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Paisà di Roberto Rossellini, sei racconti nell'Italia del dopoguerra -  Tv2000 DocFilmUn film di Roberto Rossellini. Con William Tubbs, Harriet White, Gar Moore, Carmela Sazio, Dots M. Johnson. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 125 min. – Italia 1946. MYMONETRO Paisà * * * * - valutazione media: 4,15 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il film si suddivide in 6 episodi. 1) Sicilia. Carmela, una ragazza di paese, fa da guida a una pattuglia americana per indicare un percorso in cui non si incontrino i tedeschi; 2) Uno sciuscià ruba le scarpe a un MP americano ubriaco. Questi lo ritroverà ma avrà un’amara sorpresa; 3) Roma. Francesca, giovane prostituta per necessità, incontra un soldato americano che aveva conosciuto il giorno della liberazione; 4) Harriett è alla ricerca di Lupo, artista e ora capo partigiano in una città ancora in parte sotto il controllo dei tedeschi; 5) Appennino emiliano. Tre cappellani militari (uno cattolico, uno protestante ed uno ebreo) trovano accoglienza in un convento di frati isolati dal mondo; 6) Delta del Po, Porto Tolle. Un gruppo di partigiani e di soldati americani combatte contro i tedeschi che esercitano un’ultima disperata resistenza.
Un anno dopo Roma città aperta Rossellini sente il bisogno di tornare a riflettere sulle ferite ancora drammaticamente aperte nelle coscienze degli italiani e lo fa con uno spirito di assoluta libertà creativa. La scelta di suddividere in sei episodi il film gli offre l’occasione per delineare una sorta di polittico che, grazie alla mano del Maestro, non si frammenta ma riconduce alla fine il tutto ad unità. Proprio perché può sperimentare stili e ritmi narrativi diversi utilizzando il trait d’union della risalita delle truppe angloamericane dalla Sicilia fino al Nord, Rossellini fa di Paisà una sorta di laboratorio per il suo cinema a venire. Non si tratta però (e non potrebbe essere altrimenti con una personalità come la sua) di una sterile ricerca estetico-formale.
In ogni episodio si sente come lo sguardo del regista si nutra di una profonda umanità con cui guarda a coloro che, in varie forme, sono vittime del conflitto. Sceglie quindi di utilizzare la parola così come sgorga dai pensieri dei singoli e cioè di far parlare spesso gli angloamericani nel loro idioma (con gli inusuali, per il nostro pubblico, sottotitoli) e i vari personaggi italiani con i loro propri accenti e dialetti. In questo modo rende forse più difficile la comprensione ma fa percepire in modo diretto una verosimiglianza che il doppiaggio teatralmente corretto aveva spesso tolto al cinema nazionale. In tutti gli episodi poi viene sottolineata la riconoscenza del popolo nei confronti dei liberatori ma anche la difficoltà di un incontro tra culture diverse (come contrasta, solo, per fare un esempio, quel cibo in scatola con le poche ma naturali risorse alimentari dei frati …).
Rossellini poi ha l’ardire di non di dedicarsi a trionfalismi d’occasione. L’eroismo sta negli sguardi, nella capacità di continuare a vivere, a cercare un senso alla vita, a non arrendersi. Anche a costo della vita stessa messa a repentaglio in una strada della storica Firenze così come tra le acque della foce del Po.

Paisan (1946) on IMDb

Locandina italiana Gioventù bruciataUn film di Nicholas Ray. Con Natalie Wood, James Dean, Sal Mineo, Dennis Hopper, Jim Backus. Titolo originale Rebel Without a Cause. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 111′ min. – USA 1955. MYMONETRO Gioventù bruciata * * * * - valutazione media: 4,21 su 26 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Due ragazzi e una ragazza _ tutti alle prese con difficili situazioni familiari _ partecipano ai giochi pericolosi di una banda. Sono ricercati dalla polizia dopo un incidente mortale. Uno dei 3 film che fecero di Jimmy Dean un divo, emblema della gioventù “ribelle senza causa” degli anni ’50 e confermò in Ray uno dei cineasti più sensibili e originali di Hollywood. Molte sequenze memorabili, ma anche, in fondo, un eccesso di ingenuità sentimentale che oggi lo fanno apparire un po’ sdato e datato. Tra gli attori di secondo piano anche D. Hopper. Soggetto di Ray (candidato all’Oscar), sceneggiato da Stewart Stern. Mineo impersona il primo minorenne gay nella storia di Hollywood. Anch’egli candidato all’Oscar con la Wood.

