Una coppia senza figli decide di adottare un bambino, ma il capo dell’ufficio per le adozioni scopre che l’uomo è già sposato con un’altra donna dalla quale ha avuto dei figli. Scoppia lo scandalo: l’uomo è denunciato. In aula racconta la sua storia, ma anche a dibattimento concluso non sembra decidersi a scegliere fra le due famiglie.
Un film di Victor Fleming. Con José Ferrer, Ingrid Bergman Titolo originale Joan of Arc. Drammatico, durata 100 min. – USA 1948. MYMONETRO Giovanna d’Arco valutazione media: 2,50 su 4recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Da semplice pastorella analfabeta a condottiera d’un immenso esercito: Giovanna libera la Francia ma il re, temendo che la fama della pulzella minacci il suo trono, la consegna agli inglesi che la processano e la condannano a morte con l’accusa di stregoneria.
Il pistolero Minnesota Clay (Mitchell) evade dal carcere dov’è detenuto per omicidio e va alla ricerca di Fox (Rivière), un fuorilegge che può scagionarlo ma che nel frattempo è diventato il disonesto sceriffo della cittadina messicana Mesa Encantada. 1° western italiano firmato da un regista che non si nasconde sotto uno pseudonimo all’americana. Corbucci con Django (1966) avrà enorme successo.
Un film di Blake Edwards. Con Dyan Cannon, Herbert Lom, Peter Sellers Titolo originale Revenge of the Pink Panther. Commedia, durata 99 min. – USA 1978. MYMONETRO La vendetta della pantera rosa valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo un agguato mafioso l’ispettore Clouseau vien dato per morto, ma quando si fa vivo con Dreyfuss viene scambiato per un fantasma. Con i suoi travestimenti riuscirà ugualmente a mettere nei guai i criminali. 5° capitolo della serie “Pink Panther”. Il meno riuscito. La sceneggiatura mostra una sorprendente povertà d’invenzioni che la regia appannata non arricchisce. Qua e là qualche gag brilla ancora. Seguito, dopo la morte di Sellers, da Sulle orme della pantera rosa.
Jerry è un procuratore sportivo dunque riceve una percentuale dai contratti. È uno che non sa farsi amare, finisce con un solo cliente, un nero campione di football. Dopo difficoltà e miliardi di parole riesce a fargli ottenere un megacontratto. Film sbagliato. Cruise ha sempre la stessa faccia allarmata (non solo qui, sempre), e Cuba Gooding, che sembra un cartone animato, si è visto assegnare uno degli Oscar (non protagonista) più immeritati degli ultimi anni.
Nick Shelf è un bellissimo ragazzo. Lo è sempre stato, fin da bambino. Il bellissimo ragazzo del suo papà. Buono, bravo, intelligente. Cresciuto con amore dal padre giornalista e dalla sua seconda moglie, Karen, artista, che ha dato a Nick due bellissimi fratelli. Da adolescente, comincia a sperimentare qualche droga, la sua preferita è la metanfetamina, ma in mancanza va bene anche l’eroina, anche in vena. Nick vorrebbe venirne fuori, ma non ci riesce: si pente, chiede aiuto, si disintossica e ci ricade. Il resto è la storia di un calvario che investe tutta la famiglia e in particolar modo quel padre che farebbe qualsiasi cosa per poterlo aiutare.
1979. Jimmy Carter sciocca la nazione con il suo discorso sulla “crisi di fiducia”, mentre il popolo si prepara a votare Reagan. Barry Seal, pilota di aerei di linea che arrotonda con il contrabbando, viene contattato dalla CIA per spiare le attività dei guerriglieri sandinisti in Nicaragua. Sarà l’inizio di una serie di opportunità, sempre meno lecite e sempre più rischiose. La storia di Hollywood è piena di autori che hanno scelto di divenire lavoratori su commissione, sviluppando un mimetismo esemplare e prestandosi ai progetti più disparati. Quello di Doug Liman sembrava uno di questi casi, ma in Barry Seal qualche traccia dello spirito che infondeva Swingers, delizioso debutto scritto da Jon Favreau, è possibile ritrovarla.
Durante la guerra 1940-45 due bambini inglesi, sfollati in campagna, scoprono che la padrona di casa studia da strega. Insieme a lei mandano a monte uno sbarco tedesco. Fantasia musicale sulla scia di Mary Poppins. Trucchi efficaci e poche invenzioni spiritose in un racconto greve.
L’indiano sangue-misto Keoma torna, dopo aver combattuto nella guerra di Secessione, al suo paese natio. Purtroppo trova la situazione molto cambiata: tutti gli sono contro tranne il padre ed un vecchio amico nero. Con l’aiuto di questi ultimi, Keoma rimetterà le cose a posto.
Uno scienziato cieco registra quel che la moglie (che è innamorata del giovane avvocato di famiglia) dice quando fa strani sogni. Dopo la tragica morte del marito, lei potrebbe godersi denaro e libertà, ma gli strani sogni continuano. C’è sotto un complotto. Scritto da Robert Bloch, l’autore di Psycho, è un thriller a basso costo poco convincente a livello della logica narrativa, ma con un’atmosfera e almeno due svolte sorprendenti. Ultimo film per il cinema di B. Stanwick.
Diventato adulto, Bill parte alla ricerca dei cinque banditi che distrussero la sua famiglia. Pur seguendo gli schemi, vivace e di buon ritmo. Uno dei 58 “spaghetti-western” del 1967.
