Inghilterra dell’XI secolo: Lady Godiva, una donna bella e tenace, sposa un nobile. Ferve la contesa tra sassoni e normanni. Il marito della protagonista vi si trova coinvolto, ma ne esce vittorioso. Godiva, accusata di adulterio, è costretta a cavalcare nuda per le strade.
Banditi rapiscono industriale e un capitano della polizia sente puzza di bruciato (politico). Quando gli uccidono la fidanzata, si scatena. Uno dei tanti poliziotteschi italiani che raccontano il fenomeno della delinquenza, lanciando segnali ambigui e spesso reazionari. Lento, rozzo e dispersivo.
Un’astronave nettuniana tenta la conquista della Terra. Tutti i tentativi falliscono grazie all’intervento dell’Insuperabile, che si sposta a bordo di uno straordinario razzo.
Un film di Tobe Hooper. Con Robert Englund, Zoe Trilling, Alona Kimhi Titolo originale Tobe Hooper’s Night Terrors. Horror, durata 96 min. – USA 1993. MYMONETRO Le notti proibite del marchese de Sade valutazione media: 1,00 su 1 recensione.
Robert Englund, l’attore di Nightmare, si trasforma questa volta nel marchese De Sade che torna dalle tenebre. A farne le spese è la figlia di un archeologo che si trova in Egitto.
Nella cittadina di Midwich (California) tutte le donne giovani vengono ingravidate da una misteriosa forza extraterrestre e danno alla luce un gruppetto di bambini, biondissimi (quasi albini) come Hitler sognava gli ariani e dotati di sovrumani poteri mentali, adibiti a malefici scopi di dominio e distruzione. 2ª riduzione del romanzo I figli dell’invasione (1957) di John Wyndham: un mediocre film del più hawksiano dei registi statunitensi, ma che qui non ha spessore né echi, nemmeno a livello metaforico. Personaggi evanescenti e, quando entrano in scena i terribili biondini, si scivola nel ridicolo involontario. V.M. 18 anni.
La navicella Helio 7, telecomandata da Terra, sta svolgendo una missione esplorativa nei cieli di Giove quando una strana forma di vita aliena gassosa entra nel suo interno. Alla base spaziale i tecnici e gli scienziati, ignari di quanto è accaduto, si accingono a festeggiare il rientro nell’atmosfera della valorosa navicella. Un fotografo, un biologo ed altri personaggi (tra i quali un infiltrato di una società concorrente nelle imprese spaziali) hanno l’incarico di recuperare il materiale raccolto dalla Helio 7 che è ammarata nei pressi di un’isola. Ma quando il gruppetto arriva sul posto, contro di loro si para Gezora, un mollusco ingigantito per effetto del gas extraterrestre e reso, per ciò, molto combattivo.
Due squinternati investigatori cercano un ladro di gioielli nel mondo del teatro della rivista: pretesto per riproporre una collana di scenette comiche degli anni ’50. Girato nel 1954 alla ICET di Milano e distribuito soltanto 5 anni dopo, è, come film, inesistente: soltanto pellicola impressionata. Sfilano Raimondo Vianello, Tino Scotti, le sorelle Nava, Bruno Dossena, The Rocky Mountains All Time Stompers.
Vent’anni dopo l’attacco massivo e distruttivo che ha falciato tre miliardi di persone sulla terra, David Levinson, specialista in telecomunicazioni ieri, direttore del settore Ricerca e Sviluppo oggi, scopre la minaccia di una prossima invasione aliena. Non ha bisogno invece di strumenti sofisticati per avvertire il nemico alieno, Thomas J. Whitmore, ex presidente degli States rimpiazzato dal presidente Lanford, una donna strategicamente incapace che si affida ai suoi generali. È Whitmore ad avvisare le nazioni in diretta mondiale e a gettarle nel più totale sconforto. Ma ‘i nostri’ non mancheranno di arrivare coalizzati e muniti di tecnologia extraterrestre, recuperata nella precedente invasione. Contro la monumentale forza dell’avversario si schierano due piloti rivali e un ex presidente eroico, disposto a tutto pur di preservare il suo pianeta e proteggere sua figlia.
