Turchia, 1970. Un ingenuo americano, Billy, ad Istanbul con la fidanzata Susan per una vacanza, si lascia mettere addosso due chili di droga. All’aeroporto lo scoprono e lo arrestano. Nonostante l’intervento dei diplomatici, viene condannato a quattro anni di galera. Con due altri reclusi tenta poi la fuga, ma un imprevisto la manda a monte. Per di più ci si mette anche l’allora presidente degli Usa, Nixon, che irrita i turchi accusandoli di troppa leggerezza nei confronti dei trafficanti di droga: gli anni di prigione di Billy si trasformano così in trenta. Ma una speranza di fuga c’è ancora.
Regia di Sydney Pollack. Un film con Wilford Brimley, John Archie, Ilse Earl, Clardy Malugen, Joe Petrullo, Shawn McAllister, Shelley Spurlock, Anna Marie Napoles, Arnie Ross, Sharon Anderson, Jody Wilson, Alfredo Alvarez Colderon, Melinda Dillon. Cast completo Titolo originale: Absence of Malice. Genere Drammatico – USA, 1981, durata 116 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Puntigliosa giornalista di un quotidiano si accanisce in buona fede, ispirata dall’FBI, su un innocente (con parenti mafiosi), sospettandolo di essere responsabile della morte di un sindacalista. Pur sviluppandolo in modi romanzeschi troppo convenzionali, il film affronta con onestà il problema complesso dell’informazione che è di attualità anche in Italia. La Field è brava come Newman, ma i due non legano. Scritto da Kurt Luedtke, ex giornalista premiato col Pulitzer. Girato a Miami.
Anche questa versione inglese, più recente, è il rifacimento del racconto di Agatha Christie, con qualche leggera differenza: le persone convocate dal misterioso giustiziere sono rinchiuse in un castello raggiungibile soltanto con una funivia che malauguratamente si rompe dopo che l’ultima vittima è entrata nel castello.
Lui è un poliziotto, lei una brillante professionista. I rispettivi coniugi hanno una relazione. I due fedifraghi muoiono in un incidente aereo mentre sono diretti, per il week-end, in un’isola. Ford intuisce la situazione e contatta l’altra donna, per cercare la verità. Dopo il doveroso trauma iniziale, i due traditi prendono coscienza, indagano insieme, alla fine, naturalmente, finiscono per piacersi. In questa sede Pollack viene considerato uno dei più bravi narratori del cinema americano. Basta ricordare titoli come Come eravamo e La mia Africa. Questa è la sua seconda caduta, dopo il quasi intollerabile Sabrina. Così come per Scorsese, non riusciamo proprio ad attribuirgli l’insufficienza.
Sedotta da un compaesano, Paola si trasferisce in città dove, da lavorante in una sartoria, finisce per darsi con un’amica alla prostituzione di alto bordo, finché fa innamorare un maturo vivaicultore (Ninchi) disposto a sposarla. Tornata al paese per rivedere la sorella appena sposata, è concupita dal giovane cognato, ma ricattata dal primo seduttore si dà la morte proprio mentre sta per essere raggiunta dal suo innamorato. Rossellini iniziò a girare il film nel 1943 col titolo Scalo merci su sceneggiatura scritta con Giuseppe De Santis, Diego Calcagno, Rosario Leone. La guerra interruppe le riprese e indusse Rossellini a riscrivere lo script . Su sue indicazioni, nel 1946 Pagliero lo terminò. L’impianto da melodramma verista dai risvolti moralistici è già esplicito nella trama, ma non sono convenzionali né la cruda analisi dell’ambiente familiare né la dimensione erotica (c’è un primo piano del bel seno nudo della Parvo). Tra l’altro comincia con il suicidio di una sconosciuta cui assiste la protagonista. Prodotto dalla S.A.F.I.R. di Roma e distribuito alla fine del ’46.
