Parigi, anni ’20. Prendendoci per mano con la sua macchina da presa, André Sauvage ci fa conoscere la poesia di Parigi attraverso monumenti, insegne, pubblicità, vetrine di negozi, persone, dettagli di volti, corpi ed emozioni. Un poeta che, attraverso il suo sguardo visionario, ci fa dono del ritratto della sua città e della possibilità di saggiarne ed immaginarne il fermento negli anni folli che ne hanno suggellato la bellezza.
Fox, un agente di borsa desideroso di far carriera, ottiene il denaro di Gekko, potente finanziere, per speculazioni borsistiche. Resosi conto che Gekko si sta servendo di lui per loschi traffici, lo smaschera. Non è una critica del capitalismo in quanto tale, ma del capitalismo cattivo e dei suoi eccessi speculativi. A livello descrittivo ha, specialmente nella 1ª parte, grinta, forza, ritmo. Si sente che Stone parla di quel che conosce bene: il film è dedicato alla memoria del padre, agente di borsa. Oscar per Douglas nell’anno dell’ Ultimo imperatore.
Sposato con un’americana (Davis), un ingegnere tedesco antinazista (Lukas) è costretto a una vita nomade e stentata finché arriva a Washington con moglie e figli, ospitato nella ricca casa della famiglia di lei. Qui, ricattato da un nobile rumeno (Couloris) che minaccia di denunciarlo all’ambasciata germanica, lo uccide e riparte per l’Europa per continuare la sua missione antifascista. Tratto da una pièce (1941) di Lillian Hellman che ottenne il New York Drama Critics’s Award, e sceneggiato da Dashiell Hammett, allora compagno della Hellman, è un film Warner che risulta oggi verboso e statico anche perché diretto da H. Shumlin che, dopo questo e un 2° film, opportunamente ritornò alle regie teatrali. Bisogna, però, giudicarlo all’interno del contesto storico-politico del tempo: nel 1941 l’opinione pubblica americana e le potenti lobby che la influenzavano erano ancora divise nei confronti del nazifascismo europeo. Doppiaggio a parte, il film conta per gli attori. P. Lukas vinse l’Oscar e L. Watson una candidatura insieme a quelle per il miglior film e la sceneggiatura. B. Davis dichiarò poi: “Non era la mia parte favorita, ma sapevo che valeva la pena fare quel film”.
È il primo lungometraggio interpretato dai fratelli Marx, nonché uno dei primi film sonori della storia del cinema, la cui produzione e realizzazione dovette far fronte a continui problemi e difficoltà tecniche, ma in cui l’elemento comicità funzionò al meglio, posto che i fratelli Marx avevano interpretato le loro parti per anni nell’omonima opera teatrale da cui il film è tratto, andata in scena per la prima volta l’8 dicembre 1925 a New York e proseguita per 276 repliche. A teatro, oltre ai fratelli Marx, protagonista in scena era anche Margaret Dumont nella parte della signora Potter, ruolo che rifarà anche sullo schermo[1]. Lo spettacolo venne ripreso al Century Theatre nel maggio 1927, sempre con protagonisti i Marx e la Dumont[2]. All’epoca del boom economico sviluppatosi in Florida negli anni venti, Mr. Hammer è il proprietario del gigantesco Hotel Cocoanuts, un albergo di 600 stanze in cui la maggior parte degli ospiti non paga l’affitto, tanto che Hammer è costretto a far lavorare gratis i propri impiegati poiché non è in grado di pagare gli stipendi. Per scongiurare la crisi finanziaria, Mr. Hammer tenta di salvare la propria posizione corteggiando Mrs. Potter, una facoltosa vedova che è anche una tra i pochi ospiti dell’albergo a pagare i conti.
Mother Is a Whore ( coreano : 엄마는 창녀다 ; RR : Eom-ma-neun Chang-nyeo-da ) è un film drammatico sudcoreano del 2009 scritto e diretto dal provocatore indipendente sudcoreano Lee Sang-woo . Si basa su una storia vera in Corea in cui un uomo usava sua madre come una puttana.
Sang-woo ( Lee Sang-woo ), che è sieropositivo, vive con la madre di 60 anni (Lee Yong-nyeo) in una piccola capanna. Abbandonato dal padre Jung-il (Kwan Bum-tack) che ha lasciato sua madre per una donna più giovane, Sang-woo non ha altra scelta che lavorare come protettore della sua amata madre per guadagnarsi da vivere.
