Category: Svizzera


A Visitor to a Museum - Wikipedia

Un film di Konstantin Lopushanskiy. Con Viktor MikhaylovIrina RakshinaVera MayorovaVadim LobanovAleksandr Rasinsky. continua» Fantascienzadurata 136 min. – Russia, Germania, Svizzera 1989

Irreperibile (a quanto ci risulta) sul mercato occidentale, il film racconta di un’umanità sopravvissuta allo scioglimento dei ghiacci polari, dilaniata da una nuova forma di lotta di classe nella quale i reietti sono una massa di poveri mutanti confinati dal potere – ostile da sempre ad ogni forma di deviazione – in campi di concentramento. Un uomo in viaggio di studio tra i musei scampati alla distruzione è lo spaventato testimone, prima, e il generoso portavoce, poi, delle loro rivendicazioni.
Konstantin Lopushansky (regista anche di Quell’ultimo giorno) è stato premiato per questo film all’International Film Festival di Mosca del 1989. Citata nelle filmografie americane come Visitor of a Museum, in Germania la pellicola ha per titolo Der Museumsbesucher.

Visitor of a Museum (1989) on IMDb
Risultati immagini per Charles mort ou vif

Un film di Alain Tanner. Con François Simon, Marie-Claire Dufour, Marcel Robert, Maya Simon Titolo originale Petit fresque historiqueDrammaticob/n durata 90 min. – Svizzera 1969.

Un onesto industriale è incompreso sia dai figli che dagli operai, insensibili a qualsiasi tentativo di comunicazione. Scivolato in una crisi profonda, l’uomo fugge con due hippies e conduce vita errabonda.

Charles, Dead or Alive (1969) on IMDb
Vodka Lemon - Wikipedia

Regia di Hiner Saleem. Un film Da vedere 2003 con Romen AvinianLala SarkissianRosanna Vite MesropianIvan FranekArmen Marutyan. Genere Drammatico – FranciaItaliaSvizzeraArmenia2003durata 88 minuti. – MYmonetro 3,30 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un innevato villaggio del Kurdistan armeno, ex repubblica caucasica dell’URSS, vive Hamo, vedovo sessantenne, ex ufficiale dell’esercito sovietico con una pensione di dieci dollari al mese. Nelle sue visite giornaliere al cimitero dov’è sepolta la moglie, conosce Nina, attraente vedova cinquantenne. Per amarla vende il poco che ha. Leone d’oro di Controcorrente a Venezia 2003. Finale liricamente surreale, un po’ facile, ma all’insegna di una voglia irriducibile di vivere che è latente nel film e ne permette le cadenze stralunate e asciutte di commedia dolceamara in cui Saleem, curdo irakeno esule in Francia dopo brevi soggiorni in Siria e in Italia, trasfigura una situazione di mesta miseria. Col contributo della fotografia di Christophe Pollock, esperto nel superare le difficoltà e i rischi del biancore innevato, il regista fa parlare il paesaggio più che i personaggi tra cui i due protagonisti mantengono un’ammirevole dignità nella lotta per la sopravvivenza.

Vodka Lemon (2003) on IMDb
Locandina Il voto è segreto

Un film di Babak Payami. Con Nassim AbdiCyrus AbidiYoussef HabashiFarrokh ShojaiiGholbahar Janghali Titolo originale Raye MakhfiCommediadurata 105 min. – Italia, Iran, Canada, Svizzera 2001

Un soldato è di guardia su un’isola deserta. Al risveglio da un sonnellino vede paracadutare un’urna per le elezioni. Di lì a poco giunge via mare una giovane donna incaricata di farle svolgere in modo regolare. A lui toccherà accompagnarla con la sua jeep per consentirle di far votare i pochi abitanti. Attraverso un deserto in cui sorge un inutile semaforo e le strade polverose dei villaggi si sviluppa un rapporto di stima reciproca tra l’uomo e la donna e, forse, anche qualcosa di più. Film dai lentissimi ritmi iniziali superati i quali si può scoprire la delicatezza di una narrazione che non dimentica mai che la società, con le sue regole di convivenza, è composta da uomini e donne capaci di un sentire che nessuna regola di separazioni tra i sessi può elidere. Non solo il voto è segreto, a volte lo sono anche i sentimenti. Ma qualcosa può trasparire e allora la diffidenza iniziale si trasforma in apertura all’altro.

