Category: 3.25/3.49


Locandina italiana 127 OreUn film di Danny Boyle. Con James Franco, Amber Tamblyn, Kate Mara, Clémence Poésy, Kate Burton. Titolo originale 127 Hours. Avventura, durata 90 min. – USA, Gran Bretagna 2010. – 20th Century Fox uscita venerdì 25 febbraio 2011. – VM 14 – MYMONETRO 127 Ore * * * - - valutazione media: 3,28 su 91 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Aron Ralston, 26 anni, entusiasta dello sport e della libertà, si concede una giornata di biking e trekking nel Blue John Canyon dello Utah. Sole, musica, paesaggi mozzafiato e un fortuito incontro con due belle escursioniste che si prestano a tuffi e risate: cosa chiedere di più? Tornato solo, però, scendendo un crepaccio, Aron smuove inavvertitamente un masso vecchio di milioni di anni e si ritrova immobilizzato, con un braccio bloccato tra questo e la roccia, praticamente senza cibo né acqua. 
Da sempre Danny Boyle intende il cinema come uno sport estremo. Nel bene e nel male, piaccia o faccia storcere il naso, questo è il suo credo, la sua marcia. In passato, però, dopo l’incontro magico con l’immaginario di Irvine Welsh, si è spesso arrabattato per far coincidere il ritmo e il senso dei racconti con quello della sua visione e della sua macchina da presa, forzando la mano e scadendo volentieri nel virtuosismo gratuito e grezzotto.
La vicenda reale di Aron Ralston ha offerto, invece, al regista inglese ciò che attendeva da tempo (o forse eravamo noi ad attenderlo più di lui), vale a dire pane per i suoi denti, cibo per la sua mente. Boyle ri-immagina, infatti, l’esperienza estrema di Ralston con i ralenti e le accelerazioni, le soggettive impossibili e i raddoppi di formato (la telecamerina, come in The Beach) che tanto gli piacciono, ma anche con un pudore e una pulizia che non eravamo pronti ad attribuirgli.

Come il protagonista sfida se stesso e le possibilità del proprio corpo, traendone godimento, è evidente che il regista risponde con sicuro piacere alla sfida di costruire un film d’azione con un attore che non può muoversi. Eppure non è né questo, né il facile rovesciamento tra il sovraffollamento umano ritratto nelle immagini d’apertura e il vuoto che imprigiona il ragazzo in seguito o tra il caldo delle immagini cinematografiche e il freddo del testamento affidato al video, ad incollarci al film. Piuttosto è l’idea espressa in una frase dettata dal delirio, e cioè che quella pietra aspettasse Aron da quando è nato e che tutta la sua vita non fosse stata che una preparazione a quel giorno, che racchiude un’idea di cinema forte ed emozionante e fa sì che i flashback e le allucinazioni abbiano un’anima e che l’agire del nostro pensiero e quello del cinema tornino qui ad incontrarsi senza forzature, in nome di una somiglianza naturale.
Senza cadere nella recitazione del dolore, James Franco dà una bella prova del proprio talento, riuscendo col solo primo piano a costruire un personaggio pieno di contraddizioni, dalla straordinaria forza d’animo.
Al termine di un’esperienza cinematografica come questa si perdona al regista anche un finalissimo inutile, fuori stile e fuori luogo.

127 Hours (2010) on IMDb

Regia di Robin Campillo. Un film Da vedere 2017 con Nahuel Pérez BiscayartArnaud ValoisAdèle HaenelAntoine ReinartzFélix MaritaudCast completo Titolo originale: 120 battements par minute. Genere Drammatico, – Francia2017durata 135 minuti. Uscita cinema giovedì 5 ottobre 2017 distribuito da Teodora Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 – MYmonetro 3,40 su 8 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

All’inizio degli anni Novanta i militanti di Act Up-Paris moltiplicano le azioni e le provocazioni contro l’indifferenza generale. L’indifferenza che circonda l’epidemia e i malati di AIDS. Gay, lesbiche, madri di famiglie si adoperano con dibattiti e azioni creative, non violente ma sempre spettacolari, per informare, prevenire, risvegliare le coscienze, richiamare la società alle proprie responsabilità. In seno all’associazione, creata nel 1989 sul modello di quella americana, Nathan, neofita in cerca di redenzione, incontra e innamora Sean, istrionico attivista e marcatore della progressione del virus. Tra conflitti e strategie da adottare Nathan e Sean vivono forte il tempo che resta.

