Dal romanzo La morte dell’erba di John Christopher. Un’epidemia che accelera le forme d’inquinamento già in atto minaccia la vita del nostro pianeta. Di fronte al pericolo s’innesca quella guerra di tutti contro tutti teorizzata dal filosofo Thomas Hobbes. L’idea di partenza è suggestiva, ma lo svolgimento, macchinoso ed effettistico, cade nel banale.
Manchester, 1976. Tony Wilson, giornalista/conduttore/impresario della TV locale Granada Report, fonda, firmando il contratto col proprio sangue, la Factory Records, che concede piena libertà alle numerose band musicali che in quel periodo avrebbero rinnovato la musica pop-rave-punk: Joy Division, Buzzcocks, Siouxsie and the Banshees, A Certain Ratio e soprattutto gli Happy Mondays (da un loro pezzo il titolo del film). Scritto da Frank Cottrel Boyce, il film di Winterbottom cerca di conciliare la rievocazione storica dell’epoca con toni di buffoneria tossica e atmosfere alla Monty Python. Funzionano l’ambientazione nello storico club La Hacienda negli anni ’80 e l’impassibile e luciferina recitazione di Coogan (che nell’isola era in gran voga, ritenuto un erede di Peter Sellers); il vivace impegno degli interpreti tra cui spicca Harris che impersona Ian Curtis dei Joy Division. Risultato: un film diseguale a ruota libera che riesce a spiegare perché, musicalmente parlando, Manchester fu soprannominata Madchester. Distribuito nel 2009 da Officine UBU.
Lindy è stata una bambina molto difficile, per via di un particolare disturbo della personalità definita “esplosiva intermittente”. Basta poco per farla arrabbiare fino a farle perdere il controllo, cosa che la rende fortissima e veloce. Nel tentativo di dare uno sfogo a questa ira e placarla ha anche avuto vari addestramenti militari e marziali, che la rendono una donna pericolosissima. Per fortuna uno psichiatra ha realizzato un prototipo che le permette di riprendere il controllo quando sente la rabbia salire, dandosi una scossa attraverso una sorta di esoscheletro toracico elettrificato che porta sotto i vestiti. Le cose nella vita di Lindy sembrano cambiare per il meglio inizia una relazione con Justin, che presto però viene stravolta scatenando la sua rabbia…
Il diciannovenne Seth Davis abbandona gli studi al college e apre una bisca clandestina. Suo padre, giudice, lo considera un incapace e un fallito. Seth, in realtà, ha un talento naturale per gli affari e diventa un broker di successo. Ma in questo nuovo ambiente ha modo di osservare uno stile di vita e una morale che non lo convincono del tutto. Quando scoprirà di essere in procinto di rovinare l’esistenza di un cliente, a cui ha fatto illusorie promesse di guadagno, deciderà di cambiare vita. Younger (27 anni) ha lavorato a lungo nell’ambito delle campagne elettorali e si vede. La sua voglia di denuncia di una cultura il cui unico valore è il denaro è evidente (anche se fortemente stemperata dalle esigenze dell’ happy end). È però supportata da una notevole abilità nel fare cinema e da una consapevolezza notevole (per un esordiente) nei confronti del cinema che lo ha preceduto.
Una coppia di ballerini entra in crisi quando lei decide di diventare attrice drammatica. Dieci anni dopo il film sui Castle, Fred torna a far coppia con Ginger (che sostituì Judy Garland) e fa rivivere l’antica magia anche se le gambe di entrambi sono un po’ arrugginite. L’eleganza della regia riscatta la storia un po’ risaputa.
Da un romanzo di Ernest K. Gann. A causa di una violenta bufera di neve, aereo da trasporto atterra nel nord della Groenlandia. In attesa dei soccorsi la sopravvivenza è dura. Girato nelle sierre della California, è un dramma a suspense che riserva poche sorprese. Prodotto da Wayne, è un film d’andazzo, ma con gli aerei Wellman ci sa fare.
