Uscito da un istituto psichiatrico, Dignan si unisce a uno sbandato di testa fine e a un ricco pappamolla per fare una rapina, seguita da un colpo grosso, organizzato da un ciarliero truffatore, che non riesce altrettanto bene. 1° film di W. Anderson, scritto con O. Wilson, pimpante protagonista in coppia col fratello Luke. Andrew W., un terzo fratello, fa la parte di un amico poco raccomandabile. È una commedia spiritosa in cadenze di balletto ladresco che ha almeno due meriti: il colorito disegno dei personaggi e una efficace descrizione d’ambiente. Nasce da un corto omonimo (1994).
Professore di psicofisiologia in cerca di esperienze extrasensoriali assume sostanze allucinogene che gli provocano mutazioni biologiche e genetiche. Ispirato a un romanzo di Paddy Chayefsky, che disconobbe il film, cioè il modo in cui il regista aveva alterato la sua sceneggiatura, e volle firmarla solo come Sydney Aron, è irritante, squilibrato ma con momenti di esaltata genialità soprattutto a livello figurativo, grazie alla fotografia di J. Cronenweth e alle sue immagini psichedeliche. Ottimo esordio di W. Hurt.
Uno dei primi film di Cassavetes, che già s’infischiava delle regole della drammaturgia (seguendo i personaggi anche negli atti quotidiani) ma non aveva ancora imparato a rendere quei personaggi veramente degni d’essere seguiti. Protagonista è un giovane musicista che “punta” una bella bionda e cerca di strapparla al suo innamorato.
Leone d’Argento al Festival di Venezia. Un buon film, interessante soprattutto per l’argomento inedito: la mafia russa a Brighton Beach, New York. Joshua è stato ripudiato dal padre, ha un fratello e una madre paralizzata a letto. Killer di professione, deve tornare a Little Odessa, agglomerato di immigrati di origine russa. Qui vorrebbe rivedere sua madre e stare con suo fratello ma il padre glielo impedisce in tutti i modi. Joshua giunge quasi a uccidere il genitore ma in extremis ci ripensa. Molto bravi Tim Roth e un ritrovato Maximilian Schell. Brava anche la Redgrave nonostante piccole tentazioni di recitazione sopra le righe.
Max Fischer è un quindicenne che ha trovato la sua unica ragione di vita: frequentare la Rushmore Academy. Nerd occhialuto ma non secchione, con molteplici attività extra-curricolari all’attivo (tra cui l’allestimento di maestosi spettacoli teatrali), Max fa amicizia con il laconico e svogliato “uomo d’affari” Herman Blume e insieme a lui si scopre innamorato della dolce maestrina vedova miss Cross. Questo amore impossibile e l’espulsione dalla Rushmore lo costringeranno a confrontarsi con un’inevitabile crescita emotiva e con la ricerca di un suo posto nel mondo al di fuori della scuola. Il texano Wes Anderson, qui alla sua seconda opera (scritta, come la precedente e la successiva, insieme all’attore/amico fidato Owen Wilson) mette già in campo quelli che saranno i tratti caratteristici del suo cinema nei successivi I Tenenbaum (2001) e Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2005): adolescenti inquieti e capricciosi, adulti immaturi e flemmatici si lasciano vivere in un mondo bizzarro e surreale illuminato dai colori pop della provincia americana. Accompagnate dalle note retrò di canzoni degli anni Sessanta e Settanta (Cat Stevens, i Kinks, John Lennon sono l’ immaginario sonoro prediletto dal regista e dal suo fido collaboratore/compositore Mark Mothersbaugh), queste figure delicate, ironiche e malinconiche a un tempo, vanno a comporre un universo sentitamente autobiografico e nostalgico. Tutto giocato sulla sottrazione e sul minimalismo a partire dalla recitazione (il viso imperturbabile di Bill Murray che getta in piscina una pallina da golf ne è l’esempio lampante), il film, lontano dalle solite commedie di ambiente studentesco, è un mosaico originale e intimista di personaggi infantili e contraddittori, ripresi con il tocco asciutto, personale e unico di un autore bizzarro quanto le sue creazioni.
