Regia di François Truffaut. Un film con Marie-France Pisier, Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Julien Dubois, Daniel Mesguich. Titolo originale: L’amour en fuite. Genere Commedia – Francia, 1979, durata 94 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 6 recensioni.
Antoine Doinel ha pubblicato il libro “Insalate d’amore” e ha una relazione con Sabine, commessa in un negozio di dischi. Intanto deve occuparsi del divorzio dalla moglie Christine. Accompagnando il figlio alla stazione incontra coleì che aveva corteggiato da giovane, Colette. Decide di saltare sul suo treno senza biglietto e di raccontarle le sue vicende amorose. Colette però avverte quanto Antoine sia autoreferenziale e lo allontana da sé il che lo spinge a tirare il freno a mano e scendere precipitosamente dalla vettura. Incontrerà successivamente colui che era stato un amante della madre di cui finalmente visiterà la tomba. Intanto Sabine ha deciso di chiudere con lui.
Il ciclo di Antoine Doinel giunge alla sua conclusione grazie a una suggestione che a Truffaut giunge da lontano: “Un giorno Henning Carslen mi raccontò una cosa interessante (…) Carlsen aveva ereditato un cinema che Carl Theodor Dreyer aveva gestito fino alla morte, il Dagmar Theater, a Copenaghen (…) e aveva proiettato tutto Doinel sotto forma di ciclo (…) C’erano giovani che avevano guardato tutto il giorno Doinel crescere, amare e invecchiare: è stato quando ho sentito questo racconto che mi è venuta voglia di fare un ultimo Doinel”. Truffaut non vuole ‘chiudere’ in modo banale il percorso e non rinuncia a pensare al pubblico. Quindi si impegna in una rivisitazione dei film precedenti senza però abbandonare a se stesso l’eventuale spettatore che non li ricordasse o che addirittura non li avesse visti, L’alter ego di Truffaut resta identico a se stesso. Invecchia ma sembra fare fatica a maturare sul piano dei sentimenti.
L’amore fugge e Antoine si identifica in questa fuga. Ma Truffaut va oltre tarando l’obiettivo della macchina da presa su due soggetti. Da un lato, molto più personale, su un rapporto molto difficile di Antoine/François con la figura materna grazie al personaggio del signor Lucien che lo accompagna al cimitero di Montmartre (dove oggi il regista è sepolto). Questa visita fa da cerniera con l’altro soggetto: il rapporto tra narrazione, invenzione e realtà. Perché così come la foto strappata e ricomposta di una donna alla fine risulta non solo il frutto di una fertile fantasia dello scrittore Doinel, nel cimitero c’è la tomba di Margherita Gauthier, la Signora delle camelie che ispirò più di un autore. Truffaut chiude il cerchio. Non solo su Antoine Doinel ma sul rapporto tra la creazione artistica e la realtà.
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