Da un romanzo di Richard McKenna. Adattato da Robert Anderson. Nel 1926 una cannoniera USA che pattuglia il fiume Yang Tse è coinvolta nel conflitto armato tra nazionalisti e comunisti. Complesso filmone con due storie d’amore a esito tragico, molte battaglie, moltissime esplosioni, qualche ammiccamento alla guerra nel Vietnam, un bravo S. McQueen, un memorabile R. Attenborough, una ventenne C. Bergen in fiore e una pregevole fotografia di Joe MacDonald. “Un film notevole ed estremamente coraggioso… Credo che Wise sia uno dei registi americani più sottovalutati” (Oliver Stone). Ebbe 8 candidature agli Oscar (tra cui quella, l’unica, per McQueen).
In una villa di fantasmi, il dottor Markway compie degli esperimenti di parapsicologia insieme ad alcune persone dotate di facoltà medianiche. In un crescendo di tensione tra i personaggi assistiamo al precipitare della situazione.
La guerra di Troia, dal rapimento della bella moglie di Menelao fino all’incendio. L’impostazione è filotroiana con Elena onesta, sposa malmaritata, Paride eroicizzato, atleta senza macchia né paura che tende all’apertura a sinistra, capace di mandare al tappeto un marcantonio come Aiace. Ulisse: scettico pacifista. Achille: un bullo. Gli Atridi fanno la peggior figura. Colosso Warner Bros girato a Cinecittà. Tolte poche scene di massa, gestite da Yakima Canutt (e da Raoul Walsh non accreditato), sembra diretto da Wise soltanto per ritirare la paga. Record degli strafalcioni storici concentrati in una sola scena: quella in cui Paride presenta Elena a Priamo.
Da un romanzo di Michael Crichton: un satellite artificiale precipita in un villaggio del Messico, provocando un’epidemia che uccide quasi tutti tranne un vecchio e un bambino. Buon film di fantascienza con effetti speciali, rumori speciali, parole speciali e l’intento di fare una piccola lezione di morale. Film solenne, attento ai dettagli, efficace nel sostenere la suspense.
Una bambina dalla fervida fantasia fa amicizia con una vecchia pazza che le racconta strane favole. Una notte rischia di essere strangolata dalla figlia della vecchia, altrettanto pazza.
Sopravvissuta alla prigionia di un lager nazista, Karin si sostituisce ad un’amica rimasta uccisa e raggiunge l’America dove vive il figlio della defunta. Tutti credono che sia lei la madre del bambino che, nel frattempo, ha ereditato un patrimonio. I soldi fanno gola a molti
Un disco volante atterra nel pieno centro della città di Washington. La popolazione, divisa tra opposti sentimenti di curiosità e sospetto, fa ressa intorno al cordone di sicurezza che le forze armate hanno predisposto. La tensione è tanta e quando dal disco volante escono Gort, il gigantesco robot, e Klaatu, l’extraterrestre, un soldato preso dal panico spara. Portato in un ospedale, Klaatu elude la sorveglianza e fingendosi un comune cittadino di nome Carpenter si rifugia presso l’abitazione di Helen, una vedova che affitta camere. Klaatu fa amicizia con il figlio di Helen, Bobby, ed incontra l’anziano e saggio professor Barnhardt al quale confida che la Terra verrà distrutta dalla Confederazione Galattica se le potenze del mondo non decideranno, una volta per tutte, di vivere in pace. Barnhardt fa in modo che Klaatu venga ascoltato dai più importanti nomi della politica e della scienza: nel corso della conferenza l’extraterrestre dà una dimostrazione dei suoi poteri interrompendo per una mezz’ora l’erogazione dell’energia elettrica in tutti i continenti. Nel frattempo, lo spasimante di Helen insospettito dallo strano inquilino, denuncia tutto alla polizia.
Un film di Robert Wise. Con James Mason, Robert Newton, Richard Burton Titolo originale The Desert Rats. Guerra, Ratings: Kids+13, b/n durata 88 min. – USA 1953. MYMONETRO I topi del deserto valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Le truppe alleate sono impegnate a difendere la fortezza di Tobruk, unico serio ostacolo dell’avanzata dell’esercito tedesco nell’Africa settentrionale. Un ufficiale si distingue per una serie di coraggiose imprese, riuscendo a tenere a bada i nemici fino all’arrivo dei rinforzi.
