Mark Harris è un sopravvissuto del continente perduto di Atlantide. Dal momento che possiede molte abilità superumane, compresa la capacità di respirare sott’acqua e di resistere alla pressione delle acque più profonde, viene reclutato da un’organizzazione segreta che esplora le profondità dell’oceano in un sottomarinofuturibile, il Cetaceo. Harris è inoltre aiutato dalla dottoressa Elizabeth Merrill e deve affrontare il malvagio signor Schubert.
Un film di Leo McCarey. Con Victor Moore, Beulah Bondi Titolo originale Make Way for Tomorrow. Drammatico, b/n durata 92 min. – USA 1937. MYMONETRO Cupo tramonto valutazione media: 3,46 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un uomo e una donna sono stati sposati tutta una vita felicemente. La povertà li costringe ad accettare la carità dei loro figli. Lui va nel West da una figlia, lei a New York da un figlio. La cosa non funziona (nonostante la buona volontà dei vecchi) e viene decisa un’ultima destinazione. Prima di separarsi di nuovo (lei andrà in un ospizio e lui presso un altro figlio) i due sposi si salutano in un luogo che li vide felici in gioventù.
Dal romanzo (stravolto) di Nathaniel Hawthorne. Inghilterra diciottesimo secolo. Una donna tradisce il marito con un pastore. Secondo la legge, la fedifraga viene punita e le viene imposto di portare sul petto la lettera A. Dopo avventure inenarrabili, arriva un impossibile lieto fine. Davvero tutto sbagliato, quasi ridicolo.
New England, 1600 circa. Hester si lascia sedurre dal reverendo del villaggio, restando incinta. Quando torna suo marito, che lei credeva morto, viene accusata di adulterio e marchiata a fuoco con la A di adultera. Ciò nonostante, si rifiuta di denunciare il reverendo che è tra i suoi accusatori più intransigenti.
Lucy Gallant arriva in una città del Texas decisa a far carriera nel mondo dell’alta moda. Riesce nel suo intento, ma i compiti di manager la inducono a mettere in secondo piano la love story con un petroliere.
Una giovane donna, sfruttata sessualmente per tutta la vita, decide di ribaltare la situazione e sfruttare gli uomini sfortunati in una grande banca cittadina
Eva Lovelace è un’aspirante attrice che riesce a ottenere la parte della prima attrice recalcitrante proprio la sera del debutto. Interpretazione sensazionale, la strada del successo è aperta. 3° film della Hepburn che le procurò il 1° Oscar della carriera. La commedia, tratta da una pièce di Zoe Akins, mai presentata a teatro, è graziosa, ma lei è superba. Rifatto con Fascino del palcoscenico (1958).
Sceneggiatore di Los Angeles infelice si aggira tra splendidi paesaggi degli USA e festini hollywoodiani – già stravisti – in case meravigliose (alla faccia della miseria), dove regnano le solite droghe, il solito alcol a fiumi, il solito sesso commerciale, le solite feste in piscina che finiscono con tutti in acqua vestiti. Estetizzante, compiaciuto, narcisistico e greve per eccesso di simbolismi con l’aggravante di: voce (che cambia) fuori campo – roca e sospirante -raccontando una fiaba/metafora o con commenti sui massimi sistemi; divisione in capitoletti con relativi titoli (dalle carte dei Tarocchi); dialoghi vacui o insostenibili; altre scene di congressi carnali mortiferi; corsette e rincorse in spiaggia in cui nessuno bada ai costosi vestiti e alle costose scarpe bagnati dall’acqua del mare. Ci sono anche un fratello e un padre (che litigano continuamente), qualche ex ancora amata e sofferente, scene oniriche. Non se ne può più di tutto ciò e non se ne può più di una vicenda in cui tutti devono per forza essere “strani” e nessuno si diverte. E non se ne può più nemmeno del tenebroso Bale.
La tranquilla esistenza di due coniugi di mezza età viene sconvolta dall’arrivo di una coppia di strampalati vicini di casa. La moglie riscoprirà sopiti interessi culturali, il marito deciderà di cambiare completamente vita, distruggendo l’amatissimo televisore e dando fuoco alla sua linda villetta.
Kit (Sheen), giovane spazzino, e Holly (Spacek), majorette quindicenne, vagabondano per l’America diretti in Canada, lasciandosi dietro una scia di sangue. La polizia li bracca. La storia è simile a tante altre, ma si avverte una sincerità insolita, una tenerezza singolare verso i 2 protagonisti sballati e deliranti. T. Malick, appartenente a una famiglia texana di industriali petroliferi, è alla sua opera prima ma che ricchezza interiore, che respiro potente.
Cronenberg ha, in ugual misura, seguaci fanatici e detrattori accaniti. Qui si misura con la realtà virtuale. Un film-videogame o un videogame che non riesce a diventare film?
CHiPs è una serie televisiva statunitense andata in onda tra il 1977 e il 1983 sulla rete televisiva NBC. In Italia la serie è arrivata nel 1981 sulle TV locali e nel corso degli anni è stata spesso riproposta da diverse emittenti ottenendo sempre un buon successo.