Il 3° film di Puccioni conferma le qualità dei precedenti, con la tragica storia di una donna forte, sola, disillusa dopo anni di batoste pubbliche e private: è la biografia di Armida Miserere, una delle prime donne italiane a gestire un istituto penitenziario. Ne ha diretti tanti, a cominciare da quello di Parma, poi Voghera, l’Ucciardone a Palermo, Torino, Ascoli Piceno, Spoleto, Lodi, San Vittore a Milano e infine Sulmona. L’abitudine di indossare la divisa era il suo modo di farsi accettare in un mondo maschilista, ma anche una testimonianza di rispetto verso il suo ruolo. Nel 1990 l’amato compagno Umberto Mormile, educatore, è assassinato. Ex criminologa, amica dei magistrati Caselli e Sabella, muore suicida nel 2003. È interpretata benissimo dalla Golino che dà grazia, calore e femminilità a una donna considerata tanto dura quanto aspra, con una dedizione al lavoro e una preparazione e onestà tanto grandi quanto rare. Distribuisce AMBI Pictures di Andrea Iervolino e Monika Bacardi.
Un film di Michael Powell, Emeric Pressburger. Con Marius Goring, Dirk Bogarde, David Oxley Titolo originale I’ll Met by Moonlight. Guerra, b/n durata 93′ min. – Gran Bretagna 1956. MYMONETRO Colpo di mano a Creta valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Da un libro di Stanley Moss. A Creta, occupata dai tedeschi durante la guerra 1939-45, il comandante di agenti britannici che combattono con i partigiani decide la cattura di un generale della Wehrmacht. Deludente rispetto a La battaglia di Rio della Plata, realizzato nello stesso anno: troppe sequenze notturne, poca suspense, personaggi deboli. “Ero sempre prigioniero dei fatti, della verità. Non mi piace il film” (M. Powell).
Nella Polonia alle soglie degli anni Cinquanta, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Wiktor, il direttore del coro, nasce un grande amore, ma nel ’52, nel corso di un’esibizione nella Berlino orientale, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. S’incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, diversamente accompagnati , ancora innamorati. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica.
Hotel Mira di Hong Kong (Cina): rintanato in una delle stanze c’è il contractor della NSA (National Security Agency) Edward Snowden le cui rivelazioni di lì a poco rimbalzeranno tra i media planetari. È il giugno 2013, Snowden ha 29 anni e una consapevolezza impressionante della gravità delle informazioni di cui è in possesso. L’incontro con la macchina da presa della regista Laura Poitras, alla presenza dei giornalisti Glenn Greenwald e Ewen McAskill, dura otto pericolosissimi giorni. Citizenfour è l’alias con cui Snowden – tramite messaggi criptati ha contattato Greenwald e la Poitras (a gennaio dello stesso anno), dopo aver identificato lei come persona interessata ai fatti e averne verificato l’affidabilità (da una delle prime didascalie apprendiamo che Citizenfour è la terza parte di una trilogia sugli Stati Uniti post 11 settembre, dopo My country my country del 2006 sulla guerra in Iraq e The Oath, 2010, su due personaggi le cui storie si intrecciano con Al-Qaeda e Guantanamo). In parallelo all’intervista “posata” in albergo, emergono alcune testimonianze ed episodi salienti sul tema dei big data e metadata: esponenti dell’agenzia per la sicurezza nazionale che negano di raccogliere dati personali di privati cittadini, con la complicità delle grandi compagnie di telecomunicazioni e, con grande sconcerto, l’adesione a tali politiche anche da parte di alcuni governi europei. Oltre a Snowden parla William Binney, suo precursore alla NSA nello “spifferare” (traduzione possibile di whistleblowing) la policy totalitaria dell’agenzia già nel 2006. E anche un rappresentante del movimento Occupy Wall Street, che illustra i concetti di linkability, avvertendo sulla pericolosità del controllo dei dati incrociati, veicolati e registrati dalle tecnologie di cui ci serviamo. Vera merce di scambio e oro dei giorni nostri. La straordinaria decisione senza ritorno di Snowden di venire allo scoperto al punto di rischiare la vita è reazione diretta, ma tutt’altro che precipitosa, alla delusione per le promesse disattese della politica obamiana. Oltre al danno, anche la beffa: una normativa anti Grande Fratello esisterebbe, ma non viene applicata, adducendo a scusa l’altrettanto grande alibi della sicurezza post 9/11 (cavallo di battaglia, tralaltro, della precedente presidenza).nsomma, pur essendo la preda, non chiede protezione ma esposizione.
