Nemrod è un fumetto a sfondo religioso, fantasy, esoterico creato da Andrea Aromatico e Fabio Celoni, pubblicato in Italia dalla Star Comics.
Latest Entries »
Regia di Otar Iosseliani. Un film con Katja Rupé, Alix De Montaigu, Françoise Michel, Mathieu Amalric, Pascal Aubier. Cast completo Titolo originale: Les favoris de la lune. Genere Commedia – Francia, 1984, durata 101 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
È, nella struttura di un puzzle, un ballo di ladri, un girotondo di destini in cui volteggiano i sentimenti e gli oggetti, rubati e rivenduti, che buone o cattive azioni fanno passare di mano in mano. E una folla di personaggi: mercanti d’armi, bionde ricche d’energia e di amanti, scassinatori romantici, battone dal cuore d’argento, anarchici della terza età, un barbone filosofo, un genio della meccanica, camerieri, manicure, bambini, poliziotte. E un ritratto di una dama dell’Ottocento che diventa a rasoiate sempre più piccolo. 1° film occidentale di un regista georgiano, anarchico sorridente che ha il genio di un’insopportabile leggerezza.
Fantaman (黄金バット Ōgon Batto?, lett. “Pipistrello dorato”), è un manga basato sull’omonimo personaggio del supereroe nipponico, introdotto nel romanzo Ōgon Batto di Takeo Nagamatsu nel 1930[1]. Le storie, scritte da Koji Kata ed illustrate da Daiji Kazumine, sono state pubblicate da Daitosha tra il 1964 e il 1965. Un’edizione italiana in due volumi di quasi quattrocento pagine ognuno è stata pubblicata da Star Comics nel 2006[2][3]. Dal manga è stata tratta una serie animata, prodotta dalla TCJ del 1967 ed arrivata in Italia nel 1981.
Il celebre archeologo Dottor Corallo conduce una spedizione di ricerca che giunge fino a toccar l’Antartide; errore questo che si rivelerà per lui fatale, in quanto tutto ad un tratto emerge dal mare una strana creatura robotica che affonda in breve tempo la nave su cui viaggiava. Di tutto l’equipaggio l’unica a sopravvivere sarà la giovane figlia del professore, Maria (che nell’originale giapponese è presentata come di nazionalità italiana), la quale verrà soccorsa e portata in salvo dal Dottor Steele (membro di rilievo della comunità scientifica internazionale), che transitava proprio in quel momento nella zona per collaudare una delle sue ultime invenzioni, l’ipermacchina, una sorta di disco volante.
A bordo del mezzo del dottor Steele sono presenti anche gli altri due protagonisti della serie: il figlio adolescente di Steele, Terry (un ragazzino avventuroso), e lo sbadato ed incapace assistente Gaby (grassoccio e costantemente affamato e pauroso, a volte lo si vede praticare il sollevamento pesi), che dà un tocco comico alla vicenda. Ma anche loro saranno di lì a breve attaccati: nella zona è infatti celata una delle basi segrete del perfido Dottor Zero, un geniale scienziato pazzo ossessionato dal desiderio di conquistar il mondo intero e sottometterlo alla sua volontà. Nell’adattamento italiano suo grido di battaglia è: “IL MONDO È MIO!!!“
Un film di Byambasuren Davaa. Con Babbayar Batchuluun, Nansal Batchuluun, Buyandulam Daramdadi, Batchuluun Urjindorj Titolo originale Due Hohle des gelben Hundes. Drammatico, durata 93 min. – Germania 2005.
Dopo il grande successo ottenuto con “La storia del cammello che piange”, Byambasuren Davaa torna alla regia di un’altra vicenda toccante, raccontata con taglio documentaristico. Nansa è la figlia maggiore di una famiglia nomade della Mongolia. Un giorno trova un cagnolino e decide di tenerlo, contro il volere del padre. Quando giunge il momento di trasferirsi, l’animale diventa un impaccio, e il padre vorrebbe che Nansa se ne liberasse. Ma il cane riuscirà a conquistarsi l’affetto di tutti, con un vero atto di eroismo.
