Dall’opera omonima di Franz Kafka. Joseph K. È un giovane impiegato. Un giorno lo arrestano senza che lui sappia perché. Lo portano davanti a un tribunale che lo processa senza però comunicargli i capi d’accusa.
Tratto dal romanzo The Magnificent Ambersons (1918) di Booth Tarkington, premio Pulitzer, è il 2° film di Welles, drasticamente ridotto “con una falciatrice” (O. Welles) dalla RKO dai 131 minuti originali a 88, che includono un debole finale girato da Freddie Flick. Il montaggio (e il massacro) fu curato da Robert Wise e Mark Robson, futuri registi. Situata tra il 1893 e il 1912, è la storia di una ricca famiglia del Sud che non sa adattarsi ai nuovi tempi e alla crescente industrializzazione. “Persino in questa forma troncata è stupefacente e memorabile” (P. Kael nei ’70). “Fu realizzato in evidente antitesi a Citizen Kane come se fosse l’opera di un altro regista che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia” (F. Truffaut). Straordinaria fotografia di Stanley Cortez che ebbe una candidatura agli Oscar insieme alla Moorehead e a quella del miglior film.
Un giovanotto, che da molti anni vagabonda nel sud accompagnato da una sinistra (ma immeritata) fama di incendiario, trova lavoro presso un dispotico proprietario terriero. Nelle sue nuove mansioni suscita la simpatia del datore di lavoro, ma anche l’ostilità dei figli di questi, il complessato Jody e la bionda, altera Clara. In realtà la ragazza maschera in tal modo l’attrazione per il nuovo venuto.
Un film di Orson Welles. Con Jeanne Moreau, Roger Coggio, Orson Welles Titolo originale Une histoire immortelle. Drammatico, b/n durata 58′ min. – Francia 1968. MYMONETRO Storia immortale valutazione media: 3,45 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A Macao il vecchio mercante Clay decide di dar corpo a una antica leggenda cara ai marinai, quella di un marinaio affittato da un ricco signore per venti ghinee per passare una notte con la sua giovane moglie e dargli un erede. Dal racconto di Karen Blixen (nel volume Capricci del destino, 1956) un piccolo, finissimo film (girato in Spagna nel 1966 per la TV francese) che ha l’incanto di una favola romantica raccontata a bassa voce in una sera d’inverno. 1° film a colori di Welles che ne fa una parabola sul cinema e sulle sue menzogne, sugli ambigui rapporti tra arte e realtà, sulla vanità di ogni azione umana. Vi si trovano tristezza cupa, sottigliezza intellettuale e una grande pietà.
Arkadin, un miliardario magnate della finanza, assume avventuriero per ritrovare vecchi complici dei suoi delitti e ammazzarli a uno a uno. Come summa dei più eterogenei motivi wellesiani è esemplare: c’è il barocco più sfrenato e il gotico più allucinato, il romanticismo nero inglese e l’espressionismo tedesco. E il consueto repertorio di alta acrobazia stilistica con una memorabile galleria di personaggi. Conosciuto anche come Mr. Arkadin , 1° titolo originale. O. Welles curò anche i costumi e doppiò alcuni degli attori tra cui M. Auer. Fu girata anche una versione spagnola con un altro montatore e qualche attore diverso.
Iniziato come un telefilm di 30 minuti e poi gonfiato da un Welles appassionato che continuava a riscrivere e correggere lo script , è composto di 3 episodi desunti dal libro di Cervantes, alternati da una cornice in cui lo stesso regista raccontava la storia alla piccola (nel 1952) McCormack. Girato in bianconero, da 8 operatori diversi. Nella versione inglese, Welles dà la voce a don Chisciotte e Sancho Panza, sostituito da José Mediavilla e Juan Carlos Ordóñez in quella spagnola. Girato con una troupe di 6 persone, tra cui sua moglie Paola Mori che faceva la segretaria di edizione e firma la supervisione generale. Talvolta i personaggi escono dal contesto storico per un’ambientazione moderna, come quando Sancho Panza fa il bagno a don Chisciotte in una tinozza sul tetto e in distanza si vede un’insegna al neon con la pubblicità di una birra chiamata “Don Quixote Cerveza”. In un’altra scena l’eroe non dà l’assalto ai mulini a vento, ma a uno schermo cinematografico per salvare una starlet in pericolo. Incompiuto. Distribuito nel 1992 in un’edizione assai discussa messa insieme da Jesus Franco.
