Category: Tarr Béla


Regia di Béla Tarr. Un film con Laszlone HorvathLászló HorváthGábor Kun. Genere Drammatico – Ungheria1979durata 108 minuti. Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Tornato dal servizio nel corpo militare di stato, Laci è costretto a vivere con la moglie operaia Irén e la figlioletta nell’angusto appartamento dei suoi genitori, in attesa che il piano alloggi gliene fornisca uno. Il padre di Laci mal sopporta la nuora, imputandole l’incapacità tanto di educare la bambina quanto di mettere da parti soldi per far fronte alle spese comuni. Le incomprensioni crescenti porteranno all’inevitabile frattura del nucleo famigliare.
Prodotto dai Béla Balázs Studio, l’esordio nel lungometraggio del giovane Béla Tarr affronta una problematica di stretto carattere politico-sociale, com’è la carenza di case nel sistema comunista ungherese, mediante il linguaggio di un cinéma-vérité aggressivamente polifonico. A conferma dell’interesse pubblico di quanto si vedrà sullo schermo, ad aprire è una didascalia inequivocabile nella sua chiarezza: «È una storia vera, non è accaduta ai personaggi del nostro film, ma sarebbe potuta accadere anche a loro».

L’effervescenza dell’impianto di un lavoro tanto fisico sta nell’impiego di attori non professionisti, nel suono in presa diretta, nella macchina a spalla orientata – come la lente di un microscopio – a focalizzare stralci di frasi, dialoghi sovrapposti, reazioni mimiche, spostamenti improvvisi dei corpi. Affine alle sperimentazioni di altre cinematografie, il primo metodo di Béla Tarr costituisce, invero, il punto d’incontro tra il vivo desiderio di ancorarsi alla realtà e la pochezza dei mezzi a disposizione, in un’intercambiabilità tra programma estetico e politico dove è già possibile scorgere quella deriva della condizione umana che sarà tema prediletto dei titoli maturi.
Al di là del filtro di un “cassavetismo incolpevole”, allora Tarr non conosceva l’opera del cineasta americano, il dramma personale e ugualmente pubblico di Laci e Irén acquista sottigliezza psicologica caricandosi di credibilità ad ogni nuovo scontro-dialogo, fino alla resa dei conti delle due, splendide, confessioni finali in cui è palese il sapore schiacciante della sconfitta.
Con un titolo che rimarca, per antifrasi, l’inferno della convivenza, Nido familiare costituisce, insieme a The OutsiderRapporti prefabbricati e, in parte, Almanacco d’autunno, il periodo realista del regista prima della svolta stilistica segnata da Perdizione.

Family Nest (1979) on IMDb

Hotel Magnezit Ungheria Genere: Drammatico durata 12′ b/n Regia di Béla Tarr

Tibi Szepesi, un operaio ormai prossimo alla pensione, viene licenziato dalla fabbrica in seguito al furto di un motore. Dovrà abbandonare anche l’alloggio riservato ai dipendenti, ma lui, che è stato tenente dell’aeronautica e ha combattuto nell’ultima guerra, si oppone disperatamente alla decisione. Primo cortometraggio di Béla Tarr.

Hotel Magnezit (1978) on IMDb

Un film di Béla Tarr. Con Gábor Balogh, János Balogh, Péter Breznyik Berg, Imre Chmelik, György Cserhalmi Drammatico, durata 120 min. – Ungheria 1988. MYMONETRO Perdizione * * * 1/2 -valutazione media: 3,50 su 1 recensione.

Karrer vive già da anni come tagliato fuori dal mondo, lontano da tutto. Passa il suo tempo osservando le benne della teleferica che si allontanano all’orizzonte, o vagabondando senza meta, sotto una pioggia incessante, per chiudere invariabilmente le sue giornate, qualunque sia la direzione presa la mattina, nella medesima taverna. Un giorno decide di coinvolgere nei suoi loschi affari il marito della cantante del Bar Titanic, per poter così avvicinare la giovane donna. Riesce ad allontanare l’uomo per qualche giorno, con la complicità di Willarsky, suo amico e proprietario del bar. Gli slanci affettivi mutevoli che caratterizzano i rapporti tra questi quattro personaggi indissolubilmente legati gli uni agli altri dai loro interessi e sentimenti, provocano tra di essi conflitti e ravvicinamenti disperati. Sarà Karrer a uscirne sconfitto; a lui non resterà che l’odio e il desiderio di vendetta. Le tappe del suo calvario lo porteranno non alla redenzione, ma a ciò che rappresenta il peggio per l’uomo europeo: la morte che precede la morte, la solitudine totale, il naufragio nella perdizione.