Il Limbo, da qualche parte tra cielo e terra. Un gruppo di “guide” ha il compito di aiutare le anime dei nuovi morti a ricordare un momento di gioia della loro vita. Gli istanti prescelti – il romantico primo appuntamento, l’ultima sigaretta, una semplice serata a casa – andranno a costituire il personale paradiso di ogni deceduto. Fra i trapassati e il gruppo delle guide spicca il rapporto di riluttante amicizia che nasce tra Watanabe, un settantenne triste in lotta con sé stesso per trovare un senso a una vita inerte, e Mochizuki, il giovane assegnato al vecchio per aiutarlo nella scelta del ricordo.
Lo sceriffo lotta contro Dick capo di alcuni prepotenti proprietari. Un vicesceriffo, ubriaco perennemente a causa di alcuni dissidi amorosi, e un menomato lo aiutano nella sua quotidiana battaglia. Il fratello di Dick viene arrestato per omicidio. Per ripicca Dick rapisce il vice e chiede lo scambio. Ciò avviene, ma lo sceriffo astutamente sgomina la banda. Il vice, liberatosi dai banditi e dall’alcol, diventa eroe e uomo nuovo. Il film è un capolavoro del suo genere, un western classico centrato sull’eroe buono e coraggioso. La presenza di John Wayne, simbolo di questo cinema, rende questa bellissima opera di Howard Hawks ancora più significativa.
Quincy (Quincy, M.E.) è una serie televisivastatunitense creata da Glen Larson e Lou Shaw, prodotta da NBC. I 148 episodi di cui consta, distribuiti in 8 stagioni, vennero trasmessi negli Stati Uniti dal 1976 al 1983.La serie, una delle prime a coniugare elementi del genere medical drama con quello poliziesco, si contraddistingue per le varie tematiche etiche e sociali (droga, alcol, violenza carnale, immigrazione, precariato, armi, sicurezza, diete dimagranti, problematiche giovanili e così via) trattate in ogni episodio.
Ogni episodio segue per lo più lo stesso schema di base: Quincy viene incaricato di effettuare un’autopsia. Dai rilevamenti e dalle analisi del caso emerge che le prime ipotesi formulate dagli inquirenti sono errate o incomplete (di solito si riconduce ad un atto criminale un decesso che in prima istanza è attribuito a fatalità o cause naturali). Questo spinge Quincy ad andare oltre le proprie competenze professionali per indagare in prima persona. Agendo in questo modo, verrà spesso a scontrarsi con le leggi federali, con il Dipartimento di Polizia o con altri enti o figure governative. Nonostante la stragrande maggioranza degli episodi abbia carattere auto conclusivo, la serie riesce, sottotraccia, a raccontare la vita privata (sia presente che passata) del protagonista.
Gli episodi mancanti sono introvabili. Non chiedetemeli.
