1908: nel West sei uomini e una donna partecipano a una massacrante corsa a cavallo lunga ottocento miglia. Gli ultimi tre rimasti, con la donna in testa, avranno bisogno di molta iniziativa. Anche se la struttura della storia lo induce a una sorta di ripetizione e a un po’ di monotonia, R. Brooks riesce a imporre le sue qualità di robusto e generoso narratore, in una intelligente metafora della vita.
Un film di Jack Clayton. Con Margaret Brooks, Dirk Bogarde, Mark Lester, John Gogolka, Louis Sheldon William Titolo originale Our Mother’s House. Drammatico, durata 105′ min. – Gran Bretagna 1967. MYMONETRO Tutte le sere alle nove valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Quando la madre muore i sette ragazzi Hook, figli di padri diversi, non vogliono essere divisi in vari orfanotrofi e la seppelliscono in giardino. Tratto da un bel romanzo di Julian Gloag, è sgradevole e inquietante, ma anche ricco di pathos e non senza passaggi divertenti.
La bella scrittrice di romanzi rosa Joan Wilder (Turner) si trova coinvolta con l’avventuriero Jack Colton (Douglas) nella caccia ad una mitica e preziosissima pietra verde tra i mille pericoli della giungla colombiana. Tra spietati e grotteschi militari sudamericani, gangster pasticcioni e famelici coccodrilli, i due troveranno lo smeraldo e l’amore. Film di buon intrattenimento, dove l’avventura e l’azione sono in perfetto equilibrio con l’ironia delle situazioni e la simpatia dei personaggi (che incontreremo di nuovo nel sequel Il gioiello del Nilo).
Durante l’ultima guerra cinque uomini entrano in un campo di disciplina inglese nel Nord Africa e vengono affidati al sergente Williams, un vero carnefice. Dura denuncia dei metodi disciplinari applicati nei campi di prigionia militari con momenti di alta drammaticità, grazie anche ai validi attori e alla bella fotografia in bianconero di O. Morris. Da un teledramma di Ray Rigby e R.S. Allen. Esiste anche in edizione colorizzata. La prima prova attoriale con cui S. Connery cercò di liberarsi dell’ipoteca di James Bond. Molto amato da Woody Allen.
Il protagonista della pellicola perde la memoria due volte. La prima volta approda al matrimonio con un’attrice; la seconda volta è per ricordare il suo passato, legato al suo primo matrimonio, che è poi la sua vera vita.
L’Istituto Nazionale di Ricerca incarica l’ecologo Hubbs e il matematico Lesko di studiare l’apparente sovvertimento dell’equilibrio ambientale in Arizona che – causato probabilmente da un fenomeno cosmico – ha spinto colonie di milioni di formiche a distruggere le fattorie, ad aggredire e divorare animali e uomini. Operando da una base sperimentale nei pressi di Paradise City – una cittadina ormai completamente abbandonata dai suoi abitanti – i due ricercatori svolgono i primi esami dei giganteschi formicai che si elevano di fronte a loro, ma ben presto, quello che sembra un lavoro di routine fatto di raccolta di campioni e di analisi al computer, precipita in una situazione di terrore. Le formiche seguono una lucida strategia di movimento, si moltiplicano a ritmo incredibile e rivelano una rapida assuefazione anche ai i più potenti veleni. Nella stazione scientifica, la giovane Kundra, scampata al massacro della sua famiglia, è testimone della sorda rivalità che comincia a dividere i due scienziati sul modo di affrontare l’incalzante minaccia: mentre Lesko ritiene possibile tentare un’elementare forma di contatto con il “cervello” che guida gli insetti mediante segnali elettronici, Hubbs decide di portare loro la guerra senza ulteriori indugi. Ma la sua scelta ha le più tragiche conseguenze. Nella storia dell’evoluzione, la “fase III” corrisponde all’avvento della razza umana. La “fase IV” segna il principio della fine dell’umanità e l’inizio di un nuovo sviluppo della vita sul nostro pianeta. Il destino dell’uomo è segnato, anche se tenterà fino all’ultimo di opporre una resistenza disperata.Il celebre designer di titoli Saul Bass attinge a piene mani nel repertorio fantastico dilatando un originale apologo sul conflittuale rapporto tra uomo e natura alle dimensioni metafisiche di un dramma universale che sembra emulare le speculazioni filosofiche di 2001: Odissea nello spazio. Pregevoli sono le riprese documentaristiche filmate da Ken Middleham.