 120 battiti al minuto
(2017) on IMDb

Locandina italiana 50 e 50Un film di Jonathan Levine. Con Joseph Gordon-Levitt, Seth Rogen, Anna Kendrick, Bryce Dallas Howard, Anjelica Huston. Titolo originale 50/50. Commedia drammatica, durata 100 min. – USA 2011. – Eagle Pictures uscita venerdì 2 marzo 2012. MYMONETRO 50 e 50 * * * - - valutazione media: 3,27 su 22 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La vita del ventisettenne Adam scorre tranquilla, forse fin troppo. A complicare le cose arriva la peggiore delle notizie: è malato di cancro. Da quel momento il ragazzo entra in uno stato di passiva accettazione della malattia da cui nessuno sembra scuoterlo: non la sua ragazza che lo tradisce, non il suo migliore amico mattacchione, non la sua inesperta e volenterosa terapista, che tenta con lui un approccio umano. Adam continua a nascondere prima di tutto a se stesso paura, rabbia, frustrazione e tutti i sentimenti che la malattia porta con sé. Passando attraverso la chemioterapia e tutte le altre fasi della cura il ragazzo comprenderà alla fine ciò che vuole più di tutto e quali sono le persone che davvero tengono a lui. 
È sempre una cosa molto difficile tirare fuori una buona commedia da un soggetto drammatico come la malattia, quindi già per il tentativo 50/50 di Jonathan Levine andrebbe applaudito. Il merito principale della sceneggiatura è quello di partire a razzo, di costruire situazioni comuni e insieme molto divertenti riguardo la scoperta del male, l’accettazione dello stato, il tentativo di non farsi abbattere in particolar modo dall’incertezza. Sotto questo punto di vista la prima parte del film è monopolizzata dalla comicità fresca e diretta di Seth Rogen, vero e proprio funambolo capace quasi da solo di alleggerire scene e situazioni dolorose. Joseph Gordon-Levitt, Anna Kendrick, Bryce Dallas Howard e tutti gli altri attori sono in parte e assolutamente convincenti, ma è senza dubbio Rogen la marcia in più di 50/50.
Dopo la prima metà in cui il film esplora con allegria e vivacità la condizione e la storia del protagonista, Jonathan Levine non riesce a nascondere però un evidente problema contenuto nella sceneggiatura stessa: la storia si ferma su una serie di scene magari anche divertenti ma che non fanno evolvere la trama vera e propria né l’arco narrativo di Adam. 50/50 però si riprende come era prevedibile nella parte finale, quando si arriva per forza di cose al confronto decisivo con la malattia. L’ultimo quarto d’ora del film è seriamente emozionante, colpisce al cuore in maniera forse anche prevedibile ma non per questo meno sincera.
Alla fine quindi, seppur a tratti molto divertente, 50/50 non è un film leggero o superficiale: grazie a un lucidità di fondo su cosa si vuole raccontare e come si intende farlo, il film pone allo spettatore una serie di interrogativi e questioni che solitamente il semplice cinema d’evasione non presenta: quando ci troviamo di fronte a un bivio, cosa conta realmente? Come dobbiamo cercare di vivere una vita che non è eterna né tanto meno garantita? Di fronte a tali quesiti Jonathan Levine e tutti coloro che hanno partecipato al progetto provano a dare risposte non preconfezionate, al contrario personali e sentite. Se anche non del tutto compiuto, oltre che per il tentativo 50/50 è un film che merita di essere apprezzato anche per questo.

50/50 (2011) on IMDb

Regia di Michael Winterbottom. Un film Da vedere 2002 con Steve CooganPaddy ConsidineDanny CunninghamSean HarrisShirley HendersonCast completo Genere Drammatico – Gran Bretagna2002durata 115 minuti. – MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Manchester, 1976. Tony Wilson, giornalista/conduttore/impresario della TV locale Granada Report, fonda, firmando il contratto col proprio sangue, la Factory Records, che concede piena libertà alle numerose band musicali che in quel periodo avrebbero rinnovato la musica pop-rave-punk: Joy Division, Buzzcocks, Siouxsie and the Banshees, A Certain Ratio e soprattutto gli Happy Mondays (da un loro pezzo il titolo del film). Scritto da Frank Cottrel Boyce, il film di Winterbottom cerca di conciliare la rievocazione storica dell’epoca con toni di buffoneria tossica e atmosfere alla Monty Python. Funzionano l’ambientazione nello storico club La Hacienda negli anni ’80 e l’impassibile e luciferina recitazione di Coogan (che nell’isola era in gran voga, ritenuto un erede di Peter Sellers); il vivace impegno degli interpreti tra cui spicca Harris che impersona Ian Curtis dei Joy Division. Risultato: un film diseguale a ruota libera che riesce a spiegare perché, musicalmente parlando, Manchester fu soprannominata Madchester. Distribuito nel 2009 da Officine UBU.