Secret Ballot (2001) on IMDb

Porno shock Svizzera Genere: Erotico durata 89′ Regia di Jesús Franco

Con Nanda Van Bergen, Ada Tauler, Karine Gambier, Jack Taylor, Vítor Mendes, Ly Frey, Aida GouveiaSusan raggiunge il marito Jack ad Haiti, che vive con una governante lesbica e Olga, una bionda ninfomane che si prensenta come sorella di Jack. Susan inizia ad avere strani incubi popolati da riti voodoo e morti violente.

Voodoo Passion (1977) on IMDb
FILM IN TV: "Briganti" di Otar Iosseliani - SentieriSelvaggi

Regia di Otar Iosseliani. Un film con Amiran AmiranachviliDato GogibedachviliGuio Tzintsadzé. Titolo originale: Brigands – Chapitre VII. Genere Commedia, – FranciaRussiaItaliaSvizzera1996durata 121 minuti. Uscita cinema venerdì 14 febbraio 1997 distribuito da Sony Pictures Italia. – MYmonetro 2,00 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Disposta su 4 piani temporali – il Medioevo in Georgia; gli anni della rivoluzione bolscevica; quelli dello stalinismo in Russia; il presente a Parigi e in Georgia – dove, in un fitto e fluido intersecarsi, ritornano gli stessi attori-personaggi in panni diversi, questa ilare e nerissima tragicommedia ha per protagonisti gli uomini del potere (re, boiardi, rivoluzionari, uomini della nomenclatura comunista) che oggi si sono trasformati in mafiosi, fanatici nazionalisti, uomini d’affari, insomma briganti che saccheggiano legalmente le ricchezze del Paese. Iosseliani torna in patria, senza staccarsi da Parigi, per regolare i conti con il socialismo reale e, più in generale, con il tempo sporco della Storia. Nelle cadenze dolorose eppure piane e lievi di una parabola che attinge linfa dal realismo fantastico della letteratura russa (Bulgakov più che Gogol), questo suo 7° film è anche il 1° esplicitamente politico, dunque il suo 1° film violento. Il tema centrale è la crudeltà e l’insensatezza del potere, di qualsiasi potere. Cara da sempre al regista, l’idea della ripetitività o della circolarità regge la storia degli uomini (delle crudeltà umane), e lo stesso film. Passano i secoli, gli uomini non cambiano. In questa lezione di storia che è anche una lezione di cinema, conta il mondo, cioè lo stile di Iosseliani: leggerezza, calma, ironia tragica. Conta il suo sguardo. Non più di 200 inquadrature, piane e calcolatissime, senza primi piani, con pochi dialoghi e semplici, grande attenzione ai rumori, alla musica, ai canti. “La vera commedia è sempre fondata sul dolore” (O. Iosseliani). Gran Premio Speciale della giuria a Venezia 1996.

 Briganti, briganti
(1996) on IMDb
Brasileirinho - Grandes Encontros do Choro (2005) - Documentario

Regia di Mika Kaurismäki. Un film con Teresa CristinaAdemilde FonsecaZezé GonzagaPaulo MouraLuciano Rabelo. Genere Documentario – BrasileFinlandiaSvizzera2005durata 90 minuti.

Questo documentario è una sorta di tributo al “choro”, un vecchio modo di suonare che sta alla base di tutte le composizioni brasiliane, comprese la samba e la bossa nova.

The Sound of Rio: Brasileirinho (2005) on IMDb
Risultati immagini per providence 1977

Un film di Alain Resnais. Con David WarnerEllen BurstynJohn GielgudDirk Bogarde. continua» Drammaticodurata 107 min. – Francia, Svizzera 1977. valutazione media: 4,13 su 6 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Clive è uno scrittore ormai vecchio e malato, che ha compiuto molti errori nella vita. In una notte resa particolarmente difficile dai rimorsi, egli tenta di ricostruire a modo proprio la sua storia, attribuendo ad altri, i figli, le proprie colpe. Ma il giorno dopo, quando i figli arrivano a festeggiare il suo 78esimo compleanno, Clive è ben felice di constatare quanto i due giovani siano retti e giusti. Il solo debole è lui.