Damnation (1988) on IMDb

Öszi almanach, Ungheria/1984) di Béla Tarr (119′)

In un appartamento dal mobilio antico e ormai in declino vive l’anziana Hédi, insieme a suo figlio Janós, alla sua infermiera Anna e ad altri due uomini: l’insegnante Tibor e il musicista Miklós. La convivenza, però, è problematica: i rapporti interpersonali sono infatti improntati alla tensione e all’ambiguità. E il patrimonio della padrona di casa fa gola a tutti.

Almanac of Fall (1984) on IMDb
Risultato immagini per Il Cavallo di Torino

Un film di Béla Tarr, Ágnes Hranitzky. Con Volker Spengler, Erika Bok, János Derzsi, Mihály Kormos Titolo originale A Torinói ló. Drammatico, durata 150 min. – Ungheria, Francia, Germania, Svizzera 2011. MYMONETRO The Turin Horse * * * 1/2 - valutazione media: 3,67 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il film è liberamente ispirato a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche. Il 3 gennaio 1889, in piazza Alberto a Torino, Nietzsche si gettò, piangendo, al collo di un cavallo brutalizzato dal suo cocchiere, poi perse conoscenza. Dopo questo episodio, che costituisce il prologo del film, il filosofo non scrisse più e sprofondò nella follia e nel mutismo. Su queste basi, The Turin Horse racconta la storia del cocchiere, di sua figlia e del cavallo, in un’atmosfera di grande e simbolica povertà.
Il regista afferma: ‘Il film segue questa domanda: cosa accadde al cavallo? Il cocchiere Ohlsdorfer e sua figlia vivono in campagna. Sopravvivono grazie a un duro lavoro. Il loro unico mezzo di sussistenza è il cavallo con il carro. Il padre va a lavorare, la figlia si occupa delle faccende domestiche. È una vita misera e infinitamente monotona. I loro abituali movimenti e i cambi di stagione e di momento del giorno dettano il ritmo e la routine che viene loro crudelmente inflitta. Il ritrae la mortalità, con quel dolore profondo che noi tutti che siamo condannati a morte, proviamo.’
Il regista ungherese prosegue con estrema determinazione il suo percorso di ricerca stilistica che privilegia l’analisi della quotidianità trasferita sullo schermo con ritmi che si avvicinano quando non addirittura riproducono il tempo reale. Rende così quasi tangibile la marcia cadenzata dei suoi personaggi verso la morte con la scansione dei gesti quotidiani in una terra spazzata da un vento che percuote gli spiriti. Non è cinema per tutti il suo e, soprattutto, è cinema che non può essere trasferito dal grande schermo altrove se non per studi analitici. È lì sul telone bianco che lo sguardo dello spettatore può perdersi nella lentezza quasi ipnotica di un fluire funebre del tempo dettato dall’occhio di un maestro dello stile di un rigore assoluto.

The Turin Horse (2011) on IMDb

Due versioni: una 720p presa da rai hd a cui credo manchino pochi secondi all’inizio. L’altra 1080p rippata da me a cui ho aggiunto i subita (tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni).

SCENEGGIATURA/AUTOREBéla Tarr FOTOGRAFIABarna MihókFerenc Pap PRODUZIONE: Ungheria GENEREDrammatico DURATA: 102 minuti

Un uomo decide di abbandonare il tetto coniugale, ma poi ci ripensa e torna a casa dalla moglie, con la quale è sposato da nove anni. Il loro matrimonio, però, si trascina stancamente tra liti e incomprensioni: lei vorrebbe che suo marito l’aiutasse a crescere i figli e a sbrigare le faccende domestiche, ma lui, pigro e indolente com’è, quando non lavora, pensa solo a riposarsi e rilassarsi, scatenando così la rabbia della sua compagna.

The Prefab People (1982) on IMDb
Risultato immagini per szabadgyalog

Prima data di uscita: 28 gennaio 1982 (Budapest)RegistaBéla Tarr SceneggiaturaBéla TarrCasa di produzionePannonia Film StudioMusica composta daAndrás SzabóCastJolan FodorImre DonkoAndrás SzabóFerenc Janossy,

L’unico conforto di Andràs Szabó, giovane infermiere in un manicomio, è il violino. Intorno a sé, la realtà quotidiana e scialba di un’anonima cittadina ungherese. L’altro conforto di Andràs è l’alcool, capace di consolare la sua solitudine, i contrasti, le lotte e le sue incomprensioni con il mondo che lo circonda.