Rebel Without a Cause (1955) on IMDb

Risultati immagini per L'Anno scorso a MarienbadUn film di Alain Resnais. Con Giorgio Albertazzi, Delphine Seyrig, Sacha Pitoëff, Françoise Spira, Pierre Bardaid Titolo originale L’année dernière à Marienbad. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 95′ min. – Francia 1961. MYMONETRO L’anno scorso a Marienbad * * * * - valutazione media: 4,21 su 17 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un sontuoso albergo dell’Europa centrale un uomo cerca di indurre una donna, scortata da un inquietante marito, a ricordare e a mantenere la promessa, fattagli l’anno prima, di partire con lui. Con una sinuosa e musicale organizzazione dello spazio e del tempo, Resnais trasforma il mondo, descritto da Alain Robbe-Grillet con la sua prosa secca da “scuola dello sguardo”, in un universo onirico, in uno spettacolo incantatorio dove, ridotta a mera apparenza, la realtà diventa polisensa. Il sospetto che questo film d’evasione e di alienazione si riduca a un esercizio di stile è forte. Comunque, da vedere e rivedere. Leone d’oro a Venezia.

Last Year at Marienbad (1961) on IMDb

Regia di Karel Reisz. Un film Da vedere 1981 con Jeremy IronsMeryl StreepLeo McKernLynsey BaxterPeter VaughanDavid WarnerCast completo Titolo originale: The French Lieutenant’s Woman. Genere Drammatico – USA1981durata 123 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 4,34 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nell’Inghilterra della regina Vittoria (1867), una donna troppo libera sconvolge la vita di un ricco gentleman. Più di 100 anni dopo 2 attori, entrambi sposati, hanno una passionale relazione sul set di un film ispirato alla stessa vicenda. “L’amore è soltanto follia” (Shakespeare). Da un romanzo (1969) di John Fowles, sceneggiato da Harold Pinter su un doppio binario temporale. Accolto con molte riserve dai critici che lo giudicarono un film sbagliato con qualche passaggio di magica suggestione, pur apprezzandone la recitazione, il Technicolor (Freddie Francis) e le scene (Assheton Gorton). Suggestiva musica notturna (Carl Davis) di un quartetto per due voci. Da rivalutare. La Streep è più che brava. Candidatura all’Oscar per lei (la sua prima) e anche per la sceneggiatura e il montaggio (John Bloom).

The French Lieutenant's Woman (1981) on IMDb
Donne in amore (1969) regia di Ken Russel | cinemagay.it

Un film di Ken Russell. Con Glenda JacksonOliver ReedJennie LindenAlan BatesEleanor Bron. continua» Titolo originale Women in LoveDrammaticodurata 129 min. – Gran Bretagna 1969. – VM 18 – MYMONETRO Donne in amore ****- valutazione media: 4,34 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Al matrimonio di Laura, quattro persone hanno l’occasione di conoscersi. Da quel momento le loro vite si intrecciano in modo vario e inestricabile. Il personaggio fondamentale è Gerald, fratello di Laura, che vede la sorella morire tragicamente e cerca di vivere una forma d’amore anticonvenzionale. Una personale ed efficace rivisitazione del celebre libro di D.H. Lawrence.

Women in Love (1969) on IMDb

Risultati immagini per La regola del gioco renoirUn film di Jean Renoir. Con Jean Renoir, Marcel Dalio, Nora Gregor, Roland Tautain, Gaston Modot.Titolo originale La règle du jeu. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 112 min. – Francia 1939. MYMONETRO La regola del gioco * * * * - valutazione media: 4,31 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In un castello, uomini e donne si danno a giochi erotici. Fra questi c’è un aviatore che si è innamorato della moglie di un aristocratico. Lui vorrebbe avere con la donna un rapporto serio e sincero, ma la “règle du jeu”, la regola del gioco, tollera la relazione sessuale, non l’amore vero. Quando l’aviatore viene ucciso per sbaglio da un guardiacaccia, tutto rientra nella normalità. Amaro apologo, che preannunciava la rovina dell’Europa.

