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Un film di Barbet Schroeder. Con Mimsy Farmer, Klaus Grunberg, Heinz Engelmann Titolo originale More. Drammatico, durata 114′ min. – Gran Bretagna 1969. MYMONETRO Di più, ancora di più * * * - - valutazione media: 3,00 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Studente tedesco s’innamora a Parigi di Estelle. La raggiunge a Ibiza e, per amore, diventa tossicodipendente come lei, precipitando nell’autodistruzione. Scritto con l’acido Paul Gégauff, il 1° film di Schroeder divenne un piccolo cult per la rappresentazione esplicita, senza moralismo del mondo della droga, visto come veicolo di un rapporto sadomasochistico. Splendida fotografia di Nestor Almendros, musiche dei Pink Floyd.

More (1969) on IMDb
Puerto Escondido (film) - Wikipedia

Un film di Gabriele Salvatores. Con Diego Abatantuono, Valeria Golino, Claudio Bisio, Renato Carpentieri, Antonio Catania. Commedia, durata 109 min. – Italia 1992. MYMONETRO Puerto Escondido * * 1/2 - - valutazione media: 2,78 su 17 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dopo il successo e l’Oscar di Mediterraneo Salvatores dirige un film surreale, disimpegnato ma non troppo. Più vicino a Turné, il suo film più riuscito, Puerto Escondido parte da un omicidio. La trama gialla è comunque solo un pretesto. Lo stile rimanda un po’ al cinema di Aki Kaurismaki. Il protagonista conduce una vita da perfetto integrato nella società, conformista e apparentemente pieno di certezze. Deve però fuggire in Messico per colpa della morbosa amicizia di un poliziotto che ha commesso due delitti davanti a lui. Dopo aver conosciuto due disperati che si barcamenano tra combattimenti di galli e spaccio di droghe leggere trova una dimensione diversa rispetto alla sua esistenza precedente. Per un cambiamento reale però dovrà compiere un atto estremo, da fuorilegge, e assumerne la responsabilità. Il viaggio e la fuga nel cinema di Salvatores sono al capolinea. Buona prova di Abatantuono, un ruolo molto maschile per la Golino e uno azzeccato per Bisio. A coronare il tutto l’indiscutibile bravura di Antonio Catania e le musiche di Mauro Pagani.

Puerto Escondido (1992) on IMDb

Regia di Paolo Sorrentino. Un film Da vedere 2015 con Michael CaineHarvey KeitelRachel WeiszPaul DanoJane FondaCast completo Titolo originale: Youth. Genere Drammatico, – ItaliaFranciaSvizzeraGran Bretagna2015durata 118 minuti. Uscita cinema mercoledì 20 maggio 2015 distribuito da Medusa. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,58 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Fred e Mick sono due amici da moltissimo tempo e ora, ottantenni, stanno trascorrendo un periodo di vacanza in un hotel nelle Alpi svizzere. Fred, compositore e direttore d’orchestra famoso, non ha alcuna intenzione di tornare a dirigere un’orchestra anche se a chiederglielo fosse la regina Elisabetta d’Inghilterra. Mick, regista di altrettanta notorietà e fama, sta invece lavorando al suo nuovo e presumibilmente ultimo film per il quale vuole come protagonista la vecchia amica e star internazionale Brenda Morel. Entrambi hanno una forte consapevolezza del tempo che sta passando in modo inesorabile.
Paolo Sorrentino era atteso al varco con questo film che arriva dopo l’Oscar de La grande bellezza e la sua estetica così personale tanto da aver diviso critica e pubblico in estimatori e detrattori molto decisi. Per di più il regista tornava in competizione a Cannes dove solo due anni fa la giuria non aveva degnato del benché minimo riconoscimento il film ricoperto successivamente da molteplici allori. Il rischio maggiore però, che era più che lecito paventare da parte di chi amava il suo cinema ma non era impazzito di gioia dinanzi al suo ultimo lavoro, era quello di ritrovare un Sorrentino ormai divenuto manierista di se stesso. Il trailer del film seminava più di un indizio in tal senso ma, fortunatamente, i trailer non sono i film. Perché il Sorrentino regista è tornato a confrontarsi con il Sorrentino sceneggiatore. Se entrambi avevano deciso di convivere senza intralciare il lavoro dell’altro dando così luogo a ridondanze e compiacimenti oltremisura, in questa occasione l’uno non ha concesso all’altro (e viceversa) più di quanto fosse giusto concedergli. Ne è nato così un film compatto a cui non nuocciono neppure le molteplici sottolineature del finale. Perché questa volta il modello di Sorrentino torna ad essere se stesso, senza più o meno consci confronti con i maestri che, anche quando citati, vengono metabolizzati nel suo universo creativo. Non mancano anche qui personaggi più o meno misteriosi che appaiono e scompaiono e a cui ora è comunque lo spettatore a poter assegnare la valenza simbolica che preferisce. Perché Fred e Mick sono persone che sono state personaggi nella loro vita ma che su questo schermo tornano a presentarsi come persone. Con le loro angosce, con le loro attese, con i loro segreti e, soprattutto, con la consapevolezza di una memoria destinata a perdersi nel tempo come le lacrime del Roy Batty bladerunneriano.
Sorrentino non ne fa due vecchie glorie più o meno coscienti delle proprie attuali forze fisiche e intellettuali ma offre loro anche i ruoli di genitori che conoscono luci ed ombre di un’arte altrettanto difficile: quella che i figli pretendono che venga esercitata nei loro confronti, non importa in quale età essi si trovino. In tutto ciò, ci si può chiedere, che ruolo viene assegnato alla giovinezza del titolo? Quello di specchio riflettente (e deformante al contempo) di passioni, desideri, fragilità. Su tutto questo e su molto altro ancora Sorrentino torna a trovare la profondità, la leggerezza ma anche la concentrazione che permettono al film di levitare. Chi lo vedrà capirà il senso del verbo.

