Mimmo vorrebbe fare solo il muratore, ma lavora – più o meno onestamente – per lo zio che ama e rispetta come un padre e a fianco del violento e viziato cugino Manuel. L’incontro con Tania, una giovanissima prostituta assoldata per un festino, cambia le carte in tavola. Mimmo si ribella e, a carissimo prezzo, riesce a “salvarla”. Debutto del 35enne Alhaique, corretto ma mai originale, ben fotografato, mal sceneggiato. Favino indossa un personaggio che gli calza a pennello. Presentato a Venezia a Orizzonti.
All’inizio degli anni ’90, Richard Williams è un ex atleta che vive a Compton, in California, con la moglie Brandy, le tre figliastre e le sue due figlie naturali: Venus e Serena. Convinto che le sue ragazze diventeranno future campionesse del tennis, le allena tutti i giorni nei campi liberi del loro quartiere malfamato e visita instancabilmente i principali tennis club dello Stato per convincere le alte sfere del tennis a prendere le figlie sotto la loro ala. Insistente e autoritario, Richard guiderà e seguirà passo passo le carriere di Venus e Serena (quest’ultima più giovane di due anni dalla sorella), arrivando a realizzare tutti i suoi sogni, anche a costo di perdere la stima della moglie.
Il rapporto tra la giovane Eleanor e sua madre Claire, tenutaria di un bordello, si basa su un segreto inconfessabile. Le due donne sono in realtà dei vampiri, che hanno attraversato duecento anni di dolore e solitudine per arrivare fino ai nostri giorni. L’inizio del dolore è coinciso con l’arrivo di un soldato senza scrupoli, che ha costretto Claire alla prostituzione. Da quel momento la vita della donna è diventata una lotta senza quartiere per proteggere prima se stessa e poi sua figlia. Ma Eleanor è stanca di vivere nella menzogna.
Ex campione di sci, vittima di un grave esaurimento nervoso, Jomar trova lavoro come addetto alle sciovie. È spinto da una notizia inattesa a uscire dall’apatia per un lungo viaggio solitario nelle innevate valli del Nord. Alcuni incontri bizzarri lo rappacificano con sé stesso e con la vita. Esordio nella fiction di un bravo documentarista con quello che egli stesso chiama un ” road movie fuoripista”, una commedia malinconica nella sua stravaganza (con pochi risvolti drammatici) che si chiude con un sobrio finale. Scritto da Erlend Loe con un garbo venato di ironico sarcasmo, esaltato da paesaggi suggestivi (fotografia: Philip Øgaard), il film ha partecipato al Panorama della 59ª Berlinale 2009, vincendo il premio Fipresci della stampa internazionale. Distribuito da Sacher.
Appassionato di film-spazzatura, il produttore Bruno Bonomo è pieno di debiti, ipoteche e in rotta con Paola, moglie amatissima che gli ha dato due figli. Quando riceve da una giovane regista una sceneggiatura su un imprenditore miliardario che fonda un partito e diventa capo del governo, lui che “de sinistra” non è, s’affanna a trovare i finanziamenti, ma tutti lo abbandonano. 11° lungometraggio in 30 anni, Il caimano – appellativo coniato da Franco Cordero – è anzitutto un film sul cinema, la storia di un film da fare. Disomogeneo fin che si vuole (scritto con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli), ma è difficile negarne l’originalità. Dopo una mala partenza (col peggio di quella commedia all’italiana che Moretti ha sempre irriso) arriva al bersaglio con un duro finale fantapolitico di anticipazione. Lungo il triplice percorso (cinema, vita privata, politica) s’incontrano 4 Berlusconi: il caimano di De Capitani (ottimo nell’evitare la facile caricatura); quello di Placido (scontato), quello vero e quello che impersona lo stesso Moretti: tragico e non annunciato, perché troppo spazio s’è dato alla nevrosi dell’abbandono. Film su Berlusconi, ma non ancora sul berlusconismo. Un S. Orlando da premio. Improbabile, ma efficace il faccendiere polacco di J. Stuhr, portaparola dell’autore. Musiche (di fertile complessità): Franco Piersanti. Fotografia: Arnaldo Catinari. Il DVD contiene molti extra.
