio di Yukio Mishima, avvenuto il 25 novembre 1970. In una innevata località turistica giungono due sposi in viaggio di nozze: il maturo Ikiro Yoko e la giovane moglie Ryoko. Dopo aver fatto l’amore, Ryoko dice al marito che vorrebbe morire; il marito risponde che potrebbero contrarre un vicendevole patto di suicidio (Shinjū). Nel frattempo, nella stessa località, un giovane turista confida a Natsu, la proprietaria dell’albergo, di volersi uccidere secondo il rituale dei samurai; la proprietaria gli mostra allora una lunga cicatrice, reliquato di un colpo di spada che le era stato inferto dieci anni prima da un uomo di cui era innamorata e col quale aveva stretto un patto di suicidio, il quale tuttavia, dopo averla colpita con una spada da samurai e averla ferita gravemente, aveva rinunciato a sua volta di uccidersi ed era fuggito
Un’astronave nettuniana tenta la conquista della Terra. Tutti i tentativi falliscono grazie all’intervento dell’Insuperabile, che si sposta a bordo di uno straordinario razzo.
Da sei anni il ventenne Massimo ha scelto il silenzio come rifiuto del mondo e dei suoi compromessi. Parla soltanto quando recita per comunicare con il prossimo attraverso il linguaggio dei classici. Il padre archeologo è furente, la madre poetessa lo capisce, il fratello scienziato lo ignora, la sua ragazza l’accetta com’è. Massimo vuole vivere nel presente: è il sogno della farfalla che compie il suo volo e il suo destino in un solo giorno. Scritto dallo psicanalista Massimo Fagioli, il film punta sulla rappresentazione dell’interiorità, dell’inconscio e dei suoi desideri. Nel suo rifiuto superbo delle mediazioni narrative, rimane spesso nel limbo delle intenzioni, ma affascina per il lirismo delle immagini e la magia dei luoghi, paesaggi dell’anima, esaltati dalla fotografia del greco Yorgos Arvanitis, operatore di Anghelopulos.
Danny Ciello, giovane detective della sezione narcotici, è convinto da due magistrati a collaborare a un’inchiesta sulla corruzione nella polizia di New York. Ispirato alla storia – vera – di Bob Lenci e al libro biografico di Robert Daley è uno dei migliori film USA del 1981. Oltre a essere un’inchiesta e una denuncia sulla corruzione nella polizia, è anche un esempio di superbo artigianato cinematografico, ricco di risonanze etiche e politiche. È il solo film in cui l’onesto Lumet sfodera un’energia alla Scorsese.
Un principe indiano vuole impadronirsi di un carico d’armi destinato agli inglesi. Servendosi di una bellissima donna rapisce il figlio del comandante al quale ingiunge, pena la vita del ragazzo, di svelare il percorso del convoglio. L’uomo non si lascia corrompere, ma il giovane sì. Due soldati, allora, entrano travestiti nella città nemica dove sono raccolte le armi e fanno esplodere il deposito.
La dolce vita di due universitari americani dopo la fine della 2ª guerra mondiale: divertimento, sesso, baldorie, scambi di confidenze e di compagne di letto. Arrivano ai quarant’anni svuotati e con l’amaro in bocca. Passato il clamore del piccolo scandalo per la spregiudicatezza, visiva e verbale, nel trattare il tema del sesso, che cosa rimane? Un film pretenzioso, artificioso e verboso, efficacemente recitato da una squadra di attori ben diretti dove – più che i 2 protagonisti J. Nicholson e C. Bergen, ormai nell’anticamera del divismo – sono apprezzabili Ann-Margret, A. Garfunkel e, in una particina, l’esordiente Carol Kane. Il copione è di Jules Feiffer che l’aveva scritto per il teatro; fu messo in scena soltanto nel 1990. Fotografia dell’italiano Giuseppe Rotunno, per la prima volta a Hollywood.
La sciamana è un film del 1996, diretto da Andrzej Żuławski e scritto dalla scrittrice Manuela Gretkowska. Il film, presentato e acclamato[1] al Festival di Venezia 1996, è stato pesantemente criticato in patria e divenuto oggetto di scandalo, a causa del contenuto ritenuto oltraggioso verso i valori cristiani[2], estremamente violento e pornografico. Il regista è stato accusato di avere manipolato a suo piacimento l’esordiente Iwona Petry e d’averla costretta a girare le scene più spinte contro la sua volontà.