Un film di Joachim Trier. Con Anders Danielsen Lie Titolo originale Oslo, 31. august. Drammatico, durata 95 min. – Norvegia 2011. MYMONETRO Oslo, August 31st valutazione media: 1,50 su 1 recensione.
Anders ha 34 anni, è un bel ragazzo e proviene da una famiglia per bene ma è profondamente tormentato per aver sprecato molte opportunità nella vita e aver deluso le persone intorno a lui. Ora si avvia alla conclusione del suo programma di disintossicazione dalla droga, in campagna. Nell’ambito di questo programma è autorizzato ad andare in città per sostenere un colloquio di lavoro. Anders approfitta dell’occasione per trattenersi fuori la notte, girovagando e incontrando le persone che non vede da molto tempo. Indagine emotiva e quasi fisica di una crisi esistenziale, il film di Joachim Trier, nonostante la buona regia, morbida, e la prova eccezionale del protagonista Anders Danielsen Lie, è un film sbagliato perché manca completamente l’obiettivo prefissatosi. L’intenzione di Trier è quella di mostrare come, nella verde, giovane e ricca Norvegia, dove pare che non esistano possibili storie da raccontare, i conflitti interni alla classe media esistono eccome. Le possibilità di scelta rispetto al proprio futuro, altrove negate in partenza, qui sono moltiplicate e possono sollevare aspettative non facili da soddisfare e grandi drammi. Eppure, l’impressione che non può non cogliere, alla visione di Oslo, August 31st , è proprio che la storia non ci sia, neanche tra le pieghe dell’osservazione e del pedinamento. I gesti di Anders non si scartano mai neanche un secondo da un percorso più che noto -la ribellione, l’alcool, il furto-, che sarà probabilmente obbligato nella vita ma non al cinema. La sua lenta marcia verso l’immobilità finale viene posta a contrasto con il dinamismo sociale della città e la sua incapacità di darsi una nuova identità, pacificata e “pulita”, col suo mutare rapidamente e continuamente forma. Ma anche questo è un discorso abbozzato, col ricorso alle immagini in Super8 dell’inizio, e non portato né in lunghezza né in profondità. Un’occasione mancata.
Remake del film L’avventura del Poseidon (1972): durante la festa di Capodanno, il gigantesco transatlantico Poseidon è travolto da un’onda anomala. Uno sparuto gruppetto di personaggi cerca di mettersi in salvo tra mille difficoltà. Effetti speciali strabilianti, ritmo narrativo e di montaggio sempre molto sostenuto, scarsa credibilità (inevitabile) di alcune scene e soprattutto di personaggi (discreti gli interpreti ma senza esagerare) che diventano un po’ troppo in fretta invincibili e inarrestabili, buona suspense a tratti efficacemente claustrofobica, regia di robusto mestiere. Ben poco da ridire, eppure alla fine molto si dimentica e resta invece inalterata la memoria dell’originale.
Un ladro ritrova in circostanze fortuite la donna che lo ha derubato di un cospicuo bottino. Sua complice in un nuovo colossale furto, lo inganna ancora una volta ma viene fatta prigioniera insieme a lui e ad altri complici dai ribelli messicani. Quando escono di prigione c’è una ricompensa governativa da dividere; la furba donna, però, per l’ennesima volta, si impadronisce di tutto scappando con un nuovo compagno.
Un gruppo di banditi deve attraversare il deserto per rifugiarsi in Messico e assolda un giovane come guida, ma costui, in realtà, li porta alla rovina perché deve vendicare i familiari uccisi.
Un ragazzo dalla natura ribelle e violenta trova sempre il modo di dare libero sfogo ai suoi impulsi distruttivi. Una notte, nel corso di una festicciola in una casa sperduta, trova pane per i suoi denti.