Una ragazza adolescente, Gillian Bellaver scopre di avere dei poteri psichici, quali telecinesi e percezioni extrasensoriali, che causano emorragie nelle persone che la toccano. Lei si offre per un controllo medico in una clinica, che il direttore, il Dott. McKeever, fa funzionare grazie ad un supervisore chiamato Childress. Childress ha tradito il suo amico Peter Sandza e utilizza il figlio di Sandza per ricercare le sue potenziali armi di medium, facendogli credere che il padre sia morto. Intanto Peter, sopravvissuto all’attentato ordito da Childress, cerca suo figlio. Con l’aiuto di Gillian e con quello della sua fidanzata Hester rintraccia il ragazzo, ma gli esperimenti spietati di Childress hanno fatto diventare pazzo il giovane e lui e Peter muoiono durante la loro riunione. Negli ultimi istanti di vita, il ragazzo ha un contatto psichico con Gillian e ne accresce i poteri.
l giovane marine “Swoff” viene catapultato dalla dura gavetta del centro di addestramento, al servizio attivo sul campo di combattimento, durante la Guerra del Golfo del 1991. Con un fucile da cecchino e uno zaino da 45 chili in spalla, attraversa i deserti mediorientali senza alcuna protezione dal caldo insopportabile o dai soldati iracheni.Swoff e i suoi compagni, che sono stati preparati per uccidere, si troveranno in una situazione brutale, combattendo una guerra che non capiscono e in nome di una causa che non riescono pienamente a comprendere. Una storia intensa, raccontata con una sincerità amara ed al tempo stesso provocatoria, in una spettacolare realizzazione cinematografica.
Con uno scienziato bianco (Kristofferson) e una ematologa meticcia (Wright), l’afroamericano Blade (“lama”, Snipes) fa la guerra a New York a una setta di vampiri che, a causa della megalomania del succhiasangue Frost (Dorff), si sta diffondendo come un contagio. La sceneggiatura di David S. Goyer non manca di invenzioni ingegnose (la sequenza di apertura), ma non rinuncia all’accumulo di tutti gli stereotipi del genere in una frenetica mescolanza di vampirismo, satanismo, incubi esoterici di fine millennio, complotto mondiale, arti marziali, effetti speciali. Curiosa la divisione razzista tra vampiri per nascita e vampiri postumani. L’eroico Blade è qualcosa di diverso: sua madre era incinta di lui quando fu vampirizzata e uccisa. Norrington, regista da tenere d’occhio, ha qui collaboratori di prim’ordine (fotografia, scene, costumi, effetti speciali). Il personaggio deriva dalle storie a fumetti di Mary Wolfman per Marvel Comics.
In seguito a una rivolta, Abel si rifugia nella giungla amazzonica e s’innamora di una fanciulla che gli indigeni chiamano ragazza uccello. La ricerca del passato li mette in pericolo. Da un romanzo di W.H. Hudson, difficile da portare sullo schermo, Ferrer ha plasmato sulla Hepburn, all’epoca sua moglie, una storia d’amore rarefatta, prolissa e pretenziosa. È il 2° dei 3 film di Ferrer regista. Nessuno ha lasciato il segno.
Dal 1963 gli extraterrestri sono tra noi: sbarcano clandestinamente, assumono sembianze umane e i più s’integrano pacificamente. Nessuno lo sa, tranne il governo degli USA che ha costituito una sezione speciale per il controllo dell’immigrazione. Ne fanno parte il bianco K (Jones) e il nero J (Smith) che danno la caccia a un malvagio scarafaggione alto tre metri infilatosi nel corpo di un contadino-camionista. Giocattolone della Columbia, fondato sulla vecchia miscela di buffo e repellente in cadenze esagitate di cinema d’azione, è una pirotecnica sagra di effetti speciali di metamorfosi, forniti dalla ILM (Industrial Light & Magic) di Lucas. Pur lontano dalla perfidia satirica di Mars Attacks! , ha il merito di non prendersi sul serio, puntando sul divertimento di minori e adulti in regressione infantile.