Providence (1977) on IMDb

Risultato immagini per L'Amore probabilmente

Un film di Giuseppe Bertolucci. Con Sonia BergamascoRosalinda CelentanoFabrizio GifuniTeco Celio Titolo originale L’amore probabilmenteDrammaticodurata 107 min. – Italia, Svizzera 2001.

La menzogna. Sofia frequenta, insieme all’amica Chiara, una scuola di recitazione. L’insegnante, Mariangela Melato, afferma che l’attore deve saper fingere e affinare questa sua capacità. Allora Sofia mente, con tutti, anche con il suo ragazzo, Cesare. Questo la porta a scoprire una verità scomoda: Chiara e Cesare si amano.La verità. Sofia fugge. Raggiunge la Svizzera e incontra un ferroviere. In treno ha letto una rivista su cui Stefania Sandrelli afferma che l’attore cinematografico è sempre sé stesso. Al ferroviere offre per simpatia una prestazione sessuale, salvo poi recarsi dalla moglie e dirle tutta la verità. L’illusione. Sofia torna a casa sconvolta e scopre che la relazione tra Cesare e Chiara è già finita. Parte per Roma per affrontare un provino cinematografico. Qui ha luogo un duetto seduttivo tra lei e il regista sulla base di quanto afferma Alida Valli e cioè che l’attrice è un’illusa che illude. Giuseppe Bertolucci non smette di sperimentare ma questa volta lo fa con un vigore maggiore rispetto a Il dolce rumore della vita. Interrogandosi nuovamente sul senso della vita e della sua rappresentazione, Bertolucci raggiunge un livello più elevato di maturità stilistica.

Probably Love (2001) on IMDb
Locandina Qualcosa di Alice

Un film di Jan Svankmajer. Con Kristyna Kohoutová Titolo originale Neco z AlenkyAnimazionedurata 84 min. – Cecoslovacchia, Gran Bretagna, Germania, Svizzera 1987.

Alice è una bambina che immagina di lanciare sassi sulla riva di un fiume ma che, in realtà, vive in vecchio condominio circondata da bambole decrepite, cianfrusaglie scrostate ed animali imbalsamati. Quando un coniglio impagliato, all’improvviso, si anima fuggendo dalla teca di vetro nella quale era rinchiuso, Alice lo insegue a perdifiato, non esitando ad infilarsi all’interno del cassetto di una scrivania pur di raggiungerlo. Comincia così quest’opera monumentale del maestro Jan Svankmajer, forse l’ultimo vero surrealista ancora vivente in Europa, purtroppo ancora troppo poco conosciuto dal grande pubblico.

Alice (1988) on IMDb

Regia di Silvio Soldini. Un film Da vedere 2007 con Margherita BuyAntonio AlbaneseGiuseppe BattistonAlba RohrwacherCarla SignorisCast completo Genere Drammatico, – ItaliaSvizzera2007durata 116 minuti. Uscita cinema venerdì 26 ottobre 2007 distribuito da Warner Bros Italia. – MYmonetro 3,17 su 16 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Sposati da vent’anni, Michele e Elsa vivono a Genova nel benessere economico e affettivo, appena turbato dai rapporti tesi con la figlia Alice. Lui, imprenditore di brutto carattere, rimane senza lavoro. Aspetta due mesi a dirlo a Elsa per non rovinarle la festa per la laurea in storia dell’arte finalmente raggiunta. Tra un avvio di eccitata esultanza e un finale aperto c’è il doloroso logorio che la vita di coppia subisce in un alternarsi di liti, rabbie, angosce, rinunce, mortificazioni. L’8° lungometraggio di Soldini affronta due temi: l’amore coniugale, arduo da raccontare anche in letteratura, e la perdita del lavoro in un sistema socioeconomico imperniato sul precariato. Scritto con Doriana Leondeff, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli, è stilisticamente diverso dai suoi precedenti. La cinepresa sta addosso ai due protagonisti, seguiti con funzionali piani-sequenza (fotografia: Ramiro Civita), accompagnati con ammirevole discrezione dalla musica di Giovanni Venosta. Soldini evita le ripetizioni con la leggerezza dei soprassalti umoristici, le uscite a piedi o in motoretta per la fotogenica Genova, le aperture panoramiche sul golfo. La Buy e Albanese sono eccellenti nel recitare con gli occhi e tutto il corpo. Insolita cura nel disegno dei ruoli minori.