La serie racconta le avventure di due agenti della California Highway Patrol di pattuglia sulle immense Freeway di Los Angeles a bordo delle loro motociclette. Frequenti erano gli inseguimenti e gli incidenti tra più veicoli causati da banditi in fuga.I due protagonisti sono il “macho” Francis (“Frank”) Llewellyn “Ponch” Poncherello e il più “equilibrato” agente Jonathan (“Jon”) Andrew Baker, coordinati dal sergente Joseph Getraer (Robert Pine), il comandante burbero del duo.Gli episodi erano di solito una combinazione di commedia leggera e poliziesco. Un episodio tipico iniziava con Ponch e Jon in pattuglia di routine o dopo essere stati assegnati ad una località come Malibu o Sunset Strip. Nel briefing alla Centrale il Sergente Getraer li incaricava di una particolare operazione da portare a termine. Di solito era presente anche una sottotrama scanzonata, Dopo alcuni tentativi falliti di arrestare la banda che stava minacciando le autostrade di Los Angeles, l’episodio culminava invariabilmente in Ponch e Jon che conducevano una caccia ai sospettati (spesso assistiti da altri membri della loro divisione), culminando con una serie spettacolare di veicoli incidentati. La puntata terminava in genere con una scenetta “leggera” in cui Ponch e Jon partecipavano a una nuova attività (come lo sci d’acqua o il paracadutismo). Queste scenette erano ideate per mostrare lo stile di vita glamour della California meridionale. Spesso, Ponch tentava di impressionare una donna che aveva incontrato durante l’episodio con la sua abilità atletica, solo per fallire e fornire a Jon, Getraer e altri il pretesto per molte risate.
Quella delle gravidanze non volute è una delle nuove tendenze hollywoodiane. Dopo Waitress e Molto incinta, un’altra pellicola dal titolo Juno affronta la difficile tematica con un tono assolutamente leggero. Il regista è Jason Reitman che ha debuttato dietro la macchina da presa con il film campione d’incassi, Thank you for smoking. Un’adolescente, sicura di sé e dalla lingua affilata, riesce ad avere il controllo della situazione una volta che scopre di essere rimasta incinta di un suo coetaneo. Tutte le questioni trattate (l’amore, il matrimonio, la libertà) sono sollevate e mai giudicate. Sospesa tra le ingenuità dell’adolescenza e le responsabilità dell’essere adulti, la ragazza è interpretata da una bravissima Ellen Page la cui versatilità espressiva ha qualcosa di unico. La sceneggiatura si caratterizza per un linguaggio molto vicino a quello che usano i ragazzi di oggi. Anche le situazioni narrate riescono ad avere una tale verosimiglianza da escludere qualsiasi traccia di finzione. Tutto il merito va a una blogger di nome Diablo Cody che è stata scoperta da uno dei produttori mentre navigava su Internet. Colpito dal suo stile umoristico, Novick ha deciso di chiamare la scrittrice per proporle la stesura dello scritto che, per tutta la durata del film, si distingue per la sua natura ultra contemporanea e spiccatamente femminile. Assolutamente originale la rappresentazione dei non protagonisti. Alla notizia della dolce attesa, i genitori di Juno sfidano le convenzioni e gli stereotipi cinematografici assumendo un atteggiamento ironico e compito. Allo stesso modo, la coppia, a cui la teenager vorrebbe affidare il bambino, rivela di possedere molte più crepe di quelle che il loro status alto borghese implicherebbe. La pellicola trova il proprio equilibrio grazie anche a una serie di elementi di contorno. Il look di Juno, le candide musiche di sottofondo e le ambientazioni cariche di colori e di vita contribuiscono a raggiungere una buona coerenza.
Un film di Clive Donner. Con Peter Falk, Jack Lemmon, Elaine May, Nina Wayne Titolo originale Luv. Commedia, durata 95 min. – USA 1967. MYMONETRO Luv vuol dire amore? valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Harry sta per accomiatarsi dalla vita, che ritiene un fallimento, gettandosi nell’Hudson, a New York, ma viene salvato dal vecchio amico Milt che lo fa innamorare di sua moglie Ellen della quale vuole sbarazzarsi per sposare Linda. Il piano riesce, ma le nuove coppie non sono felici.