Tex Willer è un Ranger del Texas non inquadrato formalmente. Come tale si qualifica frequentemente, esibendo, se occorre, la stella simbolo del corpo, ma la sua attività di rappresentante della legge non è a tempo pieno: svolge delle missioni, sia su richiesta del Comando, che spontaneamente. Tex è anche il capo supremo di tutte le tribù Navajos, con il nome di Aquila della Notte. Inoltre assume su di sé anche l’incarico governativo di agente indiano della stessa nazione pellerossa.
Nelle sue avventure è di solito accompagnato dai suoi tre pards[1]: Kit Carson (probabilmente ispirato all’omonimo personaggio del Far West, ma non alla sua biografia, i cui episodi non sono mai citati nel fumetto), anch’esso ranger; Kit Willer, figlio di Tex e di Lilyth, una squaw navajo; Tiger Jack, guerriero navajo e fratello di sangue dell’eroe.
Insieme percorrono le praterie a protezione degli onesti cittadini, qualsiasi sia il colore della loro pelle, contro gli assalti dei fuorilegge, che li considerano puro veleno, dei veri satanassi e dei tizzoni d’inferno con la morte che li accompagna.
Classico esempio di eroe positivo senza macchia e senza paura, pur di far trionfare la giustizia è disposto anche a violare la legge, cosa molto frequente, specie nei racconti del cosiddetto periodo d’oro (all’incirca fino al n. 200 della serie regolare). Anche i suoi rapporti con i tutori dell’ordine (es: sceriffi) e le autorità costituite sono tutt’altro che idilliaci. Tex ha dalla sua una caratteristica precipua: nervi d’acciaio che gli consentono in ogni circostanza e in ogni pericolo di valutare la situazione e trovare una via di uscita. Questa particolare capacità gli permette di mettere in inferiorità psicologica l’avversario di turno, tanto da indurlo a sbagliare mira o, a volte, ad abbandonare la partita. Memorabile la roulette russa da lui ingaggiata in un saloon con il cattivo di turno Oswald Brenton.
Un film di Edgard George Ulmer. Con Tom Neal, Ann Savage, Claudia Drake Drammatico, durata 69 min. – USA 1945. MYMONETRO Detour – Deviazione per l’inferno valutazione media: 3,79 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Al Roberts (Tom Neal), pianista in un night di New York, cerca di raggiungere in autostop la sua ragazza, Sue (Claudia Drake), a Los Angeles. Viene raccolto da Haskell (Edmund MacDonald), un uomo pieno di soldi, che gli racconta che l’autostoppista precedente, una ragazza, gli ha graffiato la faccia dopo aver tentato un’avance. Dopo aver sostituito alla guida Haskell in crisi di sonno, Al, quando tenta di svegliarlo, si accorge che l’uomo è morto.Dopo aver nascosto il cadavere, Al incontra una ragazza, Vera (Ann Savage), in un motel, senza sapere che il giorno prima, lo stesso conducente aveva dato un passaggio anche a lei. La giovane, al contrario, conosce la storia e tenta di ricattarlo, ma muore anche lei accidentalmente, mentre Al continuerà a fuggire… Agghiacciante film dalle atmosfere kafkiane, narrato in flash-back dalla voce fuori campo del protagonista, uno dei capolavori assoluti del B-movie, “allucinato apologo sull’assurdo e sul caso”. Film oggetto di studio e di culto da parte dei più grandi cineasti, tra i quali Martin Scorsese, girato in 6 giorni e in due soli ambienti, Detour è considerato il capolavoro di Edgar G. Ulmer, già assistente di Friedrich Murnau, che, ispirandosi all’espressionismo tedesco, realizza una lenta, inesorabile, discesa all’inferno, con un film a metà strada tra il noir europeo e il poliziesco americano, perdipiù utilizzando attori sconosciuti. Da incorniciare la sequenza finale filmata in un unico piano sequenza di 5 minuti.
Samurai I-II-III – Trilogia del Samurai – Criterion Collection – bdrip 1080p h264/265 jap subita/eng
Miyamoto Musashi (宮本武蔵) è un film del 1954 diretto da Hiroshi Inagaki.
