Un film di John Farrow. Con Charles Laughton, Ray Milland, Maureen O’Sullivan, Rita Johnson, Elsa Lanchester. Titolo originale The Big Clock. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 95′ min. – USA 1948. MYMONETRO Il tempo si è fermato [1] valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Da un romanzo di Kenneth Fearing, sceneggiato da Jonathan Latimer. Jannoth (Laughton), magnate della stampa, uccide per gelosia la propria amante e incarica uno dei giornalisti più brillanti (Milland) del “Crimeway Magazine” di scoprire il colpevole. L’investigatore scopre una serie di indizi che sono tutti a suo carico. Vispo thriller la cui ingegnosa vicenda criminale fa perno su un simbolico grande orologio, metafora del potere malefico di Jannoth. Notevole il personaggio eccentrico di E. Lanchester. “È uno dei thriller più vicini alla perfezione che io conosca” (Joe Dante). Rifatto con Senza via di scampo (1987).
« Il Tempo si è fermato – 1960 – dvdrip ita Maledetto il Giorno che t’ho incontrato – dvdrip 576p h264 ita »
Attenzione iper spoiling della trama fino alla fine.
Ieri ho visto questo film per la seconda volta, stimolato dalla frase di Dante sul thriller perfetto. L’ho guardato cercando di capire in cosa può essere considerato vicino alla perfezione.
Be’, comincio con quello che è, a mio avviso, un enorme buco di sceneggiatura: come il protagonista riesce a entrare nella casa della giovane bionda assassinata? Voglio dire, il problema .è. entrare in quella casa per capire cosa sia successo, e quindi vediamo come ce la ce la fa il bel Ray Milland?
Si trova davanti alla porta chiusa, fa un passo indietro, costringe la telecamera a perdere parte dell’inquadratura, e… trova una ‘porta fantasma’! Una porta, aperta, prima mai inquadrata, che gli permette di entrare in quella casa da un fantomatico retro (che è pure davanti essendo quella porta a fianco di quella chiusa). Ma mannaggia miseria, perché cavolo c’è una ‘porta fantasma’ aperta? O mi son perso qualche passaggio o è una scorciatoia immensa!
Va be’, licenza poetica… perdonabile perché in effetti la tensione tiene.
E allora cerco di capire perché.
Il film si apre con un uomo che cerca nascondiglio chiuso in una torre con un grande orologio: in fuori campo la sua voce dice che chi lo cerca è pronto a sparargli e la cosa è incredibile perché solo 36 ore prima era un affermato giornalista al top della carriera. Com’è possibile? Flash back.
Da quel momento ogni cosa la guardiamo in prospettiva. Tutto quello che accade sta per finire! Gancio mica male per trainare l’attenzione. Certo oggi sarebbe un po’ abusato. Ma il film (1948) si apre alla grande.
Con il flash back si cambia scenario. Il giornalista (ora nel pieno della sua prestanza professionale e mascolina) ha una moglie che da 5 anni (5 anni!!) aspetta di fare la luna di miele sempre rimandata. Lei sta proprio sclerando, se ancora il loro viaggio verrà rimandato entrerà in crisi e il matrimonio fallirà. La cosa è tanto grave che hanno un figlioletto (rinforzo sul conflitto) che è sempre imbronciato perché non vede mai il padre. Ora il film ci chiede: il protagonista accetterà di andare in ferie con la moglie o sottostarà ancora al volere del suo padrone?
Comincia una serie di eventi che rendono questa decisione sempre più importante, fino a diventare una questione di vita o morte.
