Agente speciale va in caccia del ladro di una partita di diamanti trafugata tra Beirut e Amsterdam. Convenzionale, priva di interesse, mordente e ritmo. Fa pensare a uno spumante fatto col succo di mele.
Quattro marinai di un cacciatorpediniere italiano, in libera uscita a Barcellona, si mettono nei guai in cerca di sottane. È il peggiore dei 4 film interpretati da U. Tognazzi nel 1958: una commediola militar-musicale che sfrutta fino all’inverosimile l’impianto rivistaiolo.
Un maniaco uccide le ragazze che l’hanno respinto. Un ufficiale di polizia sospetta di lui, ma è difficile mettere l’omicida alle strette (per ogni delitto s’è predisposto un alibi inattaccabile). Allora il poliziotto per incastrarlo fabbrica prove fasulle. Ma l’inganno è scoperto e l’assassino rilasciato cerca subito di vendicarsi a spese della figlia del piedipiatti.
Un film di Peter Sasdy. Con Linda Hayden, Christopher Lee, Anthony Corlan Titolo originale Taste the Blood of Dracula. Horror, durata 95′ min. – Gran Bretagna 1970. MYMONETRO Una messa per Dracula valutazione media: 1,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nella Londra vittoriana tre nobilastri annoiati convincono Lord Courtley a ridestare il suo maestro, il vampiro Dracula ma poi, terrorizzati, uccidono l’amico. Per vendicarsi, Dracula sottomette alla sua volontà i figli dei tre malvagi. Solo uno dei giovani riesce a sottrarsi e affronta il vampiro. 4° Dracula della Hammer con C. Lee, banale e stracolmo di insulse trovate macabre. Seguito da Il marchio di Dracula.
Un film di Roy Ward Baker. Con Christopher Lee, Dennis Waterman, Jenny Hanley, Richard Durden Titolo originale Scars of Dracula. Horror, durata 94′ min. – Gran Bretagna 1970. MYMONETRO Il marchio di Dracula valutazione media: 1,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Albert e Sara si trovano nel castello di Dracula in cerca del fratello di lui scomparso. Uno dei più anemici Dracula della Hammer. Dopo l’assenza giustificata in Le figlie di Dracula, C. Lee tornerà al personaggio in 1972: Dracula colpisce ancora.
Diretto sequel di Mad Doctor of Blood Island, il film inizia come di consueto su una barca con a bordo John Ashley che riveste i panni di Bill Foster. Il mostro alla clorofilla del film precedente è a bordo e ammazza tutti con furia selvaggia. La barca esplode. Si salva solo Foster aggrappato al relitto. In realtà, si salva anche il mostro che, accasciato sulla spiaggia, si risveglia e si allontana nella giungla. Agile, dinamico e furioso, il mostro è protagonista di un inizio diverso da quello degli altri due film lenti nel presentare situazioni e personaggi. Stavolta questa esigenza non c’è e Romero pigia sull’acceleratore, ma è solo una mossa spiazzante. Dopo i titoli, troviamo Foster di nuovo a bordo di una nave diretta all’Isola di sangue. Con lui, Myra Russell (Celeste Yarnall), una giornalista interessata a quanto è successo a suo tempo. Sull’isola, Foster ritrova un’atmosfera pesante: non lo vogliono, il suo tentativo precedente è stato inutile, il mostro è tornato. Torna anche il dottor Lorca stavolta interpretato dall’ottimo Eddie Garcia. Alla mezz’ora il film cambia registro: Myra viene rapita da una banda di guerriglieri e inizia un lungo inseguimento nella giungla che appartiene al genere avventuroso. L’horror è lasciato completamente da parte. I guerriglieri portano la ragazza alla nuova base del dottor Lorca che tiene in laboratorio il mostro alla clorofilla: ne ha separato il corpo dalla testa, ma entrambi sono vivi grazie al suo fluido verde. La seconda mezz’ora è stata d’azione. Allo scoccare dell’ora di film, Lorca entra in sala operatoria. La testa del mostro osserva. Il siero alla clorofilla che lo tiene in vita gorgoglia. Torna