Nel Messico dei primi del Novecento, un medico inglese ricerca il bandito Tepepa che ha violentato la sua fidanzata, figlia di un ricco ranchero, che in seguito si è suicidata. Quando lo raggiunge scopre che costui è in realtà un contadino rivoluzionario, spinto a compiere degli eccessi dalle prepotenze dei ricchi e dei militari ma, ciononostante, lo uccide. Sarà eliminato a sua volta da un bambino il cui padre, un traditore, era stato assassinato proprio da Tepepa.
In Inghilterra regna il primo dei Lancaster, Enrico IV, salito al trono dopo torbide lotte. Le rivendicazioni sollecitano i tentativi ribelli, di cui si fa portavoce il giovane Enrico Percy, detto Hotspur. Egli giura di vendicarsi, e vorrebbe uccidere il principe ereditario, se non sapesse che questi è inviso al padre, perché preferisce passare il tempo a gozzovigliare con amici, tra i quali l’inseparabile Falstaff, bivaccando in una malfamata locanda. Ma gli eventi precipitano: Hotspur prende la via della ribellione aperta sobillando la gente del suo popolo, mentre Enrico IV manda a chiamare il figlio, affinché assolva gli obblighi militari che gli competono come principe ereditario.
Michael O’Hara (Welles), marinaio irlandese, salva Mrs. Elsa Bannister (Hayworth) da un’aggressione in Central Park a New York e viene ingaggiato dal suo zoppo marito (Sloane), avvocato di gran nome, perché li porti – lui, la moglie e il suo socio in affari (Anders) – su uno yacht a San Francisco con tappa ad Acapulco. Il buon O’Hara si accorge presto di essere capitato in un nido di vipere e di squali, il peggiore dei quali è proprio lei, l’angelo biondo dal cuore nerissimo. Tratto dal romanzo If I Die Before I Wake di Sherwood King e girato nel 1946, fu tenuto in magazzino per 2 anni da Harry Cohn, ras della Columbia, scandalizzato e sconvolto da quel che Welles aveva combinato ai danni della star n. 1 della sua scuderia. Difficile da classificare, il film spiazzò critici e pubblico. La materia è da film noir, a mezza strada tra Gilda e Il mistero del falco , ma con bizzarre e sardoniche anticipazioni di Il tesoro dell’Africa di Huston. Fecero impressione alcune sequenze che lo resero un cult movie : il corteggiamento nell’acquario, il teatro cinese, il taboga, la sparatoria finale nella sala degli specchi. Il barocchismo stilistico di Welles conferma quali e quanti fossero i debiti del noir hollywoodiano con l’espressionismo. Ridotta R. Hayworth a una statua di ghiaccio e piuttosto debole il marinaio O’Hara, l’attore che domina il film è E. Sloane. Fu girato a bordo dello yacht Zaca di Errol Flynn, che seguì la lavorazione. La sua vera storia fu raccontata nel 1976 dal regista William Castle, che aveva avuto per primo l’idea di filmare il romanzo di King.