 La regola del gioco
(1939) on IMDb

Una gita in campagna (Partie de campagne) - CineuropaUn film di Jean Renoir. Con Jean Renoir, Jeanne Marken, André Gabriello, Jacques B. Brunius, Sylvia Bataille Titolo originale Une partie de campagne. Drammatico, b/n durata 40 min. – Francia 1936. MYMONETRO La scampagnata * * * * - valutazione media: 4,33 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Verso il 1880, un bottegaio parigino porta la famiglia a fare una scampagnata in un’osteria sulla Marna. Due giovanotti corteggiano la moglie e la figlia del bravo borghese, ma mentre la donna più anziana vuole solo divertirsi la più giovane prova un vero amore per l’uomo. Un anno dopo costui rivedrà la ragazza, diventata moglie infelice dello squallido socio del padre. Capolavoro del grande regista francese. Il film ebbe vita travagliata: girato nel ’36, rimase incompiuto e venne montato solo nel ’46. Ispiratori della breve pellicola sono Maupassant e gli impressionisti. Collaboratori alla regia furono Becker, Visconti, Catier, Bresson.

 Una gita in campagna
(1946) on IMDb

Risultati immagini per Il Raggio verde filmUn film di Eric Rohmer. Con Marie Rivière, Amira Chemakhi, Sylvie Richez, Rosette Titolo originale Le rayon vert. Commedia, durata 98′ min. – Francia 1986. MYMONETRO Il raggio verde * * * 1/2 - valutazione media: 3,61 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

È luglio e Delphine, impiegata parigina che va per i trenta, non sa dove andare in vacanza e con chi. Suo inquieto andirivieni da Parigi in Normandia, in montagna e a Biarritz dove finalmente, incontrato un ragazzo giusto, vede _ guardando il sole che tramonta nell’Atlantico _ il raggio verde, quel fenomeno di rifrazione che dà il titolo al romanzo (1882) di Jules Verne. Chi lo vede, dice Verne, riesce a leggere meglio nei propri sentimenti e in quelli degli altri. Girato in 16 mm con largo margine d’improvvisazione nei dialoghi per gli attori (soprattutto per Rivière, attrice o figura rohmeriana a 18 carati), è un film chiaro, delizioso, n. 5 della serie “Commedie e proverbi”. Leone d’oro a Venezia 1986. Diffuso in Francia su Canal+ prima che nelle sale.

The Green Ray (1986) on IMDb

Un film di Edgar Reitz. Con Marita Breuer, Dieter Schaad, Gertrud Breder, Michael Lesch, Willi Burger. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 15 h 40′ min. – Germania 1984. MYMONETRO Heimat * * * * - valutazione media: 4,33 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ambientato a Schabbach, villaggio immaginario dell’Hunsrück (Germania sudoccidentale), terra natale del regista, questo sceneggiato per la TV _ prodotto, scritto (con Peter Steinbach) e diretto da Reitz _ traccia, attraverso le vicende di tre famiglie (Simon, Wiegand, Glasich), un affresco di storia contemporanea tedesca dal 1919 ai primi anni ’80. È diviso in 11 parti: 1) Nostalgia di terre lontane (1919-28); 2) Il centro del mondo (1929-33); 3) Natale come mai fino allora (1935); 4) Reichshohenstrasse-Via delle Alture del Reich (1938); 5) Scappato via e ritornato (1938-39); 6) Fronte interno (1943); 7) L’amore dei soldati (1944); 8) L’americano (1945-47); 9) Hermännchen (1955-56); 10) Gli anni ruggenti (1967-69); 11) La festa dei vivi e dei morti (1982). In tedesco Heimat sta per luogo natale e di residenza, paese d’origine e casa paterna. Tra gli intenti di Reitz in questa “cronaca” fluviale profonda, complessa eppure semplice c’è quello di fare di Schabbach una sineddoche della Germania e di mettere a fuoco un'”anima” tedesca da riscoprire nelle sue regioni rurali dove, secondo il regista, la separazione tra Pubblico e Privato è più marcata che altrove. Con Berlin Alexanderplatz (1980) di Fassbinder, Heimat è stato uno dei due grandi eventi cinetelevisivi del decennio 1980-89, e non soltanto in ambito germanico. Nella sua affascinante semplicità, frutto di una decantata e controllata combinazione di molti elementi, è un’opera in cui i valori simbolici e le tensioni metaforiche sono concretamente calati in una epica del quotidiano di puntiglioso realismo. Poco più della metà del materiale montato è a colori e nella 1ª parte la preponderanza è del bianconero (fotografia di Gernot Roll), ma anche per altri aspetti stilistici il linguaggio di Reitz s’impone con autorevolezza nella sua varietà. Nel personaggio di Hermann, l’artista che prende coscienza della propria diversità e si allontana dalla Heimat, si può vedere un alter ego dell’autore. Non a caso sarà uno dei personaggi principali di Heimat 2.

