Breve incontro tra un fuochista di nave e una prostituta disperata che egli salva dal suicidio. La donna è accusata di un omicidio, commesso da un’amica. Decidono di rimanere insieme. Il dramma si svolge nel giro di 24 ore, diviso in due “atti” condizionati dalla luce: il primo è dominato dalla Notte, il secondo dal Giorno. “È, per chi ama il cinema, un incontro unico con una sintesi stilistica inconsueta e raramente fruttuosa” (G. Buttafava). Sternberg coniuga Hollywood e la scuola tedesca. Scritto da Jules Furtham e ispirato a The Dick Walloper di J.M. Saunders. Fotografia di Harold Rosson. Muto.
Uno dei capolavori assoluti del cinema. Emil Jannings vinse l’Oscar come migliore attore protagonista durante la prima assegnazione del premio. Tra gli autori del soggetto il grande Ernst Lubitsch; Josef von Sternberg realizza il suo film migliore, pari solo a L’angelo azzurro. Un generale, parente dello zar, riesce a salvarsi per mezzo di una rivoluzionaria che lo ama. Arrivato a Hollywood farà la comparsa, morendo sul set.
Nick Cochran, un avventuriero capitato a Macao, viene scambiato per un poliziotto e coinvolto nei traffici illegali di una rete di case d’azzardo. Con l’aiuto di Giulia, incontrata nel viaggio, sta al gioco e riesce a sgominare tutta la banda dei trafficanti. Von Sternberg fu lo scopritore di Marlene Dietrich.
Un gangster viene arrestato per omicidio e condannato a morte. Ha ucciso un uomo che voleva violentare la sua donna. Riesce a fuggire e si convince che il suo assistente gli abbia portato via l’amante. Uno dei grandi film del muto di von Sternberg.
Il film è del 1930. È il grande momento della Germania, della Repubblica di Weimar che rappresenta la più alta manifestazione culturale del nostro secolo. Un vero fenomeno, una sorta di Rinascimento del diciannovesimo secolo. Letteratura, teatro, pittura, design, scienze, cinema: Weimar detta nuove regole al mondo. Sono invenzioni fondamentali i cui segni rimangono vivi e attivi anche nel nostro tempo. Una delle parole chiave è “espressionismo”. Un gruppo di autori di lingua tedesca come Lang, Murnau e von Sternberg trova questa nuova forma, mediata dalle arti figurative, importantissima, decisiva. Molti di questi autori, dopo il 1933, con l’avvento di Hitler, abbandoneranno il loro paese portando la corrente in tutto il mondo civile, soprattutto in America. Marlene Dietrich arrivava nel momento più opportuno, a rappresentare qualcosa di ben più vasto di una parte in un film. Catalizzava fisicamente quella tendenza. Ne era, forse inconsapevolmente, una sorta di sintesi. Veniva da ruoli insignificanti e si trovò titolare di un personaggio, Lola Lola, che avrebbe costruito un precedente imprescindibile tramandato per decenni dalla stessa Dietrich e imitato con assoluta trasparenza. I grandi segni erano: cappello a cilindro, calze e giarrettiere nere, boa di piume. Di suo l’attrice ci mise una voce roca e profonda, una carnagione bianchissima di contrasto e due gambe notevoli. L’Angelo azzurro era tratto dal romanzo di Heinrich Mann Il professor Unrath. Protagonista il grande attore tedesco Emil Jannings. Il professore si innamora della cantante e diventa letteralmente suo schiavo. Perde, insieme al lavoro, la stima dei suoi allievi e quella di se stesso. Si rende grottesco e ridicolo. Alla fine muore nell’aula in cui, anni prima, insegnava. Fra le tante imitazioni di Lola Lola una in particolare si fa ricordare: quella di Liza Minnelli in Cabaret. Emigrata in America, insieme al suo scopritore Sternberg, Marlene divenne (come la Garbo e la Bergman) una delle grandi conquistatrici europee di Hollywood, partner dei massimi divi dell’epoca. Quasi sessantenne, mostrava ancore quelle gambe.
Il personaggio della protagonista, Concha, è tratto dal romanzo di Pierre Louÿs La femme et le pantin: gli uomini sono burattini nelle mani di questa affascinante sigaraia sivigliana. Prima il maturo Don Pasquale, poi il giovane amico di questo, Antonio, vanno in rovina per i suoi capricci e si battono a duello.
A Vienna durante la guerra 1914-18 la vedova di un ufficiale, divenuta prostituta, è assunta dai servizi segreti austro-ungarici con nome di codice X-27, scopre la spia russa H-14, lo fa arrestare; scopre di amarlo, lo fa fuggire: è condannata a morte per tradimento. 2° film americano della coppia Sternberg-Dietrich, straordinario e incompreso, miniera inesauribile di sorprese del Kitsch più sfrenato dove il ridicolo va a braccetto del sublime, trasgredendone le regole della narrazione, della verosimiglianza, del buon gusto con una anarchica follia che culmina nella sequenza finale. “È un’opera che ha in sé la propria parodia, intera” (G. Buttafava).
AShanghai, la figlia del ricchissimo Sir Guy Charteris in cerca d’avventura, frequenta una bisca gestita dalla cinese Gin Sling. Gin, spinta dal desiderio di vendicarsi di Sir Guy che anni prima l’ha abbandonata, provoca la rovina della giovane. Troppo tardi Gin apprende che la giovane è anche figlia sua.
Un film di Josef Von Sternberg. Con Marlene Dietrich, John Lodge Titolo originale The Scarlet Empress. Drammatico, b/n durata 110 min. – USA 1934. MYMONETRO L’imperatrice Caterina valutazione media: 3,67 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Sposa infelice di uomo fisicamente e spiritualmente malato, Sofia, la futura imperatrice Caterina di Russia, cerca consolazione tra sudditi e dignitari corrotti. Ciononostante, alla morte della sovrana Elisabetta, viene incoronata regina.
Nella lussuosa prima classe del treno Pechino-Shanghai, in una Cina sconvolta dalla guerra civile, prendono posto vari viaggiatori all’apparenza rispettabili, e due prostitute d’alto bordo, Hui Fei (Anna May Wong) e Shanghai Lily (Marlene Dietrich). L’ufficiale inglese Donald Harvey (Clive Brook) riconosce in Lily una donna che ha amato alcuni anni prima e che ama ancora, Magdalen. Lungo il viaggio, il treno viene preso d’assalto e sequestrato dai rivoluzionari, che pretendono l’immediato rilascio di un loro uomo in cambio di Harvey, preso come ostaggio.
La cantante di cabaret Amy Jolly (Marlene Dietrich), amante di un ricco pittore, arriva in una città del Marocco spagnolo dove è di stanza la Legione Straniera, riscuotendo grande successo in un frequentato cabaret. Da tutti corteggiata, la donna si innamora invece di un semplice legionario, Tom Brown (Gary Cooper), amante della moglie del comandante della guarnigione. Il melodramma esotico tratto da un romanzo di Benno Vigny è il primo film americano della coppia von Sternberg-Dietrich, e con i suoi tratti onirici divenne il prototipo del cinema hollywoodiano barocco e antirealistico, grazie all’inverosimiglianza dell’ambientazione (un Sahara palesemente ricostruito in studio) che assume connotati marcatamente simbolici. Il mito di “femme fatale” della Dietrich (per questo ruolo candidata all’Oscar) viene controbilanciato dal mito maschile dell’uomo desiderato ma inafferrabile qui impersonato da Gary Cooper.
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