Szabadgyalog (1981) on IMDb
Locandina Nido familiare

Un film di Béla Tarr. Con Laszlone HorvathLaszlo HorvathGábor Kun Drammaticodurata 108 min. – Ungheria 1979MYMONETRO Nido familiare * * * - - valutazione media:3,00 su 1 recensione

Tornato dal servizio nel corpo militare di stato, Laci è costretto a vivere con la moglie operaia Irén e la figlioletta nell’angusto appartamento dei suoi genitori, in attesa che il piano alloggi gliene fornisca uno. Il padre di Laci mal sopporta la nuora, imputandole l’incapacità tanto di educare la bambina quanto di mettere da parti soldi per far fronte alle spese comuni. Le incomprensioni crescenti porteranno all’inevitabile frattura del nucleo famigliare.
Prodotto dai Béla Balázs Studio, l’esordio nel lungometraggio del giovane Béla Tarr affronta una problematica di stretto carattere politico-sociale, com’è la carenza di case nel sistema comunista ungherese, mediante il linguaggio di un cinéma-vérité aggressivamente polifonico. A conferma dell’interesse pubblico di quanto si vedrà sullo schermo, ad aprire è una didascalia inequivocabile nella sua chiarezza: «È una storia vera, non è accaduta ai personaggi del nostro film, ma sarebbe potuta accadere anche a loro». L’effervescenza dell’impianto di un lavoro tanto fisico sta nell’impiego di attori non professionisti, nel suono in presa diretta, nella macchina a spalla orientata – come la lente di un microscopio – a focalizzare stralci di frasi, dialoghi sovrapposti, reazioni mimiche, spostamenti improvvisi dei corpi. Affine alle sperimentazioni di altre cinematografie, il primo metodo di Béla Tarr costituisce, invero, il punto d’incontro tra il vivo desiderio di ancorarsi alla realtà e la pochezza dei mezzi a disposizione, in un’intercambiabilità tra programma estetico e politico dove è già possibile scorgere quella deriva della condizione umana che sarà tema prediletto dei titoli maturi.
Al di là del filtro di un “cassavetismo incolpevole”, allora Tarr non conosceva l’opera del cineasta americano, il dramma personale e ugualmente pubblico di Laci e Irén acquista sottigliezza psicologica caricandosi di credibilità ad ogni nuovo scontro-dialogo, fino alla resa dei conti delle due, splendide, confessioni finali in cui è palese il sapore schiacciante della sconfitta.
Con un titolo che rimarca, per antifrasi, l’inferno della convivenza, Nido familiare costituisce, insieme a The OutsiderRapporti prefabbricati e, in parte, Almanacco d’autunno, il periodo realista del regista prima della svolta stilistica segnata da Perdizione.

Family Nest (1979) on IMDb
Locandina L'uomo di Londra

Un film di Béla Tarr. Con Miroslav KrobotTilda SwintonÁgi SzirtesJános DerzsiErika Bok.  Titolo originale A Londoni FerfiDrammaticodurata 139 min. – Francia, Germania, Ungheria 2007MYMONETRO L’uomo di Londra * * * - - valutazione media: 3,47 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Mainon conduce una vita semplice e priva di prospettive ai bordi del mare. Quasi non si accorge della realtà che lo circonda e ha ormai accettato la solitudine in cui è immerso. Finché un giorno diviene testimone di un omicidio. La sua vita subisce uno sconvolgimento. È costretto a chiedersi cosa separi il bene dal male e quale sia la sottile linea che divide l’innocenza dalla complicità. Progressivamente è costretto a porsi domande, che aveva sempre rimosso, sul senso ultimo della vita. Il film è tratto da un romanzo di Georges Simenon. Il figlio dello scrittore ha detto in proposito: “Le vite di alcuni personaggi creati da mio padre non sono facili da trasporre in un film o in televisione. Questo vale anche per L’Homme de Londres perché la macchina da presa aspira a seguire la suspense che ha luogo nella mente del protagonista e l’impresa sembra impossibile. Bela Tarr ne ha fatto un esercizio di stile che mi ha toccato nel profondo”. In effetti tutti i film del regista ungherese sono esercizi di stile. Primo fra tutti Satantango, suo capolavoro della durata fiume di 7 ore e mezzo. Ma lì, come in altre sue opere, era presente una ricerca cinematografica destinata a un ristretto pubblico di cinefili ma ricca di creatività e di senso. In questo The Man from London c’è invece la sterile applicazione di uno stile a un testo altrui. Si ammirano pertanto i lentissimi movimenti di macchina da un punto di vista estetico, ma ci si chiede se siano funzionali alla narrazione. La risposta è spesso negativa.