Una bellissima nera viene rapita per essere venduta come concubina a un principe arabo. Il marito organizza la ricerca aiutato da strani personaggi. Praticamente viene attraversata l’Africa.
Vi sono sei film sulla serie Resident Evil, scritti da Paul W. S. Anderson, anche se inizialmente il regista di film horror George A. Romero è stato molto vicino a dirigere i film.[53]
A dispetto della critica negativa, i film hanno incassato abbastanza da incoraggiare l’approvazione di una esalogia. Paul W.S. Anderson aveva dichiarato in un’intervista che il quarto film, Resident Evil: Afterlife, sarebbe stato l’inizio di una nuova trilogia e che il film sarebbe stato sviluppato usando cineprese 3D.[54]
La trama dei film rivisita quella del videogioco, risultando dunque non canonica a quella originale.
Nel 2021 iniziano le riprese del reboot della serie. Il film si distingue notevolmente dalla saga cinematografica originale, ha per protagonisti i personaggi principali del franchise e conta su una forte componente horror. Il film è ambientato a Raccoon City e prende spunto dai primi due capitoli della saga videoludica
Erin Brockovich ha tre figli avuti da due diversi mariti. È una donna ancora giovane e appariscente, ma è disoccupata e non sa come dar da mangiare ai propri figli. Ha anche, e questo conta, un profondo senso della giustizia. Riesce a imporsi come aiutante in uno studio legale e, seguendo una pratica immobiliare, a scoprire che uno stabilimento del colosso industriale Pacific Gas & Electric ha immesso nelle acque di una cittadina cromo esavalente altamente cancerogeno. Procurandosi a poco a poco la stima del proprio datore di lavoro e la fiducia degli abitanti riesce a far loro ottenere un risarcimento che sembrava impossibile ma, soprattutto, rende loro giustizia. Non è il solito film “eroico” tratto da una storia vera. Erin non ha nessuna delle caratteristiche dell’eroina. Erin è volgare (e fa di tutto per non nasconderlo) e può sembrare troppo “disponibile”. Ma è solo la facciata, un modo per trovare autostima. È invece una donna profondamente onesta, che ha sofferto e soffre e non sopporta di veder soffrire gli altri. Julia Roberts riesce a offrire al personaggio il giusto equilibrio, coadiuvata da un Albert Finney più che mai in parte. Il film non cede mai alla retorica tanto che, caso più unico che raro, non mostra la seduta processuale in cui il giudice dà la vittoria alla gente. Insomma, un film che sta nel solco della tradizione made in Usa, ma sa discostarsene quel tanto che basta.
Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l’incantesimo di un’adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, si sottopone a un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy. Coreografo appassionato e deciso a farne una fulgida stella, Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione rinnovata del “Lago dei cigni”. Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno dal sortilegio del mago Rothbard, da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore.
Sir Karell Borotyn muore inspiegabilmente nella sua residenza alla periferia di Praga. Nonostante lo scetticismo dell’ispettore di polizia Neumann, il dottor Doskil e il barone Otto ritengono che l’uomo sia stato ucciso da un vampiro, il conte Mora, e prova ne sarebbe la presenza di due piccole ferite circolari sul collo della vittima. Inoltre, la popolazione del luogo vive nel terrore di un sinistro castello, presunta dimora del conte e della figlia Luna, vampira a sua volta. Le due malefiche creature intendono uccidere anche la figlia di Sir Karell Borotyn, Irena, ma il loro piano diabolico viene contrastato da un esperto dell’occulto, il professor Zelen, il cui intervento porterà a una soluzione inattesa del mistero.
Libia, 2012. Jack Silva, bisognoso di qualche guadagno extra, sceglie di imbracciare nuovamente il fucile per i GRS, le Guardie di Sicurezza, corpo di appoggio alla CIA. Arrivato a Bengasi, si trova ben presto al centro di una guerra civile. L’ultimo giorno della sua missione coincide con un attacco, ampiamente pianificato, di terroristi libici alla base segreta americana.