Youth (2015) on IMDb

Regia di Aleksandr Sokurov. Un film con Eskender Umarov, Irina Sokolova, Vladimir Zamanskiy, Kirill Dudkin, Aleksey Yankovskiy, Viktor Belovolsky, Sergei Krylov, Aleksei Ananishnov. Titolo originale: Days of Eclipse. Genere Drammatico – Russia1988durata 139 minuti.

Dal romanzo Un miliardo di anni prima della fine del mondo dei fratelli Strugackij, scrittori di fantascienza, autori di Stalker. Un giovane medico viaggia verso una città disabitata. Incomprensibili forze misteriose ostacolano la sua ricerca: un caldo opprimente, la presenza di strani personaggi, visioni terrificanti, il dialogo con un amico defunto, l’apparizione di alieni. Il dissociarsi continuo degli elementi interni alla narrazione ha un effetto straniante sullo spettatore, l’asincronia tra la colonna sonora e le scene, il cambio improvviso delle tonalità di colore e la relazione repentina tra i piani, frantumano il discorso narrativo. La metafora drammatica di un uomo si sviluppa in un rapporto sinestetico con ciò che lo circonda, dotando l’ambiente di un linguaggio che esige chiavi di lettura proprie del discorso cinematografico.

Days of Eclipse (1988) on IMDb
Locandina Alexandra

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Galina VishnevskayaVasily ShevtsovRaisa GichaevaEvgeni Tkachuk Titolo originale AleksandraDrammaticodurata 92 min. – Russia 2006. – Movimento Film uscita venerdì 30 maggio 2008.

Cecenia. Ai nostri giorni. Aleksandra Nikolaevna è una nonna che ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione per andare a visitare il nipote che presta servizio nell’esercito russo in azione in quella Repubblica dell’ex Unione Sovietica. Passerà alcuni giorni con le truppe scoprendo un nuovo mondo composto da giovani uomini che si trovano in una terra che non li ama e i cui abitanti sono comunque così riservati da non riuscire a comunicare i propri veri sentimenti. Alexandra riuscirà a trovare un modo per entrare in contatto con alcune donne e, al momento di ripartire, sarà una persona molto diversa quella che salirà sul treno che la riporta in Russia.
Alexandre Soukurov è uno dei pochi grandi autori russi che sono riusciti a sopravvivere a quel vero e proprio tsunami di cinema commerciale occidentale che ha travolto l’Est europeo in seguito alla caduta dei regimi socialisti. In questa sua ultima opera in cui, come ha già fatto anche in passato, si allontana dalle figure dei grandi dittatori del XX secolo per tracciare ritratti di vite comuni, Sokurov trova una mirabile sintesi narrativa. Il suo è stato finora considerato un cinema di elite, difficile, lento, per intellettuali cinefili all’ennesima potenza. In Alexandra troviamo invece uno sguardo che sa andare nell’intimo del rapporto tra esseri umani messi a confronto con se stessi ma anche con la Storia del loro Paese e con la loro cultura.
In questa nonna che si chiama con lo stesso nome del regista troviamo un personaggio altero, carico di consapevolezza di sé che progressivamente si stempera in umanità dinanzi a quei volti di ragazzi di leva mandati a fare da cani da guardia lontano da casa. La guerra non viene mostrata per una scelta etica nei film di Sokurov e non per nascondere (come qualcuno potrebbe pensare in questo caso) le uccisioni di civili compiute dai russi in Cecenia. Non è necessario vedere uccisioni o massacri per cogliere la sofferenza che circonda questo mondo. Dall’una e dall’altra parte. La si legge nei volti delle donne al mercato, con una delle quali la protagonista (una splendida Galina Vishnevskaya vera e propria gloria vivente della lirica russa) stringe un’amicizia che spera di prolungarsi nel futuro. Così come la si legge negli sguardi e nei gesti pudichi dei soldati nei confronti di una nonna che vorrebbero per sé. Alla ricerca forse di una figura doppiamente materna che finisce con il rappresentare una Madre Russia troppo lontana. Non solo geograficamente.