È il primo capitolo della Trilogia del Samurai di Inagaki, tratta dal romanzo Musashi di Eiji Yoshikawa sulla vita e le gesta di Musashi Miyamoto, celebre samurai autore de Il libro dei cinque anelli.
I film dai quali essa è composta sono:
- Miyamoto Musashi (1954)
- Zoku Miyamoto Musashi – Ichijōji no kettō (1955)
- Miyamoto Musashi kanketsuhen – Kettō Ganryūjima (1956)
In seguito alla Battaglia di Sekigahara, Takezo e il suo amico e compagno d’armi Matahachi si ritrovano feriti e in fuga, essendosi arruolati nella fazione perdente. I due trovano rifugio presso la vedova Oko e sua figlia Akemi, le quali vivono depredando soldati caduti in battaglia. Ben presto si fanno vivi dei banditi per chiedere la consegna del bottino alle donne, ma interviene Takezo che li mette in fuga. Entrambe le donne, impressionate dal coraggio dell’uomo, tentano di sedurlo.
Il secondo e terzo capitolo della saga hanno i subita tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Wonder Woman è una serie televisiva statunitense, basata sulle avventure del personaggio dei fumetti DC Comics Wonder Woman, creato da William Moulton Marston e qui interpretato da Lynda Carter.
La serie è in realtà costituita da due serie distinte. La prima, Wonder Woman, si basa sui fumetti della Golden Age, è ambientata durante la seconda guerra mondiale, è stata prodotta dalla ABC e trasmessa tra il 1975 e il 1977, costituendo la prima stagione. La seconda The New Adventures of Wonder Woman, è ambientata negli anni 70 del XX secolo, all’epoca della trasmissione, prodotta dalla CBS e trasmessa tra il 1977 e il 1979, costituendo la seconda e la terza stagione.
Washington, 1942. Il maggiore dell’aeronautica militare degli Stati Uniti Steve Trevor precipita con il proprio aereo sull’Isola del Paradiso, un’isola nascosta che si trova nel Triangolo delle Bermude, dove viene soccorso dalle amazzoni. Diana, nonostante il parere contrario della madre, la Regina Hippolyta, lo trasporta con il suo aereo invisibile in un ospedale degli Stati Uniti, dove viene curato.
Diana decide di rimanergli accanto e aiutarlo nella sua lotta contro i nazisti sotto i panni della nostra eroina Wonder Woman, che alterna alla sua identità segreta di Diana Prince.
Durante la sua permanenza dovrà affrontare numerosi attacchi da parte dei tedeschi, che tentano continuamente di infiltrarsi come spie per sottrarre importanti informazioni agli avversari, così da poter vincere la guerra.
Wonder Woman ha una forza sovrumana di poco inferiore a quella di Superman: ciò emerge dall’ultima guida scritta da Scott Beatty e pubblicata dalla DC sulla principessa amazzone, ma sebbene guarisca dalle ferite molto velocemente, non è del tutto invulnerabile. Può, inoltre, volare e correre a una velocità supersonica (in particolari condizioni può superare la velocità della luce). Ha una buona resistenza agli incantesimi, è immune al controllo mentale ed è capace di espellere i veleni dal suo corpo, inoltre ha dei sensi sovrumani, che le permettono ad esempio di sentire le fonti di magia e di afferrare al volo una freccia a mezz’aria o di intercettare i proiettili, è capace di comunicare con gli animali oltre che di interagire con gli stessi se sono di piccola taglia. Atena le ha donato una grande saggezza e intelligenza, perciò parla molte lingue terrestri. Nelle vecchie storie, se i suoi bracciali venivano legati da un uomo, perdeva tutti i suoi poteri.