24 Hour Party People (2002) on IMDb

Risultati immagini per 13 TzametiRegia di Géla Babluani. Un film Da vedere 2005 con George BabluaniPascal BongardAurélien RecoingFred Ulysse. Genere Thriller – FranciaGeorgia2005durata 93 minuti. Uscita cinema venerdì 30 giugno 2006 – MYmonetro 3,45 su -1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Sebastien è un giovane operaio georgiano emigrato di 22 anni che, nella rassicurante provincia francese, si occupa di alcune riparazioni in una villa in stato di decadenza. La persona che lo ha assunto non è in grado di pagarlo perciò lui ruba una lettera con alcune indicazioni misteriose. E’ Infatti attratto dalla chimera di un grosso guadagno: segue le indicazioni sulla lettera per una sorta di caccia al tesoro e si ritrova così coinvolto in un giro clandestino da incubo in cui gli uomini scommettono sulla vita di altri uomini. Sebastien decide di sostituirsi a un morto per overdose e di partecipare, al posto suo, al gioco della roulette russa dove l’esistenza umana dipende da un tamburo che spara alla luce di una lampadina che si accende.Il regista georgiano Géla Babluani – qui alla sua opera prima – ci mostra il mondo dal punto di vista del protagonista: la curiosità di Sebastien si trasforma in orrore; il ragazzo entra in un microcosmo dove solo il Caso decide chi deve vivere e chi deve morire. La scelta del b/n ricorda il cinema indipendente francese (quello di Mathieu Kassovitz, per esempio) che rende sullo schermo una realtà disperante e disperata: uomini alla deriva, uomini come bestie. La macchina da presa scorre lenta sui corpi e sui volti dei personaggi per scavare nelle anime spezzate di individui schiavi del denaro e della corruzione, prede dell’autodistruzione fisica e psicologica. Il montaggio dalle geometrie perfette e dal ritmo incalzante crea una situazione claustrofobica e spiazzante; la villa, il bosco, l’albergo, la stazione diventano non-luoghi, sono un universo senza futuro e senza via di uscita. Non si può non pensare a Il cacciatore. Non si può non chiedersi che cosa e chi stiamo diventando.

13 (2005) on IMDb

Regia di Rolando Colla. Un film Da vedere 2016 con Bruno TodeschiniAlessia BarelaGianfelice ImparatoAurora QuattrocchiMarc BarbéCast completo Genere Drammatico, – ItaliaSvizzera2016durata 96 minuti. Uscita cinema giovedì 24 agosto 2017 distribuito da Movimento Film. – MYmonetro 3,35 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ivan, un botanico, attende su una piccola isola della Sicilia l’arrivo di Chiara, una costumista. Lui è il fratello di Richard, lei la migliore amica di Francesca e debbono organizzare il matrimonio dei due. I due sposi sono entrambi ex tossicodipendenti e quel luogo è molto importante per Richard. I problemi non sono pochi perché l’isola ha pochi abitanti e l’albergo e il faro (dove lo sposo vuole trascorrere la prima notte di nozze) non sono nelle migliori condizioni. Ivan e Chiara decidono di impegnarsi perché tutto riesca al meglio mentre tra loro sta nascendo un sentimento da cui è difficile sottrarsi.

 7 giorni
(2016) on IMDb

Regia di Yann Demange. Un film Da vedere 2014 con Jack O’Connell (II)Sam ReidPaul AndersonSean HarrisRichard DormerCast completo Titolo originale: ’71. Genere Thriller, – Gran Bretagna2014durata 99 minuti. Uscita cinema giovedì 9 luglio 2015 distribuito da Good Films. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,29 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Inghilterra 1971. La recluta Gary Hook viene inviato in Irlanda del Nord. La situazione sarebbe apparentemente semplice (i Protestanti ‘amici’ da una parte e i Cattolici ‘nemici’ dall’altra) se non fosse che all’interno dell’IRA ci sono due fazioni in lotta tra loro. L’accoglienza non è ovviamente delle migliori ma le cose si aggravano per il soldato quando scopre casualmente che alcuni ufficiali dell’esercito sono coinvolti nella fabbricazione di ordigni per gli attentati.