Heimat: A Chronicle of Germany (1984) on IMDb
Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza - LongTake - La passione per il cinema  ha una nuova regia

Un film di Edgar Reitz. Con Henry Arnold, Salome Kammer, Franziska Traub, Daniel Smith, Peter Weiss. Titolo originale Die zweite Heimat – Chronik einer Jugend. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 25 h 32′ min. – Germania 1992. MYMONETRO Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza * * * * - valutazione media: 4,17 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Saga composta di 13 film che attraversano l’intero arco degli anni ’60 e che, tolte poche escursioni, hanno come teatro dell’azione Monaco di Baviera. Come nella Recherche di Proust, il tempo di questa cronaca è sottoposto a continui cambi di velocità: accelerazioni, dilatazioni, ellissi, salti. S’impiegano 5 film, quasi 10 ore, per passare dal 1960 al 1962; l’azione del film n° 6 è chiusa nel giro del 21 novembre 1963, il giorno in cui a Dallas fu assassinato Kennedy; negli ultimi 3 si va dal 1968 al 1970 quando il giovane compositore Hermann Simon, punto focale di questa saga corale, torna al punto di partenza, il paese di Schabbach nell’Unsrück dal quale s’era staccato più di 10 anni prima. Die zweite Heimat _ la seconda patria, meglio: “matria” _ è la città, Monaco, patria di elezione per i personaggi, quasi tutti giovani, tutti figli, teatro della loro febbre di vivere, luogo di amicizie, studi, lavoro: musica soprattutto, ma anche letteratura, filosofia, cinema. Non è il seguito di Heimat, ma la sua filiazione:storia di una generazione e Bildungsroman, romanzo di formazione sotto il segno della morte. La contraddizione tra provincia e grande città è quasi ossessiva. Nei dialoghi s’insiste sull’equivalenza tra seconda patria e seconda nascita, sul ripudio della famiglia d’origine, sulla nozione di essere soltanto figli di sé stessi, quasi un’orgogliosa rivendicazione dei valori della cultura contro quelli della natura. Se la prima Heimat _ la provincia, l’Unsrück, tra il Reno e il Lussemburgo _ include il bisogno di stabilità e di radici, la seconda _ la città _ esprime la tensione verso la libertà che, però, è lacerante e ha qualcosa di provvisorio e d’incerto. Come lo stesso Reitz suggerisce, la riconciliazione tra bisogno di stabilità e desiderio utopico è un sogno utopico, e questo sogno è l’architrave tematico di Heimat 2. Dire che ciascuno dei 13 film ha una propria autonomia espressiva, e si può vedere e trarne emozioni e piaceri a prescindere dagli altri, è una mezza verità. Non è l’intrigo a far da traino, ma i personaggi e i loro conflitti: è la storia di personaggi che cambiano e crescono in un decennio. Pur avendo come destino il piccolo schermo, gli Heimat di Reitz sono 2 grandi eventi di cinema. Come il Kieslowski di Dekalog, il tedesco Reitz sa coniugare l’intensità con la semplicità, una puntigliosa progettazione e una grande libertà di esecuzione. Reinventa la funzione del primo piano (il volto come specchio dell’anima) e del materiale plastico, carica la sua scrittura di una forza inventiva. La sua vicinanza ai personaggi si alterna col distacco, frutto della lucidità di sguardo (talora impietosa, da entomologo) e di una distanza etica. La sua arte ha i movimenti del pudore: sa fermarsi davanti all’irrappresentabile, allontanarsi dall’impudicizia sentimentale, rifiutarsi alla pornografia estetizzante. In questa commedia umana alla Balzac dove la quotidianità assume cadenze ora epiche ora liriche c’è anche la presenza della Storia che salda il soggettivo al collettivo, la narrazione alla riflessione attraverso il filtro della memoria. Davanti a un film (un romanzo, un quadro) che amiamo bisognerebbe porsi, per prima o per ultima, la domanda di Hoffmanstahl: ma sta nella vita? Die zweite Heimat ci sta per intero.

