Una facoltosa vedova, che una triste esperienza matrimoniale ha portato a detestare gli uomini, è in Africa con la segretaria Anna con la quale ha una relazione particolare. Poi, però, l’inquieta signora ritroverà la “normalità” tra le braccia di un rude avventuriero.
Ateo e anticonformista, Pino s’innamora di Maria Teresa, timorata di Dio, ma uno zio della ragazza mette fine alla relazione. Crisi di Pino che, incaricato di un attentato, butta la bomba-carta contro zio e nipote, sorpresi in atteggiamenti intimi. La povertà della regia e la banalità della storia impoveriscono qualsiasi ambizione di satira.
I due aspetti del bene e del male sono qui rappresentati da due sorelle gemelle: una bionda, brava e buona, l’altra bruna, perfida e corrotta. Naturalmente la cattiva tenta di corrompere la buona.
Nella Roma degli anni ’70, nell’ambito della piccola borghesia di sinistra, due giovanissimi militanti (F. Bianchi e C. Mancinelli Scotti, figlia di Elsa Martinelli) fanno più l’amore che l’impegno politico. Pur seguendo piuttosto fedelmente la vicenda del romanzo best seller (1976) di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, l’opera prima del cantautore P. Pietrangeli cerca di: 1) mettersi dalla parte di “loro” (i giovani, gli “orfani del PCI”), raccontandone sbandamento, malessere, confusione vitalistica in modi riduttivi e superficiali; 2) mettersi dalla parte degli “altri” (adulti, padri), auspicando tra le righe l’incontro, la riconciliazione, il superamento delle contraddizioni. L’equivoco ibridismo ideologico si ripropone a livello stilistico, in altalena tra un Godard orecchiato e un Lizzani ricalcato. I due autori del romanzo si dissociarono. Il film non ebbe nemmeno una piccola parte del successo di scandalo goduto dal libro (firmato con lo pseudonimo di Rocco e Antonia) anche perché, vietato ai minori di 18 anni, fu sequestrato. Canzoni di Giovanna Marini
Durante i lavori di ristrutturazione del Louvre il sarcofago di un’antica mummia viene ritrovato intatto. Si manifestano subito strani fenomeni. Un’egittologa inglese, Glenda Spencer, riceve l’incarico di studiare la mummia. Che si risveglia e prende a muoversi all’interno del museo. Non contenta possiede il corpo di Lisa, una giovane donna. Alla polizia torna in mente il caso analogo degli anni Sessanta e l’ispettore Verlac segue il caso. Ci vorrà del tempo per ricondurre tutto alla normalità.
Azzurra e Manfredi, cresciuti senza genitori, sono legati da un torbido rapporto. Fumettone decadente e barocco. Più che di amore e morte, è meglio parlare di erotismo e sadismo da fotoromanzo porno.
Wolff, pilota pagato per operazioni di salvataggio nello spazio, raggiunge Terra 11 dal quale tre ragazze gli hanno inviato una richiesta di aiuto. Sul pianeta, dove infuria la peste, il cyborg Overdog, un tempo valente scienziato, ha fondato un piccolo regno del terrore stabilendosi tra i sicuri confini della Zona Proibita. Aiutato dai fratelli Patterson, spericolati avventurieri motorizzati, dall’amico negro Washington e da Nicki, ultima componente dell’equipaggio di una precedente missione spaziale di soccorso medico, Wolff penetra nella terra di Overdog per liberare le ragazze, naufragate con la loro astronave, che egli tiene prigioniere. Il filone post-apocalittico si arricchisce di una nuova colonia: Terra 11 può essere intesa come proiezione di quella che potrebbe essere la Terra del futuro dopo l’ennesima catastrofe nucleare: un pianeta allo sbando oppresso da un regime dittatoriale che mantiene nella miseria e nelle malattie la massa degli uomini e che si difende con un esercito di guerrieri mutanti. La storia non è molto originale, ma la rappresentazione della Zona Proibita ha un certo fascino: la base di Overdog sorge tra cumuli di rottami di astronavi, una specie di Mar dei Sargassi colmo di relitti del XXII secolo che sembra segnare il trionfo della forza bruta sulla scienza e sulla più alta tecnologia.Girato in 3D il film fu inizialmente affidato a Jean Lafleur, che alla fine si limiterà a collaborare soltanto alla sceneggiatura.Michael Ironside è il perfido Overdog, Peter Strauss (lo ricordiamo come giovane protagonista di Soldato blu) è Wolff.