Harry Morgan mantiene se stesso e un vecchio ubriacone che gli fa da marinaio affittando la sua barca ai turisti per la pesca in alto mare, senza disdegnare qualche lavoro come contrabbandiere. Nel 1940 l’isola della Martinica è sotto il controllo del governo di Vichy e Morgan, insofferente delle restrizioni, non è visto di buon occhio dalle autorità. Questo non gli impedisce di mettere la sua barca a disposizione della Resistenza, per trasportare un leader politico francese in fuga. Durante il viaggio, l’uomo viene ferito e nascosto in un albergo. Morgan deve allora sapersi destreggiare tra i rappresentanti del governo filonazista, il fascino della moglie del francese e l’intensa attrazione per un’americana squattrinata che ha trovato lavoro come cantante.Il contrabbandiere riesce a cavarsi dai guai e a lasciare l’isola, portando con sé il marinaio e, soprattutto, la bella americana. Si tratta di un film dalla genesi insolita e confusa. Il personaggio di Morgan nasce in un racconto di gusto hard-boiled che Hemingway pubblica nel ’33, primo nucleo di una trilogia ambientata tra Key West e Cuba che uscirà nel ’37 come Avere e non avere. Del libro rimangono il titolo e poco altro: ispirandosi alle vicende belliche di Hemingway, che ha messo la sua barca da pesca al servizio degli alleati, lo scrittore William Faulkner trasforma Morgan in un eroe di guerra. Visto il successo di Casablanca, ne viene esplicitamente copiata una parte, inserendo nella trama un leader della Resistenza francese accompagnato dalla moglie. Come se non bastasse, l’amore nato sul set tra Bogart e la Bacall risulta talmente efficace come spunto narrativo che parte della sceneggiatura ne segue passivamente lo sviluppo. Il risultato finale ha così poco a che vedere con il punto di partenza, che il libro di Hemingway potrà essere tranquillamente utilizzato per altri film: Golfo del Messico di Michael Curtiz e Agguato nei Caraibi di Don Siegel. Non si tratta di un capolavoro, ma sicuramente della somma di elementi molto interessanti: Bogart in una variante dell’eroe solo in apparenza cinico, la Bacall in numeri musicali accompagnati dal pianista e cantante Hoagy Carmichael, Walter Brennan nella simpatica caratterizzazione del vecchio alcolizzato sempre al fianco di Morgan. E naturalmente i dialoghi brillanti tra una coppia di divi che, dopo questo film, avrebbero trascorso insieme molto tempo sullo schermo e nella vita.
Walter Burns, direttore di un grande quotidiano, cerca di far tornare al lavoro il suo miglior cronista che è anche la sua ex moglie. Manda all’aria il suo nuovo fidanzamento e gli è d’aiuto un assassinio con relativa cattura del colpevole. H. Hawks ha ribaltato la celebre commedia The Front Pagedi Ben Hecht e MacArthur: al posto del giornalista Hildy ha inserito R. Russell. C’è il dialogo più veloce nella storia della commedia americana.
A Los Angeles il mercante d’armi Ordell (Jackson) vuole ritirarsi dagli affari, ma non prima di venire in possesso di un’ingente somma depositata in Messico. Dovrebbero aiutarlo l’amico Louis Gara (De Niro), appena uscito di prigione, l’amante Melanie (Fonda) e la ex socia (Grier) arrestata per colpa sua. Max Cherry (Forster) la fa uscire di prigione pagando una grossa cauzione a nome di Ordell, ma s’innamora di lei e la aiuta a impossessarsi del malloppo ingannando tutti. Al suo 3° traguardo Tarantino spiazza tutti, gli entusiasti e i detrattori diffidenti, con un film lineare, tradizionale, “prudente e maturo, scaltro nell’evitare lo scoglio del déjà vu, prigioniero della sua cautela nel tenere a distanza l’umorismo cruento, lo stravolgimento dei generi, il sensazionale in una parola” (P. Cherchi Usai), gli ingredienti che avevano creato la folata modaiola del tarantinismo. Dal romanzo Rum Punch di Elmore Leonard, sceneggiato con poche e significative libertà, ha cavato un film molto riuscito e poco innovativo che sa fare aspettare: puntiglio nel disegno dei personaggi, inquadrature equilibrate, pochi movimenti di macchina e sempre funzionali, nessun effetto speciale, nessun esibizionismo. Tarantino va controcorrente: a modo suo, è già un classico.