1) il giornale è in crisi e bisogna trovare nuovi modi per vendere copie
2) il protagonista è l’unico nella redazione che ha qualche idea decente
3) è necessario ritrovare un nuovo criminale per fare uno scoop e il nostro protagonista è il più adatto
4) il capo lo minaccia di licenziamento se non seguirà il caso
5) lui si fa licenziare e si ubriaca incontrando l’amichetta bionda del capo – Charles Laughton – (appena messa alla porta che ha intenzioni vendicative)
6) lui dorme dalla bionda (senza tradire la moglie) e esce da casa sua giusto in tempo per veder entrare Laughton
7) Laughton uccide la bionda e si rifugia dal suo tirapiedi che promette di proteggerlo
8) il protagonista raggiunge finalmente la moglie e fanno amorevoli progetti per le ferie, ma prima di riuscire a darsi un bacio… suona il telefono:
9) Laughton e il tirapiedi chiedono scusa al protagonista e gli chiedono di scovare un pericoloso malvivente (che nessuno sa chi sia), il quale la sera prima era in compagnia di una bionda negli stessi bar dove era andato lui con l’amichetta del capo
10) a questo punto il protagonista è incastrato incastrato! Questo è il momento in cui tutto cambia, con turning point da panico a metà film esatto!! Il protagonista accetta l’incarico e lascia la moglie sola ancora una volta. Per cercare di capire cosa sia successo fa finta di cercare l’uomo di cui nessuno conosce l’identità.
Fino a questo punto è stato un tira molla tra soddisfo mia moglie o obbedisco agli ordini (con una vena talvolta di: obbedisco al capo o alla moglie?), con un livello dello scontro che passa da: “ho detto di no”, a “non cambio idea nemmeno se perdo il lavoro”, fino a “non posso fare a meno di fare come dite voi”.
Da qui in poi, il ritmo, già sostenuto dai dialoghi brillanti della prima parte, si scatena con azioni e scoperte in una ricerca d’indizi e nel continuo mascheramento della verità. Ci sono oggetti, testimoni, depistaggi, false informazioni, sotto trame nascoste che conducono una ricerca che è allo stesso tempo una fuga.
Il protagonista è a capo di una spedizione di giornalismo investigativo (e già qui ci sono gli estremi per un buon thriller), che ha il compito di cercare un uomo sconosciuto a tutti tranne che a lui (la corda si tende ancora), tanto che è proprio lui stesso!!
Questa la potenza di un meccanismo scandito dal grande orologio del titolo (big clock), dalle lancette spesso inquadrate che si consumano le ore (le 36 ore iniziali) tornado sempre su se stesse. Alla fine la stessa moglie del protagonista si trova coinvolta nella ricerca/fuga e così anche un amico attore ubriacone in una serie velocissima di ribaltamenti: si finge poliziotto-viene immediatamente smascherato –riconosce il tirapiedi del capo coinvolgendolo nel fattaccio.
Ecco la fine: chi doveva salvare (il tirapiedi) ora accusa (Laughton), e chi era ‘sopra ogni sospetto’ (Laughton) viene incastrato e si mostra per quello che è sempre stato (un pazzo pronto a uccidere), rivelando quello che il protagonista cercava di dimostrare (l’aveva visto uscire dalla casa della bionda e, scoprendola morta, l’aveva sospettato di omicidio) per scagionarsi
Tutta la trama è supportata anche dalla recitazione raffinatissima di Laughton, tutta in minore: un magnate che impone ogni cosa, che arriva a ottenere senza supplicare, con una grande potenza trattenuta, pieno di tic e con l’assoluta padronanza della situazione fino a quando perde le staffe (due volte per due omicidi).
E a questo punto forse si rivaluta la ‘licenza poetica’ di Farrow rileggendo l’escamotage della ‘porta fantasma’ come un inganno, un gioco di prestigio per fare da volano a una storia che ruba il fiato dall’inizio alla fine. E il coniglio nel cappello passa in secondo piano (anche se io, ogni volta che vedo una cosa del genere mi dico: seee, vabbe’!).
Quindi, in definitiva, non so confrontare questo con troppi altri noir per dire se questo è vicino alla perfezione più di altri. Certo è che il meccanismo è oliato a dovere, con uno sviluppo classico che si avvinghia sempre più stretto alla gola del protagonista, mantenendo le premesse dell’incipit con un ritmo dalla cadenza precisa e inesorabile come le lancette di un grande orologio.