Una ragazza misteriosa e senza nome, soprannominata l’Italiana, arriva a Varsavia per iscriversi al Politecnico. Michal, docente d’antropologia, le subaffitta un appartamento e fin dal loro primo incontro, quasi posseduti da qualcosa di sovrannaturale, iniziano una rovente relazione sessuale. Il giorno dopo l’incontro con l’Italiana, Michal e alcuni collaboratori rinvengono in un cantiere vicino a Varsavia il corpo mummificato di un uomo, risalente a più di tremila anni fa; dopo attenti studi, Michal si convince che la mummia sia riconducibile a uno sciamano d’un’antica tribù e decide di dedicarsi anima e corpo alla scoperta della cause della morte. Al passare dei giorni e delle settimane, la ricerca della verità si fa sempre più ossessiva e maniacale, trovando sfogo soltanto nel rapporto con l’Italiana, in una relazione fisica sempre più violenta ed eccessiva che sconvolge la mente di Michal, al punto da fargli rompere ogni rapporto con la moglie Anna e gli amici, e rivelerà la vera natura della ragazza.
Burden of Dreams è un documentario del 1982 diretto da Les Blank, uscito nelle sale per la prima volta il 22 settembre 1982 a New York. In formato making-of è stato girato durante la caotica produzione del film Fitzcarraldo di Werner Herzog nelle giungle del Perù.
Ken il guerriero (北斗の拳 Hokuto no Ken?) è un manga scritto da Buronson e disegnato da Tetsuo Hara. È stato serializzato in Giappone sulla rivista Weekly Shōnen Jump dalla casa editrice Shūeisha in 245 capitoli pubblicati dal 1983 al 1988 e poi raccolti in 27 volumi tankōbon.
Ambientata su una Terra post-apocalittica dopo una guerra nucleare, la storia è incentrata su un guerriero di nome Kenshiro, il successore di un’antica arte marziale assassina chiamata Sacra Scuola di Hokuto, che gli dà la capacità di uccidere i suoi avversari colpendo i loro punti vitali segreti e provocandone la morte per esplosione interna. Kenshiro dedica la sua vita alla lotta contro i vari predoni, le bande armate, e i signori della guerra che minacciano la vita degli indifesi e il suo percorso lo porta ad affrontare numerosi artisti marziali rivali.
Ken il guerriero è stato adattato in due serie televisive anime composte da un totale di 152 episodi, prodotte da Toei Animation e trasmesse su Fuji Television dal 1984 al 1988.
A grande richiesta, sia nei commenti che via email, vi ho caricato gli episodi da 133 a 152.
Made in Abyss (メイドインアビス Meido in Abisu?, lett. “Creato nell’Abisso”) è un manga scritto e disegnato da Akihito Tsukushi, pubblicato online sul sito Manga Life Win di Takeshobo dal 20 ottobre 2012. L’edizione italiana viene pubblicata da J-Pop dal 14 marzo 2018.
Un adattamento anime, prodotto da Kinema Citrus e comprendente due stagioni televisive e un lungometraggio, è stato trasmesso in Giappone dal 7 luglio 2017 al 28 settembre 2022. In Italia l’anime viene pubblicato da Dynit, sia in versione sottotitolata che doppiata.
Riko, una ragazzina di dodici anni, vive all’orfanotrofio Belchero nella città di Orth. La città si affaccia su un’enorme voragine nel terreno denominata Abisso, dal diametro di 1000 metri e dalla profondità sconosciuta. Questa voragine è una fonte di magici cimeli che vengono raccolti per essere rivenduti in superficie, ed è meta di viaggio per molti esploratori da ogni parte del mondo. Tuttavia, solo pochissimi esploratori esperti, chiamati fischietti bianchi, sono tornati in superficie dagli strati più bassi mentre tutti gli altri sono rimasti in profondità o sono deceduti per causa della maledizione.
Ogni strato di profondità presenta delle caratteristiche differenti a partire dalla vegetazione e dalla fauna che lo popola, per finire ai sintomi di risalita che si fanno più gravi man mano che ci si discende. Un giorno Riko, mentre è in giro nel primo strato dell’Abisso alla ricerca di cimeli viene attaccata da un mostro e Reg, uno strano bambino robotico, la salva scacciando il mostro con un cimelio. Riko, assieme ai suoi amici, elabora uno stratagemma per far adottare anche Reg dall’orfanotrofio Belchero.