Alexandra (2007) on IMDb
Locandina Tale of Cinema

Un film di Hong Sang-soo. Con Sang-kyung KimUhm Ji-WonLee Gi-Wu Drammaticodurata 90 min. – Corea del sud 2005.

ASeul i percorsi di due uominie una donnasi riflettono in un gioco di specchi che hanno cme base il cinema. Uno studente che vuole suicidarsi incontra una ragazza che decide di accompagnarlo verso l’ultimopasso. All’uscita di una sala cinematografica un cineasta velleitario incontra una donna che ritiene sia la protagonista del film appena visto…Intellettualismo diffuso a piene mani in un film che trova spazio sullo schermo dei festival ma che avrà grande difficoltà ad incontrare il pubblico.

Tale of Cinema (2005) on IMDb
I Am Trash

I Am Trash ( coreano :  나는 쓰레기다 ; RR :  Na-neun Sseu-re-gi-da ) è un film drammatico sudcoreano del 2014 scritto e diretto dal provocatore indipendente sudcoreano Lee Sang-woo . Il terzo e ultimo capitolo della trilogia tematica della “cattiva famiglia” di Lee comprendente Mother Is a Whore (2011) e Father Is a Dog (2012), segue tre fratelli adulti che si riuniscono con il loro padre pedofilo dopo il suo rilascio dalla prigione. Ha fatto la sua prima mondiale nella sezione Fantastic Features al 10th Fantastic Fest nel 2014.

Dopo che il loro padre (Kwan Bum-tack) è stato mandato in prigione per aver aggredito sessualmente una ragazza minorenne, Sang-woo ( Lee Sang-woo ) e i suoi due fratelli Sang-tae (Yang Myoung-hoen) e Sang-goo (Park Hyung -bin) lotta per vivere una vita normale. Ora, i tre fratelli emotivamente danneggiati devono affrontare le conseguenze del ritorno a casa del padre dopo la sua scarcerazione.

I Am Trash (2014) on IMDb
Titolo OriginaleDAG OCH NATT RegiaSimon Staho InterpretiMikael PersbrandtSam KesselMaria Bonnevie Durata: h 1.35 Nazionalità:  SveziaDanimarca2004 Generedrammatico

Thomas ha quarant’anni e troppi conti irrisolti: decide così di darsi 24 ore per incontrare — uno a uno — tutte le persone che hanno significato qualcosa per lui nella vita, dal figlioletto alla ex moglie, dal migliore amico (che se la intende con la donna) all’attuale amante, dalla sorella all’anziana madre. A tutti Thomas racconta che sta per partire per New York

 Dag och natt
(2004) on IMDb

Regia di Sydney Sibilia. Un film Da vedere 2017 con Edoardo LeoValerio ApreaPaolo CalabresiLibero de RienzoStefano FresiCast completo Genere Commedia, – Italia2017durata 118 minuti. Uscita cinema giovedì 2 febbraio 2017 distribuito da 01 Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,24 su 12 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La banda dei ricercatori è tornata: l’associazione a delinquere “con il più alto tasso di cultura di sempre” di Smetto quando voglio decide di ricostituirsi quando una poliziotta offre al capo, Pietro Zinni, uno sconto di pena e a tutto il gruppo la ripulitura della fedina penale, a patto che aiutino le forze dell’ordine a vincere la battaglia contro le smart drug. Così questi laureati costretti a campare di espedienti in un’Italia che non sa che farsene della loro cultura vanno a recuperare un paio di cervelli in fuga e lavorano insieme per stanare i creatori delle nuove droghe fatte con molecole non ancora illegali. Pietro però non può rivelare nulla del suo nuovo incarico alla compagna Giulia, incinta del loro primo figlio, ed è costretto ad inventare con lei bugie sempre più colorite.