Per colpa del perfido Jago, suo alfiere, il moro Otello, generale della Repubblica di Venezia, uccide per gelosia la moglie Desdemona e si dà la morte. Dal dramma (1604-05) di William Shakespeare. Incompreso quando uscì per la sua resa sanguigna e barbarica, espressionisticamente dilatata e frantumata, del dramma shakespeariano. Influenzato da Ejzenštejn. Vi compaiono Joseph Cotten come senatore e Joan Fontaine come paggio. 6° film di Welles, il 1° girato fuori dagli Stati Uniti (interni a Roma, esterni in Marocco e in Italia), tra innumerevoli traversie e interruzioni per mancanza di denaro, difficoltà superate con invenzioni geniali. (Per Desdemona furono chiamate Lea Padovani e Betsy Blair finché, insoddisfatto, Welles scelse la francese Cloutier.) Palma d’oro a Cannes ex aequo con Due soldi di speranza di R. Castellani. Fotografia: Anchise Brizzi, G.R. Aldo, George Fanto, Oberdan Trojani, Roberto Fusi. Scene: Alexandr Trauner. Musiche: A.F. Lavagnino, Alberto Barberis. Nel 1978 per la TV tedesca Welles diresse Filming Othello , rievocazione della lavorazione del film insieme con due interpreti, MacLiammoir (Jago) e Edwards (Brabanzio). Da Otello sono stati tratti una ventina di film, 9 nel periodo muto, il più famoso dei quali è tedesco (1922) con Emil Jannings.
Metà documentario metà fiction. Sfilano davanti ai nostri occhi i bugiardi più famosi del mondo, dagli autori della biografia apocrifa di Howard Hughes al celebre falsario Elmyr de Ory.
Muore Charles F. Kane, magnate della stampa USA. Un giornalista intervista i suoi amici e dipendenti per scoprire il significato dell’ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Rosebud”. Al suo esordio il 26enne O. Welles condensa in un solo film un patrimonio di complesse esperienze tecniche e artistiche, portando a compimento un’intera fase della storia del cinema. Nel suo barocchismo, è un potente spettacolo-riflessione sul capitalismo nordamericano. “Soffre di gigantismo, di pedanteria, di tedio. Non è intelligente, è geniale: nel senso più notturno e più tedesco di questa parola” (J.L. Borges). Regolarmente in testa alla lista dei 10 migliori film del mondo. 8 nomine agli Oscar: film, regia, Welles attore, fotografia (Gregg Toland), musica (Bernard Herrmann), scene (Van Nest Polgrase), montaggio (Robert Wise), ma vinse soltanto quello della sceneggiatura (Herman J. Mankiewicz, O. Welles). Reperibile in DVD (2 dischi col doc. The battle over Citizen Kane ). Prodotto da O. Welles per RKO. Come uno dei giornalisti appare A. Ladd. Sdoganato in Italia nel 1948.
Come Thomas More (1478-1535), umanista, giurista, cancelliere del regno si rifiutò, fermo nelle sue convinzioni religiose, di avallare il divorzio di Enrico VIII da Caterina d’Aragona e lo scisma anglicano. Fu condannato a morte e decapitato il 7 luglio 1535; fu canonizzato nel 1935 sotto papa Pio XII. È un più che dignitoso esempio di teatro in scatola che un regista galantuomo ha messo in immagini con una cura pari all’adesione appassionata alla tematica del dramma. 5 premi Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura di Robert Bolt – che è anche l’autore del dramma teatrale (1960) -, fotografia di Ted Moore, Scofield. Welles ha la piccola parte del cardinale Wolsey. Grande successo soltanto in Gran Bretagna.
Secondo una profezia, Macbeth è destinato a diventare re di Scozia. Sobillato dalla moglie, uccide re Duncan e ne prende il posto; elimina anche Banquo. Sopraffatta dal rimorso, Lady Macbeth si suicida. Il protagonista verrà ucciso a sua volta da Macduff. Il film è noto quale estremo esercizio di cinema in povertà. Una vera scommessa di Welles, grande appassionato di Shakespeare, col sistema hollywoodiano che non lo amava. La Republic prestò gli studi al “genio” che si destreggiò con un budget di soli sessantamila dollari. Tutto povero, appunto: dalla scenografia ai costumi a gran parte dei caratteristi. Giocando su contrasti e luci scure, il regista riuscì, facendo di necessità virtù, a dare la sensazione di un linguaggio buio (per nascondere le magagne) e di grande espressività.
