Un conduttore di vagoni-letto che fa la spola tra Roma e Parigi si è fatto due famiglie: sciatta e disordinata con cognato parassita a Roma, vedova con bambina a Parigi. Quando il cognato, ricercato per furto, ripara in Francia e scopre la sua doppia vita, rientra nei ranghi. Commedia fiacca degli equivoci con una soluzione che non persuade.
Un film di David S. Ward. Con Peter O’Toole, John Hurt, John Goodman Titolo originale King Ralph. Commedia, durata 97 min. – USA 1991. MYMONETRO Sua maestà viene da Las Vegas valutazione media: 2,63 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Pigmalione di George Bernard Shaw rivisitato. Al posto della tenera e ignorante fioraia troviamo un simpatico grassone. Costui viene prelevato di forza da Las Vegas e portato alla corte d’Inghilterra perché urge un nuovo re. Inutile dire che il cerimoniere tuttofare, interpretato da O’Toole, avrà un bel daffare per tener tranquillo lo yankee che mal si adatta alla vita di palazzo.
Un burlone si prende una vendetta postuma sui parenti: il suo testamento promette una favolosa eredità se i congiunti faranno ognuno la cosa più contraria alla loro natura. Così un Casanova è costretto a sposare una zitella, un timido ad assalire, pistola in pugno, il capufficio ecc. Tutti traggono un vantaggio immediato dalle loro imprese, ma non l’eredità che si rivela inesistente.
Dal romanzo di Emeric Pressburger: vent’anni dopo la guerra civile, un combattente repubblicano, esule in Francia, ritorna in Spagna per uccidere un brutale capo di polizia. Film d’azione che pretende di diffondere messaggi sull’etica, la morte, il destino. Il tono predicatorio dilaga. Peck fuori parte.
Cile, 1973. Ponzalo Infante e Pedro Machuca sono due bambini di 11 anni che vivono a Santiago, il primo in un quartiere agiato e il secondo in un sobborgo abusivo recentemente costruito poco distante: due mondi separati da una grande muraglia invisibile che alcuni, mossi dal sogno di un mondo migliore, vorrebbero abbattere. Uno di questi sognatori è il direttore di un collegio religioso privato, padre McEnroe, che con l’aiuto dei genitori accoglie nel collegio i bambini di entrambi i quartieri, insegnando loro a rispettarsi reciprocamente. Per questo motivo Pedro e Ponzalo frequentano la stessa classe, e tra i due nasce un’amicizia piena di scoperte e di sorprese. Ma questo intento di aggregazione si scontra con le difficoltà oggettive derivanti dal clima di aperto scontro sociale che regna in Cile a quell’epoca. Un film che sa parlare dei ragazzi e del contesto politico prendendo posizione ma con un profondo rispetto per i temi trattati. La lezione di Arrivederci ragazzi di Louis Malle non è passata invano e questo film può arrivare a commuoverci senza retorica proprio grazie alla sua ‘scrittura’.
Pur sapendo che dovrà subire i rimbrotti dei genitori, la giovane Stephanie fa ritorno a casa a un’ora tarda. Non immagina nemmeno lontanamente l’orrore al quale va incontro non appena apre la porta della sua abitazione.
Paesino al confine con la Iugoslavia è diviso in due dalla Commissione Internazionale dei Territori. Alla popolazione l’ardua scelta. “Un film dalle ambizioni nettamente sproporzionate per uno Zampa non ancora arrivato al massimo delle proprie possibilità creative” (F. Di Giammatteo). Macchiettistico. G. Lollobrigida con la voce di Lidia Simoneschi. I critici Callisto Cosulich e Tullio Kezich appaiono nei ruoli di un ufficiale sovietico e di un tenente iugoslavo.