The Man from London (2007) on IMDb

Un film di Bela Tarr. Con Peter Berling, Mihaly Vig, Putyi Horvath, Erika Bok Drammatico, b/n durata 465′ min. – Ungheria, Germania, Svizzera 1994. MYMONETRO Satantango * * * 1/2 - valutazione media: 3,81 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Diviso in 2 parti e in 12 capitoli per la durata di 7 ore e più, costato quasi 4 anni di lavoro (1991-94), tratto da un romanzo di László Krasznahorkai, adattato dall’autore col regista, è il più ambizioso dei film di Tarr, il narratore più estremo del cinema magiaro, attivo dal 1977. In un villaggio della pianura stepposa ungherese due gabbamondo, già dati per morti, convincono la popolazione a lasciare le proprie case e i loro risparmi, necessari a fondare una colonia collettiva dell’utopia. In cadenze allegoriche, anche se storicamente precise, è una satira antiautoritaria e, insieme, un apologo metafisico. Tema centrale: quelle che i padri della Chiesa cristiana chiamavano le figlie dell’accidia (filiae acediae), intesa come “la fuga dell’uomo davanti alle ricchezze delle proprie possibilità spirituali”: il torpore, il divertimento e soprattutto la disperazione, cioè la presuntuosa e compiaciuta certezza di essere già condannati alla rovina.(Leggere il Canto VII dell’Inferno di Dante). Influenzata dal cinema “improvvisato” di Cassavetes, ma anche dall’elegante rigore coreografico di Jancsó e Tarkovskij, la scrittura di Tarr è affidata a una esasperata dilatazione dello spazio e del tempo in lunghi piani-sequenza. La tensione che ne deriva corrisponde alla stasi spirituale mortifera del racconto e “si traduce in un’indagine ‘ontologica’ sul cinema stesso, sulla dialettica che lo fonda” (A. Piccardi). Fotografia: Gabor Medvigy.

Satantango (1994) on IMDb

Edit 19/2/24: Ho rippato un bdrip da 44gb e portato a 1080p h265. File unico ovviamente migliore della versione precedente dvdrip.

Le armonie di Werckmeister - Film (2000) - MYmovies.it

Un film di Béla Tarr. Con Lars Rudolph, Hanna Schygulla Titolo originale Werckmeister harmóniák. Drammatico, durata 145 min. – Ungheria 2000. MYMONETRO Le armonie di Werckmeister * * * * - valutazione media: 4,00 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un villaggio della puszta magiara arriva un camion che porta, in un grande contenitore metallico, una balena impagliata. Questa attrazione da fiera è scortata da un bizzarro personaggio che profetizza un’imminente apocalisse. L’evento scatena una violenza collettiva: la gente invade l’ospedale, ne scaccia i degenti, distrugge ogni cosa. Finito il pandemonio – con la balena scoperta e malconcia sulla piazza – c’è spazio e tempo soltanto per il potere e la sottomissione. Come in Satatango, B. Tarr s’ispira a un romanzo di László Krasznahorkai (La resistenza malinconica) che partecipa alla sceneggiatura col regista e altri tre sceneggiatori. (Sono in sette a firmare la fotografia, caso più unico che raro.) L’uso del bianconero e il ricorso ai piani-sequenza sono quelli di sempre, ma la costruzione narrativa è più compatta e dà luogo a sequenze suggestive: l’arrivo notturno del camion; la scena della gente in piazza che in silenzio lo scruta comeun evento indecifrabile; l’ingresso di un ragazzo al suo interno; l’assalto all’ospedale con la straziante immagine finale di un vecchio nudo, macilento e atterrito in piedi nella vasca da bagno. Il titolo allude all’organista e teorico musicale tedesco Andreas Werckmeister (1645-1706) che si dedicò alla sistemazione del sistema armonico precedente alla riforma di J.S. Bach.

Werckmeister Harmonies (2000) on IMDb