A bordo di un mercantile che trasporta un carico prezioso nell’Oceano Pacifico spie inglesi e aguzzini nazisti, antinazisti veri e falsi giocano al gatto e al topo. Da un romanzo di Werner Joerg Luedecke, Daniel Taradash ha cavato una sceneggiatura che non è un modello di chiarezza: confusione al posto di ambiguità. Un bel bianconero di Conrad Hall non basta a riscattare un’impresa sgangherata. Brando e Brynner in gara di istrionismo divistico.
Un film di Peter Walker. Con Susan George, Barry Evans, Christopher Sandford, Judy Huxtable Titolo originale Die Screaming, Marianne. Horror, durata 100 min. – USA 1972. MYMONETRO Marianna, fuga dalla morte valutazione media: 1,00 su 1 recensione.
Si avvicina il ventunesimo compleanno di Marianna e con esso il giorno in cui potrà ereditare l’ingente patrimonio della madre e scoprire il mistero che cela l’identità del padre. Ma qualcuno vuole impedire che tutto questo avvenga e tenta di uccidere la giovane.
Un produttore di Broadway, per frodare il fisco, si fa finanziare da ricche vecchiette uno spettacolo, sicuro che sarà un fiasco. Film d’esordio di M. Brooks (che prese un Oscar per la sceneggiatura) è diventato un cult movie per la sgangherata forza satirica nella rappresentazione del mondo teatrale. Grande spasso nelle scene della commedia musicale. La voce della canzone “Springtime for Hitler” è di Brooks.
Approfittando di un’ipoteca che grava su una clinica, il cattivo Morgan vorrebbe trasformarla in una casa da gioco. La situazione è salvata in extremis col denaro vinto a una corsa di cavalli. Passati dalla Paramount alla M-G-M, i fratelli Marx devono fare i conti con gli eredi di Irving Thalberg, morto tre mesi prima dell’inizio delle riprese, che, come in Una notte all’Opera, cercano di smorzare i loro eccessi aggressivi e dare al prodotto una scorrevole gradevolezza in linea con le tradizioni della casa. Così il marxismo convive con i cavalli (Groucho veterinario che si spaccia per medico), una scenografia sfarzosa, stereotipate musiche romantiche. Ma non mancano né le trasgressioni né le sequenze di travolgente buffoneria: il consulto medico, la scena all’ippodromo in cui Chico, travestito da gelataio, cerca di vendere a Groucho un’informazione sicura.
Il futuro secondo Winterbottom: si è autorizzati a procreare solo se i due partner hanno la giusta compatibilità genetica; si è autorizzati a passare le frontiere solo con il permesso giusto; si è autorizzati ad entrare nelle città solo se dotati di adeguata copertura assicurativa. Chi non è autorizzato, è fuera. Avevamo lasciato il cineasta inglese ad un bivio difficile: come andare avanti, nel suo percorso di ricerca di un realismo poetico, dopo Cose di questo mondo? Cosa c’è dopo un film che rappresenta un vertice stilistico che appare impossibile da superare o bissare? Cosa si racconta dopo aver narrato una vicenda di tragicità tanto insostenibile da ammettere il silenzio come unico commento possibile? Come uscirne? Chiudendo gli occhi e cominciando a sognare il mondo che verrà. A Winterbottom, sensibile verso il dramma dell’umanità come pochissimi altri, deve esserci voluto poco perché i sogni si trasformassero in incubi e generassero questo delicato affresco di un’apocalisse minore. Nessuna meteora dall’iperspazio, niente maremoti né bombe atomiche: quando non saremo più liberi di amare chi vogliamo e come vogliamo, sarà l’Inferno sulla Terra. E, anche peggio, saremo tanto malati da non rendercene conto. Tutto in Codice 46, dalla fotografia alla recitazione, dalle musiche alle scenografie naturali, è talmente superlativo da rendere sminuente qualsiasi commento. Solo un’imperfezione, forse: una voce fuori campo spiega cose che in certi momenti non sarebbe necessario spiegare. La stessa imperfezione che aveva Blade runner. Sarà un caso?