'71 (2014) on IMDb

Poster The Lady - L'amore per la libertàUn film di Luc Besson. Con Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King, Susan Wooldridge. Titolo originale The Lady. Drammatico, durata 145 min. – Francia, Gran Bretagna 2011. – Good Films uscita venerdì 23 marzo 2012. MYMONETRO The Lady – L’amore per la libertà * * * - - valutazione media: 3,28 su 38 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La storia vera di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991 e ‘orchidea d’acciaio’ del movimento per la democrazia in Myanmar. Dopo l’assassinio del padre, il generale Aung San, leader della lotta indipendentista birmana, Suu cresce in Inghilterra e sposa il professore universitario Michael Aris. Quando nel 1988 il suo popolo insorge contro la giunta militare, Suu torna nel paese natale e inizia il suo lungo scontro diretto contro il potere assoluto dei generali.
La figura di Aung San Suu Kyi, paladina dei diritti democratici che per la libertà del suo paese e del suo popolo ha per oltre vent’anni sacrificato la propria libertà personale e gli affetti familiari è di certo una delle più toccanti e ammirevoli fonti d’ispirazione politica e umana degli ultimi decenni. È comprensibile quindi che The Lady fosse tanto per la scrittrice Rebecca Frayn che per il regista Luc Besson e, soprattutto, per la sua interprete Michelle Yeoh un vero e proprio progetto del cuore.
Onde rendere più vicina allo spettatore una figura complessa che ha attraversato fasi tumultuose della Storia di un paese di cui i più davvero poco sanno, Frayn e Besson hanno scelto la via della divulgazione, presentando il contesto storico e politico in maniera essenziale (la principale riflessione sulla Storia del Myanmar è racchiusa nel racconto di sapore quasi favolistico che Aung San fa alla figlia, e che funge da prologo del film), e di far leva sul dramma umano della protagonista. Dopo il ritorno a Yangon nel 1988, Aung San Suu Kyi ha difatti potuto rivedere il marito solo cinque volte, a causa di visti negati al consorte e della sua impossibilità di tornare in Gran Bretagna (una volta lasciato il suolo birmano non le sarebbe più permesso il ritorno), cosa che le ha impedito di vedere i figli crescere e di assistere Aris durante la malattia che l’ha condotto alla morte nel 1999.
Un’impostazione che inscrive la drammaturgia di The Lady nelle convenzioni del melodramma e che, a conti fatti, rischia di sminuire l’aspetto politico della battaglia di Aung San Suu Kyi. Sul fronte della resa formale, Besson rischia poco ed emoziona solo a sprazzi – ossia quando le situazioni tendono all’action (l’assassinio di Aung San, il primo blocco di Suu agli arresti domiciliari dopo la vittoria alle elezioni). Michelle Yeoh, dal canto suo, si spende nella sua migliore interpretazione (assai riuscita nella mimesi del contegno e della postura di Aung San Suu Kyi), anche se si ha l’impressione che il gigione David Thewlis (nel ruolo di Aris) sovente le rubi la scena.

The Lady in the Van (2015) on IMDb

Locandina italiana No - I giorni dell'arcobalenoUn film di Pablo Larrain. Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle. Titolo originale No. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 110 min. – Cile 2012. – Bolero uscita giovedì 9 maggio 2013. MYMONETRO No – I giorni dell’arcobaleno * * * - - valutazione media: 3,44 su 31 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

