Il film è basato sul bestseller internazionale di Jo Nesbø. Tyldum adatta il romanzo e come risultato ne viene fuori un thriller emozionante e intenso condito da tradimento, vendetta e l’ambizione sfrenata.
A bordo della nave stellare Avalon si sta compiendo la più grande migrazione di massa dalla Terra verso una colonia tutta da costruire ed abitare, su un nuovo pianeta, Homestead II. Cinquemila persone viaggiano addormentate in capsule all’avanguardia. Durante lo scontro con un meteorite, però, la nave riporta un incidente imprevisto e una capsula si sblocca. Jim si sveglia, così, con novanta anni di anticipo sulla data prevista. Poi è la volta di Aurora. Soli, senza alcuna possibilità di tornare indietro, i due sono condannati a finire la loro vita sulla Avalon. Ma la nave va in avaria e a rischiare la vita ora sono molti di più. Le coordinate spaziali di Passengers sembrano situarsi da qualche parte tra Wall-E e Gravity, in un luogo in cui il tempo ha compiuto il suo giro e il futuro è un ritorno alla coppia adamitica e ripone la sua nuova speranza in una fogliolina, emblema della superiorità dell’organico, per quanto fragile e mortale, sull’inanimato. Chi segue questa rotta troverà un film confezionato per non scontentare alcuno, e destinato, dunque, a non entusiasmare nessuno. Noiosetto come una crociera extra lusso una volta che si sono già esplorati e sperimentati tutti gli ambienti, questo film non riesce a mantenere il livello d’interesse destato dal primo colpo di scena (prevedibile ma comunque intrigante, un bell’interrogativo morale) e deve aggrapparsi agli appigli offerti dai luoghi comuni del genere, per riprendere l’afflato filosofico solo nel finale, in maniera ben più sbrigativa e superficiale. C’è però un’altra strada per arrivare alla stessa meta, che incrocia Titanic con un romanzo rosa e scopre le carte in partenza: in Passengers la fantascienza è un fondale, un’ambientazione esotica, quel che conta è il romance tra il meccanico di terza classe e la scrittrice newyorkese che si è imbarcata per tentare il colpaccio editoriale, la storia d’amore tra Chris Pratt, il duro che non teme i sentimenti, e Jennifer Lawrence, l’icona sexy dall’aumentata forza di resistenza. Nonostante le prodezze tecniche e la bellezza sporadica ma reale di certe scene, come quella della mancanza di gravità nella piscina, il film di Tyldum va preso col sorriso sulle labbra, raccomandando occhi e cervello alla leggerezza. Altrimenti, troppi sono i punti che non tornano e a dir poco ridicoli appaiono i costumi e gli ambienti. Meglio vedere la nave-prigione come una metafora del matrimonio, con le sue abitudini e i suoi dubbi amletici, gli scherzi del destino e la possibilità salvavita di darsi al giardinaggio.
Vita del logico matematico inglese Alan Turing, dalle cui teorie sono nati il computer e la ricerca sull’intelligenza artificiale, basata sul montaggio a incastro di 3 momenti paradigmatici: l’arresto nel 1952 per presunta attività spionistica che sfocerà nella condanna per omosessualità; l’invenzione, durante la II guerra mondiale, di un calcolatore capace di decifrare i messaggi tedeschi crittografati dalla macchina Enigma; l’adolescenza alla Sherborne School segnata dal trauma della morte del suo unico amico. Tratto dalla biografia Alan Turing: The Enigma (1983) del matematico e attivista gay Andrew Hodges, ha l’indubbio merito di far conoscere al grande pubblico uno dei geni scientifici del ‘900 e, insieme, di denunciare il folle accanimento omofobico delle istituzioni britanniche contro un uomo che aveva abbreviato di 2 anni la guerra salvando 14 milioni di vite. Stilisticamente esce dall’angusto recinto delle irrealistiche e agiografiche convenzioni hollywoodiane del genere bio-pic solo grazie all’ispirata interpretazione di Cumberbatch che riesce a dare plastica realtà all’ideale socratico dell’uomo come essere puramente razionale. Miglior film Toronto 2014, 5 nomination ai Golden Globes 2015, tra cui una per la sceneggiatura di Graham Moore premiata poi con l’Oscar.
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