 Giorni e nuvole
(2007) on IMDb

Regia di Paolo Sorrentino. Un film Da vedere 2015 con Michael CaineHarvey KeitelRachel WeiszPaul DanoJane FondaCast completo Titolo originale: Youth. Genere Drammatico, – ItaliaFranciaSvizzeraGran Bretagna2015durata 118 minuti. Uscita cinema mercoledì 20 maggio 2015 distribuito da Medusa. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,58 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Fred e Mick sono due amici da moltissimo tempo e ora, ottantenni, stanno trascorrendo un periodo di vacanza in un hotel nelle Alpi svizzere. Fred, compositore e direttore d’orchestra famoso, non ha alcuna intenzione di tornare a dirigere un’orchestra anche se a chiederglielo fosse la regina Elisabetta d’Inghilterra. Mick, regista di altrettanta notorietà e fama, sta invece lavorando al suo nuovo e presumibilmente ultimo film per il quale vuole come protagonista la vecchia amica e star internazionale Brenda Morel. Entrambi hanno una forte consapevolezza del tempo che sta passando in modo inesorabile.
Paolo Sorrentino era atteso al varco con questo film che arriva dopo l’Oscar de La grande bellezza e la sua estetica così personale tanto da aver diviso critica e pubblico in estimatori e detrattori molto decisi. Per di più il regista tornava in competizione a Cannes dove solo due anni fa la giuria non aveva degnato del benché minimo riconoscimento il film ricoperto successivamente da molteplici allori. Il rischio maggiore però, che era più che lecito paventare da parte di chi amava il suo cinema ma non era impazzito di gioia dinanzi al suo ultimo lavoro, era quello di ritrovare un Sorrentino ormai divenuto manierista di se stesso. Il trailer del film seminava più di un indizio in tal senso ma, fortunatamente, i trailer non sono i film. Perché il Sorrentino regista è tornato a confrontarsi con il Sorrentino sceneggiatore. Se entrambi avevano deciso di convivere senza intralciare il lavoro dell’altro dando così luogo a ridondanze e compiacimenti oltremisura, in questa occasione l’uno non ha concesso all’altro (e viceversa) più di quanto fosse giusto concedergli. Ne è nato così un film compatto a cui non nuocciono neppure le molteplici sottolineature del finale. Perché questa volta il modello di Sorrentino torna ad essere se stesso, senza più o meno consci confronti con i maestri che, anche quando citati, vengono metabolizzati nel suo universo creativo. Non mancano anche qui personaggi più o meno misteriosi che appaiono e scompaiono e a cui ora è comunque lo spettatore a poter assegnare la valenza simbolica che preferisce. Perché Fred e Mick sono persone che sono state personaggi nella loro vita ma che su questo schermo tornano a presentarsi come persone. Con le loro angosce, con le loro attese, con i loro segreti e, soprattutto, con la consapevolezza di una memoria destinata a perdersi nel tempo come le lacrime del Roy Batty bladerunneriano.
Sorrentino non ne fa due vecchie glorie più o meno coscienti delle proprie attuali forze fisiche e intellettuali ma offre loro anche i ruoli di genitori che conoscono luci ed ombre di un’arte altrettanto difficile: quella che i figli pretendono che venga esercitata nei loro confronti, non importa in quale età essi si trovino. In tutto ciò, ci si può chiedere, che ruolo viene assegnato alla giovinezza del titolo? Quello di specchio riflettente (e deformante al contempo) di passioni, desideri, fragilità. Su tutto questo e su molto altro ancora Sorrentino torna a trovare la profondità, la leggerezza ma anche la concentrazione che permettono al film di levitare. Chi lo vedrà capirà il senso del verbo.