Nel 1946 in una Vienna devastata dalla guerra e divisa in quattro zone di occupazione, lo scrittore americano di western Holly Martins (Cotten) assiste ai funerali dell’amico Harry Lime (Welles), ma è veramente morto? Inseguimento finale nelle fogne della città. Scritto da Graham Greene che dalla sceneggiatura trasse un romanzo (1950), è uno di quei film – ormai un classico del cinema britannico – che nascono da uno straordinario concorso di circostanze: un bel copione, un regista quarantenne nella sua stagione di grazia, una tela di fondo – Vienna – di grande suggestione grazie al bianconero di taglio espressionistico di Robert Krasker, il romantico commento musicale su cetra di Anton Karas, interpreti funzionali, un perfetto ingranaggio d’azione in cui la tecnica del giallo si coniuga con una sottile indagine psicologica. Il vero tema del film è la morte, come in La signora di Shangai. E poi Welles: c’è un salto di qualità tra la breve parte che riguarda Harry Lime e il resto. Non sembra dubbio che abbia dato più di un suggerimento a Reed; è certo che collaborò ai dialoghi. Sua è la celebre battuta sull’Italia del Rinascimento e la Svizzera. Per molti anni Lime divenne un sinonimo di Welles che portò il personaggio in una serie radiofonica di 39 puntate: Le avventure di Harry Lime. Palma d’oro a Cannes e Oscar per Krasker. Esiste anche in versione colorizzata. Ridistribuito nel 2000 in edizione originale con sottotitoli italiani.
In una pacifica cittadina americana vive un nazista scampato al processo di Norimberga. Si è rifatto un’esistenza e sotto mentite spoglie sposa perfino la figlia di un noto magistrato. Giunge un detective incaricato di indagare sulla vera identità del professore, la cui moglie respinge sdegnata gli insistenti sospetti che l’investigatore le confida.
Un poliziotto messicano, Vargas, affianca un ispettore americano, Quinlan, nelle indagini sull’uccisione di un ricco proprietario terriero. Ben presto Vargas scopre che Quinlan ha un’idea tutta sua della giustizia e che non esita a falsificare le prove pur di far combaciare la realtà con le sue convinzioni. La verità alla fine trionfa, ma non senza difficoltà. Da un “giallo” di Whit Masterson. Questo titolo è diventato, nel tempo, un vero culto per gli appassionati. Pur non essendo considerato una delle opere fondamentali del regista, contiene alcune soluzioni di linguaggio richiamate anche nelle scuole di cinema. Molto citato è il piano sequenza di dodici minuti dell’inizio. E anche le acrobazie di Charlton Heston nel finale quando pedina Quinlan cercando di registrare la sua voce per incastrarlo. L’aneddotica racconta di Marlene Dietrich, che non era prevista nella sceneggiatura, in visita casuale sul set, inserita estemporaneamente nella parte della zingara. La produzione impose al regista alcune scelte non gradite. Welles disse: “mi hanno dato Heston, biondo di un metro e novanta, per fare un poliziotto messicano”. Nel 2001 il film è stato rimasterizzato e ricomposto nella colonna sonora. È stato distribuito nel grande circuito in edizione originale sottotitolato. Il pubblico, soprattutto giovane, ha risposto bene.
Andrea Orsini, uomo di fiducia di Cesare Borgia, tradisce il suo signore per amore della bella Camilla, moglie del governatore di una città che il Borgia vorrebbe conquistare. Durante la battaglia, organizzata da Andrea, il Borgia viene battuto e Camilla, rimasta vedova, sposa il bell’Andrea.
Nei giorni drammatici precedenti la liberazione di Parigi, alla fine dell’ultima guerra, il generale tedesco Dietrich Choltitz che presidia la città si ribella all’ordine di Hitler di distruggere la capitale col fuoco.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.