 Smetto quando voglio: Masterclass
(2017) on IMDb
Locandina Io, Don Giovanni

Un film di Carlos Saura. Con Lorenzo Balducci, Lino Guanciale, Emilia Verginelli, Tobias Moretti, Elena Cucci. Drammatico, durata 127 min. – Austria, Italia, Spagna 2009. – Lucky Red uscita venerdì 23 ottobre 2009. MYMONETRO Io, Don Giovanni * * 1/2 - - valutazione media: 2,52 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Venezia, 1763. Lorenzo Da Ponte è un ebreo convertito, battezzato a dieci anni perché il padre potesse passare a nuove nozze con una cristiana. Assunto il cognome del vescovo che gli impartì il sacramento, ordinato sacerdote ma cresciuto a immagine e somiglianza di Giacomo Casanova, Lorenzo compone versi contro la Chiesa, dissipa i denari al gioco e i sentimenti nell’adulterio. Denunciato da un tipografo viene giudicato dall’Inquisizione veneziana e condannato a quindici anni di esilio. Casanova, persuaso del talento letterario e amatorio del suo protetto, lo raccomanda a Vienna ad Antonio Salieri. Nella città della musica, Lorenzo incontrerà Mozart, inesauribile compositore, provato dalla malattia e dai debiti. Diviso tra la passione di un insidioso soprano e l’amore di una giovinetta virtuosa, Lorenzo scriverà il libretto del Don Giovanni, sposando le note di Mozart e precipitando all’inferno il suo passato libertino.


La figura di Don Giovanni nel cinema è davvero considerevole. Fedelmente o liberamente interpretato, il suo mito è stato spesso ridimensionato, parodiato o trasformato in inerte materia avventurosa da una straordinaria messe di titoli. Considerevole eccezione è stato (ieri) l’impassibile e glaciale Don Giovanni diretto da Joseph Losey e interpretato da Ruggero Raimondi, apprezzabile è (oggi) la traduzione cinematografica del libertino di Carlos Saura, già autore nel 1983 dell’adattamento per lo schermo dell’opera di Bizet (Carmen Story). Consumatore di giovinezza e di bellezza, il dissoluto licenzioso ringiovanisce ad ogni convivio d’amore e ritrova levatura e gigantismo nelle immagini di Carlos Saura e nella luce di Vittorio Storaro. Il punto di vista del regista spagnolo è quello di Lorenzo Da Ponte, poeta e librettista che si inserì nell’illustre schiera di letterati attratti dalla storia esemplare di Don Giovanni.
Sovrapponendo il mito del seduttore con tre figure storiche, Da Ponte, Mozart e Casanova, Saura intreccia e converge il personaggio con la persona, l’azione fantastica con la cronaca di quell’azione. Lorenzo Da Ponte, emulo e amico di Casanova, e più modestamente lo stesso Mozart, conoscevano bene le raffinate strategie dei sensi, e da uomini del loro tempo sentivano e sapevano che i giochi stavano per finire e che l’impavido farfallone amoroso avrebbe suo malgrado ceduto il passo al “convenuto di pietra”, ai Commendatori accasati e padri di famiglia. L’autore è preciso e istruito nel cogliere attraverso i suoi personaggi il crepuscolo del Settecento e le derivanti evoluzioni morali. La classe sociale e l’anarchico modello di vita di Don Giovanni, come pure di Da Ponte e Casanova, erano destinate a soccombere sotto l’onda rivoluzionaria della morale borghese. Se Don Giovanni canterà nell’opera il gran rifiuto di rinnegare le proprie gesta persino alle soglie dell’inferno, Da Ponte, meno eroicamente e meno ostinatamente, si accompagnerà con una consorte fino a New York, dove si spegnerà quasi novantenne. Io, Don Giovanni solleva ancora una volta la questione dell’opera lirica sullo schermo e risponde con un film impegnato parimenti sugli aspetti musicali e su quelli cinematografici. L’impatto e l’espressività del canto trovano un adeguato corrispettivo nella recitazione e nella fisicità degli attori cinematografici. Replicando la doppia natura, comica e tragica, del soggetto di Da Ponte, Saura differenzia lo spazio teatrale da quello cinematografico, disponendo dietro al primo piano il palcoscenico su cui dipanare l’intreccio ed esibire l’empio materialismo del mito erotico settecentesco. La costruzione dello spazio scenico poi permette di rinvenire le specificità del mezzo: ogni “voce” vive in scena e in schermo mantenendo la propria squisita individualità. Contrappunto inedito che prova a conciliare immagine, musica e parola.