Youth (2015) on IMDb

Regia di Marco Bellocchio. Un film Da vedere 2015 con Roberto HerlitzkaPier Giorgio BellocchioFilippo TimiLidiya LibermanFausto Russo AlesiCast completo Genere Drammatico, – ItaliaFranciaSvizzera2015durata 107 minuti. Uscita cinema mercoledì 9 settembre 2015 distribuito da 01 Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,36 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Bobbio, XVII secolo: il nobile Federico Mai s’innamora della suora che vuole far condannare come strega attribuendole la colpa del suicidio del gemello prete ma non ha il coraggio del proprio sentimento. Bobbio, XXI secolo: il finto funzionario dell’Agenzia delle Entrate Federico Mai tenta di vendere le carceri dell’antico convento di suore a un nababbo russo ma l’anziano conte Basta, che vi si nasconde, lo smaschera. Finale a sorpresa di nuovo nel ‘600. Forse il più eccentrico film, ma non il migliore, del forse più eccentrico regista italiano della generazione post-bellica. Vi si intrecciano 2 storie, che in realtà sono giustapposte, avendo in comune il luogo, la falsità, la viscida viltà e il nome dei 2 protagonisti. La 1ª vicenda, in chiave di dramma storico-romantico, con rimandi alla filmografia su Giovanna d’Arco, è di limpida e lineare suggestione; la 2ª, tra il satirico e il grottesco, è più confusa e meno riuscita, s’ingolfa in un eccesso cerebrale di simbolismo, benché non sia priva di momenti incisivi. La conclusione, pur idealmente corretta, sfiora il ridicolo miracolistico. I difetti di contenuto e di sceneggiatura sono tuttavia trascesi dalla bellezza figurativa – ispirata alla pittura secentesca di Caravaggio, Velásquez, Rembrandt, in particolare nei giochi di luce e buio – e musicale (Carlo Crivelli). Raffinata sapienza fotografica (Daniele Ciprì) e scenografica (Andrea Castorina). Girato con gli allievi del laboratorio “Fare cinema” di Bobbio, diretto da Bellocchio.

Blood of My Blood (2015) on IMDb

Regia di Jean-Luc Godard. Un film con Jean-Pierre LéaudMarie ValeraJean-Pierre MockyAnne CarrelFrançoise DesproteCast completo Titolo originale: Grandeur et Décadence d’un Petit Commerce de Cinéma. Genere Thriller – FranciaSvizzera1986durata 92 minuti.

Il regista Gaspard Bazin si prepara per le riprese di un lungometraggio. Ancora in fase di casting, chiede aiuto a Giovanni Almereyda, un produttore con un grande passato alle spalle, ma ormai in declino. Con sempre maggiori difficoltà finanziarie, il brillante Almereyda viene a sua volta spronato dalla moglie Euridice, desiderosa di diventare una star del cinema. Tra i due uomini s’instaura così un gioco perverso, con il produttore che tenta in tutti i modi di accontentare la moglie pur conoscendo la reputazione di seduttore impenitente di Bazin…

Regia di Claude Chabrol. Una serie Da vedere 1986 con Jean-Claude BrialyBernadette LafontJean PoiretJean-Luc BideauJacques DacqmineCast completo Titolo originale: Inspecteur Lavardin. Genere Giallo – FranciaSvizzera1986

Lavardin va in Bretagna per indagare sull’assassinio di uno scrittore cattolico, trovato morto, e nudo, sulla spiaggia. La sua figliastra quattordicenne gli fornisce la pista giusta. Come in Una morte di troppo (e con lo stesso attore, il bravo Poiret), Chabrol fa passare attraverso lo schema dell’inchiesta poliziesca il suo disprezzo per la borghesia e il gusto per la buona tavola. Intrigante.

