A Vienna, nell’indagare sul tentato, forse istigato, suicidio di una divorziata americana (Russell), un ispettore di polizia (Keitel) scopre che ha una torbida relazione con uno studioso di psicanalisi (Garfunkel) affetto da gelosia possessiva e da inclinazioni perverse. Dopo alcune incursioni nel territorio congeniale del cinema fantastico, Roeg, noto direttore della fotografia passato alla regia, ha diretto questo labirintico sex melodrama, scritto da Yale Udoff, dove, più che i rimandi a Freud e a Pinter, contano le suggestioni figurative sotto il segno grafico di Klimt e Schiele. Affascinante, intrigante, ai limiti del Kitsch. Musiche degli Who, Keith Jarrett, Billie Holliday. È il 1° dei film che la Russell ha interpretato sotto la guida del marito.
Un extraterrestre scende sulla Terra con l’intenzione di sfruttare le sue conoscenze scientifiche più evolute per approntare le misure necessarie a salvare dalla siccità il suo pianeta morente. Assunte sembianze umane e il nome di Thomas Jerome Newton, l’alieno fonda ben presto un impero finanziario rivoluzionando il mondo delle comunicazioni ed avviando la costruzione di un’astronave per trasportare acqua alla sua gente. Mary-Lou, donna con la quale ha stretto amicizia, scopre la vera identità di Newton e il professor Bryce, venutone a conoscenza, lo denuncia alle autorità. I beni di Newton vengono sequestrati e incamerati dallo Stato e Newton stesso è fatto oggetto di studio da parte degli scienziati governativi. Rapito, torturato, umiliato, e infine svuotato di ogni volontà, l’alieno diventa sempre più simile all’uomo: abbrutito dall’alcol e in completa solitudine, continua a vegetare tra gli uomini tormentato dalla visione della sua famiglia, della sua gente e del suo pianeta morenti. Ispirandosi liberamente al romanzo di Walter Tevis, Nicolas Roeg realizza un’opera drammatica e visionaria, pregevole per ricchezza formale e coinvolgente. Più interessato al contenuto della vicenda che non ai possibili risvolti avventurosi, Roeg concentra la sua attenzione sul protagonista. Attraverso un sapiente mosaico di inquadrature che confondono i confini spazio-temporali, il regista conduce lo spettatore a sostenere emozionalmente la tragica esperienza dell’extraterrestre che in un processo di degradazione psicologica e fisica è forzato a farsi uomo per abbandonare la sua (inquietante per gli uomini) diversità. Una storia simbolica, che sacrifica in più di un momento la struttura logica, per far risaltare la bassezza delle passioni umane, dall’odio all’invidia, l’istinto aggressivo e la paura del perturbante.David Bowie nel ruolo dell’alieno/Newton fornisce la sua interpretazione migliore e più convincente.Il soggetto ricorda nelle linee essenziali quello di un trascurato film del 1951, The Man from Planet X. Rifatto per la televisione nel 1987 (S.O.S. Terra, titolo italiano per The Man Who Fell to Earth).
Dopo la morte della loro figliolina, John Baxter e sua moglie Laura soggiornano a Venezia dove lui deve restaurare una chiesa. Lei incontra due sorelle di mezz’età (molto hitchcockiane…). Una delle due, veggente cieca, le dice che la loro figlia è felice dov’è, ma avvisa il marito su un grave pericolo incombente. Da una racconto della prolifica Daphne Du Maurier, sceneggiato da Allan Scott e Chris Bryant, Roeg ha tratto un dramma d’atmosfera (fotografia: Anthony Richmond) e di suspense stilisticamente (anche troppo) raffinato, con andirivieni tra passato, presente e futuro, poco rispettoso della logica narrativa, ma coinvolgente, soprattutto in due scene: l’erotico amplesso tra i due coniugi e l’onirico finale notturno in cui Sutherland rincorre lungo i canali una figuretta di rosso vestita che potrebbe essere il fantasma della sua bambina. Esordio di Pino Donaggio come cinecompositore.
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