Giorni dopo, Riko entra in possesso di un messaggio proveniente dalle profondità dell’Abisso con su scritto un richiamo a scendere nella voragine. Riko è convinta che quel messaggio sia stato spedito da sua madre, Lyza, una dei cinque fischietti bianchi, anche lei un’esploratrice ormai scomparsa da anni, e decide di partire. Anche Reg si decide a partire per aiutare Riko nel suo viaggio e per scoprire le sue vere origini. I due bambini partono di nascosto, aiutati dai loro amici e intraprendono un viaggio con la consapevolezza di non poter più tornare in superficie. Durante il viaggio capirà che l’abisso è tanto speciale quanto pericoloso, soprattutto per la maledizione e le creature che vivono nei vari strati.
Il film Dawn of the Deep Soul si colloca cronologicamente tra la prima e la seconda stagione
Mork & Mindy è una situation comedy con elementi fantascientifici prodotta negli Stati Uniti ed andata in onda in prima visione fra il 1978 ed il 1982 per il network tv ABC. I protagonisti della serie televisiva sono Mindy McConnell (Pam Dawber), graziosa ragazza della provincia statunitense che lavora in un negozio di strumenti musicali, e Mork (Robin Williams), un alieno umanoide arrivato sulla Terra dal pianeta Ork su un’astronave a forma di uovo. Mork aveva però precedentemente fatto un’altra apparizione in 2 episodi della quinta e sesta stagione di Happy Days(1978), di cui “Mork & Mindy” è in effetti uno spin-off, anche se in Italia quegli episodi sono andati in onda quando “Mork & Mindy” era già una serie di successo. La natura di Mork, singolare e imprevedibile, convince Mindy che l’alieno non potrebbe sopravvivere da solo nel nostro mondo: decide così di ospitarlo nella propria soffitta e cercare di introdurlo agli usi e ai costumi umani. Le situazioni e i risultati che derivano da questo tentativo sono esilaranti: il candore di Mork e la pazienza di Mindy mettono in una prospettiva nuova e inusitata i comportamenti e le idiosincrasie umane. Particolarmente significativi sono i rapporti con le altre figure occasionali della serie, fra cui anziani brontoloni, immigrati clandestini, uno stregone pazzoide di nome Exidor e vari altri. Lo stesso Mork, alla fine di ogni episodio, è solito invocare un contatto mentale con il leader della propria gente, Orson (di cui si sente solo la voce), e discutere con lui gli aspetti della vita sulla Terra esaminati nel corso della puntata.
Yasuko, Yoichi, Koichi e Bill sono quattro studenti delle scuole superiori che cercano di sfuggire, indulgendo nel sesso di gruppo, a uno schiacciante senso di alienazione che li allontana dal mondo intorno a loro, tutto per vedere se siano in grado di emanciparsi dalle corruzioni della società adulta. Dopo aver rivelato di aver avuto una relazione con la sua insegnante, Yasuko si sente come una prostituta, perché è come se avesse ridotto il sesso a una transazione economica piuttosto che a qualcosa che ha a che fare con il piacere. Inizia allora un’odissea che ha come obbiettivo l’esplorazione di sé.
Edogawa Rampo (all’anagrafe Hirai Taro, 1894-1965) è uno dei massimi punti di riferimento della letteratura moderna giapponese; fortemente influenzato dalla narrativa poliziesca anglosassone di Arthur Conan Doyle ed Edgar Allan Poe (a cui è ispirato il suo nome d’arte), ha progressivamente creato un proprio riconoscibilissimo stile narrativo in cui ai “topoi” propri della “detective story” si mescolano elementi come l’erotismo ed il bizzarro. L’interesse del cinema giapponese nei confronti degli scritti di Edogawa Rampo è sempre stato altissimo; nomi più o meno noti (Shin’ya Tsukamoto, Toshiyuki Mizutani, Tai Kato, Yasuzo Masumura)si sono confrontati con i suoi scritti, traendone riduzioni filmiche di diverso valore, a volte altissimo e personale, altre volte mediocre. L’idea di un film collettivo ispirato ai racconti brevi di Rampo non può non portare alla mente un’operazione analoga effettuata nel 1968, in cui tre dei registi più importanti del periodo (Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim) rivisitano attraverso la propria sensibilità altrettanti racconti di Edgar Allan Poe; ma se in quel caso i risultati erano stati alterni (ottimo l’episodio felliniano, tiepidini gli altri due), i quattro episodi che compongono questa pellicola funzionano a meraviglia, nonostante le differenze stilistiche che li caratterizzano o, forse, proprio grazie ad esse.