Inspector Lavardin (1986) on IMDb
Locandina italiana Film Socialisme

Un film di Jean-Luc Godard, Jean-Paul Battaggia, Pierre Binggeli, Fabrice Aragno, Paul Grivas, Anne-Marie Anne-Marie Miéville, Louma Sanbar. Con Patti Smith, Elisabeth Vitali, Maurice Sarfati, Christian Sinniger, Quentin Grosset. Drammatico, durata 101 min. – Svizzera, Francia 2010. – da definire MYMONETRO Film Socialisme * * * - - valutazione media: 3,00 su 1 recensione.
Un anno fa su Internet usciva un teaser di questo film con immagini totalmente criptiche. Nelle settimane precedenti Cannes 2010 (in Concorso per Un Certain Regard) il film è stato proposto sempre in Internet a velocità iperaccelerata con sottotitoli altrettanto enigmatici come “Things.Gold. Bad guys. Stories. Animals.Children. Legends.” Gidard lo descrive come una sinfonia in tre movimenti. Nel primo abbiamo una crociera con passeggeri che vanno da un criminale di guerra a un filosofo, da un ambasciatore palestinese a Patti Smith. Nella seconda dei bambini pongono ai genitori domande su libertà, uguaglianza, fraternità. Nella terza assistiamo a sei false leggende legate a Egitto, Palestina, Odessa, Ellade, Napoli e Barcellona).
Jean-Luc Godard o, molto più sinteticamente, JLG è un maestro indiscusso del cinema.Una macchina di cui ha scomposto e ricomposto a proprio piacimento i pezzi in una lunga carriera in cui non ha mai smesso di stupire per la coerenza con se stesso e, al contempo, per la vivacità intellettuale di uno stile in costante ricerca. Godard è un altrettanto costante provocatore di idee, un contagioso dinamizzatore di sinapsi e potrebbe essere un grandissimo divulgatore di riflessioni su questo nostro mondo se solo con/cedesse qualcosa di più sul piano della accessibilità del linguaggio a un pubblico (come quello delle giovani generazioni) che ha bisogno (anche se non lo sa) del suo cinema. Invece JLG manda il film a Cannes, rinuncia all’ultimo momento alla conferenza stampa mettendo in difficoltà coloro ai quali aveva concesso la sua opera ma fa anche di più. Impone il film in originale (perlopiù francese) con dei sottotitoli inglesi di estrema e provocatoria sintesi. Novello Crono che divora i propri figli, il padre della Nouvelle Vague sembra provare un insolito piacere nel limitare l’accesso a un cinema che sarebbe invece quanto mai necessario. Tre stelle per la qualità. 0 per la torre d’avorio in cui, al di là delle dichiarazioni sul cinema proprietà di tutti, JLG si sta rinchiudendo.

Film socialisme (2010) on IMDb

Regia di Jean-Luc Godard. Un film Da vedere 2014 con Kamel Abdeli, Héloise Godet, Zoé Bruneau, Richard Chevallier, Jessica Erickson, Christian Gregori, Alexandre Païta, Dimitri Basil. Titolo originale: Adieu Au Langage. Genere Drammatico, – Svizzera2014durata 70 minuti. Uscita cinema giovedì 20 novembre 2014 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmonetro 3,67 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