Un film che è costato poco più di ottanta milioni di lire e che ha incassato svariati miliardi nel mondo. Le majors americane in seguito si sono contese il regista. Tutto è nato dalla scommessa di un giovane regista texano, Rodriguez, riuscita con l’aiuto di parenti e amici. Il talento c’è, lo aspettiamo alle prossime opere. Siamo ai confini del Messico. Un tranquillo chitarrista che veste di nero viene scambiato per un killer atteso in città. Si innamora di una ragazza che lavora come barista. Dovrà però misurarsi col killer.
Archer Monroe, un uomo ricco e potente, muore improvvisamente lasciando al figlio William, impegnato per la rielezione al Congresso 20 milioni dollari. Alla figlia Lauren, procuratore distrettuale impegnata in cause in difesa dei più deboli, un solo milione con una sorpresa in aggiunta. Si tratta di un’eredità molto particolare: un uomo incatenato da trent’anni in un bunker sotterraneo nel parco che circonda la villa di proprietà.
La storia vera di un dirigente d’azienda che, qualche anno fa lasciò il suo posto, molto remunerato, per mettersi a fare l’insegnante in una scuola zeppa di candidati al semianalfabetismo e alla delinquenza giovanile.E invece, ben diciotto della sua classe riuscirono ad avere la borsa di studio per l’università. Una storia edificante, però raccontata con stile asciutto e realistico e ottimamente recitata da Olmos (candidato all’Oscar).
Dave e Clarice, una coppia afro americana di Los Angeles. Una coppia come tante che si forma con un matrimonio religioso e con la volontà di superare le difficoltà che si presenteranno sul cammino. Ma i caratteri e le scelte di vita si presenteranno rapidamente come diversi. Dave vorrebbe mettersi in proprio ma la passione nei confronti del baseball e della squadra di ragazzini che allena è prevalente. Clarice invece è ormai lanciata nel mondo delle vendite immobiliari. Un incidente in auto (Dave è alla guida e stanno discutendo) la immobilizza per lungo tempo. La situazione, grazie anche alla presenza in casa della suocera, si fa ancora più complessa.
In una città del Tajikistan, festeggiato da solo il 50° compleanno, un maestro di danza (Nazarov, musicista tajiko, Luna Papa ), convoca nella sua scuola quattro donne – tre tajike e una russa – del suo passato amoroso e, analizzando il decorso delle quattro storie, ragiona sui meccanismi del sesso e dei sentimenti. Quanto dura la felicità? E l’innamoramento? Il film può tutt’al più incuriosire uno spettatore occidentale cui appare anacronistico o esotico o diverso, ma il risultato complessivo è di un’inerzia prolissa, qua e là rinfrescata da invenzioncelle bizzarre come le 50 candele accese sul cruscotto dell’automobile del protagonista.
Antonio è in auto e ascolta le notizie sul traffico: non vuole imprevisti, per la strada e nella vita. Sta portando il suo bambino di un anno a Milano, in ospedale, dove gli devono asportare un tumore dal cervello. A casa ha lasciato la moglie e gli altri figli. Ruvido, grezzo, sembra ribellarsi alla compassione che gli mostra Jaber, un adolescente magrebino in visita a un amico. Diffida degli altri, soprattutto se stranieri, in balia di quel grumo indicibile di dolore che lo attanaglia e lo fa bestemmiare. Locatelli, milanese, alla seconda prova, si affida totalmente al debordante talento di Timi per un film ostico quanto il suo protagonista. Ha però anche il merito di avere scovato Brahim, che con la sua umanità offre uno sbocco alla vicenda. Distribuito da Strani Film.
Lahore, Pakistan 2010. Le manifestazioni che vedono coinvolti studenti fondamentalisti islamici sono in aumento. Al loro centro sta il giovane professore Changez Khan. Il sequestro di un suo collega americano fa precipitare la situazione. È proprio in questo momento delicato che Khan accetta di farsi intervistare dal giornalista americano Bobby Lincoln al quale decide di raccontare la propria vita di giovane professionista rampante nel campo della finanza, cooptato dal capo di un grosso studio newyorchese che ne individua le notevoli capacità. Nell’ambiente della upper class Changez sembra aver anche trovato l’amore nell’artista fotografica Erica. Tutto va bene per lui quindi fino a quando l’11 settembre 2001 cambia di colpo le prospettive. La sua vita comincia a mutare di segno: è diventato improvvisamente l’islamico da amare od odiare, non più una persona.