LA FEBBRE DEGLI SCACCHI è un film di genere commedia del 1925, diretto da Nikolaj Spikovskij, Vsevolod Pudovkin, con F. Ivanov e Ivan Koval-Samborski
L’ossessione del protagonista (Vladimir Fogel) per gli scacchi lo porta a dimenticare il proprio matrimonio. La sposa, dopo averlo lasciato, incontra José Raúl Capablanca, campione del mondo di scacchi, che la convince ad apprezzare il torneo scacchistico. Torna così la pace tra i due promessi sposi.
Famoso ballerino s’innamora a Londra di gentile signora in attesa di divorzio. 2° film RKO della più grande coppia di ballerini mai vista sullo schermo. Trabocca di balletti deliziosi e di canzoni. C’è la stupenda “Night and Day”, ma anche “Continental” (17′ di danza e musica) dove, per chi sa vedere, è chiaro che per la coppia ballare corrisponde a far l’amore. C’è anche B. Grable, allora sconosciuta, che si fa valere.
Una bellissima ragazza viene uccisa all’interno di un container pieno di capelli. Un uomo con un insaziabile feticismo per i capelli ruba il cadavere, i cui capelli crescono all’infinito, e decide di venderli come extension ai parucchieri. Poco dopo si rende conto che questi capelli contengono lo spirito vendicativo della ragazza che uccide chiunque li indossi.
I subita nella versione dvdrip sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Il figlio di un ricco possidente violenta e uccide la moglie indiana dello sceriffo. Questi scopre il colpevole in un altro paese e lo arresta. Il padre del ragazzo, deciso a difenderlo ad oltranza, provoca l’incendio dell’albergo in cui sono alloggiati. Sceriffo e prigioniero escono insieme; il secondo viene ucciso per errore e anche suo padre ci lascia la vita.
Ancora innamorato dell’ex moglie, un uomo, pur di riconquistarla, entra a far parte della banda di malviventi capeggiata dal nuovo marito della donna. Durante l’esecuzione del primo colpo si impadronisce della refurtiva e, essendo ferito, la affida alla moglie. Fatto sequestrare dal rivale mentre si trova all’ospedale, tenta di corrompere un bandito, ma inutilmente: il gangster elimina sia lui che la donna.
Nel 1886 una bambina vede morire sotto i suoi occhi il proprio padre. Questi, prima di morire, mostra alla bambina tre carte raffiguranti un cervo, un cinghiale e una farfalla.
Nel 1905 la bambina, ormai divenuta una donna, è una ladra e esperta giocatrice d’azzardo. Il suo nome è Ochō, ed è molto abile con la spada. Un uomo sul punto di morte consegna alla donna i soldi da portare alla sorella, finita in un bordello. Una volta trovata la donna, Ocho scopre che è tenuta soggiogata da un diplomatico. Per riscattare la ragazza, Ochō inizia una partita a poker con Caterina, l’amante dell’ambasciatore inglese. La partita viene però interrotta dall’arrivo di un rivoluzionario giapponese, amante segreto di Caterina e già incontrato e salvato da Ochō in precedenza.
Il film è la trasposizione cinematografica di una commedia scritta e rappresentata in teatro da Mae West nel 1928, dal titolo Diamond Lil. La storia ruota attorno ad una cantante affascinante e civettuola, che gestisce un night club, non sapendo di alcuni loschi traffici che avvengono al suo interno per opera di alcuni suoi soci non molto raccomandabili. Un giovane poliziotto in incognito attira la sua attenzione, e la donna si mostra più che disponibile ad un possibile rapporto con lui, ma lui invece si mostra insensibile al suo fascino provocante. Si tratta del miglior film interpretato dalla diva Mae West, che qui ha ampia opportunità di dimostrare la sua intramontabile verve, piazzando qua e là piccanti freddure e allusioni; alla domanda «Nessun uomo l’ha mai fatta felice?», lei risponde «Sicuro. Un sacco di volte». Accanto all’attrice un giovanissimo Cary Grant.