Die zweite Heimat: Chronik einer Jugend (1992) on IMDb

Risultati immagini per Heimat 3 - Cronaca di una svolta epocaleUn film di Edgar Reitz. Con Henry Arnold, Salome Kammer, Michael Kausch, Matthias Kniesbeck Titolo originale Heimat 3 – Chronik einer Zeitenwende – Ein Film in sechs Teilen. Drammatico, durata 680 min. – Germania 2004. uscita venerdì 4 marzo 2005. MYMONETRO Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale – Un film in 6 episodi * * * 1/2 - valutazione media: 3,53 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La storia comincia il 9 novembre 1989. La sera in cui il Muro cade, due musicisti, il direttore Hermann Simon e la cantante Clarissa Lichtblau, ex amanti, si incontrano in un albergo di Berlino Ovest. Contagiati dall’euforia dei tedeschi, partono per lo Hunsrück. Attratti da una romantica casa in legno che dà sulla valle del Reno, decidono che d’ora in poi sarà il centro delle loro inquiete vite. La famiglia di Hermann, giovani operai dell’ex Germania dell’Est e amici, nei mesi successivi alla caduta del comunismo, scoprono un mondo di nuove opportunità e cercano di realizzare i loro piani.Ci sono anche dei tedeschi russi appena arrivati in cerca di una vita migliore in occidente. La casa diventa il crocevia delle storie. Da qui i giovani iniziano la loro vita e qui tutti ritornano per salutare il nuovo millennio.
Edgar Reitz, dopo quasi dieci anni di lavoro e di superamento di ostacoli è riuscito a regalarci il terzo “Heimat”. Un film, questo dal decollo difficile (forse perché questi nostri tempi non sono facili da raccontare se si vuole evitare la facile retorica) ma che si espande, di episodio in episodio, come un pallone aerostatico che ci porta in volo su quel luogo geografico che grazie a Reitz è divenuto un luogo dell’anima europea che risponde al villaggio di Schabbach. E’ lì che torna Hermann portando con sé Clarissa. E’ da lì che si dipartono storie mai prestestuose e personaggi sempre seguiti con amore dall’occhio del regista-sceneggiatore. Lasciatevi portare dal flusso di questa saga che non si conclude qui. L’ultima inquadratura (segno della forza e della profonda consapevolezza umana e politica di Reitz) ce lo lascia sperare.

Heimat 3: A Chronicle of Endings and Beginnings (2004) on IMDb
l'altra heimat - cronaca di un sogno 2 dvd DVD Italian Import by jan dieter  schneider: Amazon.it: marco bocci, claudia gerini, edgar reitz: Film e TV