1988. Il dittatore cileno Augusto Pinochet è costretto a cedere alle pressioni internazionali e a sottoporre a referendum popolare il proprio incarico di Presidente (ottenuto grazie al colpo di stato contro il governo democraticamente eletto e guidato da Salvador Allende). I cileni debbono decidere se affidargli o meno altri 8 anni di potere. Per la prima volta da anni anche i partiti di opposizione hanno accesso quotidiano al mezzo televisivo in uno spazio della durata di 15 minuti. Pur nella convinzione di avere scarse probabilità di successo il fronte del NO si mobilita e affida la campagna a un giovane pubblicitario anticonformista: René Saavedra.
Pablo Larrain, che il pubblico italiano conosce per i suoi precedenti Tony Manero e Post Mortem, affronta in modo diretto una delle svolte nodali della storia cilena recente. L’aggettivo è quanto mai appropriato perché la scelta radicale di utilizzare una telecamera dell’epoca offre al film una dimensione del tutto insolita. Il passaggio dal materiale di repertorio (dichiarazioni di Pinochet e cerimonie che lo vedono presente così come interventi dei rappresentanti dell’opposizione dell’epoca) alla ricostruzione cinematografica diviene così inavvertibile. Il pubblico in sala si trova nella situazione di chi sta compiendo una full immersion nel passato.
Tutto ciò all’interno di una ricostruzione che mostra, attraverso il personaggio di Saavedra, come la repressione fosse stata forte e come il regime fosse convinto che fosse sufficiente accusare qualsiasi avversario di ‘comunismo’ per poter vincere. Non manca però anche di sottolineare come tra i sostenitori del NO non fossero pochi quelli che non avevano compreso quanto fosse indispensabile impostare una campagna di comunicazione che andasse oltre la riproposizione delle pur gravissime colpe del dittatore per approdare a una proposta che parlasse di vita, di gioia, di speranza nel futuro e non di morte. E’ in questo ambito che il personaggio impersonato con grande understatement da Gael Garcia Bernal si trova a muoversi consapevole, inoltre, della difficoltà di contribuire alla riuscita di un fondamentale cambiamento del proprio Paese partendo dalle proprie basi di eccellente imbonitore. Pronto, una volta ottenuto l’esito sperato, a tornare a promuovere telenovelas.

No (2012) on IMDb

Un film di Joseph McGrath. Con Laurence Harvey, Christopher Lee, Ringo Starr, Peter Sellers, Richard Attenborough. Commedia, durata 93′ min. – Gran Bretagna 1969. MYMONETRO Magic Christian * * * - - valutazione media: 3,46 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un ricchissimo Sir inglese senza eredi adotta un giovane fricchettone conosciuto per strada e gli dimostra il potere corruttivo del denaro. Tipica commedia sugli anni ’60, aggressiva ed eversiva, costruita sulla base di situazioni esasperate, un caleidoscopio di scenette soltanto in parte riuscite, ma sempre graffianti. Tratta da un romanzo (1960) di Terry Southern che ne ha scritto la sceneggiatura con il regista e con contributi di Sellers, John Cleese, Graham Chapman (due dei Monty Python).

The Magic Christian (1969) on IMDb

Auntie Mame (Aka La Signora Mia Zia) Italian Poster Art Rosalind Russell  1958 Movie Poster Masterprint (24 x 36) : Amazon.it: Casa e cucinaUn film di Morton Da Costa. Con Fred Clark, Forrest Tucker, Rosalind Russell, Peggy Cass, Lee Patrick.  Titolo originale Auntie Mame. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 142′ min. – USA 1958. MYMONETRO La signora mia zia * * * - - valutazione media: 3,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un orfano è adottato dalla stravagante e dinamica zia Mame che dopo avergli insegnato a vivere, arricchendo la sua memoria dei ricordi degli ultimi anni ’20 e primi anni ’30, gli trova anche la moglie giusta. All’origine c’è il romanzo Auntie Mame (1955) di Patrick Dennis che, rifiutato da 19 editori, vendette 2 milioni di copie, rimase in classifica per 122 settimane e diede origine a una versione teatrale di Jerome Lawrence e Robert E. Lee, recitata per 639 repliche dalla Russell. L’adattamento di Betty Comden e Adolphe Green per la Warner fa evaporare la poliforme comicità del romanzo. La convenzionale regia di M. da Costa fa il resto. Fortunatamente c’è la 50enne Russell, insaziabile chiacchierona, a tenerlo in piedi. Ebbe 6 candidature agli Oscar tra cui quelle della fotografia (Harry Stradling) e dell’attrice protagonista. Anni dopo ne fu tratto il musical Mame, a sua volta trasformato in film (1974) con la regia di Gene Saks e Lucille Ball protagonista. Il libro fu ripubblicato con rinnovato successo da Adelphi nel 2009.