Alla conquista del West (How the West Was Won) è una serie televisivastatunitensewestern andata in onda sulla ABC tra il 1976 e il 1979. In Italia è andata in onda, per la prima volta, su Rai Due a partire dal 13 ottobre 1979.[1] Ispirata dal film del 1962 La conquista del West, la serie vede tra gli interpreti la presenza di James Arness, Fionnula Flanagan e Bruce Boxleitner. Dopo un episodio pilota trasmesso il 19 gennaio 1976, furono prodotte tre stagioni per un totale di 25 episodi. Alla vigilia della guerra di Secessione, la famiglia Macahan vive del lavoro nei campi presso la propria fattoria in Virginia: Timothy Macahan, sua moglie Kate e i quattro figli Luke, Lara, Josh e Jessie. Il ritorno a casa dopo diversi anni del fratello di Timothy, Zebulon “Zeb” Macahan, cacciatore, scout dell’esercito e avventuriero del West, fa rinascere in quest’ultimo il desiderio di mettersi in viaggio e andare a fare il pioniere in Oregon, sogno giovanile accantonato con il matrimonio. Il fascino e la suggestione dell’avventura, unitamente all’incombere della guerra, spingono tutta la famiglia a decidere di partire per l’Ovest, potendo contare sulla guida e l’esperienza di Zeb.
Quando i Macahan hanno già raggiunto i territori del Nebraska vengono a sapere da una pattuglia dell’esercito che il conflitto è scoppiato con gravi scontri a Bull Run, la contea da cui provenivano, e Timothy, preoccupato per i vecchi genitori che non avevano voluto lasciare la loro terra, decide di tornare indietro. Sua moglie Kate e gli altri decidono di fermarsi lungo il fiume Platte, per aspettarne il ritorno, ma dopo un lungo periodo senza notizie, anche Luke decide di partire alla ricerca del padre: finirà arruolato dai nordisti con la forza e portato a combattere nella battaglia di Shiloh, ove, ferito in un accampamento, rivedrà il padre morente. Disgustato dalla guerra, Luke diserta, ruba un cavallo, scampa ad un linciaggio di sudisti sparando ad uno sceriffo e fugge verso il resto della famiglia, iniziando così la sua interminabile serie di guai con la legge.
Il 15 settembre 2008 la banca di New York Lehman Brothers chiede la procedura fallimentare, anticamera della più grave crisi della finanza globale dal 1929 in poi. Margin Call , in traduzione libera, sta per “tutto in una bolla”. Scritto e diretto dall’esordiente Chandor il cui padre lavorò per quasi 40 anni nella banca Merryl Lynch (da tempo scomparsa). Si parte col licenziamento in tronco del capo della gestione rischi: accompagnato alla porta, lascia a un giovane analista una chiave USB. È appena iniziata la notte. Il giovane mette insieme i pezzi mancanti e dà l’allarme ai piani alti. La banca ha le ore contate. Puntiglioso e tagliente, qua e là anche arguto, il thriller fa un discorso molto chiaro: i responsabili del disastro sono vittime della loro stessa attività, della miopia e degli sbagli nell’ordine delle priorità. Il sistema di Wall Street può essere condannabile, ma vi lavorano persone diverse per responsabilità tecniche ed etica personale.
Elmer Gantry, ciarlatano vagabondo si unisce alla setta religiosa dei Revivalisti solo perché attratto da una sua componente, sorella Sharon. Quando la missione viaggiante giunge in una grande città, Elmer deve fare i conti con una ragazza che lui ha sedotto e abbandonato anni prima
Hazzard (The Dukes of Hazzard) è una serie televisivastatunitense ideata da Gy Waldron[1] e prodotta dalla Warner Bros. Televisionin collaborazione con la Lou Step Productions e la Piggy Productions[2]. È stata trasmessa per la prima volta dal 26 gennaio 1979 all’8 febbraio 1985 sulla rete televisiva CBS, per un totale di 147 episodi che hanno attraversato sette stagioni.