Regia di Edgar Reitz. Un film Da vedere 2013 con Jan Dieter SchneiderAntonia BillMaximilian ScheidtMarita BreuerRüdiger KrieseCast completo Titolo originale: Die Andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht. Genere Drammatico, – Germania2013durata 230 minuti. Uscita cinema martedì 31 marzo 2015 distribuito da Nexo Digital. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 4,38 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Hunsrück, 1842. La carestia affligge i contadini e gli artigiani di Schabbach, costringendo molte famiglie a emigrare in Brasile. Sognatore con scarsa voglia di lavorare, Jakob Simon smania per raggiungere il nuovo mondo di cui, da antropologo autodidatta, studia la cultura. Saranno gli altri a partire, mentre per lui l’ Heimat rimane una prigione di affetti e occasioni mancate. Immerso nel mito e in una concezione ciclica del tempo, a 7 anni dal 3°, è il capitolo più lirico della saga: 2 episodi di 2 ore, una sorta di prequel conciso ma ricco delle allegorie e degli stilemi che hanno caratterizzato la saga, figurativamente splendido nell’assenza di colore (che compare solo ogni tanto). Esiste un quinto capitolo Heimat Fragmente: Die Frauer , nato dal recupero di materiali scartati e dedicato alle figure femminili della saga.

Home from Home: Chronicle of a Vision (2013) on IMDb

Un film di Francesco Rosi. Con Frank Wolff, Salvo Randone, Renato Pinciroli, Massimo Mollica, Sennuccio Benelli. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 107 min. – Italia 1962. uscita lunedì 9 febbraio 2015. MYMONETRO Salvatore Giuliano * * * * 1/2 valutazione media: 4,52 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Luglio 1950, a Castelvetrano, viene ritrovato il corpo senza vita di Salvatore Giuliano che, cinque anni prima, era entrato a far parte dell’esercito separatista, un movimento indipendentista mosso dal risentimento verso un potere centrale da sempre disinteressato ai problemi della Sicilia. Avanti e indietro nel tempo, passando per la strage di Portella della Ginestra, quando i banditi spararono sulla folla riunita per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni regionali, fino all’arresto di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Giuliano, e al conseguente processo di Viterbo. Lo scrupolo per la verità in sé, oggetto quasi alieno, chimerico, inavvicinabile, ha portato Francesco Rosi ad una modalità di racconto in cui gli elementi noti di una vicenda nodale della storia d’Italia sono esposti senza enfatizzazioni o forzature narrative. Quasi lo spettatore si trovasse a sfogliare un faldone prodotto da una commissione antimafia o immerso nella lettura di un articolo redatto dal giornalista più scrupoloso e capace in circolazione. Il come un film-inchiesta realizzato con tali premesse possa risultare tanto avvincente è legato ad una modernità espressiva che ha pochi uguali nel cinema degli anni Sessanta. Al massimo delle sue potenzialità artistiche, il regista napoletano mette a punto – insieme a Suso Cecchi d’Amico, Enzo Provenzale e Franco Solinas – una sceneggiatura dove il thriller, il documento e la ricostruzione si mescolano in maniera perfetta grazie ad un geniale gioco di flashback. Il tono evocativo con cui si mette in scena il passato, il filtro da servizio fotografico usato per il ritrovamento del corpo, l’ottica cronachistico-televisiva del processo di Viterbo risultano fusi in una struttura saldissima che non ha bisogno né di un intreccio né di un personaggio.
Illuminato da un mago delle luci come Gianni De Venanzo, con diverse tonalità di bianconero a seconda dei momenti, e impreziosito dal montaggio serratissimo di Mario Serandrei, è il frutto più maturo di quel cinema dell’impegno politico di cui, in certo modo, contribuisce a definire i canoni. Come ha raccontato più volte lo stesso Rosi, fu dall’inizio un progetto difficile, sia perché la produzione si vide negare il prestito pubblico sia per le resistenze, una volta sul set, della famiglia Giuliano e della popolazione. Del resto, siamo alle prese con un lucidissimo saggio storico-antropologico sulle collusioni politiche tra delinquenza e potere centrale, su una situazione storica divisa tra omertà, velleità separatiste e banditismo, perfettamente in grado di tratteggiare scenari più che plausibili sulle motivazioni che hanno portato all’affermazione della mafia.
Dopo essere stato ignorato dalla commissione selezionatrice del Festival di Venezia, fu presentato in concorso al Festival di Berlino 1962 dove si aggiudicò l’Orso d’argento per il miglior regista.