l’horror per il gran finale, sia pure ancora combinato con l’action. Mad Doctor of Blood Island era stato un successo travolgente nel circuito dei drive-in americani, ma Romero, per la prima volta alla guida solitaria di un film della serie, piuttosto perversamente, non dà al pubblico una nuova razione della stessa cosa e, dimostrando di non essere troppo interessato all’horror, realizza una singolare contaminazione di generi, riuscita solo in parte. I personaggi sono puri stereotipi. La bestia di sangue mostra sempre le qualità professionali di Romero, ma sembra girato più in fretta, per qualche scollatura di montaggio e qualche piccola scena non riuscita. John Ashley si fa sempre vedere con piacere e Eddie Garcia è uno degli attori feticcio di Romero. Nato nel 1921, è tuttora attivissimo dopo aver interpretato quasi duecento film e averne diretti almeno una quindicina. Il manifesto con il mostro con la propria testa mozzata tra le mani fece sensazione (esempio di pura exploitation: la scena non c’è nel film)
Un film di Ken Wiederhorn. Con Brooke Adams, John Carradine, Peter Cushing, Luke Halpin, Jack Davidson, Don Stout, Clarence Thomas, D.J. Sidney, Fred Buch Titolo originale Shock waves. Horror, durata 93 min. – USA 1975. MYMONETRO L’occhio nel triangolo valutazione media: 1,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un gruppo di turisti in viaggio nei mari delle Bermude naufraga su un’isola desolata il cui unico abitante sembra essere il solitario Scar. L’uomo accoglie i sopravvissuti ospitandoli in una fatiscente dimora ma li avverte di non allontanarsi dal luogo poiché la vegetazione intorno ed il mare nascondono mortali insidie. Le oscure minacce di Scar prendono corpo, durante la notte, nelle sagome di misteriosi individui che vestendo uniformi tedesche si aggirano per l’isola guidati da un istinto omicida. Quando si verificano le prime vittime, Scar è costretto a raccontare la sua storia… Durante la guerra, gli scienziati nazisti avevano sperimentato con successo la possibilità di creare in laboratorio “il soldato perfetto” restituendo vita artificale ai cadaveri di uomini distintisi per coraggio, obbedienza e spietatezza. Al momento della capitolazione Scar, ufficiale delle SS, aveva affondato in mare, nei pressi dell’isola, il drappello di creature che gli era stato affidato: ma i mostri non sono annegati e con il movimento delle maree ritornano in superficie per esigere un tributo di sangue. Ad un ad uno, tutti cadono massacrati dai morti viventi. Soltanto una ragazza riesce a fuggire su un’imbarcazione di fortuna, ma tratta in salvo da un peschereccio viene considerata inequivocabilmente pazza.Tra i film sugli zombi, con qualche spunto fantascientifico, Shock Waves è stato accolto dalla critica americana con inconsueta benevolenza. Da noi, salvo poche eccezioni, il film è stato ignorato o archiviato tra gli horror più dozzinali. Peter Cushing interpreta l’indecifrabile Scar e John Carradine il capitano Ben, l’irascibile comandante dello yacht dei turisti, tra i primi a cadere per mano dei misteriosi assassini. Il make-up dei nazi-zombi è opera di Alan Ormsby. Alcune fonti citano non accreditato l’onnipresente Fred Olen Ray tra i produttori esecutivi.
Astronomo sudafricano scopre che due pianeti stanno entrando nell’orbita della Terra: nel giro di un anno la distruggeranno. Si provvede alla costruzione di un razzo che porterà nello spazio un gruppo di persone destinate alla ripopolazione del pianeta. Da un romanzo di Philip Wylie e Edwin Balmer, prodotto da George Pal per la Paramount, un verboso e inetto film di SF che si riscatta un po’ nell’ultimo quarto d’ora per la sequenza di New York inondata che gli valse l’Oscar per gli effetti speciali (Gordon Jennings).