In un ghiacciaio delle Alpi austriache si trova il corpo di un uomo (Castellano), morto 60 anni prima il giorno di Natale e perfettamente conservato. Nonna Sanna (Lisi) racconta ai nipotini come morì, dopo aver salvato lei bambina con il fratellino. Film TV tratto dal racconto Bergkristall (pubblicato per la 1ª volta nel 1845 con il titolo Der heilige Abend ) di Adalbert Stifter, trasferito ai giorni nostri e sceneggiato da Francesca Melandri con il regista che si era già ispirato allo scrittore austriaco per La valle di pietra . Affiatata squadra di interpreti, ambientazione accurata, finezza di particolari, ritmo narrativo con passo da fondista, un regista a suo agio negli spazi aperti.
Witold non ha superato gli esami di diritto e Fuchs si è appena licenziato da una società di moda parigina. I due vanno a trascorrere qualche giorno in una pensione familiare dove li aspettano una serie di presagi inquietanti: prima un passerotto impiccato nel bosco, poi un pezzo di legno che ha fatto la stessa fine e infine alcuni segni sul soffitto e nel giardino. Nella pensione c’è anche una bocca torva, quella della cameriera, e una bocca perfetta, quella della giovane proprietaria di cui Witold si innamora perdutamente. Sfortuna vuole che la donna si sia da poco sposata con un rispettabile architetto. Ma la giovane sposa sarà altrettanto rispettabile? La terza impiccagione, quella del gatto, è opera di Witold. Perché? E soprattutto: la quarta vittima sarà un essere umano?
Il viaggio della speranza di due cugini pakistani, il ragazzo orfano Jamal e l’adulto Enayatullah, dal campo profughi di Peshawar ai confini con l’Afghanistan, sino a Londra attraverso l’Iran, la Turchia, Trieste, Calais. Soltanto Jamal arriva vivo: quando compirà 18 anni sarà rimpatriato. Prodotto dalla BBC, scritto da Tony Grisoni in un treatment di 30 pagine, da sviluppare improvvisando durante il viaggio. Filmato da Marcel Zyskind con una piccola videocamera digitale senza luci artificiali e montato da Peter Christelis: un’ora e mezzo da 200 ore di materiale girato. Basato su una radicale confusione tra invenzione (fiction) e realtà (documentaria) cioè sul conflitto vero/falso, ha i momenti più significativi quando i due termini si sovrappongono (il passaggio notturno della frontiera turca, l’angoscia claustrofobica nel viaggio in container da Istanbul a Trieste). Un passo avanti rispetto a Benvenuti a Sarajevo (1997) dello stesso regista il cui professionismo è fuori discussione. È tutto da discutere, invece, da un punto di vista ideologico. Orso d’oro a Berlino 2003.
Negli anni Quaranta un detective scalcinato cerca di scagionare il suo cliente dall’accusa di aver ucciso un corteggiatore della moglie. Qui però il cliente è un personaggio dei cartoni animati (che somiglia a Bugs Bunny) e le indagini si svolgono a “Cartoonia” dove vivono “cartoni” buoni e cattivi. La “factory” di Steven Spielberg e la Walt Disney uniscono le loro forze per un best-seller che è nel contempo un grande exploit tecnico (la perfetta fusione fra cartone e fotogramma recitato) e poi un superdivertimento dalle mille trovate (per la precisione 93 nei 93 minuti di proiezione).
Il protagonista è un giovane dottore, deciso a (quasi) tutto per fare soldi e carriera. Circuisce la vedova di un collega per poter mettere le mani sullo stock di mutuati della buonanima. Lascia la dolce fidanzata per sposare la figlia di un pezzo grosso.
New Mexico, 1873: un Apache uccide per legittima difesa un bianco. Gli danno la caccia ma, quando gli uccidono la moglie, cambia tattica e si vendica con ferocia. Palesemente influenzato dalla violenza dei western italiani, M. Winner non ha la mano leggera nelle scene crudeli, affondando nel sangue i temi antirazzisti della storia.