Salvatore Giuliano (1962) on IMDb
Locandina L'angelo del male

Un film di Jean Renoir. Con Jean GabinGérard LandryFernand LedouxSimone SimonJenny Hélia. continua» Titolo originale La bête humaineDrammaticoRatings: Kids+16, b/n durata 100 min. – Francia 1938. – VM 16 – MYMONETRO L’angelo del male ****1/2 valutazione media: 4,50 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il capostazione Roubaud accecato dalla gelosia uccide un corteggiatore della moglie Sévérine. La donna s’innamora di Jacques Lantier, un ferroviere, e lo incita ad assassinare il marito per liberarsene. Il ferroviere ucciderà invece Sévérine e si getterà sotto un treno. Tratto dal romanzo di Émile Zola e sceneggiato dallo stesso Renoir, questo film è uno dei più riusciti del grande regista francese, che appare anche come attore nel ruolo di Cabuche, un bracconiere. Jean Gabin che aveva appena terminato di girare Il porto delle nebbie è qui in uno dei suoi ruoli più felici. Questo film fu rifatto da Fritz Lang nel 1954 in chiave prettamente americana con il titolo La bestia umana (Human Desire) con Glenn Ford, Broderich Crawford e Gloria Grahame; e con minor efficacia nel ’57 da Daniel Tinayre con il titolo Ossessione di sangue con Massimo Girotti.

The Human Beast (1938) on IMDb

Un film di Dino Risi. Con Claudio Gora, Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi, Lina Volonghi. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 118 min. – Italia 1961. MYMONETRO Una vita difficile * * * * 1/2 valutazione media: 4,58 su 22 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Zona del lago di Como, inverno 1944. Silvio Magnozzi, partigiano romano, sul punto di essere ucciso da un tedesco, viene salvato da Elena, figlia della proprietaria di un albergo. Silvio si nasconde per qualche tempo in un mulino abbandonato, Elena gli porta da mangiare, nasce una relazione. Una notte l’uomo sparisce e lo ritroviamo a Roma dopo la Liberazione. Lavora in un giornale comunista e un giorno viene incaricato di fare un servizio sull’oro di Dongo, che è molto vicino al paese di Elena. Silvio telefona, Elena lo insulta, ma poi si presenta all’appuntamento e i due vanno a Roma insieme. Da quel momento l'”idealista” Magnozzi vivrà tutte le vicende chiave dell’Italia di quegli anni: il referendum che vede la vittoria della Repubblica, le elezioni del 18 aprile ’48 (quelle della paura comunista), le lotte di classe che lo porteranno in prigione, l’integramento nella ditta del suo vecchio, ricco nemico. Nel frattempo il matrimonio con Elena, donna pratica, ha avuto i suoi problemi. Titolo chiave di un’epoca del nostro cinema. La guerra e il dopo immediato visti quindici anni più tardi. Altri grandi film sulla guerra, come Tutti a casa e Il generale della Rovere, sono di quel periodo. Non ci sarebbe mai più stato un Risi come quello (ricordiamo Il sorpasso e I mostri). Alcuni episodi della Vita sono nel grande libro del cinema italiano: la cena in casa dei principi proprio al momento dell’annuncio che il re ha perso il referendum; Sordi che cerca di dare, disastrosamente, un esame di ingegneria, oppure ubriaco, a Viareggio, che sputa alle macchine che gli passano vicino; e ancora la scena finale del solenne schiaffo dato al commendatore che finisce in piscina. Magnifica stagione, corale, del cinema italiano (dei Monicelli, Risi, Comencini). Certo, più tardi ci sarebbero state le grandi individualità degli autori e dei “poeti” come Antonioni, Fellini e Pasolini, ma Silvio Magnozzi è il magnifico rappresentante delle cose che noi italiani abbiamo fatto, non solo sognato.

