Un burattinaio parigino s’innamora di una modista alla quale confessa di essere un maniaco omicida, raccontandole la sua storia. Epilogo tragico. Girato in 6 giorni, è uno dei 12 film che Ulmer diresse per la PRC dal 1942 al 1945. Connubio sorprendente di espressionismo, romanticismo, surrealismo con espliciti omaggi al cinema muto.
Poiché il suo pianeta sta morendo per effetto di una glaciazione, un alieno scende sulla Terra per verificare se le condizioni ambientali siano adatte alla sopravvivenza della sua razza. Le sue intenzioni non sono aggressive: in fondo cerca soltanto aiuto per salvare la sua gente; ma dagli uomini riceve solo incomprensione, e dai militari … colpi di bazooka.In contrapposizione alla tendenza del periodo, il soggetto del film presenta la figura dell’alieno come un “diverso”, non ostile, ma anzi bisognoso d’aiuto, anticipando temi che saranno poi sviluppati a partire dagli anni ’70 in film come L’uomo che cadde sulla Terra (1976), E.T. l’extraterrestre (1982), Fratello di un altro pianeta (1984) e Starman (1984).
Krenner, gangster al soldo di una nazione straniera, fa evadere dalla prigione Joe Faust, noto scassinatore, e gli chiede in cambio di rubare da una base militare campioni di materiale radioattivo necessari agli esperimenti del dottor Ulof, suo prigioniero. L’uomo dapprima rifiuta, ma poi minacciato di morte, accetta di collaborare anche perché Krenner gli spiega che potrà mandare a segno la rapina sottoponendosi ad un raggio (inventato da Ulof) che rende invisibili. L’impresa ha luogo senza che la polizia possa sospettare di loro e dopo avere saldato il “debito”, Faust pensa di servirsi ancora della sua condizione di uomo invisibile per scassinare una banca. Egli non sa che tra il materiale trafugato c’è l’X13 un elemento che annulla temporaneamente gli effetti della invisibilità: nel bel mezzo della rapina Faust si materializza e, inseguito dai poliziotti, è costretto a fuggire per chiedere aiuto al dottor Ulof. Questi accetta di soccorrere il bandito a patto che lo liberi da Krenner. Faust va per uccidere Krenner, ma nello scontro che segue entrambi trovano la morte per un’accidentale manomissione dei congegni del raggio che provoca l’esplosione del laboratorio. Quando la polizia arriva sul posto, Ulof, che era riuscito ad allontanarsi dall’edificio, non fa parola delle sue scoperte.Opera minore di Ulmer, regista comunque inventivo e generoso. Se non fosse per il raggio invisibile e i fantasiosi elementi radioattivi la storia non si distinguerebbe molto dai noir americani degli anni ’50, con i due antagonisti malavitosi, la ragazza sincera (la figlia dello scienziato) e la donna del gangster indecisa tra i due.
Un film di Edgard George Ulmer. Con Tom Neal, Ann Savage, Claudia Drake Drammatico, durata 69 min. – USA 1945. MYMONETRO Detour – Deviazione per l’inferno valutazione media: 3,79 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Al Roberts (Tom Neal), pianista in un night di New York, cerca di raggiungere in autostop la sua ragazza, Sue (Claudia Drake), a Los Angeles. Viene raccolto da Haskell (Edmund MacDonald), un uomo pieno di soldi, che gli racconta che l’autostoppista precedente, una ragazza, gli ha graffiato la faccia dopo aver tentato un’avance. Dopo aver sostituito alla guida Haskell in crisi di sonno, Al, quando tenta di svegliarlo, si accorge che l’uomo è morto.Dopo aver nascosto il cadavere, Al incontra una ragazza, Vera (Ann Savage), in un motel, senza sapere che il giorno prima, lo stesso conducente aveva dato un passaggio anche a lei. La giovane, al contrario, conosce la storia e tenta di ricattarlo, ma muore anche lei accidentalmente, mentre Al continuerà a fuggire… Agghiacciante film dalle atmosfere kafkiane, narrato in flash-back dalla voce fuori campo del protagonista, uno dei capolavori assoluti del B-movie, “allucinato apologo sull’assurdo e sul caso”. Film oggetto di studio e di culto da parte dei più grandi cineasti, tra i quali Martin Scorsese, girato in 6 giorni e in due soli ambienti, Detour è considerato il capolavoro di Edgar G. Ulmer, già assistente di Friedrich Murnau, che, ispirandosi all’espressionismo tedesco, realizza una lenta, inesorabile, discesa all’inferno, con un film a metà strada tra il noir europeo e il poliziesco americano, perdipiù utilizzando attori sconosciuti. Da incorniciare la sequenza finale filmata in un unico piano sequenza di 5 minuti.
Due commesse, un commesso viaggiatore, un autista, una comparsa trascorrono un giorno di vacanza nei boschi intorno a Berlino. Interpretato da attori non professionisti in un ambiente naturale, questo semi-documentario realizzato con poco costo fu l’ultimo film tedesco muto di qualche valore. Anche se Béla Balazs gli rimproverò il suo “fanatismo dei fatti “, quest’opera, ispirata indirettamente a Flaherty e Vertov, era uno studio sociale che fece epoca, e i suoi autori ebbero in seguito carriere assai diverse, nel cinema americano.
Janet Smith (Gloria Talbott) si reca in Inghilterra per ricevere l’eredità del padre, che non ha mai conosciuto. La accompagna il fidanzato George Hastings (John Agar). Il dottor Lomas (Arthur Shields), esecutore testamentario, le rivela che il padre le ha lasciato un ingente patrimonio di cui potrà disporre tra poco, essendo imminente il suo ventunesimo compleanno. Lomas le rivela anche che suo padre altri non era che il famigerato dottor Jekyll. Sconvolta dalla notizia, Janet, che teme le conseguenze della “maledizione” di famiglia, vorrebbe interrompere la relazione con George, per non coinvolgerlo. George resta al suo fianco e la conforta, ma la situazione precipita. Avviene una serie di delitti e Janet, a causa del genitore, è immediatamente sospettata. In realtà, Janet stessa comincia a dubitare di sé: il colpevole è un essere mostruoso che potrebbe essere la concretizzazione del lato oscuro del lascito paterno. Scritto e prodotto da Jack Pollexfen (regista de #Vedi#L’uomo che uccise il suo cadavere, con Lon Chaney jr), è un film prodotto con pochissimi mezzi, ma illuminato dalla enorme sapienza registica di Edgar Ulmer, autore maudit comepochi, che riesce a elevare la modesta materia in un poema onirico dall’andamento ipnotico e ossessivo. Certo, non riesce a farlo diventare un capolavoro – per i limiti della storia e le esigenze produttive – ma un film, pur con qualche momento banale, interessante e bizzarro, come le suggestive sequenze degli incubi. Buona la prova di Gloria Talbott (1931-2000), magnetica nel ruolo della tormentata discendente di Jekyll, più funzionale quella di John Agar (1921-2002), classico eroe dei B-movie.
Un ladro, con nobile passato di rivoluzionario e di combattente per la libertà, si imbatte in una coppia di contadini messicani poveri e disperati. La donna gli chiede di portarla via, l’uomo tenta di derubarlo, ma all’ultimo momento non ha il coraggio e addirittura lo difende dalla rabbia dei suoi ex compagni. Il ladro viene ucciso egualmente e la coppia messicana si ritrova più unita.
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