Inghilterra, 1935. Briony Tallis è un’adolescente appassionata di letteratura e dotata di una fervida immaginazione. La naturale vocazione alla scrittura la porta a osservare la vita che si svolge nella tenuta estiva dei Tallis. Decisa a romanzare l’esistenza annoiata e decadente della famiglia, Briony fraintende e altera consapevolmente la relazione sentimentale della sorella maggiore Cecilia con Robbie Turner, figlio della governante. L’errore commesso nell’estate del ’35 segnerà per sempre la sua vita e quella dei due amanti. Diversi anni dopo, scrittrice affermata colpita da demenza senile, consegnerà al mondo il suo atto riparatorio, il suo ultimo romanzo, espiando la colpa che deriva da un potere terribile: quello di imprimere a una storia un andamento estraneo alla verità. Dopo il gradevole ma impersonale adattamento di Orgoglio e pregiudizio, Joe Wright interpreta sullo schermo le pagine di Ian McEwan, trattando attraverso un impianto tradizionale il tema dell’errore, che colpisce e influenza la vita di chi lo commette e di chi lo subisce. Se la trasposizione della Austen consentiva al regista di affrontare la mai risolta guerra tra i sessi, Espiazione riflette sul pensiero visionario dell’adolescenza, sull’educazione dell’artista e sul processo di purificazione dell’identità. Fedele nella struttura al romanzo omonimo, Wright suddivide il film in tre parti, che coprono l’intera esistenza di Briony cogliendola adolescente colpevole nel ’35, infermiera tardivamente pentita negli anni della guerra, scrittrice apprezzata sul finire della vita e degli anni ’90. Tra il movimento iniziale, in cui si svolge e compie l’azione principale, e l’epilogo “nella prima persona” riservato al talento e all’ambiguità anglosassone di Vanessa Redgrave, il regista introduce il racconto di guerra. Nel 1940 la Francia capitolava sotto l’avanzata inarrestabile dei tedeschi e più di trecentomila soldati inglesi, ripiegando verso la costa, furono ricondotti in patria dalle navi. Mentre Robbie Turner cerca di raggiungere l’Inghilterra e l’amata Cecilia, Briony, infermiera tirocinante al S.Thomas, impatta con la realtà bellica. Se l’incolpevole Robbie aveva sconvolto il suo ordine familiare e “minacciato” la sorella maggiore, la guerra con la sua brutale oggettività compromette per sempre la stagione idilliaca dell’infanzia e l’epopea dell’amore romantico. Ancora una volta a Wright sembra mancare il coraggio di andare fino in fondo, perdendo l’occasione di riflettere e problemizzare sui vizi e le virtù dell’invenzione narrativa cinematografica. Opportunità offerta come un dono dall'”Espiazione” letteraria di McEwan che, moltiplicando i punti di vista e le storie (quella vera e quella falsa, quelle plausibili e quelle illusorie), crea un romanzo che riflette sul romanzo.
La guerra del Vietnam giustifica le barbarie e gli omicidi? Questo si domanda il giovane soldato che decide di denunciare un sergente e altri accoliti per violenza e assassinio di una ragazza vietnamita. Dopo un inizio tecnicamente memorabile il film perde quota e, anche se è godibile e non precipita mai, purtroppo non vola lontano. De Palma rimane un grande tecnico, mentre tra gli attori il migliore è Penn, facilitato però da un ruolo sopra le righe.
Dal romanzo The Stars in Their Courses di Harry Brown. Uno sceriffo che s’è dato al bere per una pena d’amore deve far fronte a un allevatore tanto ricco quanto prepotente. Si fa dare una mano da un suo vecchio aiutante, da uno sbarbatello e da un arzillo vecchietto. Il penultimo film di Hawks _ prima di Rio Lobo (1970) _ è una variazione sui temi e i personaggi di Un dollaro d’onore (1959), basata su una sceneggiatura scritta da Leigh Brackett, sua collaboratrice fin dai tempi di Il grande sonno (1946). Non è né una ripetizione né una parodia, ma semmai un’elegia sui vecchi tempi, sorvegliata dall’angelo custode dell’ironia. Per Hawks anche gli eroi invecchiano, ma lo sanno e non nascondono le proprie infermità dell’anima e del corpo
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