Auntie Mame (1958) on IMDb

Locandina Giallo napoletanoUn film di Sergio Corbucci. Con Peppino De Filippo, Renato Pozzetto, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Ornella Muti. Giallo, durata 111′ min. – Italia 1979. MYMONETRO Giallo napoletano * * * - - valutazione media: 3,28 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Don Raffaele, professore di mandolino costretto a guadagnarsi da vivere sui marciapiedi, è incastrato in una serie di misteriosi omicidi che hanno per posta un bel gruzzolo di milioni. Corbucci e i suoi sceneggiatori si devono essere assai divertiti a scrivere e dirigere questo canovaccio macchinoso di sgangherata efficacia. Mastroianni si esibisce in un esercizio di alto macchiettismo buffonesco. Ultimo film di P. De Filippo.

Atrocious Tales of Love and Death (1979) on IMDb

Locandina Un giorno alle corseUn film di Sam Wood. Con Maureen O’Sullivan, Groucho Marx, Chico Marx, Harpo Marx. Titolo originale A Day at the Races. Comico, b/n durata 111′ min. – USA 1937. MYMONETRO Un giorno alle corse * * * - - valutazione media: 3,33 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Approfittando di un’ipoteca che grava su una clinica, il cattivo Morgan vorrebbe trasformarla in una casa da gioco. La situazione è salvata in extremis col denaro vinto a una corsa di cavalli. Passati dalla Paramount alla M-G-M, i fratelli Marx devono fare i conti con gli eredi di Irving Thalberg, morto tre mesi prima dell’inizio delle riprese, che, come in Una notte all’Opera, cercano di smorzare i loro eccessi aggressivi e dare al prodotto una scorrevole gradevolezza in linea con le tradizioni della casa. Così il marxismo convive con i cavalli (Groucho veterinario che si spaccia per medico), una scenografia sfarzosa, stereotipate musiche romantiche. Ma non mancano né le trasgressioni né le sequenze di travolgente buffoneria: il consulto medico, la scena all’ippodromo in cui Chico, travestito da gelataio, cerca di vendere a Groucho un’informazione sicura.

A Day at the Races (1937) on IMDb

Regia di Damián Szifrón. Un film Da vedere 2014 con Ricardo DarínOscar MartínezLeonardo SbaragliaErica RivasRita CorteseCast completo Titolo originale: Relatos Salvajes. Genere CommediaThriller, – ArgentinaSpagna2014durata 122 minuti. Uscita cinema giovedì 11 dicembre 2014 distribuito da Lucky Red. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,28 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

6 “racconti selvaggi” (questo il significato del titolo originale stravolto in quello italiano commercialmente fantozziano): 1) i passeggeri di un aereo in volo scoprono troppo tardi di essere accomunati da relazioni con una stessa persona; 2) la cameriera di un autogrill deve servire l’usuraio che ha rovinato la sua famiglia; 3) un sorpasso ostacolato e un insulto scatenano una faida tra 2 automobilisti; 4) ingegnere esperto di demolizioni col tritolo è ingiustamente multato; 5) ricco imprenditore paga il giardiniere perché si accusi di 2 omicidi colposi commessi da suo figlio; 6) pacchiana festa di nozze si trasforma in un duello rusticano tra gli sposi. Il Leitmotiv apparentemente è la vendetta interpersonale, ma è in realtà la ribellione istintiva dell’individuo al “sistema”, alla civiltà organizzata, alle istituzioni, ai suoi costumi, ai suoi riti, alle sue false comodità tecnologiche, alla sua corruzione. Il 3° lungometraggio dell’argentino Szifrón, anche sceneggiatore, Almodóvar produttore, è un noir ibrido per registro e valore: i primi 3 relatos sono dei pulp di largo consumo, i rimanenti sono graffianti grotteschi con una potente e mirata carica satirica. Su tutti svetta il 4°, il più originale, verosimile e universale: impossibile non immedesimarsi in “Bombito”. Miglior film europeo a San Sebastián, il più visto in Argentina nel 2014

Wild Tales (2014) on IMDb

Locandina italiana Sid e NancyUn film di Alex Cox. Con Gary Oldman, Chloe Webb, Debby Bishop, Xander Berkeley, David Hayman. Titolo originale Sid and Nancy. Drammatico, durata 111′ min. – Gran Bretagna 1986. MYMONETRO Sid e Nancy * * * - - valutazione media: 3,37 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
1977 a Londra. Un musicista punk (Sid Vicious dei Sex Pistols) incontra una giovane americana dedita all’eroina. Incomincia tra di loro un rapporto passionale destinato a trasformarsi nell’inferno della droga. È fiction, ma i due bravissimi Oldman e Webb non sembrano recitare: sono Sid e Nancy. Buona ambientazione.

