Regia di Bruce LaBruce. Un film Da vedere 2013 con Katie BolandMoe Jeudy-LamourNastassia MarkiewiczMélodie SimardYardly KavanaghCast completo Genere Commedia – CanadaFrancia2013durata 90 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 3,13 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La vita di Lake è dominata da due donne: la fidanzata femminista e rivoluzionaria e la madre, che ha la tendenza a portare uomini sempre nuovi in casa. Un nuovo lavoro di assistente in un ospizio scatena in lui pulsioni sessuali sopite e insospettate.
Lo scarto stilistico rispetto al Bruce LaBruce conosciuto prima di Gerontophilia è evidente fin da subito, così come la volontà/velleità autoriale, fin qui sopita. Ma anche le apparenze possono ingannare; perché in fondo Gerontophilia, avvolto nella sua ovatta indie figlia tanto del cinema di Gus Van Sant che di quello di John Waters – fatta di angeli gay, femministe dure e pure e outcasts comuni ad ambedue i sessi – cela unghie forse retrattili, ma non meno affilate di quelle di L.A. Zombie.

3.13/5
L’ho controllato velocemente ma sembra vada a scatti, me lo confermate, per piacere?

Perché il fatto di celare ciò che prima era orgogliosamente esibito, con compiaciuto spirito provocatorio, non rende la materia meno scabrosa o edgy, come direbbero oltreoceano. Tutt’altro. Quello che Bruce LaBruce affronta è uno dei pochi tabù estremi rimasti, inconcepibile e inaccettabile persino nell’era del post-tutto; alla pornografia esibita ed esagerata del porno-horror che fece scandalo LaBruce sostituisce uno sguardo all’apparenza timido, delicato, carezzevole, privilegiando territori contigui a quella che la società – a tutti i livelli di correttezza politica – considera una “perversione”. E lo stile si adegua, in un ingannevole percorso di “autorializzazione” che sa quasi di sberleffo: per l’estetica Sundance, per la normalizzazione del gusto indie, per gli stereotipi del cinema d’essai.
Smodato l’uso di ralenti, specie per seguire da dietro le passeggiate di Lake tra i corridoi dell’ospizio, a ribadire come LaBruce sia quasi irriconoscibile per ricercatezza rispetto al passato. Come una sintesi di Van SantWaters (un caso la somiglianza del libraio con il baffetto irriverente di Polyester?) adattata alla spregiudicatezza degli Anni Dieci, in cui non si tratta più di affrontare la censura e i suoi limiti, ma al contrario di capire se e dove posizionare un’ipotetica asticella dell’autocontrollo. A supporto del nuovo LaBruce-pensiero una colonna sonora raffinata e ricercata, proprio come le citazioni di musicisti nei dialoghi, degne di un autentico cultore dell’indie rock degli ultimi 25 anni.

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