Cleopatra e il fratello si disputano il trono egiziano. Cesare cerca inutilmente di farli scendere ad un compromesso, quindi si allea con Cleopatra e lotta fino a quando riesce a farla proclamare regina. Vivien Leigh è, in ordine di importanza, la terza Cleopatra dello schermo, dopo la Taylor e la Colbert
Non esiste versione in italiano, ho messo audio inglese su dvd russo. Se trovate sottotitoli metteteli nei commenti
In un misurato appartamento di Brooklyn due coppie provano a risolvere uno smisurato accidente. Zachary e Ethan, i loro figli adolescenti, si sono confrontati incivilmente nel parco. Due incisivi rotti dopo, i rispettivi genitori si incontrano per appianare i conflitti adolescenziali e riconciliarne gli animi. Ricevuti con le migliori intenzioni dai coniugi Longstreet, genitori della parte lesa, i Cowan, legale col vizio del BlackBerry lui, broker finanziario debole di stomaco lei, corrispondono proponimenti e gentilezza. Almeno fino a quando la nausea della signora Cowan non viene rigettata sui preziosi libri d’arte della signora Longstreet, scrittrice di un solo libro, attivista politica di troppe cause e consorte imbarazzata di un grossista di maniglie e sciacquoni. L’imprevisto ‘dare di stomaco’ sbriglia le rispettive nature, sospendendo maschere e buone maniere, innescando un’esilarante carneficina dialettica.
Durante la guerra in una fabbrica nel sud degli Stati Uniti l’operaia Carmen Jones s’innamora di un caporale dell’esercito e lo porta alla rovina. Basato sull’adattamento dell’opera di Georges Bizet, fatta da Oscar Hammerstein II nel 1943 a Broadway, questo scattante all black musical si mantiene fedele allo spirito del racconto originario di Prosper Merimée, nonostante l’attualizzazione della vicenda e la negritudine dei personaggi. Chiamato in sostituzione di Rouben Mamoulian, O. Preminger riesce solo in parte a dare uno stile unitario alla materia. D. Dandridge ebbe una meritata nomination all’Oscar. Esordio di Saul Bass (1920) come autore dei titoli di testa, inizio di una collaborazione con Preminger che durò 25 anni. Sceneggiato da H. Kleiner. Fotografia (Cinemascope): Sam Leavitt. Canzoni: O. Hammerstein II, Marilyn Horne canta per D. Dandridge, LeVern Hutcherson per H. Belafonte, Marvin Hayes per J. Adams.AUTORE LETTERARIO: Prosper Merimée
David si trasferisce in un piccolo villaggio inglese insieme alla bella moglie Amy, originaria del paese. David ha appena ricevuto una borsa di studio e deve completare degli studi complessi in matematica. Amy riceve subito delle avances da parte di alcuni ex-spasimanti ma, pur sentendosi attratta da loro, li rifiuta. Nello stesso tempo, il timido ed educato David diventa lo zimbello di questi bulli del paese. Il tempo passa e David è sempre preso dagli studi mentre Amy si annoia e comincia a lanciare “messaggi” ai suoi corteggiatori.
