Un film di George Englund. Con Pat Hingle, Marlon Brando, Eiji Okada, Sandra Church, Arthur Hill. continua» Titolo originale The Ugly American. Drammatico, durata 120 min. – USA 1963.
Carter MacWhite si insedia al consolato americano di Sarkhen, piccolo Stato del sud-est asiatico travagliato da una forte opposizione antigovernativa che unisce comunisti e antiamericani. Il nuovo ambasciatore, animato da una ferma convinzione democratica, si sforza di indurre la fazione nazionalista di Deong a collaborare nello sviluppo economico contando sull’aiuto tecnico e finanziario di Washington, ma Deong tentenna pensando che il progetto serva soltanto a legittimare a livello internazionale il regime militarista filoamericano di Kwen Sai. L’opera di mediazione di MacWhite e dell’ingegnere Atkins è resa difficile dalle rivalità interne al gruppo dei comunisti e Deong accetta l’offerta di Kwen Sai soltanto quando viene a conoscenza di un complotto ordito dai suoi contro la sua stessa persona. Ma è troppo tardi: ferito da un attentatore che vorrebbe farne un martire della causa comunista, Deong ha il tempo di denunciare, prima di morire, le oscure trame del partito e di riconoscere l’onestà morale dell’ambasciatore. MacWhite stigmatizza la dolorosa esperienza in un conferenza stampa: i potenti del mondo, egli dice, devono imparare ad aiutare i popoli deboli rispettandone l’identità politica e culturale; gli uomini di ogni paese devono uscire dal guscio del proprio egoismo ed abituarsi a guardare al futuro… Ma mentre egli parla, un telespettatore americano si avvicina al televisore per spegnerlo.
Tra i film di fantapolitica degli anni ’60, questo è uno dei meno coinvolgenti, non tanto per mancanza di spettacolo – anche se non ci sono qui bombe atomiche (Il dottor Stranamore, A prova d’errore) o protagonisti dalla coscienza condizionata (Va’ e uccidi) o fanatici militari (Sette giorni a maggio) che pensano al colpo di stato -, quanto per la fastidiosa presunzione che anima i protagonisti di capire la Storia, di dare risposte risolutive sulle cause della guerra fredda e dell’imperialismo. Voluto da Marlon Brando che già dal 1958 con Englund e Stern meditava di realizzare qualcosa sul Terzo Mondo, Missione in Oriente è un film irrisolto che tradisce nel grande attore la seriosità dell'”intellettuale” circonfuso di luce messianica. Un film freddo, oggi quasi dimenticato, che alla sua uscita alla vigilia della crisi del Vietnam, non incontrò il favore del pubblico.Il coautore del romanzo Eugene Burdick ha scritto anche il libro che ha ispirato il citato A prova di errore. Anche se Marlon Brando domina la scena, Eiji Okada nel ruolo di Deong non ne rimane soffocato. Jocelyn Brando, sorella di Marlon, interpreta la moglie dell’ingegnere Atkin al quale dà volto il bravo Pat Hingle.
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