Un prete cattolico è coinvolto in una serie di assassini che hanno come vittime sacerdoti e suore cattoliche. Il prete viene avvicinato dall’omicida che gli svela in confessione che ucciderà ancora. A poco a poco la verità salta fuori
J.H. Jack Armstrong, giovane afroamericano, quadro medio-alto di una multinazionale farmaceutica, perde il posto (e ha il conto in banca congelato) dopo aver denunciato i loschi intrallazzi di un responsabile della ricerca, provocando il suo suicidio e uno scandalo in Borsa. Si fa viva la sua ex moglie, proponendogli un compenso di 10 000 dollari per mettere incinta lei e la sua nuova fidanzata. Accetta, le accontenta, la voce si diffonde, sono tante le danarose lesbiche avide di maternità che fanno la fila. Pur ben rimunerata, la vita di Armstrong si complica. Spike Lee non aveva mai fatto un film altrettanto scombinato, pessimista e virulento che tira al bersaglio contro due aspetti dell’America di Bush (che apre il racconto): gli scandali finanziari che hanno fatto collassare giganti produttivi come Enron, Worldcom, Tyco ecc. e l’ipocrisia sociale sui valori legati al sesso. Forsennato cocktail di un moralista che mescola commedia, farsa, satira, epica, grottesco (con intermezzo disegnato sulla carica degli spermatozoi). Scritto con Michael Genet. Girato in 28 giorni a New York da Matthew Libatique in 16 mm, trasferito in internegativo digitale. Musiche di Terence Blanchard.
Indispone già nei titoli, quando il nome Leonardo Pieraccioni entra trionfante e precede quello di Harvey Keitel. Nel suo west il regista cita Leone (i lunghi duelli), Pollack (le montagne di Corvo Rosso), Costner (gli indiani e la lingua) e altri. Tocca persino i classici alla Ford, con qualche tentativo di mito di frontiera (il pistolero solitario Keitel che arriva da lontano). Sì, davvero diligente Veronesi, ha esplorato proprio tutto. Pieraccioni è Doc, ben visto nel villaggio. Arriva Johnny, suo padre, che ha un passato, e cominciano i guai. C’è naturalmente il killer che vuole ucciderlo per farsi una reputazione. Pieraccioni è esattamente lo stesso personaggio del Ciclone e dei Fuochi d’artificio, raccapricciante in quel contesto. Il tutto narrato da un bambino, figlio di Doc, che fa anche discorsi ecologici. Risolviamo il giudizio con un quesito: come avrebbe commentato John Ford (ma vale per Hawks, Mann, Sturgess, De Mille e altri) la facciotta furbesca e borghesina e le spallucce spioventi di Leonardo se qualcuno gliele avesse proposte per un casting?
Non è soltanto la cornice – periferia ed entroterra di Napoli – che lega i 5 episodi (“Sofialorèn”, “La stirpe di Iana”, “Maruzzella”, “Il diavolo nella bottiglia”, “La salita”). C’è lo sguardo dei registi, amici e collaboratori tra loro; c’è la visione alterata della realtà, deformata con scatti fantastici e invenzioni barocche; c’è lo spazio dato a una sessualità trasversale, polimorfica, trasgressiva. Nessuna delle 5 novelle è completamente risolta, ma in varia misura tutte spiazzano, incuriosiscono, divertono o magari irritano. Sono 5 film di corpi, ossia di attori. Persino “La salita” di Martone, l’episodio più austero e civilmente impegnato (con Servillo con la fascia tricolore del sindaco che, salendo sul Vesuvio, si interroga sulla crisi della sinistra), è un apologo in cadenze di favola ironica dove si recupera il pasoliniano corvo parlante di Uccellacci e uccellini .
Un assassino psicopatico sevizia e uccide coppiette appartate in auto. Una giovane criminologa si mette sulle sue tracce finendo naturalmente in un sacco di guai.
Quentin e Tracy, marito e moglie, prendono una vacanza in un castello solitario e mal gliene incoglie. Lì, infatti, due secoli prima, visse un nobile impazzito di dolore quando la sua amante fu fatta impiccare come adultera per le accuse di sua moglie. Ora il suo spirito si impossessa di Quentin, che naturalmente riversa ogni violenza addosso a Tracy.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.