L’ambiente è una comunità pianificata per ricchi, un sobborgo americano dove si scatena la violenza dopo che un ragazzo, dimesso da una prigione minorile, trova la morte sotto i colpi di un poliziotto. Gioventù bruciata americana in un film aggressivo diretto dall’abile Kaplan che mette a fuoco un argomento di attualità senza scavare in profondità. 1° film di Dillon. Buona musica.
Raimi costruisce un film ipercitazionista (Sergio Leone è il più saccheggiato) con il pretesto della presenza di Sharon Stone. L’idea del torneo tra pistoleri a eliminazione diretta non sarebbe malvagia se non ci fosse il problema che, dopo un po’, il finale diventa prevedibile e l’interesse si perde. Gene Hackman se la cava, come sempre, da par suo.
Corleone, un giovane ambizioso e senza scrupoli, si mette al servizio dei mafiosi locali. Un “pezzo da novanta” gli ordina di uccidere il suo migliore amico, un sindacalista, e il giovane lo fa, ma solo per acquistare maggior potere e prendere il posto dei vecchi capomafia. Ci riesce e in capo a una ventina d’anni diventa il boss più temuto dell’isola. Ma la giustizia (meglio tardi che mai) gli è addosso. Il protagonista riesce a giocarla per un po’, ma intanto è divenuto personaggio scomodo anche per i suoi seguaci: lo ammazzano davanti alla moglie e ai figli.
Un film di Frank Tashlin. Con Jill St John, Ray Walston, Jerry Lewis Titolo originale Who’s Minding the Store?. Comico, durata 90′ min. – USA 1963. MYMONETRO Dove vai sono guai valutazione media: 2,79 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Di mestiere accompagna i cani a passeggio, sentimentalmente è legato a una commessa che, in realtà, è ricchissima, ma lui non lo sa. È il settimo film di J. Lewis con la regia di Tashlin, e uno dei più squilibrati. Ma le sequenze buffe non mancano tra cui, buffissima, quella in cui Lewis cerca di vendere scarpe a una lottatrice. E i numeri di Tashlin, geniale coordinatore di disordini, non mancano: la macchina da scrivere, l’aspirapolvere, il golf.
Un film di Clarence Brown. Con James Stewart, Hedy Lamarr, Ian Hunter Titolo originale Come Live with Me. Commedia, Ratings: Kids+13, b/n durata 86′ min. – USA 1941. MYMONETRO Vieni a vivere con me valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Austriaca clandestina negli USA sposa per convenienza uno scrittore senza una lira e poi scopre di amarlo. Pezzo di bravura di Stewart, caleidoscopico commediante, e della Lamarr, attrice media e incantevole donna. Dialogo spumeggiante con intenzioni di umorismo, regia leggera, paesaggi di cartapesta come in un album di cartoline del 1910. Brava A. de Walt Reynolds nella parte della mamma di Stewart.
Americano medio, sposato e con complicati problemi familiari da risolvere, fa una vincita favolosa a un quiz radiofonico e diventa improvvisamente una celebrità. Grazie alla sceneggiatura di Phoebe e Henry Ephron, è una delle migliori commedie hollywoodiane che hanno come spunto la radio. Tutti bravi.
Dal romanzo The Berlin Memorandum di Len Deighton: Harry Palmer, agente segreto britannico, deve far passare il muro di Berlino a un colonnello sovietico che intende disertare, ma c’è un altro agente inglese che fa il doppio gioco. 2° film della serie Harry Palmer, dopo Ipcress (1965) e prima di Il cervello da un miliardo di dollari (1967). Prima intrigante, poi sempre più confusa, la vicenda ha tante giravolte che persino Sherlock Holmes ne rimarrebbe spiazzato. C’è suspense, comunque, e alcuni colpi di scena sono ben piazzati.
La mitologia greca viene rivisitata con parecchie licenze all’americana in questa narrazione della gesta di Perseo (Hamlin) alle prese con cavalli alati e mostri vari (tra i quali la Medusa). Olivier e la Andress, nei rispettivi ruoli di Giove e Venere, sembrano a loro agio fra tanti effetti speciali.
Il dottor Génessier (Pierre Brasseur) è un chirurgo di eccezionale bravura, la cui vita è sconvolta dall’incidente d’auto che è costato la bellezza alla figlia Christiane (Edith Scob), costretta a vivere dietro una maschera bianca per celare a chiunque, anche a se stessa, il suo volto deturpato. Ma Génessier non si rassegna e con disperata determinazione cerca di restituire alla figlia la bellezza perduta servendosi dei volti di ragazze adescate grazie all’aiuto della fedele assistente Louise (Alida Valli). Capolavoro assoluto di uno dei registi più unici e interessanti del cinema francese. Affascinante melodramma orrorifico, girato con uno stile sublime in un bianco e nero allucinante che rende alla perfezione i chiaroscuri dell’anima, è un film di cui è facile innamorarsi e che dimostra come anche la materia più greve e potenzialmente effettistica come l’horror chirurgico – di cui questo film è una sorte di precursore – possa essere elevata ai massimi livelli artistici. La trama è semplice, ma è raccontata con qualità narrative e visuali uniche acquisendo significati e valori molteplici e profondi. I personaggi, lungi dall’essere le macchiette monodimensionali che caratterizzeranno il sia pur godibilissimo per altri versi sottogenere sadico-chirurgico, sono estremamente complessi e sfaccettati, resi con grande senso drammatico da ottimi interpreti tra cui una grande Alida Valli e un sofferto Pierre Brasseur. Su tutti però emerge la tragica figura di Edith Scob, la cui maschera bianca, simbolo di una purezza destinata a infrangersi, è un’icona che non si dimentica. Poco dopo, con #Vedi#Il diabolico dott. Satana, Jesus Franco avrebbe dato la versione pulp dell’argomento
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