Sid and Nancy (1986) on IMDb

Locandina La sconosciutaUn film di Giuseppe Tornatore. Con Ksenia RappoportMichele PlacidoClaudia GeriniClara DossenaPierfrancesco Favino.  Drammaticodurata 118 min. – Italia 2006.uscita venerdì 20 ottobre 2006MYMONETRO La sconosciuta * * * - - valutazione media: 3,34 su 162 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Di Irena non si sa molto, solo che è arrivata in Italia dall’Ucraina. O forse è tornata, dopo alcuni anni, per chiudere un conto. Con l’aiuto di un portinaio interessato (Haber), trova lavoro presso la famiglia Adacher, una coppia di orafi con una figlia affetta da una cronica incapacità di difendersi. Irena si occupa della piccola, la conquista e le insegna a reagire. Sembra cominciare a trovar pace, ma ecco che si ripresenta il male che ha deciso del suo passato e che ha le sembianze dell’aguzzino Muffa (Placido).
La Sconosciuta di Giuseppe Tornatore arriva a quasi sei anni di distanza da Malena. Il regista di Bagheria ha avvolto il tournage nel mistero, assicurandosi che nessuno parlasse o sapesse nulla del film che preparava. Scopriamo ora che questo mistero prosegue e oltre, svelandosi solo poco alla volta, in un racconto che interseca piani temporali diversi, come avveniva in uno dei suoi precedenti e migliori lavori, Una pura formalità, col quale condivide anche un ribaltamento finale d’effetto. Meno enigmatico, più chabroliano nel suo inserire la protagonista come un detonatore d’esplosivo all’interno di una famiglia borghese, il film ha il grande pregio di presentarsi più secco e nudo degli altri, spoglio d’enfasi espressive e non costruttive. 
Un cast di attori noti -Favino, Gerini, Degli Esposti, Buy, Molina- vortica senza protagonismi attorno alla “sconosciuta” Xenia Rappoport, interprete russa di scuola teatrale, cuore e corpo del film, che sulla sua figura si regge senza barcollare. La schiavitù sessuale delle ragazze che entrano nel nostro paese dalla frontiera orientale non è qui materia da denuncia sociale ma sfondo di un incalzante thriller psicologico macchiato di orrore che ci aggancia fino agli ultimi minuti, quando fa capolino qualche inquadratura troppo lunga, sussulti di sentimentalismo che, in coda, non inquinano ormai più.
Certo l’immaginario di Tornatore circa le compravendite sessuali, le scale a chiocciola e i soldi sporchi non è estraneo all’influsso delle immagini di altri maestri, ma tuttavia il film trova una sua identità precisa e incisiva e un’atmosfera che deve tanto alla luce mitteleuropea di Trieste. L’emozione nasce dalla centralità di Xenia/Irena, dalla forza di un personaggio femminile che cerca di riconquistare un pezzo della sua vita e della sua femminilità che le è stato rubato con il ricatto e la violenza. Nell’inquadrarla, nel seguirla, nel calibrare il proprio ritmo sul suo respiro sospeso dalla paura, Tornatore dà prova di riuscire a nascondere, per una volta, i virtuosismi della macchina da presa e a farli sparire dentro la storia che racconta, a tutto vantaggio del godimento dello spettatore.

The Unknown Woman (2006) on IMDb

La regola del sospetto (2003) | FilmTV.itUn film di Roger Donaldson. Con Al Pacino, Colin Farrell, Bridget Moynahan, Gabriel Macht, Mike Realba. Titolo originale The Recruit. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 105 min. – USA 2003. MYMONETRO La regola del sospetto * * * - - valutazione media: 3,27 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

James Clayton si fa notare per la sua intelligenza e per i suoi metodi non tradizionali tra i nuovi agenti CIA. In particolare il veterano Walter Burke decide di dargli una mano per far sì che entri a far parte dell’agenzia. Finisce così che il nuovo agente si veda assegnare un incarico importante: scoprire una pericolosa infiltrazione.
Siamo alle solite: il veterano gioca al gatto col topo con il nuovo arrivato e gli fa comprendere a sue spese che la vecchia regola del diffidare nella CIA vale in modo particolare. Il genere viene rispettato con qualche variante. Il protagonista, va da sé, è efficace. Ma può bastare? Forse no.