Un film di Walter Hill. Con Jami Gertz, Ralph Macchio, Joe Seneca Titolo originale Crossroads. Commedia, durata 96 min. – USA 1986. MYMONETRO Mississippi Adventure valutazione media: 2,83 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Genio della chitarra con il blues nel sangue, il giovane Eugene Martone (nome da bluesman, Talent Boy) vuole a tutti i costi ritrovare l’unica canzone andata perduta del grande chitarrista Robert Johnson. Venuto a conoscenza che nell’ospizio locale, ad Harlem, abita l’ormai ottantenne Willie Brown, l’ultimo ad aver suonato con Robert ancora in vita, si fa assumere come inserviente pur di carpire, dal testardo musicista di colore, il segreto di quelle note. Per i due ha inizio un viaggio che li condurrà da New York a Memphis, e poi sempre più a sud, nello stato del Mississippi, verso quel crocicchio dove, negli anni Trenta, più di un uomo imparò l’essenza del blues dal diavolo in persona.
Walter Hill elabora un ritratto dei luoghi e delle leggende attorno ai quali crebbe l’affascinante mito di Robert Johnson, bluesman morto misteriosamente nel 1938 a Greenwood nel Mississippi, e di Willie Brown, che lo accompagnò negli ultimi anni. La musica, costante e avvolgente, è curata da Ry Cooder, che aveva già firmato con i suoi accordi di chitarra molte immagini dei Guerrieri della palude silenziosa, film diretto da Walter Hill nel 1981.
La pellicola è il racconto di un viaggio verso sud, ma anche la narrazione del percorso interiore che coinvolge progressivamente i due protagonisti: da una parte il giovane Talent Boy, ostinato e ambizioso, a cui manca però ancora “il chilometraggio”, cioè l’esperienza del musicista on the road e la conoscenza diretta del blues e dei suoi luoghi. Dall’altra, un vecchio che deve fare i conti con la sua vita e con quelle decisioni che un giorno, in piedi fermo a un crocicchio, stabilirono il suo destino.
Pur appoggiandosi su alcune curate ed efficaci scelte di stile, il film si eleva soprattutto grazie ai contenuti della storia che racconta, basati sulle vicende e sulle suggestioni (Legba è effettivamente il nome del demone degli incroci) della tradizione americana sudista. E una volta accettati i toni poco drammatici della commedia avventurosa, si possono scorgere e percepire quelle che sono le radici del blues.
Regia di George A. Romero. Un film con David Emge, Ken Foree, Scott H. Reiniger, Gaylen Ross, Tom Savini, George A. Romero. Genere Cofanetto 1978, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 18
Una misteriosa epidemia che resuscita i morti trasformandoli in mostri affamati di carne umana dilaga negli Stati Uniti senza che militari e scienziati possano opporvi rimedio. Francine, una ragazza incinta che lavora presso un’emittente televisiva di Philadelphia, insieme all’amico Stephen e ai poliziotti Peter e Roger, tenta di mettersi in salvo raggiungendo in elicottero un grande centro commerciale che potrebbe offrire sicuro rifugio e abbondante scorta di viveri ed armi. Dopo aver eliminato gli zombi che si trovano all’interno (i mostri muoiono se colpiti al cervello) Francine, Stephen e Roger (Peter è stato ucciso dopo che il morso di uno zombi lo ha irrimediabilmente contaminato), devono fronteggiare l’improvvisa irruzione di un banda di teppisti motorizzati che vogliono saccheggiare le provviste di cibo.Durante il concitato scontro, gli ingressi del supermercato restano incustoditi e ciò permette ai morti viventi di riversarsi a frotte nei magazzini. Stephen cade vittima degli invasori, ma Francine e Peter riescono avventurosamente a raggiungere l’elicottero e prendono il volo verso un incerto destino.
La critica ha privilegiato come chiave di lettura del film quella della metafora del consumismo imperante (autodistruttivo e, insieme, autorigenerantesi) nel mondo contemporaneo, trovando un evidente riscontro nell’ambientazione del quasi avveniristico “shopping mall” nel quale vivi e morti viventi convergono e famelicamente si combattono e si contendono la sopravvivenza. Nelle intenzioni del regista c’è comunque anche l’accento posto sul problema razziale (la famiglia di portoricani che rifiuta di consegnare alla polizia i suoi morti) e sulla violenza istituzionalizzata, cinica, drastica e impietosa nell’uso delle armi contro i nemici della società. L’impianto orrorifico – scandito dai sanguinolenti effetti speciali di Tom Savini, solo in parte mitigati da qualche slittamento verso l’autoironia o il surreale -, e la cornice apocalittica da fine del mondo sono però gli elementi che più si impongono nella memoria dello spettatore, complice anche lo sviluppo stesso della storia che, rinunciando a qualsiasi premessa esplicativa (il film si riallaccia idealmente ma non necessariamente alla Notte dei morti viventi realizzato da Romero 10 anni prima), è tutto compresso nel racconto di una battaglia da incubo.Dario Argento, oltre ad esserne il produttore, è anche coautore della colonna sonora.
