Durante un viaggio in Spagna Lisa, una turista americana, incontra in uno strano negozio di oggettistica il Diavolo sotto le spoglie di un maggiordomo. Incantato per l’incredibile somiglianza di Lisa con una nobildonna morta decenni prima, riesce ad attirarla nel palazzo dove, apparentemente, presta servizio. Qui Leandro (il Diavolo-maggiordomo), manovrando bizzarri manichini, si diverte a tormentare i vecchi abitanti facendo loro rivivere i momenti della morte.
Uno dei film più belli e poetici di Bertrand Tavernier. Presentato a Cannes e ingiustamente lasciato senza premi, descrive il rapporto tra padre e figlia. Lui è anziano e molto malato, lei è tornata a trovarlo preoccupata. La moglie assiste triste e malinconica al loro rapporto sereno, dopo anni di incomprensioni. Nella versione originale Bogarde parla inglese mentre la Birkin sia inglese che francese; in quella italiana si è supplito lasciando solo l’inglese con i sottotitoli in italiano.
Lo sceneggiato racconta di un trapianto di cervello su un giovane pilota automobilistico infortunato e delle implicazioni etiche. La storia è ambientata in Francia, a Créteil, in un futuro imprecisato.Sobrio negli effetti scenici e nelle trovate fantascientifiche, lo sceneggiato mostra un mondo futuribile non molto diverso da quello dell’epoca della produzione se non per la locazione avveniristica (scorci di un quartiere residenziale torinese e di uno parigino) e alcune novità tecnologiche puramente marginali (come un videotelefono ma provvisto di disco combinatore, computer con schede perforate e stampanti ad aghi, auto Citroën dalla linea comunque avveniristica nonché le fotocamere che continuano l’uso della pellicola), ma con la sorprendente possibilità di visualizzare i pensieri mediante cui la polizia riesce a individuare l’autore di uno dei delitti.
La pena capitale è fondamentale per la trama e da qui l’ambientazione francese, sebbene l’ultima esecuzione avverrà solo due anni più tardi per essere totalmente abolita nel 1981. La ghigliottina, pur se rimodernata, mantiene la struttura tipica e include la tradizione dell’ultima sigaretta. In alternativa al cognac assunto a digiuno si inietta un farmaco per inibire le volontà. L’elemento saliente dell’opera è il dibattito sul progresso raggiunto dalla medicina, che interviene radicalmente su un essere umano, e il pericolo della diffusione di droghe sempre più subdole, qui sotto forma di una comune sigaretta, il cui fruitore diviene dipendente sia dello stupefacente sia dello spacciatore. I media tendevano allora ad eleggere la cosiddetta “sigaretta drogata” come unico mezzo di assunzione, celando la più brutale siringa.
Aizawa, leader di un gruppo estremista di studenti, si trova in carcere. Durante la sua assenza, la leadership del gruppo viene presa dalla fidanzata di Aizawa, Masami, che usa il sesso come mezzo per sottomettere il resto del gruppo. In seguito al suicidio in carcere di Aizawa, Masami inizia a perdere la fiducia degli altri membri.
Non ricordo se i subita li ho tradotti con google o trovati in rete.
Un film di Orson Welles. Con Jeanne Moreau, Roger Coggio, Orson Welles Titolo originale Une histoire immortelle. Drammatico, b/n durata 58′ min. – Francia 1968. MYMONETRO Storia immortale valutazione media: 3,45 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A Macao il vecchio mercante Clay decide di dar corpo a una antica leggenda cara ai marinai, quella di un marinaio affittato da un ricco signore per venti ghinee per passare una notte con la sua giovane moglie e dargli un erede. Dal racconto di Karen Blixen (nel volume Capricci del destino, 1956) un piccolo, finissimo film (girato in Spagna nel 1966 per la TV francese) che ha l’incanto di una favola romantica raccontata a bassa voce in una sera d’inverno. 1° film a colori di Welles che ne fa una parabola sul cinema e sulle sue menzogne, sugli ambigui rapporti tra arte e realtà, sulla vanità di ogni azione umana. Vi si trovano tristezza cupa, sottigliezza intellettuale e una grande pietà.
La vita di un uomo cambia radicalmente dopo il suicidio della fidanzata. Lo shock per la morte dell’amata gli fa desiderare ossessivamente di possedere un’arma, della stessa tipologia con cui la donna si è tolta la vita. Vagando per la città, l’uomo viene aggredito e picchiato brutalmente da una violenta banda di punk. Spinto dal desiderio di vendetta, si ritrova con una pistola tra le mani.