Io, Don Giovanni (2009) on IMDb
Risultati immagini per La Polizia interviene: Ordine di uccidere

Un film di Giuseppe Rosati. Con Janet Agren, Enrico Maria Salerno, James Mason, Franco Interlenghi. Poliziesco, durata 100′ min. – Italia 1975. MYMONETRO La polizia interviene: ordine di uccidere! * 1/2 - - - valutazione media: 1,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Banditi rapiscono industriale e un capitano della polizia sente puzza di bruciato (politico). Quando gli uccidono la fidanzata, si scatena. Uno dei tanti poliziotteschi italiani che raccontano il fenomeno della delinquenza, lanciando segnali ambigui e spesso reazionari. Lento, rozzo e dispersivo.

The Left Hand of the Law (1975) on IMDb

Regia di Paolo Sorrentino. Un film Da vedere 2004 con Toni ServilloOlivia MagnaniAdriano GianniniGianna Paola ScaffidiRaffaele PisuCast completo Genere Drammatico – Italia2004durata 100 minuti. – MYmonetro 3,89 su 20 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Titta Di Girolamo ha cinquant’anni, vive da otto anni in un albergo di una cittadina del Canton Ticino lontano dalla famiglia, apparentemente facoltoso ma senza alcuna esibizione di ricchezza. È un uomo che nasconde un segreto che emergerà a poco a poco anche grazie al progressivo innamoramento per la ragazza del bar dell’hotel. Il secondo film di Sorrentino merita tutte le attenuanti che vanno concesse all’opera seconda ma non convince. Se in L’uomo in più scorreva la vita, anche se quella circoscritta dell’ambiente calcistico, qui ci troviamo di fronte a un film così ‘recitato’ da suonare falso. Con i pensieri e le battute costruiti a tavolino che, a volte, nenanche un grande attore come Servillo riesce a sostenere. La raffinatezza stilistica sul piano visivo viene così a contatto con personaggi come (ad esempio) i due ex proprietari dell’albergo ridotti a vivere in una stanza dello stesso. Sembrano leggere, non ‘dire’ le battute. A questo si aggiunga una descrizione stereotipa dei mafiosi come non la si vedeva da tempo al cinema. All’estero (festival di Cannes) piace. Forse perchè aderisce allo slogan “spaghetti, pizza, mafia”?

The Consequences of Love (2004) on IMDb

Regia di Michelangelo AntonioniSteven SoderberghWong Kar-wai. Un film con Christopher BuchholzRegina NemniLuisa RanieriRobert Downey Jr.Alan ArkinCast completo Genere Drammatico – FranciaCinaItaliaUSA2004durata 104 minuti. Uscita cinema venerdì 3 dicembre 2004 – MYmonetro 2,32 su 22 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Film in 3 episodi. “Il filo pericoloso delle cose” (scritto da Tonino Guerra – 29′). Un uomo litiga con la compagna e fa l’amore con una vicina di casa. Le due donne s’incontrano nude sulla spiaggia. Imbarazzante recupero di cascami anni ’60: “un pallido catalogo turistico di luoghi antonioniani” (A. Pezzotta). Induce a una domanda etica: c’è stata a monte una speculazione o una manipolazione a spese di un novantenne e del suo passato? Girato, si dice, nel 2002. “Equilibrium” (scritto da Soderbergh – 27′). Un uomo racconta i suoi sogni erotici a uno psicanalista distratto e guardone. Ma è tutto un sogno. Prolisso e pretenzioso, un giochino fuori tema, frettolosamente messo in immagini. Divertente. E allora? “La mano” (Scritto da Kar-wai – 42′). Un sarto s’innamora di una prostituta, sua cliente, e continua ad amarla in silenzio per anni. Quasi una protesi di 2046 : linguaggio, atmosfere, attori, ambienti, meccanismo narrativo sono i medesimi. Con masturbazione iniziale e finale. Per entrambi i film, il sospetto di manierismo autoriale è legittimo. Ha il vantaggio della breve durata.

