Un film di Valerio Zurlini. Con Vittorio Gassman, Helmut Griem, Francisco Rabal, Jean-Louis Trintignant, Giuliano Gemma. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 150 min. – Italia, Francia, Germania 1976. MYMONETRO Il deserto dei Tartari valutazione media: 3,83 su 20 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il tenente Giovan Battista Drogo, di fresca nomina, viene assegnato alla fortezza Bastiani, un avamposto ai confini dell’impero che si trova dinanzi al deserto anticamente abitato dai Tartari. Giunto a destinazione Drogo avverte come ogni militare, dal soldato ai più alti gradi, sia in attesa dell’arrivo del nemico proprio dal da quella direzione e quanto la vita dell’intera guarnigione dipenda da quell’attesa. Drogo cerca di farsi trasferire ma l’atmosfera che regna nella fortezza finisce con l’affascinarlo e a impedirgli di andarsene.
Il romanzo omonimo di Dino Buzzati (edito nel 1940) aveva attratto da subito più di uno sceneggiatore e regista ma tutti avevano finito con l’arrendersi dinanzi alla difficoltà di ambientazione storica. Perché lo scrittore situa la vicenda in una dimensione atemporale e la stessa Fortezza Bastiani può essere considerata un luogo non identificabile (Buzzati si spinse a dire che avrebbe potuto anche essere la redazione del Corriere della sera per cui scriveva). Ecco allora che l’idea viene accantonata fino al 1963 quando il libro esce in Francia in edizione tascabile. Sarà Jacques Perrin (già attore per Zurlini in Cronaca familiare) a rilanciare l’idea. La collocazione storica viene fissata alla fine dell’Ottocento con una forte connotazione di eleganza e rigidità austro-ungarica che la famiglia Buzzati-Traverso aveva ben conosciuto. Il luogo (fondamentale) è la fortezza di Barn nel sud dell’Iran (ora distrutta dal terremoto del 2003).
Il film è fedele al libro (tranne che nel finale per problemi produttivi) perché fondamentalmente sia Buzzati che Zurlini condividevano una visione della vita dominata da un senso profondo di attesa, da una sensazione di inutilità, da una profonda malinconia.”Vivere la vita non ha altro fine che lasciarla passare e la morte è l’unica giustificazione” così si esprimeva il regista individuando questo tema come il fil rouge di tutta la sua filmografia. Grazie a un cast di altissimo livello Zurlini rilegge non solo il mondo di Buzzati ma ci propone anche una personale visione del pascaliano ‘silenzio dinanzi agli infiniti spazi’ con questo che sarà il suo ultimo film.
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