Un film di Kenji Mizoguchi. Con Machiko Kyô, Masayuki Mori, Tanaka Kinuyo, Sakae Ozawa, Mito Mitsuko Titolo originale Ugetsu monogatari. Drammatico, b/n durata 93′ min. – Giappone 1953. MYMONETRO I racconti della luna pallida d’agosto valutazione media: 4,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nella regione di Omi, presso il lago Biwa, verso la fine del sec. XVI nel Giappone devastato dalla guerra civile, Genjuro, vasaio di campagna, e il fratello Tobei, che sogna di diventare samurai, abbandonano le mogli in cerca di fortuna.Le loro ambizioni di guadagno e di gloria provocano lutti e rovine nelle loro famiglie. Liberamente tratto da due racconti fantastici di Akinaru Ueda _ L’albergo di Asaji e La lubricità del serpente nella raccolta Ugetsu Monogatari (1776) _ sceneggiati da Matsutarô Kawaguchi e Yoshikata Yodo. Fotografia di Kazuo Miyagawa. Tra gli 86 film di Mizoguchi _ 47 muti, quasi tutti perduti _ è unico sia per il peso che vi ha la dimensione fantastica nella storia di Genjuro sia per la rapida concisione con cui espone i destini mescolati o paralleli di quattro personaggi. Anche in quest’altra dolente elegia sulla condizione femminile il suo è un cinema di immaginazione simpatetica, non di identificazione. 1 dei 4 Leoni d’argento a Venezia 1953, quando non fu assegnato il Leone d’oro.
« La Regola del Gioco – La Règle du Jeu – Criterion Collection – bdrip 720p ita/fra subita/fra Delitto alla Televisione – dvdrip ita »
Meraviglioso
E io che credevo che Kenji Mizoguchi e Yasujiro Ozu, fossero troppo “pesanti”, persino per un blog di appassionati come questo! E’ proprio vero che di persone in gamba ce ne sono molte.
Mizoguchi è veramente uno dei più grandi registi di sempre, sfortunatamente quasi mai menzionato insieme a nomi più conosciuti. Anche se la sua poetica è completamente diversa, per questa strana esclusione mi ricorda tra gli italiani Pietro Germi
“I Racconti della Luna pallida d’Agosto”, io lo considero nelle manciata dei “capolavori” più grandi della storia del cinema. Per quello che può valere, aggiungo che le tue osservazioni, non solo sono legittime, ma sono anche molto interessanti, perché considero che Germi sia stato un grande regista, forse un po’ troppo sottovalutato dalla critica di mestiere.
Condivido in pieno il tuo parere riguardo la “I racconti”. Anche se la filmografia di Mizoguchi è quasi tre volte quella di Germi, entrambi sono accomunati dal fatto di aver lavorato tanto e, per questo, essere stati considerati artigiani più che maestri. Ma il tempo fa loro giustizia e la farà sempre di più. Film come “Un maledetto imbroglio” o “Una donna di cui si parla”, per quanto sottovalutati, sono tesori da tramandare attraverso le generazioni.
Di germi, e penso tu sia d’accordo, io aggiungerei anche le sue grandi realizzazioni come: “Divorzio all’italiana”, “Signore & Signori” e “L’uomo di paglia”. Per quanto riguarda Mizoguchi e Ozu devo però ammettere che la critica di mestiere più attenta, come Mereghetti, li ha sempre riconosciuti come grandi “maestri”.
Assolutamente sì! Infatti avevo cercato apposta dei film considerati minori di questi registi a loro volta genericamente sottovalutati per sottolineare il valore di riscoperta della loro opera. Qualche settimana fa ci ha lasciati il grande Vincenzoni, da cui è nato quel gioiello di “Signore & Signori”. Non so se ti è capitato di rivedere qualcosa di Visconti o Antonioni, al tempo i soli da mettere vicino a De Sica e Fellini. Sono sorprendentemente invecchiati
Dei grandi registi italiani, purtroppo scomparsi, non dimentichiamoci di Rossellini, Ferreri, Pasolini, Risi e Monicelli: per carità! 🙂
PS: per limitarsi ai maggiori! 🙂
E a volte mi sembra irreale che da vivo Leone fosse considerato un minore…
Di Leone ho tutti i suoi films, ed è forse il regista che ho rivisto e rivedo più di ogni altro, ma tant’è…
Che grande… cosa si può dire davanti a “C’era una volta in America”? Per me è il più grande film della storia per un motivo semplicissimo: dura sulle 4 ore e sembra 2 in meno. Per dire, Kubrick è immenso, ma 3 ore sue le senti tutte, quelle di Leone no, volano.