Sono tre anni che il telefono di una nota star hollywoodiana non squilla, tre anni che attende invano di tornare sotto i riflettori. L’occasione arriva con un film indipendente a basso budget ambientato in un supermercato. L’artista in disarmo, indeciso se accettare o meno la parte, fa un sopralluogo per osservare da vicino i comportamenti del personale e degli acquirenti. Colpito dal carattere determinato di Scarlet, una cassiera latina che occupa e “presidia” la “cassa amica” (massimo dieci pezzi), l’attore è deciso a farne una “protagonista”. Trucco, costume, portamento e recitazione sono alcune delle cose che Scarlet imparerà per superare un colloquio di lavoro e la paura di non essere all’altezza della vita.
Gli orfani Baudelaire sono tre ragazzi decisamente sfortunati. Alle loro ricchezze punta un diabolico furfante che li perseguita senza tregua. La favole gotiche non sono una prerogativa di Tim Burton, così come i film per ragazzi non sono un monopolio di Harry Potter. Queste le conclusioni che molti spettatori faranno una volta riemersi da questo atipico, brillante, serrato, avvincente film che conferma il talento cristallino di uno dei migliori interpreti del nostro tempo, Jim Carrey, e rilancia le quotazioni di un regista, Brad Silberling, passato più volte dalla polvere all’altare. Confezione curatissima, con scenografie e costumi a dir poco sontuosi, storia incredibilmente fresca e divertente, capace di unire i cliché dei film del genere a trovate innovative e citazioni a raffica ed un cast in piena forma a partire dal protagonista indiscusso, Carrey, sapiente maschera tragicomica e multiforme, qui al suo meglio (la scena in cui rifà il verso a Viale del Tramonto è pronta per diventare un cult di sempre). Fondamentali i ruoli della fotografia, affidata a Emmanuel Lubezki, che avvolge le scene con tonalità che passano del verde smeraldo all’ocra, per chiudersi in un nero pece molto inquietante, alla colonna sonora, a cura di un Thomas Newman davvero irriconoscibile e lontanissimo dalle rassicuranti ed ammiccanti melodie di Nemo o dalle acute e laconiche stilettate sonore di American Beauty. Piacevole viaggio nella fantasia e eccellente intrattenimento per tutti, Lemony Snicket’s (cui unico difetto è un doppiaggio in italiano non particolarmente riuscito) dimostra inequivocabilmente che Alice nel paese delle meraviglie ed Il mago di Oz, hanno trovato un degno erede. Da vedere.
Sono tre anni che il telefono di una nota star hollywoodiana non squilla, tre anni che attende invano di tornare sotto i riflettori. L’occasione arriva con un film indipendente a basso budget ambientato in un supermercato. L’artista in disarmo, indeciso se accettare o meno la parte, fa un sopralluogo per osservare da vicino i comportamenti del personale e degli acquirenti. Colpito dal carattere determinato di Scarlet, una cassiera latina che occupa e “presidia” la “cassa amica” (massimo dieci pezzi), l’attore è deciso a farne una “protagonista”. Trucco, costume, portamento e recitazione sono alcune delle cose che Scarlet imparerà per superare un colloquio di lavoro e la paura di non essere all’altezza della vita.
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