Kriminal e due avventurieri, ciascuno in possesso delle due diverse parti di una mappa, decidono di unire i loro sforzi per cercare il tesoro. I due avversari tentano di ingannare Kriminal.
Uno studioso alla ricerca di un antico segreto esplora una oscura grotta e in qualche modo libera uno stuolo di zombie che tanto per cominciare se lo mangiano. Il conte George (Roberto Caporali) arriva all’isolata villa di famiglia assieme alla moglie Evelyn (Mariangela Giordano) e al figlio Michael (Peter Bark). Lì si sono già radunati svariati ospiti che li attendono festosamente. Manca solo il professore, anche se, dice la servitù, non c’è da preoccuparsi: altre volte si è assentato per parecchio.Invece c’è da preoccuparsi e molto perché il professore è lo studioso mangiato dagli zombie: apprendiamo infatti che stava studiando le pratiche magiche degli etruschi connesse con la sopravvivenza dei morti. Gli zombie si scatenano e danno l’assalto alla villa cominciando a nutrirsi dei vivi che devono cercare una difficile fuga. È il film famoso per la morsicatona del “figlioletto” Peter Bark alla tetta della mamma Mariangela Giordano, il quale da zombie trova il coraggio – che prima gli mancava – di realizzare il rapporto edipico latente. Puro delirio con dialoghi ridotti ai minimi termini, ma comunque irresistibili (“Non ha più il volto di un uomo”, “È come corroso dal tempo”, si dice di uno zombie; “Chi siete? Che cosa volete?”, chiede educatamente George, vedendone un altro particolarmente decomposto marciargli contro). Zombie adeguatamente cadaverici e incombenti realizzati piuttosto bene da Gino De Rossi e Rosario Prestopino. Grandi mangiate di interiora e inseguimenti a non finire. Cast terribile: si salva Mariangela Giordano. Prodotto da Gabriele Crisanti e sceneggiato da Piero Regnoli, è diventato a suo modo un cult.
Abbandonata al paesello la fidanzata incinta, un rustico zampognaro va a Napoli in cerca di fortuna e si innamora di una cantante di varietà che lo aiuta a far carriera come disk-jockey in una discoteca.
Sceneggiato con Saverio Tutino, è un pamphlet di denuncia, in bilico tra giornalismo e finzione, sull’attività della CIA (Central Intelligence Agency) nell’America Latina e in Africa e sullla parte che ebbe in Italia nella “strategia della tensione” degli anni ’60 e ’70. Insoddisfacente nella tesi di fondo, a mezza strada tra J.L. Borges e la fantapolitica, per la commistione di documenti e scene di finzione, per la carenza di consapevolezza linguistica che lo porta nella pornomacelleria delle scene di tortura. Ora teatrino dei pupi, ora museo di maschere di cera, conferma il vecchio adagio sull’inferno e le buone intenzioni.
Ospite nel castello della fidanzata in Inghilterra, si accorge che succedono cose terribili: le radiazioni di una meteorite trasformano in mostri piante e persone. Tratto da un bel racconto di H.P. Lovecraft The Color Out of Space, rifatto nel 1987 da David Keith (The Curse), è un horror che spreca una buona idea di partenza.
Giovane medico (M. Mastroianni), sostenitore di una nuova tecnica di parto indolore, ha una relazione con una delle sue infermiere (G. Ralli) che rimane incinta. Complicazioni. Perduti il brio e lo smalto dei primi film, qui L. Emmer si immerge nel rosa di una commedia all’insegna di un edificante didascalismo.