Prima dell’avvento dell’umanità, altre civiltà hanno esplorato le stelle. Sul pianeta Somaris, Mills è con la moglie e la figlia: sono gli ultimi giorni che passerà con loro prima di partire per due anni in una missione spaziale. Un incarico che ha accettato per poter pagare le cure della figlia gravemente malata. Il viaggio è travolto da una pioggia di asteroidi e Mills finisce per precipitare su un pianeta alieno. L’atmosfera è respirabile, ma la giungla è popolata da… dinosauri! Mills è infatti finito sulla Terra di 65 milioni di anni fa e l’unica altra sopravvissuta è una ragazzina di nome Koa, che ha perso i genitori nello schianto. I due comunicano a fatica, perché parlano lingue diverse e il traduttore si è guastato, ma dovranno imparare a collaborare per fuggire dal pericolosissimo pianeta.
Mi chiedo perchè uno bravo come Adam Driver debba fare film cosi mediocri.
Rimasto orfano dopo un incidente, un bambino di otto anni va a vivere a Demopolis, in Alabama, con la nonna. È il 1968, per gli afroamericani la vita non è semplice, ma per nonna e nipote il pericolo viene soprattutto dalla scoperta che le streghe – creature malvagie e orribili che odiano i bambini sopra ogni cosa – sono tornate. Convinti di sfuggire alla persecuzione, si rifugiano in un hotel di lusso dove lavora un loro cugino, senza sapere, però, che proprio in quel luogo sfarzoso si terrà l’annuale raduno delle streghe. E che la tremenda Strega suprema ha intenzione di trasformare tutti i bambini del mondo in topi.
A Tokio, durante le Olimpiadi del ’64, Cristina, ragazza inglese, e Steve, giovane atleta americano, si conoscono, si innamorano, si sposano con l’aiuto di Sir William Rutland, ricco industriale inglese giunto in Giappone per affari. Intrattenimento arguto e di buon gusto firmato da un regista di successo.
Parte seconda di Smoke. C’è ancora la tabaccheria di Keitel a un incrocio di Brooklyn. Passano i soliti originali e diseredati: chi racconta, chi si fa scippare, chi fuma, chi ricorda. Ne esce un quadro di Brooklyn, città nella città, con una sua anima particolare. Viene persino resuscitato un campione di baseball degli anni Cinquanta. Il mite tabaccaio Harvey guarda tutto dal suo angolo. Film di montaggio e di fantasia, persino surreale. Ma come tutti i numeri due che hanno la tendenza a involversi e a strafare ecco che questo Smoke 2non ha il rigore e la semplicità del suo predecessore, capolavoro autentico. Fossero molti i film di allegra intelligenza come questo.
Freddie, introverso e timido, acquista una fattoria isolata e rapisce Miranda, di cui era da tempo innamorato. La tiene prigioniera nella fattoria e, dopo un primo periodo tempestoso, stringe con lei un patto di non belligeranza. Quando le profferte amorose di Freddie si fanno troppo violente, Miranda lo colpisce con una vanga. Per farsi curare la ferita l’uomo si allontana da casa e la ragazza, imprigionata, si ammala e muore.
Sarajevo durante la guerra. Tutti gli orrori possibili, la fame, i cecchini, la distruzione, i morti, i bambini. Il tutto registrato da un giornalista americano, Flynn, interpretato da Harrelson. Per non essere impotente, per aver la sensazione di fare davvero qualcosa il giornalista cercherà di portare via almeno una bambina. Il film corre tutti i pericoli delle storie d’attualità già abbastanza dilaniate dalla televisione. Per il regista è un passo indietro rispetto al precedente ottimo Go Now al quale, in questa sede, sono state attribuite quattro stelle.
Emigrato bruttone, 50enne e malandato cerca moglie per lettera fingendosi bello. Gli risponde una prostituta che si finge illibata e cerca un espediente per cambiare vita. Zampa imprime alla sua storia un timbro narrativo compatto, limpido e il racconto, se si esclude qualche ridondanza nella 2ª parte, scorre rapido e interessante. Bene Sordi e Cardinale.
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