Un film di José Ramon Larraz. Con Patricia Lorne, Lidia Machado, Claude Bellot, Enrique Montserrat Erotico, durata 93 min. – Spagna 1978. – VM 18 – MYMONETRO Sodomia – La visita del vicino valutazione media: 1,00 su 1 recensione.
Un’inglese, ossessionata da fantasie erotiche, spera che un misterioso gitano che cavalca nudo per la campagna gliele risolva sodomizzandola, ma la sua cameriera, pure gitana, la ucciderà e fuggirà con l’uomo.
Per vendicare il grave infortunio capitato alla madre durante una rapina agente di polizia si fa arrestare. Evade con un boss della mala, ma non riuscirà a farsi giustizia: i delinquenti si elimineranno tra loro. Poliziottesco all’italiana imperniato sul canonico tema della vendetta. Una sagra violenta di luoghi comuni.
La redattrice di una rivista d’arredamento ha fatto credere al suo editore di possedere una meravigliosa villa e di essere sposata. Un imprevisto fa sì che l’uomo scopra tutto e la perdoni.
Due ricchi milanesi, con il pretesto di investire i loro soldi in un’opera di pubblica utilità, vengono a Roma per spassarsela con donnine allegre; ci scapperà anche il morto.
La direttrice di una scuola di ballo dove gli omicidi non si contano, crede di aver trovato il colpevole: un maniaco munito di spillone. Le scene di ballo sono il Leitmotiv di questo stravagante thriller, quasi una parodia di Flashdance.
Dissidi tra il commendatore Cesari, proprietario di una casa di edizioni musicali, e sua figlia Giulia. Il primo vorrebbe continuare a produrre le canzoni melodiche, la seconda punta sugli “urlatori”. Fiacco, convenzionale, dilettantesco, ma con un certo interesse retrospettivo su un’epoca della canzone italiana. C’è anche F. Buscaglione, tornato di moda negli anni ’90. Anzi, giustamente rivalutato.
Sceneggiato da Castellano & Pipolo, è un insieme di episodi farseschi sulle manie di moda: collezionismo, spogliarello, cambiali, tifo sportivo, ecc. Satira annacquata nel qualunquismo.
Paprika è un film (liberamente tratto dal romanzo Fanny Hill di John Cleland) del 1991 diretto da Tinto Brass e interpretato da Debora Caprioglio. Il regista ripropose con questo film l’opportunità del ripristino delle case di tolleranza, tema puntualmente dibattuto dall’opinione pubblicaitaliana; i detrattori presero spunto dal film per dimostrare quanto la piaga dello sfruttamento fosse comunque presente.
Nel 1948, Mimma decide di lavorare in una casa di tolleranza per un breve periodo, la cosiddetta “quindicina”, per aiutare economicamente il fidanzato Nino e sposarsi, assumendo così il nome d’arte “Paprika” dopo avere assaggiato un gulasch. Quando scopre che Nino è in realtà un lestofante che vuole solo sfruttarla, non le resta che proseguire nel mestiere, considerata poi la schedatura giudiziaria per tutte le prostitute, frequentando diverse case dentro e fuori l’Italia, conoscendo i più diversi personaggi, sia benevoli che sordidi, fino a quando, poco prima dell’avvento della legge Merlin che dispone la chiusura di tutte le case di tolleranza, riesce a sistemarsi sposando il conte Bastiano, un anziano e ricco cliente.
Due coppie: un uomo e una donna maturi e viziosi e due giovani ancora puliti. Il ragazzo, per non farsi contaminare, uccide l’uomo più vecchio e corrotto.
La storia è quella di un ricchissimo ebreo che commercia in diamanti, abbandonato dalla moglie. Il riccone riesce a rintracciare la figlia avuta da quel suo matrimonio naufragato tanti anni addietro: è una bellissima ragazza che fa la ballerina in un locale notturno. Non le svela di essere suo padre, ma la ricolma di doni.
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