Eros (2004) on IMDb

Un film di Luigi Zampa. Con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Claudio Gora, Luciano Salce, Senta Berger. Drammatico, durata 100′ min. – Italia 1973. MYMONETRO Bisturi la mafia bianca * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Chirurgo onesto cerca di smascherare le malefatte di un barone della medicina che si fa passare per benefattore dell’umanità. Zampa affronta un tema già trattato con successo in Il medico della mutua e lo fa con qualche eccesso di demagogia. Efficace progressione drammatica.

Secrets of a Nurse (1973) on IMDb

Regia di Akio JissojiSuguru TakeuchiHisayasu Sato. Un film con Tadanobu AsanoMikako IchikawaHanae KanKaiji Moriyama. Titolo originale: Ranpo jigoku. Genere Horror – Giappone2005durata 134 minuti.

Edogawa Rampo (all’anagrafe Hirai Taro, 1894-1965) è uno dei massimi punti di riferimento della letteratura moderna giapponese; fortemente influenzato dalla narrativa poliziesca anglosassone di Arthur Conan Doyle ed Edgar Allan Poe (a cui è ispirato il suo nome d’arte), ha progressivamente creato un proprio riconoscibilissimo stile narrativo in cui ai “topoi” propri della “detective story” si mescolano elementi come l’erotismo ed il bizzarro.
L’interesse del cinema giapponese nei confronti degli scritti di Edogawa Rampo è sempre stato altissimo; nomi più o meno noti (Shin’ya Tsukamoto, Toshiyuki Mizutani, Tai Kato, Yasuzo Masumura)si sono confrontati con i suoi scritti, traendone riduzioni filmiche di diverso valore, a volte altissimo e personale, altre volte mediocre.
L’idea di un film collettivo ispirato ai racconti brevi di Rampo non può non portare alla mente un’operazione analoga effettuata nel 1968, in cui tre dei registi più importanti del periodo (Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim) rivisitano attraverso la propria sensibilità altrettanti racconti di Edgar Allan Poe; ma se in quel caso i risultati erano stati alterni (ottimo l’episodio felliniano, tiepidini gli altri due), i quattro episodi che compongono questa pellicola funzionano a meraviglia, nonostante le differenze stilistiche che li caratterizzano o, forse, proprio grazie ad esse.

Ranpo jigoku (2005) on IMDb
Locandina Padre e figlio

Un film di Aleksandr Sokurov. Con Andrej Šcetinin, Aleksej Naimšev, Aleksandr Razbaš, Marina Zasuchina Titolo originale Otets i synDrammaticodurata 83 min. – Russia, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi 2003.

Per molti anni Alexei e suo padre hanno vissuto come fuori dal mondo all’interno del loro piccolo appartamento: una vita fatta di piccoli riti e di ricordi. I due sono così uniti da sembrare a volte fratelli, a volte amanti. Ma arriva il momento per Alexei di lasciare il nido e la prospettiva di una vita lontano dal padre è per lui insopportabile..

Father and Son (2003) on IMDb
BLADE RUNNER THE FINAL CUT POSTER RIDLEY SCOTT HARRISON FORD RUTGER HAUER |  eBay

Un film di Ridley Scott. Con Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, M. Emmett Walsh. Fantascienza, durata 118 min. – USA 2007. uscita venerdì 30 novembre 2007. MYMONETRO Blade Runner: The Final Cut * * * * - valutazione media: 4,18 su 29 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