Il film ricostruisce liberamente i preparativi dell’atto terroristico del 9 ottobre 1934 quando Alessandro di Serbia e il ministro francese Louis Barthou furono assassinati dai nazionalisti croati e macedoni a Marsiglia. Questo avvenimento è preso da spunto dal grande regista ungherese per compiere le sue riflessioni sull’insanabile conflitto tra potere e libertà. Un Jancso più ermetico del solito che invia messaggi cifrati al suo paese attraverso questo lontano episodio della storia dei Paesi slavi.
2002, Kaylie e Timbo hanno all’incirca una decina d’anni e vivono con i genitori in una nuova casa in cui è arrivato uno specchio che sta avendo un pessima influenza sui genitori. 2013, Tim esce da un manicomio dopo 11 anni di terapia per aver ucciso il padre, quando la sorella lo viene a prendere la prima cosa che gli dice è di aver trovato (dopo anni di ricerca) lo specchio in questione e che ora possono mantenere la promessa che si sono fatti 10 anni prima. Il fratello dopo una decade di terapia è convinto di aver ucciso il padre e aver immaginato una storia paranormale per dare un senso all’orrore vissuto, la sorella che invece non ha avuto rapporti con terapeuti è convinta di aver assistito a fatti paranormali e che alla fine non sia stato Tim ad uccidere il padre ma una forza oscura. E ora vuole trasformare la presenza predatrice in preda.
This kid can do it. He is the One (Questo ragazzo ce la può fare. E’ lui l’uomo giusto.). Le parole di Ray Charles a Hackford, il regista di Ray, quando The genius ascoltò suonare Jamie Foxx al piano agli albori del progetto, sono la migliore sintesi di cosa rappresenti il film biografico su uno degli artisti che hanno inventato la black music. E non solo. Ray si apre sui colori forti del profondo sud statunitense, durante l’infanzia del giovane musicista. La vita per icoloured, così come venivano chiamati negli anni’40 gli afroamericani, non è facile. L’unica via di scampo per fuggire dalla povertà è trasferirsi in città in cerca di fortuna. Non certo favorito dalla sorte per una malattia infantile che lo conduce alla città, il giovane Ray va all’avventura, sull’onda del Gospel e del Country. Gli anni passano e il successo inizia a crescere. Prima una piccola casa discografica, dove sono nati i primi pezzi, What I’d say, I got a woman, poi l’ABC, major che porta Ray Charles nelle case di tutti. Questa è la storia che conosciamo, ma Ray, da biopic movie quale è, racconta, soprattutto, i lati oscuri dell’uomo Ray Charles. La schiavitù della droga e le relazioni controverse con le sue donne, cause di numerosi problemi fra cui un allontanamento per diverso tempo dalla scena musicale. Di sicuro interesse per gli appassionati, Ray, corre il rischio di non essere compreso e accettato dai più, per affrontare temi prevalentemente legati alla cultura e a un periodo storico di un paese, che per tradizione è ancora lontano dal nostro. Il ritmo è lento, sincopato, e lo stile registico è canonico, descrittivo, se si eccettua per la fotografia, accurata e perfetta nei dettagli. Taylor Hackford lascia parlare il personaggio.
Un film di Peter Yates. Con Dustin Hoffman, Mia Farrow, Michael Tolan, Sunny Griffin Titolo originale John and Mary. Commedia, b/n durata 92 min. – USA 1969. MYMONETRO John e Mary valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un ragazzo e una ragazza, dopo una festa in casa di amici, finiscono a casa di lui senza nemmeno conoscere i rispettivi nomi. L’imbarazzo e la diffidenza per l’intimità precipitosa li separa ma, dopo una lunga riflessione, entrambi capiscono che vale la pena di approfondire la loro conoscenza.