Questa volta, il nostro eroe OZ (Matthew Perry), sta facendo la bella vita a Beverly Hills con la sua bellissima moglie, incinta, Cynyhia (Natasha Henstridge). Cinthya viene rapita da Franckie Figs (Michael Clarke Duncan), che non era veramente morto nel primo episodio. Frankie esegue gli ordini del boss criminale di Chicago Lazlo Gogolak (Kevin Pollack). La ragione del rapimento è di spingere Oz a contattare il suo amico Jimmy The Tulip Tudeski (Bruce Willis), per fargli restituire i 10 milioni di dollari, rubati da Jimmy a Lazlo . Jimmy non vuole aiutare Oz perché sa che in realtà Lazlo vuole ucciderlo… Se certe volte la scelta di realizzare un determinato film lascia perplessi, ancora più spesso non ci si può fare a meno di domandare perchè, di pellicole di successo appena discreto come questa, i produttori hollywoodiani decidano di varare un sequel non richiesto. F.B.I Protezione testimoni 2 fa pienamente parte di questa inquietante categoria e tutti, dal regista agli attori, ce lo ricordano ad ogni inquadratura. Lo script banale e quasi mai divertente non aiuta di certo Willis (che non fa ridere nemmeno vestito da donna) e Perry, entrambi svogliati e poco in forma. Spiace vedere un cast altrimenti valido e impreziosito dalla presenza di ottimi caratteristi, al servizio di una storia così noiosa e priva di mordente. Niente riso, niente suspance…un film vacuo, stupidino e sostanzialmente inutile, sconsigliabile anche ai più accaniti fans del divo Willis.Vade retro.
Il mito greco riproposto in versione aggiornata: Fedra è la giovane moglie di un potente armatore, Thanos; Alexis, il figliastro, fa il pittore a Londra e trascura gli studi. Quando Fedra e Alexis si conoscono, si innamorano appassionatamente. Thanos viene a sapere della relazione e si scaglia con ira contro il figliastro
Un film di George Marshall. Con Dean Martin, Jerry Lewis, Pat Crowley, Marie Miller Titolo originale Money from Home. Commedia, durata 100 min. – USA 1953. MYMONETRO I figli del secolo valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nell’ambiente delle corse di cavalli, Nelson, un allibratore di dubbia fama, viene ricattato da un gangster e costretto a losche azioni ai danni della giovane Phillis Leigh e del cavallo di sua proprietà, ma Nelson si innamora di Phillis e passa dalla sua parte.
Madre sbalordita di un piccolo nazi assassino si trasforma in rivoluzionaria guerrigliera. Favola filosofica, confusa e aggressivamente ribalda. Il furbetto S. Samperi cerca, al suo 2° film, di giocare su due tavoli: quello della contestazione maoista e quello del mercato (nudi, rapporti lesbici, facili provocazioni scandalistiche). E perde su entrambi.
Cleopatra Jones, bellissima mulatta, combatte a colpi di karaté e di pistola spacciatori di droga, poliziotti disonesti e Mamie, cinico capo di una gang.
Prima dell’avvento dell’umanità, altre civiltà hanno esplorato le stelle. Sul pianeta Somaris, Mills è con la moglie e la figlia: sono gli ultimi giorni che passerà con loro prima di partire per due anni in una missione spaziale. Un incarico che ha accettato per poter pagare le cure della figlia gravemente malata. Il viaggio è travolto da una pioggia di asteroidi e Mills finisce per precipitare su un pianeta alieno. L’atmosfera è respirabile, ma la giungla è popolata da… dinosauri! Mills è infatti finito sulla Terra di 65 milioni di anni fa e l’unica altra sopravvissuta è una ragazzina di nome Koa, che ha perso i genitori nello schianto. I due comunicano a fatica, perché parlano lingue diverse e il traduttore si è guastato, ma dovranno imparare a collaborare per fuggire dal pericolosissimo pianeta.
Mi chiedo perchè uno bravo come Adam Driver debba fare film cosi mediocri.