Georgia, Stati Uniti. Nell’immaginaria contea di Hazzard [8] si susseguono le rocambolesche avventure della famiglia Duke, composta dai giovani cugini Bo, Luke e Daisy e da Jesse, un loro saggio e anziano zio. Nonostante i sani principi di lealtà e correttezza, che i Duke hanno sempre messo davanti ad ogni cosa, anche loro, come nella migliore tradizione di molte famiglie del profondo sud, non hanno mai rinunciato alla distillazione clandestina di whisky. Questa debolezza, in passato, è stata la causa, per loro, di problemi con la giustizia ed è per questo motivo che, Bo e Luke, si trovano ora in libertà condizionata. Tre anni prima di quando hanno inizio le vicende narrate dalla serie, infatti, viene specificato che mentre stavano trasportando del whisky prodotto dallo zio Jesse, i due ragazzi vennero catturati dalla polizia federale e in cambio della loro libertà, lo zio promise alle autorità che non avrebbe più distillato alcool. La condizione di libertà limitata impone a Bo e Luke di non poter oltrepassare i confini della contea, senza prima chiedere il permesso al commissario Boss Hogg e al tempo stesso, di non poter far uso di armi da fuoco. Per guadagnarsi da vivere, oltre ad aiutare lo zio nella fattoria, i due cugini, svolgono lavoretti per vecchi amici di famiglia e spesso prendono parte a delle gare automobilistiche. La cugina Daisy, invece, lavora presso il Boar’s Nest, un locale dove gli abitanti di Hazzard, solitamente, si ritrovano per ballare, ascoltare musica country e bere birra.
Due ricche famiglie del Middle West si riuniscono in una sontuosa villa sul lago Michigan per una cerimonia nuziale che, però, è disturbata da incidenti tragicomici in serie. Come in un circo. Ideale continuazione di Nashville con 49 personaggi in scena, è una strepitosa e grottesca mascherata che mette a nudo molte istituzioni della società nordamericana. Caotico o polifonico? Comunque un film ricchissimo e geniale.
Un milionario vuole evitare che il proprio figlio sposi una bella bionda terribilmente interessata e spedisce la ragazza in Francia mettendole alle costole un detective.
I protagonisti sono due poliziotti molto diversi per temperamento e stile di vita ma uniti da una grande amicizia, in servizio presso la nona Stazione di Polizia di Bay City, fittizia città posta nel sud della California. La sede della Stazione di Polizia è nell’attuale sede del Maritime Museum di Los Angeles, denominata “San Pedro Municipal Building” ovvero “San Pedro’s City Hall” (638 S. Beacon Street).
Vecchio e indomito pescatore del Golfo del Messico sogna da una vita di pescare un grande pesce spada. Lo trova e la lotta dura tre giorni. Nel viaggio di ritorno i pescecani gli spolpano la preda. Diligente trasposizione di un famoso racconto (1952) di E. Hemingway la cui retorica allegoria stride. Il bravo Tracy e la bella fotografia (4 operatori tra cui Y. Wong Howe e F. Crosby) non bastano. Oscar per le musiche di Dimitri Tiomkin.
Nella Little Italy di New York J.R. passa le sue giornate con gli amici Joey e Sally (Salvatore) detto Gagà, tutti e tre vitelloni un po’ ribaldi, americanizzati ma ancora impregnati della cultura dei loro genitori immigrati dall’Italia del Sud. 1° film lungo di M. Scorsese, girato a basso costo (40 000 dollari), parzialmente in 16 mm, influenzato da Godard e Cassavetes. Appare a ritroso come un brogliaccio di Mean Streets (1973) dove il racconto è subordinato alla descrizione dell’ambiente e dei personaggi sui temi dell’educazione sessuale, dell’etica sessuale e del maschilismo. La legna di Scorsese è ancora verde, e spesso fa fumo, ma è legna buona. 1° film di H. Keitel. Altri titoli: Bring on the Dancing Girls , I Call First , J.R. Distribuito in Italia nel 1978.
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