The Recruit (2003) on IMDb

Locandina italiana Rob Roy
Un film di Michael Caton-Jones. Con John Hurt, Jessica Lange, Tim Roth, Eric Stoltz, Liam Neeson. Avventura, durata 139′ min. – Gran Bretagna 1995. MYMONETRO Rob Roy * * * - - valutazione media: 3,38 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Tra storia e leggenda, il film rievoca le gesta di Robert Roy MacGregor, eroe scozzese del primo Settecento, capo di un clan impoverito dalla carestia e dall’avidità dei nobili (inglesi), che lottò per la giustizia, fu vittima di un complotto (inglese), diventò un fuorilegge, fu braccato, arrestato. Diretto dallo scozzese M. Caton-Jones _ e scozzese è anche lo sceneggiatore Alan Sharp _ è un filmone avventuroso come si facevano una volta: ha in meno il ritmo (i 139 minuti si sentono) e in più lo scrupolo dell’ambientazione e della ricostruzione storiche. Presi uno alla volta attori, fotografia, scene e costumi sono apprezzabili, ma il risultato è inferiore alla somma degli addendi. Memorabile duello finale con il tipico clayburne (“spadone”) scozzese. Fiera e appassionata J. Lange, intrepida nel mostrare i suoi anni, come moglie di Rob Boy, un L. Neeson confermato attore di serie A.

Saturday Night and Sunday Morning (1960) on IMDb

user posted imageUn film di Pier Paolo Pasolini. Con Hugh Griffith, Franco Citti, Laura Betti, Ninetto Davoli, Joséphine Chaplin. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 122′ min. – Italia 1972. MYMONETRO I racconti di Canterbury * * * - - valutazione media: 3,47 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Tratto da The Canterbury Tales, l’opera maggiore e incompiuta del poeta inglese Geoffrey Chaucer (1343-1400). In cammino verso Canterbury per onorare le spoglie dell’arcivescovo Thomas Beckett, Chaucer (Pasolini) e altri pellegrini raccontano storie e aneddoti. Tra i 24 che compongono la raccolta, il regista ne ha scelti 8, talvolta liberamente rielaborandoli o inventando. Tra Il Decameron (1971) e Il fiore delle Mille e una notte (1974), è il 2° film della cosiddetta “trilogia della vita”, e il meno riuscito. Chaucer è un grande umorista; Pasolini è talvolta ilare, ma quasi privo di umorismo. Nell’uno c’è gaiezza in penombra, nell’altro tetraggine. Il primo è licenzioso, il secondo scurrile con una programmata provocazione in cui entrano, forse, anche il calcolo e un esibizionismo quasi infantile. A livello figurativo sono innegabili l’occhio e il gusto di Pasolini, ma non c’è più l’orecchio, almeno nell’edizione italiana. Non mancano le figure azzeccate (L. Betti, F. Citti) né gli episodi riusciti, ma l’amalgama non convince. Orso d’oro a Berlino. In Italia V.M. 18.

The Canterbury Tales (1972) on IMDb

Un film di Anthony Mann. Con Tony Curtis, Shelley Winters, Rock Hudson, James Stewart, Dan Duryea. Western, b/n durata 92′ min. – USA 1950. – Universal Pictures MYMONETRO Winchester ’73 * * * - - valutazione media: 3,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

A Dodge City nel 1873 il cowboy Lin McAdam vince in una gara di tiro un fucile Winchester, ultimo modello, che gli viene rubato dall’assassino di suo padre. Molte peripezie per riaverlo mentre la preziosa arma passa di mano in mano. Uno dei 3 western che Mann diresse nel 1950 e il 1° dei 5 con Stewart: anche grazie a lui il genere entra nella sua maturità. Di impeccabile costruzione narrativa, il film ha una forza suggestiva sul piano visivo e i suoi personaggi sono già ben approfonditi anche se non come nei western successivi. Da notare Rock Hudson (come pellerossa) e Tony Curtis in piccole parti. Rifatto per la TV nel 1967.

Winchester '73 (1950) on IMDb