Un film di Massimo Dallamano. Con Mario Adorf, Franco Fabrizi, Marina Berti, Corrado Gaipa, Claudio Cassinelli. Poliziesco, durata 90′ min. – Italia 1974. MYMONETRO La polizia chiede aiuto valutazione media: 2,31 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Indagando sull’impiccagione di una ragazzina, la polizia arriva a una organizzazione di giovanissime squillo con molti clienti d’alto rango. Gli italiani non brillano nel poliziesco, ma è grave, come in questo caso, quando per parlare di violenza si fa violenza, per criticare gli orrori si mostrano orrori senza il filtro di un linguaggio, di uno stile, dunque di un’etica.
Un film di Enzo Girolami Castellari. Con Fabio Testi, Marcella Michelangeli, Vincent Gardenia, Glauco Onorato, Renzo Palmer. Poliziesco, durata 91 min. – Italia 1976. MYMONETRO Il grande racket valutazione media: 2,42 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una banda molto agguerrita, comandata da un gangster di origine francese, ha steso una rete fittissima di ricatti e intimidazioni sui commercianti e i gestori di locali notturni romani. Dopo aver tentato di combatterla con le vie legali, un commissario guida un manipolo di disperati in una imboscata ai pezzi grossi della gang. Massacrogenerale.
Regia di Mario Bava. Un film con Riccardo Cucciolla, Lea Lander, Maurice Poli, Don Backy, George Eastman (II), Erika Dario. Cast completo Genere Hard boiled – Italia, 1974, durata 96 minuti. – MYmonetro 2,95 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari
Tre feroci banditi in fuga dopo una rapina fallita sequestrano una Fiat 1100 su cui viaggiano un uomo e una bionda e si avviano sull’autostrada. Nel finale, l’uomo dell’auto si rivela al telefono il peggiore di tutti. Finite le riprese, il produttore fallì e il film non fu mai distribuito in Italia. In un’intervista sul bimestrale genovese FILM , Don Backy dichiarò di avere in casa solo un VHS uscito in Germania nel 1995. Quentin Tarantino lo vide in USA e tanto gli piacque da intitolare in suo onore il suo 1° film Reservoir Dogs . Il cantante aggiunse che l’erotismo perverso, Leitmotiv del film (violento nella scena della donna inseguita in un campo di granturco), è dovuto, secondo lui, alla sfera sessuale un po’ contorta di Bava: “È una storia cattiva, senza ironia – aggiunge – in sintonia con la società che stava cambiando… Alla fine non si salva nessuno”.
Un film di German Kral. Con Pío Leyva, Barbaro Marín, Mario ‘Mayito’ Rivera, Pedro ‘El Nene’ Lugo Martínez, Telmary Díaz Titolo originale Música cubana. Documentario, durata 90 min. – Cuba, Germania, Giappone 2004
Barbaro, tassista dell’Avana appassionato di musica, carica sul suo taxi il cantautore Pío Leyva, star del leggendario Buena Vista Social Club. L’entusiasmo per l’incontro casuale con uno dei suoi miti insinua in lui un’idea un po’ folle, da autentico sognatore: formare una band, guidata da Leyva, che riunisca il meglio della nuova musica cubana, per una fusione perfetta tra modernità e tradizione. Quando il cantautore, ormai anziano ma con l’energia di un ragazzino, accetta di dirigere il progetto di questo improvvisato impresario musicale, inizia un viaggio affascinante e travolgente nelle sonorità di un’isola lanciata verso il futuro, ma pienamente consapevole del proprio importante passato.