La storia vera dell’impegno civile di Rob Bilott, avvocato di Cincinnati che da paladino dell’industria della chimica si scopre loro accusatore in una crociata ventennale. Alla fine degli anni novanta Rob è appena diventato socio nel suo studio legale, e si gode una tranquilla vita familiare con la moglie Sarah e un figlio appena nato. Ma una visita in ufficio da parte di Wilbur Tennant, un contadino della Virginia conoscente di sua nonna, gli cambia la vita per sempre: gli animali della fattoria si comportano in modo strano, e Tennant è convinto sia colpa dell’acqua del lago a cui si abbeverano. La stessa in cui il colosso della chimica Dupont sta scaricando rifiuti tossici da decenni.
In seguito al divorzio dal marito, Yoshimi si trasferisce con la figlioletta Ikuko in uno scalcinato palazzo di periferia. Strani rumori provenienti dall’appartamento superiore disabitato, uno zainetto che continua a comparire nei luoghi più inusuali, una macchia d’umido che trasuda innaturalmente dal soffitto: tutto apparirà legato alla scomparsa di una bambina, avvenuta tempo prima in circostanze misteriose. Dark Water rappresenta la consacrazione di Hideo Nakata all’horror: dimostrando capacità evolutiva e coerenza stilistica, il regista conferma reali doti di story-telling e gestione della tensione. La plumbea cortina degli esterni e la implacabile cappa di condensa degli interni delineano un’ atmosfera fitta, generando un contesto fertile per lo sviluppo di una ghost-story doc, che sfrutta appieno il fascino spettrale degli immobili nipponici. Il risultato è un horror d’ambiente attento alle caratterizzazioni, dove la coralità compositiva si mescola all’ intuizione registica, in un fluire continuo verso territori inquieti. Un’opera diretta, pullulante di simboli e temi assurti a veri e propri leit-motiv dell’horror orientale, che trova nella semplicità, senza troppi sbalzi di volume, la propria validità espressiva.
Lisbona, 1924: l’abile truffatore Artur Virgilio Alves Reis si convince del fatto che tentare di stampare banconote false sia troppo pericoloso, ed elabora allora un piano per falsificare una serie di documenti ufficiali della Banca del Portogallo, che gli consentano di ottenere la regolare produzione di un ingente quantitativo di banconote, in tutto e per tutto identiche a quelle vere, dalla stessa società londinese incaricata di stampare moneta per il governo Portoghese.
Bubblegum Crisis (バブルガムクライシスBaburugamu Kuraishisu?) è un anime di genere cyberpunk ambientato in una futura Tokyo ribattezzata “Megatokyo”. Grazie al successo ottenuto dal primo OAV di 46 minuti, “Bubblegum Crisis” ha generato una serie di sequel e spin-off.
L’anime, insolitamente nasce da un soggetto originale, pertanto non esiste un manga legato a “Bubblegum Crisis”. Per sopperire a tale mancanza negliStati Uniti la Dark Horse Comics ha prodotto il fumetto “Bubblegum Crisis: Grand Mall”, normalmente non accettato dai fan come facente parte dell’universo di “Bubblegum Crisis”.
Mega Tokyo 2032: per contrastare la mega-corporazione Genom ed i suoi cyborg detti “boomer”, che spesso vanno fuori controllo, viene costituito un nuovo gruppo di difesa fuorilegge che combatte il crimine sotto il nome in codice Knight Sabers. Le componenti di questo team sono quattro spietate e sensuali ragazze: Priss, Linna, Sylia e Nene, tutte armate ed equipaggiate con “Hardsuit”, potenti armature potenziate. Ovviamente le vicende sentimentali delle quattro ragazze si intrecceranno spesso nel loro “lavoro”, spesso ostacolato anche dalla polizia.