La metropoli giapponese secondo lo sguardo di tre registi stranieri: due francesi, Gondry e Carax, e un coreano, Bong Joon-Ho. In Interior Design una coppia di fidanzati decide di trasferirsi nella capitale ma incontra molte difficoltà a trovare un appartamento e un modo per esprimere le proprie ambizioni artistiche. Merde è il nome piuttosto eloquente di una creatura dalle sembianze umane e dal linguaggio grottesco che un giorno emerge dalle fogne seminando il panico generale fra gesti inconsulti e granate lanciate sulle folle. Shaking Tokyo racconta invece di un hikikomori, un sociofobico che da più di dieci anni vive confinato in casa propria, finché un giorno, proprio mentre ricambia per la prima volta uno sguardo alla ragazza che gli consegna la pizza, la terra comincia a tremare.
Il medico Nagai si dedica alla radiologia ancora agli albori. La moglie muore per il bombardamento atomico. Lui, colpito da leucemia, mentre si spegne lentamente, diviene l’animatore della rinascita del suo popolo.
Nel Giappone del Diciannovesimo Secolo, ancora dominato dagli Shogun, l’introduzione delle armi da fuoco rischia di minare irrimediabilmente l’etica di vita dei samurai. Uno di loro, addestrato da un maestro che ha lasciato la vita guerriera perche` stanco di uccidere, si trova a dover combattere contro un ex compagno di corso. Sara` l`ultimo combattimento. Yoji Yamada torna a Berlino dopo “Twilight Samurai” e continua il suo percorso di rivisitazione di una casta guerriera nella fase della sua progressiva dissoluzione. Non ha alcuna pretesa di sconcertare o scandalizzare. Vuole solo riflettere sulla fine di un mondo ricordando a tratti l`Olmi de “Il mestiere delle armi” ma volgendo sul versante comico la descrizione dell`introduzione delle armi da fuoco. Cio` che resta invece `serio` e` il discorso sul concetto di onore che non coincide con l`uso delle armi ma con una consapevolezza interiore che nessuno puo` togliere a un uomo che sappia restare integro. Anche senza katana.
Oriko, moglie infelice, ritrova lo scultore Noto, ex-amante della defunta madre. Una sera vede la cognata Yko tra le braccia di un muratore e sente risvegliarsi il desiderio. Quando ottiene il divorzio dal marito, Oriko decide di stare con Noto, ma il destino incombe.
Cresciuto sotto l’influenza costante del cinema di Shûji Terayama, Yoshihiko Matsui ha fatto ben poco rispetto alle sue potenzialità, praticamente quattro pellicole girate nell’arco di oltre trent’anni. La più celebre di queste è “Noisy Requiem”, un incredibile (oltre che estenuante) viaggio di due ore e mezza nei bassifondi di Osaka, città portuale tra le più importanti del Giappone. Matsui ci racconta la quotidianità degli ultimi emarginati di una società allo sbando, un requiem assordante che scivola via nel più fragoroso e accecante dei silenzi. Fin dalle prime immagini, si capisce che c’è qualcosa di malsano che agita questi personaggi: nella scena iniziale, un uomo estrae un martello dai pantaloni e comincia a colpire i piccioni a cui stava dando da mangiare. Ma non finisce qui, perché il regista giapponese segue con tutte le attenzioni del caso la giornata di altri individui alla deriva, tra nani, mutilati, vagabondi e un serial killer innamorato di un manichino (a cui cerca di dar vita donando gli organi che estrae da alcune donne che ammazza!). Il campionario di perversioni a cui assistiamo è davvero enorme e si manifesta attraverso la spasmodica ricerca di amore, di sesso o di un semplice contatto umano. Solitudine e disperazione all’ennesima potenza.
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