Prodotto da Wim Wenders, che nel 1999 aveva diretto un ottimo documentario sulla straordinaria avventura del Buena Vista Social Club, Musica cubana aggiunge un nuovo tassello alla ricostruzione europea di un fenomeno che ha valicato i confini caraibici per travolgere il mondo intero con i suoi ritmi trascinanti. Ma, dietro l’allegria e la vitalità così tipicamente cubane, c’è una sofisticata ricerca sonora che affonda le proprie radici in un passato difficile, permeato dalla sofferenza. Ben lo spiegano i giovani musicisti che il regista German Kral intervista, seguendo le prove per la tournée mondiale sognata da Barbaro. Chi tra loro ha origini africane è consapevole dei dolori patiti dagli schiavi neri. «Noi siamo gli eredi di questa storia – afferma uno dei musicisti – e conserviamo dentro di noi il senso di questa sofferenza. Ma con i tamburi trasformiamo la tristezza in allegria. Dove c’è un nero con un tamburo c’è una festa».
La musica cubana deriva proprio dalla tradizione dei tamburi importata dagli schiavi condotti dall’Africa. Naturale, allora, che questo popolo abbia il ritmo nel sangue e che la voglia di ballare superi lo scoramento per le carenze materiali. L’allestimento di questo visionario progetto musicale diventa, così, la celebrazione di una grande festa di strada, dove la musica sbuca dagli angoli più remoti e inaspettati di questa Avana piena di contraddizioni. «Cuba – racconta una musicista – è un’isola fatta di rumori, dove l’acqua spesso manca, la gente tiene la tv ad alto volume, i bambini per strada vogliono partecipare. Cuba è un’isola fatta di cose negative e positive, tante contraddizioni, e io sono parte di tutto questo». Un tutto che significa anche povertà. Così, il viaggio del regista sulle tracce di Pío Leyva and The Sons of Cuba diventa anche un viaggio alla scoperta degli affollati “barrios” da cui molti di questi giovani musicisti provengono, con le loro baracche e la voglia di affrontare le avversità con il sorriso sulle labbra e un tamburo in mano.
Tra le tappe compiute nel documentario c’è anche quella che conduce il regista alla Scuola Nazionale delle Arti dell’Avana, dove i talenti del domani coltivano la passione e lo studio della musica tradizionale, perché nessuno di questi giovani lanciati verso il futuro e portati all’innovazione intende negare le proprie radici. Così, dall’incontro tra il jazz, il reggae, l’hip hop, la dance latino-americana e le sonorità africane nasce una musica nuova che ha l’intensità e l’energia trascinante di una fusione perfetta, proprio come quella che è all’origine del popolo cubano. E se si pensa che le sonorità raffinate della celebre “Chan Chan”, targata Buena Vista Social Club, non abbiano nulla in comune con il rap, basta ascoltare la versione eseguita dai Sons of Cuba a Tokio per comprendere quanto quest’idea sia sbagliata. E, mentre il Giappone si lascia contagiare dall’entusiasmo esportato dal vento caraibico, il regista rende il giusto omaggio a un cantautore, Pío Leyva, che sarebbe scomparso due anni dopo e che, dopo una carriera straordinaria, ammetteva di sentirsi un bambino, «perché ho tutto quello che da piccolo non ho potuto avere».
Un film di Nathan Juran. Con Craig Stevens, Alix Talton, William Hopper, Donald Randolph, Pat Conway. Titolo originale The Deadly Mantis. Fantascienza, b/n durata 78′ min. – USA 1957. MYMONETRO La mantide omicida valutazione media: 2,67 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo segnalazioni allarmanti, paleologo scopre in regione artica una gigantesca mantide che rapidamente arriva a New York e si nasconde in un tunnel. Quando in un modesto film di fantascienza c’è almeno una sequenza che prende allo stomaco, chiudi un occhio. Buoni effetti speciali.