Il medico legale Warren Chapin (Vincent Price), confortato dai risultati delle autopsie condotte sui cadaveri di alcuni condannati a morte, ha sviluppato la teoria secondo la quale la paura, al massimo stadio, sprigiona il “tingler”, un’energia di tale intensità da schiacciare la spina dorsale e condurre alla morte. Convinto di riuscire a materializzare questa sfuggente forza negativa, Chapin sperimenta droghe pesanti su se stesso, sulla infedele moglie Isabel e sulla muta Martha Higgins, consorte dell’equivoco Oliver, giungendo alla conclusione che il “tingler”, sempre in agguato in ciascuno di noi, può essere reso inoffensivo soltanto da un grido di terrore. Quando Martha muore, apparentemente vittima di uno dei suoi allucinogeni, Chapin, dissezionandone il cadavere, riesce finalmente a catturare la diabolica presenza, che ha la forma di un mostruoso parassita, e la chiude in una piccola gabbia. Isabel tenta inutilmente di servirsi del mostro per uccidere il marito e questi, ormai persuaso della pericolosità della sua ricerca, lo restituisce al cadavere facendo sì che Martha, per un attimo, si rianimi e provochi la morte di Oliver, vero responsabile dell’omicidio. Lo sceneggiatore Robb White è costretto a sacrificare l’elemento fantastico per architettare una soluzione che liberi il protagonista dai dubbi e renda giustizia alla povera donna assassinata. Il film che ne deriva è, in parte, macchinoso negli sviluppi e povero nelle situazioni, svolgendosi tra la sala della morgue e le borghesi pareti domestiche, e slittando tra uno scienziato un po’ folle, due donne infelici, e un uomo cinico che medita l’omicidio perfetto. Nonostante tutto, The Tingler è un piccolo cult. Girato in bianco e nero, con una breve e quasi impercettibile sequenza a colori (quella della vasca riempita di sangue), poggia sulla personalità di Vincent Price, sull’esplicito (e dati i tempi, coraggioso) riferimento al LSD, e sull’idea della “morte in diretta” che anticipa – secondo alcuni – le tematiche dell’Occhio che uccide diretto da Michael Powell l’anno successivo. Ma la vera attrazione del film, al momento della sua prima distribuzione, è il procedimento “Percepto!”, un effetto speciale – per così dire – collaterale escogitato dall’inventivo William Castle per coinvolgere direttamente il pubblico in sala. Alle ultime bobine, mentre sullo schermo si proiettava l’ombra del “tingler”, le poltrone del cinema cominciavano improvvisamente a vibrare e il pubblico, sorpreso e divertito, si abbandonava al grido liberatorio trascinato dalla voce tonante di Vincent Price che comandava di urlare per sbaragliare il mostro.
Benteen, un ranger del Texas deciso a combattere la droga venduta da Cash Bailey, si interseca con un gruppo di reduci del Vietnam che risultano ufficialmente morti, che hanno assunto un’altra identità per dare anche loro la caccia a Bailey.
Un vecchio, in occasione delle feste, viene assunto da un grande magazzino come Babbo Natale. I modi affabili dell’uomo e le sue premure disinteressate verso i piccoli lo fanno diventare il loro idolo. Un suo avversario, però, riesce a farlo passare per pazzo, ma una vedova e un avvocato prendono a cuore il suo caso.
Un film di Roger Corman. Con Jean Hale, George Segal, Ralph Meeker, Jason Robards. Titolo originale St. Valentine’s Day Massacre. Drammatico, b/n durata 100 min. – USA 1967. MYMONETRO Il massacro del giorno di San Valentino valutazione media: 3,00 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
È la cronaca romanzata del famoso massacro del 14 febbraio 1929, in pieno proibizionismo, che vide eliminarsi a vicenda le organizzazioni di Al Capone e Bugs Moran. Il giorno della strage, mentre ben sette uomini di Bugs morivano uccisi da falsi poliziotti, Al Capone, il mandante, se ne stava in Florida a prendere il sole.
Un film di Wolfgang Petersen. Con Harrison Ford, Gary Oldman, Glenn Close, Wendy Crewson, Dean Stockwell.Avventura, durata 124′ min. – USA 1997. MYMONETRO Air Force One valutazione media: 3,00 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Di ritorno da una visita ufficiale a Mosca, l’aereo del presidente USA è preso in ostaggio da terroristi che chiedono la liberazione del loro capo, il gen. Vadek, dittatore del Kazakistan e detentore di valigette nucleari russe. Minacciano di eliminare un passeggero ogni trenta minuti. Più svelto di Indiana Jones, più invincibile di Ercole, più micidiale di Rambo, H. Ford risolve tutto con la sua presenza carismatica: picchia, spara, volteggia, blocca, sgomina. L’afasia espressiva, tipica dei blockbuster a stelle e strisce degli anni ’90, si coniuga con l’arroganza manichea, revanscista e missionaria degli USA, poliziotti del mondo. A livello di regia la miscela americano-germanica si rivela sempre più deleteria per l’eccesso di patriottismo. La sceneggiatura di Andrew W. Marlowe ha almeno un merito: aver fornito a G. Oldman una figura gustosa di “cattivo”.
La struttura dell’intreccio è la stessa, identico il tema centrale (il prezzo del successo), ma è cambiato lo sfondo: non più il cinema, ma il mondo della musica rock. Dopo la prima mezz’ora non priva d’interesse a livello descrittivo, si trascina nel tiremmolla sentimentale della coppia, gonfiandosi ora in turgidi dialoghi d’amore ora in aperture liriche da cinema pubblicitario. Streisand sopra le righe. Buon livello musicale. Oscar per la canzone “Evergreen” di Streisand-Williams. 1° film di successo con colonna sonora Dolby.
Non ho trovato versioni in italiano migliori di questa.
I subita nella versione in inglese sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
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