Chi è il Salvatore Giuliano di Cimino? Qualcuno per il quale sentirsi americano è un imperativo morale. Nel 1943, la Sicilia è stata occupata dagli Alleati, ma nel resto dell’Italia c’è la guerra civile. In uno scontro con i carabinieri Giuliano rischia di morire, ma guarisce presto. A un prete suo amico spiega la sua missione, disegnando cerchi sulla sabbia: “Tu dove stai? Non si può vivere in Sicilia senza entrare in uno di questi cerchi”. Giuliano lotta per essere un uomo libero in una terra dove ognuno è al proprio posto da secoli. I figli dei ricchi sono ricchi, quelli dei contadini continuano a essere contadini. Ha un progetto: la Sicilia non dovrà mai più appartenere a mafiosi, aristocratici, politici, ma entrare a far parte degli USA, diventando padrona di sé stessa. Tradito dal suo luogotenente e amico Pisciotta, fu ucciso a 27 anni. Da un romanzo di Mario Puzo, adattato da Steve Shagan con Gore Vidal, ha in Lambert un protagonista sciapo (molto meglio Turturro come Pisciotta). Una versione di 146′ approvata dal regista non fu mai distribuita. Incurante della verosimiglianza storica (ci sono perfino le strade di Palermo con le insegne inglesi), degna di Cimino è almeno la prima mezz’ora.
Montreal, nel moderno complesso residenziale “Arca di Noè”, il dottor Hobbes strangola una studentessa e, dopo averla sventrata a colpi di bisturi e cosparsa di acido, si uccide. Hobbes sembra aver agito in preda a raptus, ma il dottor St. Luc, entrato in possesso dei suoi appunti, scopre che i suoi esperimenti hanno prodotto un mostruoso parassita vermiforme capace di far scattare una sfrenata esaltazione erotica e, insieme, un’incontrollabile furia omicida. St. Luc comprende che Hobbes, resosi conto di aver generato un mostro, ha tentato disperatamente di distruggerlo massacrando Annabella – la ragazza assassinata – che era la sua cavia, ma il contagio sta ormai dilagando: tra gli inquilini del residence si registrano i preoccupanti sintomi dell’infezione che si manifesta in repellenti escrescenze pulsanti all’altezza dello stomaco e ben presto l’intero edificio è scosso da una spirale di violenza. Il giorno dopo, mentre la radio diffonde le prime notizie sui focolai di una inesplicabile esplosione di violenza, una lunga fila di macchine guidate da persone in stato catatonico si allontana dall'”Arca di Noé” per inavadere il mondo.
Portiere d’albergo appassionato di bigliardo e bella sassofonista abitano nella stessa casa, ma non si conoscono. Galeotto è lo scambio di una valigetta. Commedia elegante, contraddistinta da un’idea di leggerezza e di gioventù, dal rifiuto della volgarità. Efficace contorno di caratteristi.
Judd (Neville Brand), gestore di un motel, è completamente pazzo e alleva un coccodrillo nella palude acquitrinosa accanto all’edificio. Quando arrivano clienti, per un motivo o per l’altro, tenta di farli fuori tutti. Ma il suo coccodrillo non fa sconti nemmeno a lui. Stranissimo secondo film di Hooper dopo il successo di #Vedi#Non aprite quela porta. All’apparenza è un cupo horror di serie B, con grandi parentele con #Vedi#Psyco e #Vedi#Uomini coccodrilo e molti altri film degli anni ’50 e ’60, con una trama banale e lineare. In realtà è qualcosa di più, visto il clima davvero malsano creato dai comportamenti perversi di alcuni ospiti e dai monologhi allucinati del protagonista, un grandissimo ed esagerato Neville Brand che borbotta in continuazione frasi sconnesse e ragionamenti paranoici. Il film è immerso in colori irreali che richiamano, assieme alla trama e ai personaggi schematici ma singolari, i fumetti dell’orrore americani di Gaines (molto più dei due #Vedi#Creepshow e de #Vedi#I racconti dala tomba che a essi direttamente si rifanno). Il cast è curioso, con William Finley (#Vedi#Il fantasma del palcoscenico) in grande evidenza e una gustosa partecipazione di Robert “Freddy Krueger” Englund
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