Un energico capo di polizia, cui viene affidato il compito di presiedere a uno scambio di ostaggi tra governi e terroristi, provoca una sparatoria a bordo dell’aereo su cui si è imbarcato.
Un film di Robert D. Webb. Con Elvis Presley, Debra Paget Titolo originale Love me Tender. Drammatico, b/n durata 89′ min. – USA 1956. MYMONETRO Fratelli rivali valutazione media: 2,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Non sapendo che la guerra civile è finita, i tre fratelli sudisti Reno compiono una rapina con alcuni compagni. Guai a catena. Western assai curioso trasformato all’ultimo momento in un veicolo per l’esordiente Presley che, prima di morire, canta quattro belle canzoni e poi riappare in forma di fantasma. Indimenticabili “Love Me Tender” e “Poor Boy”.
Dal romanzo (1847) di Charlotte Brontë. Nell’Inghilterra del primo Ottocento una giovane governante, entrata a servizio in una dimora dello Yorkshire, scopre che il suo padrone nasconde un terribile segreto. Flebile, riduttivo e illustrativo digest di un romanzo di grande ricchezza tematica. Ben pettinato, decorato e arredato con eleganza un po’ cheap, di esangue decoro televisivo senza un punto di vista personale né un’idea registica. L’unica nota insolita è la scelta dell’anglo-francese Gainsbourg che rende bene la fierezza, la salute morale e la capacità di autogoverno della protagonista.
Un tranquillo impiegato di famiglia (Wilder) vede la sua vita sconvolta dall’incontro con una misteriosa e bellissima “signora in rosso” (Kelly LeBrock). Ha quindi l’occasione per la sua prima infedeltà coniugale, ma goffo e inesperto com’è riesce solo a ficcarsi in un sacco di guai. Si tratta di un remake del film francese Certi piccolissimi peccati, riletto in chiave americana. Wilder, nella doppia veste di regista e protagonista, confeziona novanta minuti di deciso divertimento; la presenza della fotomodella mozzafiato Kelly LeBrock e le musiche di Stevie Wonder completano un prodotto di buon intrattenimento.
Un film di Ken Wiederhorn. Con Brooke Adams, John Carradine, Peter Cushing, Luke Halpin, Jack Davidson, Don Stout, Clarence Thomas, D.J. Sidney, Fred Buch Titolo originale Shock waves. Horror, durata 93 min. – USA 1975. MYMONETRO L’occhio nel triangolo valutazione media: 1,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un gruppo di turisti in viaggio nei mari delle Bermude naufraga su un’isola desolata il cui unico abitante sembra essere il solitario Scar. L’uomo accoglie i sopravvissuti ospitandoli in una fatiscente dimora ma li avverte di non allontanarsi dal luogo poiché la vegetazione intorno ed il mare nascondono mortali insidie. Le oscure minacce di Scar prendono corpo, durante la notte, nelle sagome di misteriosi individui che vestendo uniformi tedesche si aggirano per l’isola guidati da un istinto omicida. Quando si verificano le prime vittime, Scar è costretto a raccontare la sua storia… Durante la guerra, gli scienziati nazisti avevano sperimentato con successo la possibilità di creare in laboratorio “il soldato perfetto” restituendo vita artificale ai cadaveri di uomini distintisi per coraggio, obbedienza e spietatezza. Al momento della capitolazione Scar, ufficiale delle SS, aveva affondato in mare, nei pressi dell’isola, il drappello di creature che gli era stato affidato: ma i mostri non sono annegati e con il movimento delle maree ritornano in superficie per esigere un tributo di sangue. Ad un ad uno, tutti cadono massacrati dai morti viventi. Soltanto una ragazza riesce a fuggire su un’imbarcazione di fortuna, ma tratta in salvo da un peschereccio viene considerata inequivocabilmente pazza.Tra i film sugli zombi, con qualche spunto fantascientifico, Shock Waves è stato accolto dalla critica americana con inconsueta benevolenza. Da noi, salvo poche eccezioni, il film è stato ignorato o archiviato tra gli horror più dozzinali. Peter Cushing interpreta l’indecifrabile Scar e John Carradine il capitano Ben, l’irascibile comandante dello yacht dei turisti, tra i primi a cadere per mano dei misteriosi assassini. Il make-up dei nazi-zombi è opera di Alan Ormsby. Alcune fonti citano non accreditato l’onnipresente Fred Olen Ray tra i produttori esecutivi.
