Un soldato tedesco si innamora di una ragazza francese che abita in un villaggio occupato, ma muore durante un’azione. Un altro soldato tedesco, che andato in licenza scopre di essere tradito dalla moglie, morrà in un ospedale francese da campo dopo aver combattuto da valoroso. La sua morte sarà confortata dal fraterno saluto di un soldato nemico che sta morendo accanto a lui.
Peachum, organizzatore di una vasta rete di finti accattoni londinesi, viene a scoprire la relazione che lega la figlia Polly al malvivente Macheath e monta su tutte le furie; ciò non impedisce ai due di sposarsi ugualmente. Intanto Peachum è deciso a eliminare l’indesiderato genero, peraltro bigamo, con mezzi legali, facendolo arrestare. Varie e confuse vicende si succedono fin quando Macheath, che sta per essere condotto al patibolo, riceve la grazia dalla regina insieme a terre e titolo nobiliare. In realtà l’ultima parola spetta a Peachum, che invita a non prestar fede al lieto fine, perché nella realtà le grazie arrivano molto raramente, soprattutto se a ribellarsi sono i deboli. Nonostante le intrinsiche qualità del film, l’adattamento di Pabst non rende l’intento satirico e politico dell’opera di Brecht-Weil. Infatti il film non solo non piacque a Brecht, ma provocò una forte reazione da parte del drammaturgo che, in antagonismo all’opera di Pabst, produsse un proprio film Pance gelate affidandone la regia a Dudow e le musiche a Eisler. In effetti L’opera da tre soldi dà inizio al distacco dall’impegno in chiave progressista del regista boemo.
Il film, tratto dal romanzo di Pierre Benoît, racconta la storia di due ufficiali che, dopo essersi smarriti nel deserto, scoprono Atlantide e la regina Antinea della quale si innamorano.
La vicenda, basata su un episodio reale, la tragedia mineraria di Courriéres del 1906, é trasferita, dallo sceneggiatore Vajda, per aumentarne la carica polemica, in epoca successiva alla prima guerra mondiale. Siamo infatti in Lorena, nel 1919 la regione appena strappata dai francesi ai tedeschi. Un gruppo di minatori tedeschi varca il confine per trovare lavoro in quella che fu la loro terra. Invece del lavoro, questi uomini trovando sospetto e ostilità, frtto amarissimo dei recenti eventi bellici. All’annuncio di una sciagura nella parte francese della miniera (che si estende soto la linea di confine), saranno proprio i minatori tedeschi che, messe da parte le discodie, contribuiscono in modo decisivo a salvare i loro colleghi francesi. Fraternizzando con loro, proclamano che non vi é che una miniera e due nemici comuni: la guerra e il gas. Questo semplicistico atteggiamento, che riduceva entrambe le cose al rango di inevitabili calamità, senza analizzarne le cause, e suggeriva una soluzione genericamente utopistica (soltando in parte contraddetta dall’amara scena finale che vedeva ripristinare le divisioni nazionalistiche e rimessa al suo posto la cancellata di separazione divelta dai soccorritori), portò a Pabst critiche severe. Per quanto giustificate, esse non sminuiscono tuttavia il valore del film, che per l’incalzante ritmo narrativo, contrappuntato da un felicissimo uso del sonoro (rumori e differenze di lingua in aprticolare) può ben venire considerato, nel complesso come una delle opere più riuscite del cinema degli anni Trenta.
Èl’ultimo film tedesco di Greta Garbo prima della partenza per Hollywood. Melodramma tratto da un feuilleton. In via Melchior, a Vienna, vicino a una macelleria c’è un negozio di abiti che in realtà è la copertura di un bordello.
Una giovane, figlia di un farmacista, viene sedotta da un commesso del padre. Come se non bastasse finisce in un correzionale da cui riesce a fuggire. È costretta poi a lavorare in un postribolo ma un vecchio conte la salva sposandola. Un film anticonformista per l’epoca e, probabilmente, la seconda parte della storia ha ispirato Paprika di Tinto Brass.
Dopo aver costretto il proprio amante a rompere il fidanzamento con un’altra, una ragazza lo sposa. La sera stessa delle nozze egli le chiede di ucciderlo.
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