A Difficult Life (1961) on IMDb

Regia di Sergio Rubini. Un film con Sergio RubiniAlessandro HaberMargherita BuySimona IzzoGianni BonaguraGianrico TedeschiCast completo Genere Commedia, – Italia1994durata 115 minuti. Uscita cinema venerdì 4 novembre 1994 distribuito da Penta Distribuzione. – MYmonetro 2,54 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Aldo Fiore (S. Rubini), consulente di una casa editrice, è insidiato dal suo capo (M. Buy) che vuole portarselo a letto, ma resiste, fedele alla sua compagna (S. Izzo). Un viaggio in Grecia in cerca di un autore misterioso (G. Tedeschi) risolve il caso. Alla 3ª regia, credendo di fare il furbo, Rubini s’attacca a un tema di moda (molestie sessuali di donne in carriera ai dipendenti in calzoni; vedi Rivelazioni , di M. Crichton, esplicitamente citato), e ne cava una commedia avvilente e sguaiata in cui la storia è sballata, la sceneggiatura inetta, qua e là imbarazzante, gli interpreti – diconsi tutti – inferiori al loro standard medio. Dedicato a Franco Borni, responsabile del sonoro in presa diretta, allora da poco deceduto. Una perdita secca per il cinema italiano.

 Prestazione straordinaria
(1994) on IMDb

Regia di Michael Radford. Un film con Charles DanceGreta ScacchiJoss AcklandGeraldine ChaplinTrevor HowardJohn HurtCast completo Titolo originale: White Mischief. Genere Drammatico – Gran Bretagna1987durata 106 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

È la rievocazione di un fatto di cronaca nera che sconvolse la colonia inglese in Kenya negli anni di guerra. Un anziano e ricco Lord venne processato per l’omicidio dell’amante della giovane moglie, un ufficiale squattrinato e donnaiolo. Ma vere prove contro di lui non ci sono (solo indizi). Il Lord viene assolto. La moglie però continua a sospettare di lui. Dopo una scenata, il Lord si uccide. La donna si sposerà più tardi con un altro ricco del luogo. Ottimo melodramma di Radford che coniuga molto bene la rievocazione d’epoca con il tema, assai frequente nel cinema inglese anni Ottanta, della decadenza della società britannica. 

White Mischief (1987) on IMDb

Non ho trovato versione in italiano

Accadde in Paradiso - LongTake - La passione per il cinema ha una nuova  regia

Un film di Alan Rudolph. Con Timothy Hutton, Kelly McGillis, Maureen Stapleton, Debra Winger, Timothy Daly. Titolo originale Made in Heaven. Fantastico, durata 103′ min. – USA 1987. MYMONETRO Accadde in paradiso * * * - - valutazione media: 3,32 su 30 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Giovane muore in un incidente e sale in cielo dove s’innamora di una bionda non ancora nata. Riusciranno i due a incontrarsi sulla Terra nelle loro nuove identità? Hanno a disposizione trent’anni. Più sentimentale che fantastica, è una commedia stupidina, ambiziosetta, ben pettinata, ad alto tasso di zuccheri.

 Accadde in paradiso
(1987) on IMDb
Risultati immagini per Abbasso la Miseria

Un film di Gennaro Righelli. Con Anna Magnani, Nino Besozzi, Marisa Vernati, Virgilio Riento, Lauro Gazzolo. Commedia, b/n durata 90 min. – Italia 1945. MYMONETRO Abbasso la miseria * * - - - valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Alla fine della guerra due autisti trafficano in borsa nera. Uno è furbo e fa i soldi. L’altro è un bonaccione che s’accolla anche un orfano trovato fra le macerie.

Abbasso la miseria! (1945) on IMDb
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Locandina italiana Cinderella Story

Un film di Mark Rosman. Con Hilary Duff, Jennifer Coolidge, Chad Michael Murray, Dan Byrd, Regina King.Commedia rosa, Ratings: Kids, durata 97 min. – USA, Canada 2004. uscita venerdì 20 agosto 2004. MYMONETRO Cinderella Story * * * 1/2 - valutazione media: 3,53 su 129 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Rilettura in chiave odierna della celebre favola dei fratelli Grimm. Romantica e delicata commedia per tutta la famiglia.
Nei panni della Cenerentola moderna troviamo la biondissima e frizzante Hilary Duff; giovanissima (non ancora diciottenne) star della tv americana, la cui carriera cinematografica è tutta in ascesa. Chad Michael Murray, ex star della serie tv Dawson’s Creek,, interpreta invece, il bel “principe azzurro”. Mark Rosman, noto per aver diretto alcune serie tv di successo, dirige con garbo e stile questa deliziosa fiaba.

A Cinderella Story (2004) on IMDb