Un film di Ralph Bakshi. Con Christopher Guard, William Squire, Michael Scholes, John Hurt, Simon Chandler. Titolo originale The Lord of the Rings. Animazione, Ratings: Kids, durata 133 min. – Gran Bretagna 1978. MYMONETRO Il signore degli anelli valutazione media: 3,01 su 23 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ambiziosa versione in animazione della saga (1954-55) di John Ronald Reuel Tolkien. Giovane hobbit della Terra di Mezzo deve gettare nel fuoco della montagna l’anello malefico del Signore delle Tenebre. Mille difficoltà lo attendono. Animazione per adulti? L’azione abbraccia la prima metà dei 3 libri e termina bruscamente; passata la prima ora diventa anche confusa, il che per un disegno animato è il colmo. Anche la tecnica impiegata, ricalcata in parte su quella del cinema dal vivo, lascia perplessi. Belle musiche di Leonard Rosenmann.
Un film di Frank Borzage. Con George P. Breakston, Jimmy Butler, Jackie Searl, Frankie Darro, Donald Haines. Titolo originale No Greater Glory. Drammatico, b/n durata 78′ min. – USA 1934. MYMONETRO I ragazzi della via Paal [1] valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dal romanzo (1907) di Ferenc Molnár: storia dolceamara di due gruppi di ragazzi che nella Budapest del primo Novecento si contendono uno spazio libero per i giochi. Uno dei ragazzi, l’unico a non avere i gradi, muore durante una “battaglia”. I “soldati” dei due eserciti rivali seguono piangendo la madre che trasporta il piccolo cadavere. Sceneggiato da Jo Swerling e messo in immagini con l’abituale finezza psicologica da Borzage che smorza, ma non soffoca, la vena antimilitarista di Molnár e ne accentua anche troppo quella romantica.
Un film di Vittorio De Sica. Con Vittorio De Sica, Pina Renzi, Carla Del Poggio, Arturo Bragaglia, Vera Bergman. Commedia, Ratings: Kids+13, b/n durata 76′ min. – Italia 1941. MYMONETRO Maddalena: zero in condotta valutazione media: 3,13 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Studentessa “mascalzona” di una scuola femminile intercetta una lettera d’amore scritta a un personaggio immaginario dalla sua romantica insegnante di corrispondenza commerciale, e la fa arrivare al suo omonimo che vive a Vienna. Equivoci a catena e fiori d’arancio. Tratto da una commedia dell’ungherese Laszlo Kadar di cui conserva l’impianto teatrale, è il 2° film di De Sica regista, che vi interpreta da istrione una triplice parte (Carlo Hartman figlio, padre, nonno) e il 1° della vispa Del Poggio. Irrealista sino all’astrazione, ma con una carica critica verso la rigidità del sistema scolastico.
Regia di Paolo Sorrentino. Un film Da vedere 2004 con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Gianna Paola Scaffidi, Raffaele Pisu. Cast completo Genere Drammatico – Italia, 2004, durata 100 minuti. – MYmonetro 3,89 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Titta Di Girolamo ha cinquant’anni, vive da otto anni in un albergo di una cittadina del Canton Ticino lontano dalla famiglia, apparentemente facoltoso ma senza alcuna esibizione di ricchezza. È un uomo che nasconde un segreto che emergerà a poco a poco anche grazie al progressivo innamoramento per la ragazza del bar dell’hotel. Il secondo film di Sorrentino merita tutte le attenuanti che vanno concesse all’opera seconda ma non convince. Se in L’uomo in più scorreva la vita, anche se quella circoscritta dell’ambiente calcistico, qui ci troviamo di fronte a un film così ‘recitato’ da suonare falso. Con i pensieri e le battute costruiti a tavolino che, a volte, nenanche un grande attore come Servillo riesce a sostenere. La raffinatezza stilistica sul piano visivo viene così a contatto con personaggi come (ad esempio) i due ex proprietari dell’albergo ridotti a vivere in una stanza dello stesso. Sembrano leggere, non ‘dire’ le battute. A questo si aggiunga una descrizione stereotipa dei mafiosi come non la si vedeva da tempo al cinema. All’estero (festival di Cannes) piace. Forse perchè aderisce allo slogan “spaghetti, pizza, mafia”?