Gruppo di skater in un esterno: a Parigi le vite di Mat, Pacman, Marie e soci sono segnate dal bisogno di soldi e da ciò che si è disposti a fare per averli. Molti di loro scelgono la strada della prostituzione, perdendosi in una spirale nichilista e autolesionista.
La stazione spaziale Gamma 3 avvista un asteroide, Flora, che percorre una rotta di collisione con il nostro pianeta. Da terra, si decide di inviare il comandante Rankin con il compito di prendere il comando dell’avamposto orbitante, rilevare il comandante Elliot (un tempo suo amico, ora rivale in amore: Elliot gli ha soffiato la bella dottoressa Benson) e da lì organizzare una spedizione verso l’asteroide per distruggerlo. Rankin esegue con energia gli ordini: raggiunge Flora, vi sistema le cariche esplosive, ma quando si accinge a tornare indietro non si accorge che una strana muffa gli si è attaccata alla tuta. Su Gamma 3, mentre si festeggia allo scampato pericolo, la muffa, sottoposta con le tute al processo di decontaminazione, si ingrandisce e si moltiplica generando mostruosi esseri tentacolati.Le creature crescono alimentandosi dell’energia prodotta dalle macchine della stazione spaziale e l’unico modo per combatterle è quello di spegnere tutti i circuiti e di attirarle con un generatore mobile nei reparti dei magazzini, lontano dagli uomini. La caccia, tuttavia, si rivela più difficile del previsto e all’equipaggio non resta altra scelta che abbandonare e distruggere Gamma 3. Quando quasi tutti sono stati messi in salvo Elliot rivendica a sè il gesto eroico di rimanere su Gamma per consentire all’ultimo gruppo di partire verso la Terra… E Rankin sulla via del ritorno sollecita la base ad attribuire al nobile Elliot una ricompensa alla memoria. Soggetto stimolante reso cinematograficamente piatto da una regia anonima e da un’interpretazione svogliata. Nell’incalzare della vicenda non mancano momenti involontariamente esilaranti (la festa a bordo con sottofondo di musica anni ’60 e brindisi con coppe di champagne), e timidi richiami a situazioni già viste (lo scienziato che non vorrebbe vedere ucciso il mostro alieno e che viene poi da questi ucciso). Il fango verde che lentamente ingrossa simile ad un blob, perde interesse via via che si concretizza nei grotteschi fantocci tentacolati, con tanto di occhio rosso palpitante e schiamazzanti (anche nel vuoto spaziale) come uno sciame di cicale o una combriccola di neonati. Tra gli effetti speciali verrebbe la voglia di includere anche la messa in piega della bella Luciana Paluzzi che non perde di compostezza neppure nei momenti più accesi dei combattimenti. In America il film, con una durata di circa 90 minuti, è distribuito dalla MGM con i titoli The Green Slime e Battle Beyond the Stars.
La storia ruota attorno al triangolo amoroso tra il protagonista Johnny (Tommy Wiseau), Lisa, sua fidanzata e futura moglie, e Mark, il suo migliore amico. Una parte consistente del film è dedicata a sotto-trame che hanno poco a che fare con la storia principale e che per la maggior parte non vengono concluse. Stando a Tommy Wiseau, il titolo del film si riferisce al fatto che una stanza, Room in inglese, è un luogo in cui possono succedere cose belle o brutte.
Originariamente distribuito solo in un numero limitato di sale in California, il film venne immediatamente stroncato dalla critica, venendo definito uno dei peggiori film mai realizzati. Ross Morin, professore di studi cinematografici, lo definì “il Quarto potere dei film brutti”, termine poi riutilizzato da alcuni critici. Col passare del tempo, The Room acquistò lo status di film cult grazie alla sua trama inconcludente e piena di buchi e alla bizzarra performance di Tommy Wiseau.
Nel 2017 è balzato all’attenzione del grande pubblico grazie al film The Disaster Artist, basato sull’omonimo libro scritto da Greg Sestero riguardante la realizzazione del film e il suo rapporto con Tommy Wiseau.