Un film di Rudolph Maté. Con Edmond O’Brien, Pamela Britton, Luther Adler Titolo originale D.O.A.. Poliziesco, Ratings: Kids+16, b/n durata 83′ min. – USA 1950. MYMONETRO Due ore ancora valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A San Francisco in vacanza, un impiegato scopre di essere stato avvelenato. Ha 48 ore di tempo per scoprire da chi e perché. Ispirato a un film tedesco del 1931 _ Der Mann, der seinen Mörder sucht _ diretto da Robert Siodmak e sceneggiato anche da Billy Wilder, è un suspense in bilico sul noir congegnato con sagacia, calato in una coinvolgente atmosfera, girato quasi interamente in esterni a San Francisco e Los Angeles, sostenuto dalla musica stranamente ironica di Dimitri Tiomkin. Rifatto nel 1969 (L’uomo che doveva uccidere il suo assassino) e nel 1988 (D.O.A.). Esiste anche un D.O.A. (1981), documentario sul gruppo punk-rock dei Sex Pistols. D.O.A. è una sigla medica che significa dead on arrival (morte all’arrivo in ospedale).
1) “Fatebenefratelli” (Comencini con Spaak, Law): adolescente svelta tenta di sedurre giovane prete; 2) “La vedova” (Castellani con Spaak, Salvatori): giovane vedova siciliana è costretta dalla famiglia del marito a rinunciare agli uomini; 3) “La moglie bambina” (Rossi con Spaak, Salerno, Celi): sposato con una bella ragazza, insegnante deve difendersi dall’invidia del prossimo. Caso raro di un film a episodi in funzione di una star non ancora ventenne: la belga C. Spaak (1945) che aveva esordito da protagonista nel 1960 con I dolci inganni . Tre racconti garbati, un po’ sciapi ma mai volgari.
Il giovane Patch Adams, dopo diversi tentativi di suicidio, viene ricoverato in un ospedale psichiatrico in cui il disinteresse nei confronti dei pazienti regna sovrano. La situazione non sarà diversa alla Facoltà di Medicina a cui si iscrive. Il preside Walcott è un individuo decisamente cinico. Patch non sopporta tutto questo e, quando potrà occuparsi in prima persona di un ospedale, ribalterà la prospettiva. Travestimenti da clown, terapia del buonumore, attenzione vera nei confronti dei pazienti divengono la pratica quotidiana. Robin Williams gigioneggia senza freni in un film che si ispira alla realtà ma che non dimentica gli stereotipi.
La Nave Kaijin Maru è alla deriva dopo una tempesta. Le quattro persone sulla nave stanno diventando sempre più disperate quando il cibo inizia a scarseggiare
Kyoko è un’artista eccentrica che mette la sessualità al centro delle sue opere e maltratta i propri assistenti. Ma forse Kyoko è solo il personaggio di un film e l’attrice che la interpreta ne è l’esatto opposto, timida e complessata per una serie di traumi adolescenziali. O forse ancora…
Lui e lei fanno i giornalisti. Lei si occupa di cronaca mondana e di satira di costume, lui è corsivista sportivo. Nonostante le divergenze di carattere e d’interessi, finiscono per sposarsi. Ma il loro ménage matrimoniale è sulle prime disastroso. Disperando di poter trasformare la moglie in casalinga perfetta, l’uomo, dopo molte arrabbiature e titubanze, le consentirà di proseguire la carriera. Una commedia deliziosa. Segna lo storico incontro fra Spencer Tracy e Katharine Hepburn (avrebbero girato, in venticinque anni, nove film insieme): nessuna coppia fece sullo schermo più faville.
In un isolotto nei mari del Giappone, un’intera famiglia vive lottando quotidianamente con la natura ingrata. Quando uno dei figli muore per mancanza di cure adeguate, la madre ha un moto di ribellione.
Non ho messo la lingua nel titolo perchè non ho trovato parti con dialoghi in questo film
Nello sporco alberghetto di una cittadina di provincia un giovane gangster che ha fatto uno sgarro attende che due sicari vengano ad ammazzarlo. Ci si racconta il come e il perché. Un racconto (The Killers) di Ernest Hemingway dà lo spunto a una splendida sequenza di apertura. Il resto vale meno, ma è di ottimo mestiere con personaggi ben disegnati e una suggestiva colonna musicale di M. Rozsa. Alla sceneggiatura di Anthony Veiller collaborò, non accreditato, John Huston. Rifatto nel 1964 da Don Siegel. 1° film di Lancaster.
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