Un film di Alain Robbe-Grillet. Con Jean-Louis Trintignant, Sylvie Breal, Suzana Kocurikova, Catherine Robbe-Grillet Titolo originale L’homme qui ment. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 110′ min. – Francia, Cecoslovacchia 1968. MYMONETRO L’uomo che mente valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A guerra finita, un uomo che si fa chiamare Boris Varissa e dichiara di esser stato compagno di lotta di Jean Robin, noto capo partigiano, va a trovare i suoi familiari. Ne parla con sua sorella Sylvia, con la moglie Laura e con il padre, ma ogni volta il suo racconto è diverso. Seduce Sylvia e cerca di sedurre Laura che lo respinge. Riappare Jean, spara su Boris e se ne va. Boris si rialza e ricomincia a mentire, a raccontare la storia di Jean, la propria, sempre contraddicendosi. 3ª regia di A. Robbe-Grillet, teorico e autore di punta del nouveau roman e della école du regard. È un altro dei suoi esercizi sterilmente formalistici con cui mette in giuoco i rapporti tra finzione e realtà, rifiutandone la tradizionale rappresentazione mimetica. Chi sta al giuoco può anche farsi incantare dal raffinato barocchismo delle immagini, dalla recitazione straniata di J.-L. Trintignant e C., dalla partitura sonora (rumori e musica elettronica) di Michel Fano.
« Stop a Greenwich Village – dvdrip 720p ita/eng Plagio – dvdrip ita »
LUomoCheMente Grillet.avi – 953.5 MB
Negli anni settanta è indubbio che in certi ambienti, che non perdevano l’opportunità di sfoggiare di essere al passo con le ultime novità intellettuali (o pseudo intellettuali), non ci si poteva che imbattere anche in Robbe-Grillet. Scrittore di avanguardia, collaboratore di un grande regista come Resnais, il nostro non poteva che suscitare interesse, ma, almeno per me, di breve durata. A torto o a ragione, ho ben presto ritenuto che Robbe-Grillet, nonostante che di fatto abbia fatto pochi films, in realtà abbia continuato a farne solo uno. Non avendo niente a che fare con una forma espressiva consolidata come il “cinema nel cinema” (o “metacinema” che dir si voglia), la costante del cinema di Robbe-Grillet mi è sembrata infatti ben presto una semplice strizzatina d’occhio allo spettatore, una banale ricerca di complicità tipica della “cultura videota” imperante (il comico che finge di trattenere la propria risata sulle battute che sta per dire). In questo senso mi soffermo sull’ultimo film che ho visto di Robbe-Grillet: “Giochi di fuoco” (perché l’ho più presente, ma, ripeto, anche perché fino un certo punto un suo film vale l’altro). In questo caso si tratta, a mio parere, di un puro esercizio calligrafico, di una rincorsa ai nudi patinati di attrici e attricette, (che nonostante gli sforzi, a mio parere, in quanto a erotismo non valgono una caviglia di Marilyn), di semplici espedienti come quelli di un personaggio che interrompe il suo ruolo per dire alla telecamera che è stanco del ruolo impostogli, o come quello in cui il protagonista dice che non ha capito molto del film che interpreta, ma deve limitarsi a stare alla sceneggiatura, oppure, sempre il protagonista, che si toglie i baffi finti e li da ad un altro interprete dicendo: “se no il truccatore che ci sta a fare in questo film?”, ecc. ecc. Questi sarebbero esempi di demistificazione del cinema come finzione? O non più semplicemente tentativi di una ricerca di complicità tra il puerile ed il grottesco? La risposta , a mio parere, è del tutto evidente.