Il regista di tanti successi e l’attrice di Ombre rosse in un complicato film nero su una divorziata che ha la vita sconvolta dalla insana passione che prova per un assassino.
Non ho trovato versione in italiano
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
A Salisburgo, nel 1938, Maria, un’orfana entrata da poco come novizia in un convento di suore ha, per l’epoca, una vivacità tale da lasciare qualche dubbio su una reale vocazione. La madre superiora decide quindi di farle fare un periodo di attività all’esterno come istitutrice dei sette figli di un rigido e vedovo comandante di Marina. I giovani, dopo un’iniziale diffidenza, si legheranno a lei mentre il padre, in procinto di risposarsi, comincerà ad interrogarsi su cosa provi per Maria.
Un film di Robert Wise. Con Robert Ryan, Audrey Totter, George Tobias, Wallace Ford. Titolo originale The Set-Up. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 72 min. – USA 1949. MYMONETRO Stasera ho vinto anch’io valutazione media: 4,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Raggirato dal suo stesso manager che speculava con le scommesse sulle sue sconfitte, un pugile ormai al termine della carriera decide di far di testa sua e riesce a vincere per KO il suo ultimo match. Il disonesto manager perde una grossa somma e, al termine del combattimento, lo fa punire in modo tale da non consentirgli più di boxare.
Un film di Robert Wise. Con Everett Sloane, Paul Newman, Steve McQueen, Pier Angeli, Eileen Heckart.Titolo originale Somebody up There Likes me. Biografico, Ratings: Kids+16, b/n durata 113 min. – USA 1956. MYMONETRO Lassù qualcuno mi ama valutazione media: 3,98 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari. La storia romanzata del famoso boxeur italo-americano Rocky Graziano, che visse una giovinezza aspra tra un riformatorio e l’altro prima di divenire campione di fama mondiale. Il matrimonio con Norma e la nascita di una bambina non bastano a renderlo felice, quando in un mondo corrotto e mafioso come quello del pugilato arrivano a sbandierare il suo triste passato. Ma il pubblico fedele non lo abbandona.
Riff è il capo dei Jets, Bernardo degli Sharks. Tra le bande rivali si prepara una dichiarazione di guerra. Quando nasce, sincero e totalizzante, l’amore tra Maria, sorella di Bernardo, e Tony, il migliore amico di Riff, la situazione precipita e la battaglia ha inizio, vana, scorretta, fatale. Ispirato allo spettacolo che aveva debuttato a Broadway qualche anno prima, nel 1957, West Side Story, codiretto da Jerome Robbins e Robert Wise, rivoluziona, nel 1961, l’universo del film musicale. Lontano dalla favola e dai fondali dipinti a pastello, il film inscena una vicenda tragica, che ripercorre con qualche (fondamentale) eccezione il “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, ma lo traspone nel West Side di New York, dove le gang giovanili si scontrano in nome dell’odio razziale e del possesso della terra (un cortile di cemento, un campo di pallacanestro, due marciapiedi). I Jets e gli Sharks, rispettivamente indigeni e portoricani, lungi dal sentirsi tutti insieme appassionatamente americani, si provocano a vicenda e, accecati dall’orgoglio, si spingono oltre il limite. Una giovane donna, Maria, nata a Portorico ma ansiosa di vivere negli Stati Uniti, incarna l’unico lume di speranza, ma è un futuro che nasce sulle ceneri di un amore sepolto anzitempo e sulle macchie di sangue versato. Grazie alle straordinarie coreografie di Leonard Bernstein, tutto, nel film, è ballo, canto, movimento, persino la passeggiata dei Jets nel loro quartiere o le sequenze di lotta. La città di New York è protagonista assoluta e insieme spettatrice impotente di ciò che accade sul suo suolo, alla faccia del mito della tolleranza e della statua della libertà. Dieci i premi Oscar meritatamente conquistati, tra cui miglior film, regia, scenografia, coreografia, costumi, montaggio, colonna sonora. Notevoli persino i titoli di testa, affidati alla matita di Saul Bass. Nelle orecchie restano, a lungo, le note di “Tonight”, “Maria”, “America”, negli occhi lo sguardo dell’eroina, Natalie Wood.
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