Regia di Eric Rohmer. Un film Da vedere 1984 con Tchéky Karyo, Christian Vadim, Pascale Ogier, Fabrice Luchini, Mathieu Schiffman. Cast completo Titolo originale: Les nuits de la pleine lune. Genere Commedia – Francia, 1984, durata 102 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 7 recensioni.
Novembre, Parigi. Louise è una giovane arredatrice d’interni che vive con Rémi in un appartamento a Marne La Vallée, quartiere periferico in fase di completamento. Louise, anche se ama il suo compagno, vorrebbe però conservare una parte di autonomia che le consente di uscire la sera con amici e amiche senza doversi sempre piegare a compromessi. Rémi invece pensa esattamente all’opposto. Pensa di aver già poco tempo da condividere con lei e non vuole perderne neanche un secondo. Non gli interessa nulla della vita mondana tanto che ha preferito andare ad abitare nel luogo in cui lavora anche se si trova fuori Parigi. Louise si è però lasciata uno spazio di fuga: un appartamentino in città che ha affittato ad un’amica e che ora provvede a riarredare per trasformarlo in un’isola di provvidenziale solitudine. Il primo a visitarla sarà Octave, sposato e con figlia ma innamorato (respinto) di Louise.
“Chi ha due mogli perde l’anima. Chi ha due case perde il senno”. Il proverbio che apre il film è significativo a partire dalla sua struttura. È infatti formato da due parti la prima delle quali è stata pensata da Rohmer mentre la seconda appartiene alla tradizione popolare francese. Si tratta in fondo della stessa unione di due aspetti che contrassegna la personalità della protagonista. La versione francese (“Qui a deux femmes perd son âme”) permette di ampliare ulteriormente la riflessione. La prima parte è infatti riferibile ovviamente a Octave che vorrebbe avere due donne trovandosi però anche a rappresentare il lato maschile di Louise la quale è a sua volta “deux femmes”. Una cerca la stabilità in amore e una si dà da fare per negarla.
Se si osservano con attenzione le immagini dei titoli di testa si noterà una serie di dissolvenze che offrono allo sguardo dello spettatore una panoramica a 180°, continuamente frammentata, che sposta progressivamente il suo punto di vista mostrando ulteriori porzioni di spazio. La strada, con il bivio in apertura e in chiusura, assume una valenza metaforica. È necessario confrontarsi continuamente con i bivi della vita dovendo compiere delle scelte mai facili e mai definitive.
Le protagoniste del ciclo di “Commedie e proverbi” (e Louise è una di loro) si trovano costantemente impegnate a cercare di estromettere la realtà dal loro universo ma quest’ultima si fa largo a forza e a nulla valgono gli sforzi messi in atto per tentare di arginarla. La vita per Rohmer è un flusso di relazioni in cui l’altro non può essere programmaticamente al servizio di una propria scelta per quanto valida essa sia. Non si può escludere chi ci sta accanto da una comunicazione ‘vera’. Il personaggio di Louise diventa così interessante perché è una donna che vorrebbe rimanere presente nella vita di due uomini senza però ‘esserci’ del tutto. Si tratta di un desiderio che non è legato solo alla finzione cinematografica. Ancora una volta Rohmer sa leggere nel profondo dell’animo di personaggi che sono persone.
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