Non ho trovato versione in italiano, i subita li ho aggiunti traducendoli con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Anni Quaranta. Attilio è un attore che ha aderito alla Repubblica di Salò ed ora, nel dopoguerra, non ha più nessuna scrittura. Insieme ad altri tre disadattati tenta una rapina in banca che riesce anche se un componente della banda muore. I sopravvissuti tentano la fuga nell’Appennino parmense approdando a una cascina isolata nella campagna in cui vivono 4 donne che accettano di ospitarli dietro compenso. Ciò che li attende va molto al di là delle loro aspettative. La casa nel vento dei morti è uno di quei film che, probabilmente per eccesso di sicurezza nei propri mezzi, non è quello che avrebbe potuto essere. Avrebbe potuto diventare un cult dell’horror trash e ne aveva a disposizione i mezzi e, soprattutto, gli attori. Perché esattamente dopo 45 minuti (e cioè quando si raggiunge la casa del titolo) si percepisce che il trio di interpreti maschili, le attrici che gli si contrappongono e la stessa ambientazione possono portare ad un crescendo in cui la dimensione rurale assume un valore specifico. Quei muri scrostati, quel tavolo ingombro di stoviglie, il clima stesso che si respira a tavola preludono al dispiegarsi di una brutalità quasi da rito pagano. È quanto accade. Solo che prima si è dovuto sopportare un ‘viaggio’ nella Natura che avrebbe dovuto servire a delineare le caratteristiche dei personaggi e che si rivela invece come carico di psicologismi di maniera (così come di maniera e di autocelebrazione grondano i titoli di testa). Unica ‘perla’ la breve sequenza che ricostruisce con attenzione filologica un film come quelli che Valenti e Ferida giravano negli stabilimenti situati alla Giudecca. Capita così che regista e sceneggiatore (che qui è anche protagonista) fatichino a rendersi conto della loro reale vocazione e pretendano di muoversi su territori che non gli appartengono. Un conto è scrivere nella presentazione del film “Abbiamo inserito quegli elementi thriller e horror che porteranno la storia ad un cambiamento radicale nella seconda parte” e un altro conto (per il thriller) è riuscirci.
Il protagonista di questa nuova puntata della saga di Frankenstein prodotta dalla Hammer, oltre ad essere uno scienziato criminale è anche un parricida. Per non essere intralciato nei suoi progetti, Victor Frankenstein uccide il padre, ne eredita il patrimonio, completa gli studi di medicina a Vienna e, una volta tornato in patria, inizia la costruzione di un uomo artificiale che dovrebbe rivoluzionare le leggi dell’anatomia e della filosofia. Procuratosi membra e cervello da cadaveri diversi, per assemblare la creatura, ed accesa in lei la scintilla della vita, Victor, però, si accorge di aver generato un essere spaventoso ed è ben presto costretto ad uccidere amici e colleghi per sviare i sospetti della polizia. Quando, infine, sta per essere smascherato, la provvidenziale scomparsa del mostro – dissoltosi accidentalmente in una vasca ricolma di acido – lo scagiona da qualsiasi accusa. Apprezzato sceneggiatore, Jimmy Sangster si cimenta nella regia con questa pellicola che, secondo le intenzioni della Hammer, doveva rinnovare il fanta-horror portandolo più vicino ai gusti delle nuove generazioni, poco propense ormai ad accettare le ripetitive riletture dei classici e più sensibili alla parodie. Ma il film si rivela un flop tanto sotto il profilo narrativo quanto da un punto di vista stilistico. La vicenda raccontata è banale – appena sostenuta da un’accentuata dose di cinismo – e la regia sembra più vicina alla tecnica televisiva che a quella cinematografica. The Horror of Frankenstein testimonia l’inaridimento di un filone che aveva avuto successo presso il pubblico e richiamato – nel bene o nel male – l’attenzione della critica. L’assenza di Peter Cushing, attore deputato al ruolo di Frankenstein, si fa notare, anche se Ralph Bates ce la mette tutta per fare buona figura.La “Creatura” è interpretata da David Prowse, il cui nome resterà poi associato con il personaggio di Darth Vader di Guerre Stellari.