Dopo decenni di luoghi comuni (Cabiria come antenato ideologico del fascismo, il suo regista come “inventore” del carrello, le sue architetture “studiate” da Griffith durante la lavorazione di Intolerance, le acrobazie verbali di D’Annunzio), l’opus magnum di Pastrone è finalmente oggetto di una meritata revisione critica. Il disegno e la struttura del film emergono soprattutto osservando la meticolosa concatenazione delle azioni parallele all’interno dell’inquadratura e la lussureggiante ricchezza di dettaglio nelle scene d’interni, esaltate da un impiego del colore (tintura e viraggio) efficace negli effetti quanto misurato nelle variazioni. Ecco una preziosa occasione per paragonare la più recente ricostruzione della versione 1914 del film con gli affascinanti scarti di lavorazione presentati al Ridotto del Verdi durante le Giornate.
Una ragazza madre va a scuola a riprendere la figlioletta, ma la bambina è scomparsa, anzi sembra quasi che non sia mai esistita. Da un giallo di Evelyn Piper (con finale diverso), un film insolito anche per i temi scabrosi (omosessualità, figli illegittimi, incesto) piuttosto rari all’epoca. Lo stile febbrile di Preminger gli dà intensità. Titoli di testa di Saul Bass. Olivier caratterizza con gusto.
Nel gennaio 1993 a Falla City (Nebraska) arriva Brandon Teena, giovanottello carino che fa strage di cuori tra le coetanee e conquista quello di Lana, che si dà con passione e soddisfazione. Quando si scopre che Brandon è una ragazza, due maschietti balordi del gruppo perdono la testa e la violenza esplode. Da un fatto di cronaca su cui la regista esordiente e Andy Bienen hanno lavorato per 5 anni, traendone un film che è tutto, ma non un docudrama tanto, a livello plastico-figurativo, la sua scrittura è carica – qua e là con facili sforzature – di elementi simbolici o allusivi. Gli dà l’acqua della vita l’androgina H. Swank (premio Oscar) che sbalza il ritratto di un essere in preda a una profonda crisi d’identità sessuale, aggravata da un istinto forsennato per cacciarsi nei guai. La Sevigny, come Lana, ebbe una nomination come attrice non protagonista. Prodotto dalla Killer Film di Christine Vachon & Co. con la TCFox. Troppo trasgressivo e delicato per un vasto pubblico.
Reduce dal Vietnam, con la faccia sfigurata dalle ustioni riportate in combattimento, il sergente Al Columbato trova ad attenderlo in patria una delicatissima missione: tentare di salvare dal baratro della follia il suo vecchio amico d’infanzia Birdy. Quest’ultimo, in realtà, non era mai stato equilibrato: fin da ragazzino, vessato da una madre insopportabile e strepitante, Birdy nutriva un’ossessiva passione per gli uccelli e sognava di poter imitare il loro volo. Gli orrori del Vietnam gli hanno dato il colpo di grazia e la sua mente sembra definitivamente persa in un mondo di fantasie. Sarà l’amico Al a restituirgli il sorriso.
Investigatore privato assunto per rintracciare ragazza scappata di casa si reca in Florida ed è coinvolto in misterioso intrigo che fa capo a preziosa statuetta. Penn prende una detective story e, intrecciando due fili narrativi (l’investigazione e la vita privata dell’investigatore), la trasforma in un film nero di obliqua suggestione e di fascino malato. Hackman eccellente. Scritto da Alan Sharp.
Kong è un killer ma non per scelta: nato sordomuto e sottoposto in tenera età a ogni genere di bullismo, non poteva che impugnare la pistola e trovare una via nell’odio. Finché nella sua vita entra Fon, una giovane farmacista che aiuta Kong a ritrovare se stesso e a conoscere un lato di sé fin lì ignorato.
Una bella nubile eredita una fattoria. Un boss corteggia entrambe, ma la donna, aiutata da un vecchio, tiene duro. Poi arriva un giovane cowboy e si installa nella fattoria. Il boss diventa sempre più malvagio, fino a uccidere più volte, e viene punito come si merita. Così i due giovani possono finalmente vivere sereni.