John Harrington (Stephen Forsyth) uccide con una mannaia una coppia in treno in viaggio di nozze. Harrington è consapevole di essere pazzo, ma sa anche che nessuno se ne è accorto: non la moglie Mildred (Laura Betti), né gli impiegati della sua casa di mode. John è lucido e continuerà a uccidere fin quando non scoprirà la verità. L’ambientazione in una casa di mode ricorda il famoso thriller di Bava, Sei donne per l’assassino, precursore del giallo all’italiana, ma qui l’impostazione è più delirante e horror, con uno psicopatico semilucido, un’ossessione allucinante e assurda, una seduta spiritica, un’apparizione spettrale e altre piacevolezze del genere. Lo stile inconfondibile di Mario Bava tiene a bada tutto questo e lo trasforma in uno spettacolo imperdibile.Disseminato di ricercatezze e finezze visive, il film è solo in parte appesantito da una trama che, pur con momenti di originalità, è sostanzialmente prevedibile, finale compreso. Alcune sequenze sono magistrali: l’omicidio di Laura Betti e quanto avviene subito dopo è realizzato con grande fantasia e astuzia visuale. Non mancano tocchi di assoluta bizzarria, come l’abito da sposa indossato per l’occasione dall’assassino. Il cast è variamente efficace, ma non trascendentale: Stephen Forsyth è solo adeguatamente atono nel ruolo del killer, Laura Betti è perfetta nel ruolo di moglie antipatica e Dagmar Lassander irradia splendore
Krenner, gangster al soldo di una nazione straniera, fa evadere dalla prigione Joe Faust, noto scassinatore, e gli chiede in cambio di rubare da una base militare campioni di materiale radioattivo necessari agli esperimenti del dottor Ulof, suo prigioniero. L’uomo dapprima rifiuta, ma poi minacciato di morte, accetta di collaborare anche perché Krenner gli spiega che potrà mandare a segno la rapina sottoponendosi ad un raggio (inventato da Ulof) che rende invisibili. L’impresa ha luogo senza che la polizia possa sospettare di loro e dopo avere saldato il “debito”, Faust pensa di servirsi ancora della sua condizione di uomo invisibile per scassinare una banca. Egli non sa che tra il materiale trafugato c’è l’X13 un elemento che annulla temporaneamente gli effetti della invisibilità: nel bel mezzo della rapina Faust si materializza e, inseguito dai poliziotti, è costretto a fuggire per chiedere aiuto al dottor Ulof. Questi accetta di soccorrere il bandito a patto che lo liberi da Krenner. Faust va per uccidere Krenner, ma nello scontro che segue entrambi trovano la morte per un’accidentale manomissione dei congegni del raggio che provoca l’esplosione del laboratorio. Quando la polizia arriva sul posto, Ulof, che era riuscito ad allontanarsi dall’edificio, non fa parola delle sue scoperte.Opera minore di Ulmer, regista comunque inventivo e generoso. Se non fosse per il raggio invisibile e i fantasiosi elementi radioattivi la storia non si distinguerebbe molto dai noir americani degli anni ’50, con i due antagonisti malavitosi, la ragazza sincera (la figlia dello scienziato) e la donna del gangster indecisa tra i due.
Kamandi (The Last Boy on Earth) è un fumetto originariamente pubblicato negli USA dalla DC Comics dall’ottobre-novembre 1972 al settembre-ottobre 1978 (59 numeri)
Il fumetto racconta di una terra distrutta dalle radiazioni, dove pochi uomini sopravvissuti vivono in bunker sotterranei. Kamandi, dopo la morte del nonno, abbandona il proprio bunker e affronta il mondo di superficie, dominato dagli animali oramai divenuti umanoidi ed intelligenti.
Dimesso dal carcere, giovane piromane si crea un suo mondo immaginario nel quale coinvolge una ragazza che si rivela più malata di lui. La storia dei due giovani psicopatici, in sé, non risulta sempre credibile e convincente, ma la descrizione dei personaggi crea un’atmosfera di crescente follia piuttosto interessante.
L’aborigeno Sam vive nella fattoria del “bianco” Fred, in relativa armonia, insieme alla moglie Lizzie. Ma intorno a loro, nell’Outback australiano qui narrato come il corrispettivo del Far West, gli aborigeni sono gli indiani: privati della propria terra, dei propri diritti e della propria libertà, e ridotti ad una schiavitù identica a quella (di esportazione) che opprimeva gli africani importati negli Stati Uniti. Quando nella zona si trasferisce Harry, un reduce di guerra gonfio di rancore e di aggressività repressa, il fragile equilibrio fra i proprietari terrieri anglosassoni e i loro servi aborigeni salta
Vicitore del Grand Jury Prize for a Documentary al Sundance Film Festival 2010, il documentario si addentra nella vita dei soldati americani inviati nella pericolosa zona del Valledel Koregal, in Afghanistan. Documenta la vita dei soldati al fronte, riprendendo combattimenti, momenti di relax e di routine militare, gli scherzi tra commilitoni e il terrore nei momenti più difficili.
In Canada negli anni Trenta, un cacciatore solitario è scambiato per un maniaco assassino che va in giro per le distese gelate, scannando tutti i malcapitati che incontra. Un sergente delle giubbe rosse è incaricato di catturarlo, ma il cacciatore riesce a sfuggirli. Nel frattempo viene svelata la vera identità dell’assassino.
Banditi rapiscono industriale e un capitano della polizia sente puzza di bruciato (politico). Quando gli uccidono la fidanzata, si scatena. Uno dei tanti poliziotteschi italiani che raccontano il fenomeno della delinquenza, lanciando segnali ambigui e spesso reazionari. Lento, rozzo e dispersivo.
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