In una grande casa dove tutti indossano costumi del Settecento vive un nano, famoso per le sue magie che, in realtà, sono provocate dagli avidi parenti. 1° film di Avati: ricco d’estri e di fantasia, ma basso di peso specifico, contiene in nuce molte componenti del suo cinema.
Los Angeles, 2003. Paul è un reduce del Vietnam e fa parte di un corpo speciale per la sicurezza e la difesa contro gli attentati; Lana, figlia di un missionario, ha vissuto in Africa e torna dopo lungo tempo nel suo paese, a lavorare per una comunità di senzatetto. Entrambi hanno però qualcosa in comune. Paul è lo zio della ragazza, con la quale ha perso i contatti da molti anni. Incontratisi nuovamente, sono testimoni della morte di un uomo mediorientale, che consentirà loro di avvicinarsi l’un l’altro e di esprimere opposte visioni del mondo.
Un film di Joseph Kane. Con John Wayne, Muriel Evans, Cy Kendall Titolo originale King of the Pecos. Western, b/n durata 54 min. – USA 1936. MYMONETRO Il re dei pecos valutazione media: 1,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un allevatore prepoente vuol mettere le mani sull’intera regione e non esita a sterminare una famigliola. Scampa solo un ragazzino che, divenuto uomo, fa del suo meglio per farla pagare all’assassino dei suoi. Dapprima con i metodi legali (trascina in tribunale l’allevatore). Poi a colpi di pistola.
Un film di Bernard Vorhaus. Con John Wayne, Charles Coburn, Sigrid Gurie Titolo originale Lady from Louisiana. Avventura, b/n durata 82′ min. – USA 1941. MYMONETRO La riva dei peccatori valutazione media: 1,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
New Orleans nel primo Novecento. Gestita da un ex generale ignaro, una lotteria serve da copertura ai loschi affari di una banda di malfattori. La figlia del generale s’innamora, ricambiata, di un giovane avvocato che si prepara a smascherare gli illeciti. Mediocre poliziesco in cui l’intrigo soffoca i personaggi. Molto folclore.
Giunto in compagnia di un altro avventuriero e di una ragazza in una città sepolta nel Sahara, che il padre aveva scoperto molti anni prima, Paul scopre che gli scopi del defunto genitore erano tutt’altro che nobili.
Brigida, una ragazza andata alla fonte a prendere l’acqua per le mucche viene aggredita da un essere mostruoso che le succhia il sangue. Attirati dalle sue grida, i contadini arrivano con forconi e bastoni, ma è troppo tardi: Brigida, ferita, viene portata dal medico. È la terza a essere stata colpita nel giro di un anno. I contadini ritengono sia colpa di un vampiro, ma il medico rassicura tutti, non è niente di grave. Il professore presso la cui casa Brigida è stata momentaneamente portata sta dando ospitalità a un gruppo di ragazze che prepara un balletto con suo nipote Luca (Isarco Ravaioli). Questi è fidanzato con una delle ragazze, Francesca (Tina Gloriani), e ha organizzato tutto per stare con lei. Brigida intanto muore, ma in realtà è diventata una vampira. Sorpresi nel bosco da un temporale, Luca, Francesca e l’amica Luisa (Hélène Remy) si rifugiano in un castello abbandonato. O meglio creduto tale perché i nostri vi trovano un’austera contessa (Maria Luisa Rolando) e il suo truce servitore Herman (Walter Brandi). Sulla scia del successo del #Vedi#Dracula con Christopher Lee, Polselli realizza un film in parte derivativo, ma in gran parte originale nelle atmosfere e nel connubio apertamente voluto tra horror d’atmosfera e sleaze puro, con un paio di lunghi numeri di danza piuttosto lascivi per i tempi. La storia è semplice e i personaggi sono dei cliché, ma il racconto procede bene e ha un fascino tra l’ingenuo e il morboso