“Io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”: frase storica, storico film, giunto – a venticinque anni dalla sua prima uscita – alla terza edizione, dopo il director’s cut del 1992 e la versione, a quanto pare definitiva, del 2007. Torna dunque in servizio l’ex poliziotto fallito Rick Deckard, prestato all’unità speciale Blade Runner, per dare la caccia ai replicanti, uguali in tutto e per tutto agli esseri umani salvo per l’apparente incapacità di provare dei sentimenti e per la durata limitata delle loro esistenze: circa quattro anni. In una Los Angeles del futuro, anno 2019, cupa, nebbiosa e terribilmente affollata, il simulacro dell’esistenza nella pessimistica penna di Philip K. Dick ritrova vita nelle immagini girate nel capolavoro di Ridley Scott. Oltre al piacere di rivedere un classico del cinema – con tutti i costrutti filosofici che ne conseguono – questa nuova versione di Blade Runner sembra soddisfare più un ben determinato piano commerciale, piuttosto che una vera e propria rivisitazione operata dal regista rispetto alle scorse versioni.
A parte la rimasterizzazione dell’opera e lo zampino già noto dell’artista francese Moebius (Jean Giraud) chiamato a evocare alcuni scenari tratti da un suo fumetto a sfondo fantascientifico, nonché delle musiche a sfondo futuristico dei Vangelis, “Blade Runner” vanta dei cambiamenti quasi impercettibili (almeno rispetto al Director’s Cut del 1992) rimanendo quello che era: il cult movie che ha conquistato almeno tre generazioni di spettatori. La voce narrante, onnipresente nell’originale del 1982, è totalmente sparita, togliendo al film la sua caratterizzazione principale e indebolendo parzialmente la storia (passata) del personaggio interpretato da Harrison Ford. Più nitida, invece, la scena centrale del sogno, importante chiave di (non) lettura sulla vera natura di Rick Deckard, forse anch’egli un replicante.
Ed è il finale a confermare una tendenza pessimistica (rispetto all’happy end “ecologista” imposto dalla produzione nella prima stesura, portata a termine con le scene scartate da Kubrick in Shining), che si rifà sostanzialmente a quello della seconda versione. Insomma, il ritorno al cinema (e in un cofanetto con ben 5 dvd) di Blade Runner è un piacere per gli occhi e per la mente. Ma non aspettatevi grosse novità: dopotutto i replicanti vivono all’incirca quattro anni, mentre Blade Runner è già entrato nella storia.

Blade Runner (1982) on IMDb

Regia di John Schlesinger. Un film con Donald SutherlandKaren BlackBurgess MeredithWilliam AthertonFlorence LakeCast completo Titolo originale: The Day of the Locust. Genere Drammatico – USA1975durata 144 minuti. – MYmonetro 2,89 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Siamo a Hollywood verso la fine degli anni Trenta. Un’attrice di secondo piano è contesa tra un giovane scenografo e un anziano professionista; la sua leggerezza scatena la delusione del primo e la pazzia del secondo, vittima di un gesto sconsiderato. La ragazza rimane sola. 

The Day of the Locust (1975) on IMDb
Quinto non ammazzare! / The Suspect ( 1944 ): Amazon.it: Charles Laughton,  Ella Raines, Dean Harens, Stanley Ridges, Henry Daniell, Rosalind Ivan,  Molly Lamont, Raymond Severn, Eve Amber, Maude Eburne, Robert Siodmak,

Un film di Robert Siodmak. Con Charles Laughton, Ella Raines, Henry Daniell, Dean Harens. Titolo originale The Suspect. Poliziesco, Ratings: Kids+16, b/n durata 84′ min. – USA 1944. MYMONETRO Quinto: non ammazzare * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Da un romanzo di James Ronald. Londra, 1902. Per amore di una ragazza uccide la moglie odiosa e si risposa. Ricattato, uccide anche il ricattatore. Una delle più belle e meno note interpretazioni di Laughton in un melodramma criminale paragonabile ai film neri di F. Lang dello stesso periodo. Suggestiva atmosfera, ritmo impeccabile, suspense.

The Suspect (1944) on IMDb
Uomini di domenica (1930) | FilmTV.it

Un film di Robert Siodmak, Curt Siodmak, Edgard George Ulmer, Fred Zinnemann. Titolo originale Menschen am Sonntag. Documentario, durata 70 min. – Germania 1930.

Due commesse, un commesso viaggiatore, un autista, una comparsa trascorrono un giorno di vacanza nei boschi intorno a Berlino. Interpretato da attori non professionisti in un ambiente naturale, questo semi-documentario realizzato con poco costo fu l’ultimo film tedesco muto di qualche valore. Anche se Béla Balazs gli rimproverò il suo “fanatismo dei fatti “, quest’opera, ispirata indirettamente a Flaherty e Vertov, era uno studio sociale che fece epoca, e i suoi autori ebbero in seguito carriere assai diverse, nel cinema americano.

People on Sunday (1930) on IMDb