2005. Steve Lopez, giornalista del Los Angeles Times, ha due problemi: una rovinosa caduta dalla bicicletta gli ha temporaneamente deturpato mezzo viso e, soprattutto, è a corto di idee per i suoi articoli che sono in presa diretta sulla realtà. Un giorno incontra del tutto casualmente Nathaniel Ayers, un homeless affetto da disturbi psichici che però sa suonare benissimo un violino con due sole corde. Lopez ha così trovato l’ispirazione per i suoi pezzi che riscuotono successo e, al contempo, decide di darsi da fare per Ayers e per quelli che vivono nelle sue condizioni. Inizia con il procuragli un violoncello (strumento che Nathaniel ha studiato) e a cercare di riconciliarlo con il mondo superando i propri fantasmi. Non sarà un’impresa facile. Molti appassionati di cinema (e non solo) ricordano certamente Shine in cui si raccontavano le vicende di un pianista divorato dai propri fantasmi psichici e salvato dall’intervento amorevole ma deciso di una donna. Chi scrive ha avuto l’occasione di conoscere Helfgott ad un concerto e può confermare che sia la lettura cinematografica del suo percorso sia i caratteri della personalità del musicista sono stati resi con grande adesione alla realtà. Chi ha letto la breve sinossi di cui sopra può pensare che ci si trovi, a distanza di anni, dinanzi a un caso molto simile. Nulla di tutto ciò. Perché pur essendo anche questo film ispirato da una storia reale (il vero Ayers compare in una delle scene del film) le dinamiche che la sottendono sono profondamente diverse. Lopez è inizialmente mosso non da sentimenti di compassione ma bensì dalla necessità di trovare una ‘storia’ da raccontare ai suoi lettori. Siamo quindi dinanzi alla nascita di un rapporto di reciproca utilità che la regia non tenta mai di forzare lungo le strade della facile commozione. Piuttosto prova ad allargare lo sguardo verso la condizione dei senzatetto che a Los Angeles sono presenti in gran numero e in buona parte rappresentano se stessi nel film. Nessuna voglia di raccontare un percorso dalla strada alla gloria ma piuttosto (grazie alle ottime interpretazioni di Jamie Foxx e di Robert Downey Jr.) il desiderio di mostrare come il lavoro sulle ossessioni di una persona non abbia mai un esito definibile e su come gli esseri umani possano incontrarsi e conoscersi anche a partire da motivazioni che non siano necessariamente altruistiche e, nonostante questo, possano percorrere un tratto di strada insieme provando a farsi del bene a vicenda.
Da un romanzo di Robert Catto sceneggiato da Stirling Silliphant. Nel 1945, in acque venezuelane, sommergibile tedesco affonda nave inglese massacrando tutti i superstiti, tranne uno che giura vendetta. Buon film sul mito della “guerra privata”. Ricco di sequenze di grande effetto. Ottimo O’Toole
Barry è un contrabbandiere di stupefacenti. La polizia, che lo ha pizzicato, vuole la sua collaborazione per sgominare i grossi produttori di droga che fanno base in Columbia. L’uomo accetta ma dopo breve periodo deve cavarsela da solo.
Andrea Orsini, uomo di fiducia di Cesare Borgia, tradisce il suo signore per amore della bella Camilla, moglie del governatore di una città che il Borgia vorrebbe conquistare. Durante la battaglia, organizzata da Andrea, il Borgia viene battuto e Camilla, rimasta vedova, sposa il bell’Andrea.
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