arricchito da alcune ricercatezze visive, come la soggettiva della non-morta trasportata nella bara sino alla sua fossa in un’estensione della famosa soggettiva dreyeriana da #Vedi#Il vampiro. I mezzi sono pochi, ma le ambientazioni azzeccate consentono al film di avere una certa ricchezza visiva, valorizzata da un bel bianco e nero. Anche se il vampiro è un essere mostruoso e incartapecorito, la cui identità sarà svelata solo nel finale, l’effetto che sprigiona sulle ragazze colpite è quello di aumentarne la sensualità. Bella la prova di Walter Brandi in un ruolo di sottomissione-dominazione con la sensuale Maria Luisa Rolando, contessa morbidamente scosciata che dice almeno una frase sublime (“Sono prigioniera di un pazzo che ha la passione per la sua pazzia”). Nel cast anche l’efficiente Isarco Ravaioli, frequente collaboratore di Polselli
Un film di Jouan Simon Piquer. Con Edmund Purdom, Christopher George, Paul SmithHorror, durata 90 min. – Gran Bretagna 1986. MYMONETRO Pieces valutazione media: 1,00 su 1recensione. Un adolescente si diverte mettendo insieme i pezzi di un puzzle che rappresenta una ragazza nuda. Sua madre, che lo scopre, decide di dargli una lezione, ma il ragazzo la previene ammazzandola. Il delitto passa impunito ma quarant’anni dopo la vicenda torna a galla.
Aldo Fiore (S. Rubini), consulente di una casa editrice, è insidiato dal suo capo (M. Buy) che vuole portarselo a letto, ma resiste, fedele alla sua compagna (S. Izzo). Un viaggio in Grecia in cerca di un autore misterioso (G. Tedeschi) risolve il caso. Alla 3ª regia, credendo di fare il furbo, Rubini s’attacca a un tema di moda (molestie sessuali di donne in carriera ai dipendenti in calzoni; vedi Rivelazioni , di M. Crichton, esplicitamente citato), e ne cava una commedia avvilente e sguaiata in cui la storia è sballata, la sceneggiatura inetta, qua e là imbarazzante, gli interpreti – diconsi tutti – inferiori al loro standard medio. Dedicato a Franco Borni, responsabile del sonoro in presa diretta, allora da poco deceduto. Una perdita secca per il cinema italiano.
La figlia sedicenne di un noto chirurgo romano viene trovata cadavere nel lago di Albano. Dopo aver battuto una falsa pista, la polizia scopre un traffico di minorenni. Poliziottesco all’italiana con qualche ambizione di critica del costume sulla borghesia romana degli anni ’70. Salerno e Ferzetti danno decoro a personaggi scritti con la carta carbone.
Un film di Peter Walker. Con Susan George, Barry Evans, Christopher Sandford, Judy Huxtable Titolo originale Die Screaming, Marianne. Horror, durata 100 min. – USA 1972. MYMONETRO Marianna, fuga dalla morte valutazione media: 1,00 su 1 recensione.
Si avvicina il ventunesimo compleanno di Marianna e con esso il giorno in cui potrà ereditare l’ingente patrimonio della madre e scoprire il mistero che cela l’identità del padre. Ma qualcuno vuole impedire che tutto questo avvenga e tenta di uccidere la giovane.
Per interesse e per i begli occhi di una ragazza, il pistolero Spirito Santo aiuta un presidente messicano deposto da un bieco generale a tornare al potere.
Agente speciale va in caccia del ladro di una partita di diamanti trafugata tra Beirut e Amsterdam. Convenzionale, priva di interesse, mordente e ritmo. Fa pensare a uno spumante fatto col succo di mele.
Quattro marinai di un cacciatorpediniere italiano, in libera uscita a Barcellona, si mettono nei guai in cerca di sottane. È il peggiore dei 4 film interpretati da U. Tognazzi nel 1958: una commediola militar-musicale che sfrutta fino all’inverosimile l’impianto rivistaiolo.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.