“Voi siete pieni di voglia di vivere. Io sono qui per dirvi no. Per morire”. Forse bisogna partire da questa dichiarazione programmatica per accostarsi al nuovo ultrapoliedrico pastiche dell’84enne Godard, che più invecchia più è avant-guardist , più spinge il suo innato sperimentalismo all’estremo. Impossibile, e comunque da tradimento, esporne una trama. È un collage anarchico di schegge di storie, analisi, aforismi, citazioni, immagini, suoni. Una sorta di Blob impazzito d’alto livello. Si può azzardare che protagonista ne è Roxy, il cane di Godard, araldo del “cinismo” (gli antichi cinici greci si fregiavano dell’appellativo “cani”), cioè di una filosofia della libertà assoluta basata sul rigetto totale della “civiltà” (“La TV fu inventata lo stesso anno in cui Hitler fu eletto cancelliere”). Ma ancor più che nei contenuti è cinico nella forma, un esempio attuale di “parresia”, cioè della capacità di dire, senza peli sulla lingua, verità scomode e irritanti: Godard usa 7 telecamere a diverse velocità, e quindi la stereoscopia e quanto di più avanzato e sofisticato la tecnologia offre, compreso il 3D, per bombardare la vista e l’udito dello spettatore con un fuoco di fila di urtanti, frastornanti, esasperanti provocazioni audiovisive. Eppure, in questo disorientante e respingente caos lucidamente organizzato, di quando in quando balenano visioni di sublime, lancinante bellezza, “alcuni momenti di grazia in un mare di cinismo intellettuale”. È, come altri film godardiani, un “vaniloquio narcisistico”, un esercizio di “nuova retorica del vuoto”? Oppure è un “film mistico” perché vuole azzerare tutte le false verità che ci assordano e ci assoggettano per aprirci a qualcos’altro che non può che presentarsi con la atterrente (non) identità del nulla? Se così fosse, il suo senso potrebbe essere lo stesso delle ultime parole pronunciate da Tommaso d’Aquino subito dopo l’esperienza dell’estasi: “Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto a quanto ho visto”. Inadeguato valutarlo in stellette. Premio della Giuria a Cannes 2014, ex aequo con Mommy di Xavier Dolan. Fotografia di Fabrice Aragno.

Goodbye to Language (2014) on IMDb
Locandina Cura la tua destra...

Un film di Jean-Luc Godard. Con Jacques VilleretJane BirkinFrançois Périer Titolo originale Soigne ta droiteCommediadurata 81 min. – Francia, Svizzera 1987.

Un pugno di personaggi vive storie apparentemente indipendenti l’una dall’altra. In realtà ognuno di essi (c’è anche il regista Godard) aspira a trovare il significato della vita (almeno della propria).

Soigne ta droite (1987) on IMDb

Un film di Emma Dante. Con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Renato Malfatti, Dario Casarolo.Drammatico, durata 94 min. – Italia, Svizzera 2013. – Cinecittà Luce uscita giovedì 19settembre 2013. MYMONETRO Via Castellana Bandiera * * * - - valutazione media: 3,04 su 33 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Samira ha tanti anni e un dolore grande: ha perso sua figlia, uccisa dal cancro e da una vita tribolata nella periferia di Palermo. Da sette anni la ritrova in un cimitero assolato e desolato, dove sfama cani e cuccioli prima di riprendere la strada di casa alla guida della sua Punto e a fianco di un genero ostile. Rosa ha una madre da lasciare andare e un passato da dimenticare a Palermo, dove accompagna Clara, la donna amata, al matrimonio di un comune amico. Inquieta e infastidita da una città da cui è fuggita anni prima, infila via Castellana Bandiera, un strada stretta e senza senso di marcia. In direzione ostinata e contraria arriva Samira e chiede il passo per raggiungere la sua casa a pochi metri dall’impasse. Contrariata e altrettanto risoluta, Rosa è decisa a mantenere la posizione. Irriducibili sotto il sole tenace di Palermo, Samira e Rosa si affronteranno in un duello che non contempla resa e retromarcia.
Di un uomo caduto morto in un duello non si penserà che “abbia dimostrato di essere in errore riguardo al proprio punto di vista”, scrive Cormac McCarthy in “Meridiano di sangue”. Allo stesso modo Emma Dante, regista teatrale che debutta al cinema, elude ‘giustificazioni’ o allineamenti, decidendo per il dicotomico senza stabilire una vittoria di una parte sull’altra o affermare quello che è giusto su quello che invece è avvertito come inopportuno. Rosa e Samira sono opposti che si osservano e si affrontano a una distanza limite. Figlia di un’altra madre e madre di un’altra figlia, sono selvagge votate alla distruzione vicendevole, corpi in stretto rapporto e dotati dello stesso corredo di dolore. La natura identica e testarda origina allora la tragedia, riflettendole geometricamente e impedendole a praticare la tolleranza e l’integrazione emotiva dell’altro. Calate in un clima ‘pagano’, che mette in scena le incomprensioni e le follie di una comunità, le protagoniste (si) ingombrano la strada del titolo e lasciano fuori campo il buco, un vuoto, uno strappo, una ferita ‘non filmabile’. Oggetto di spettacolo diventa perciò la loro ostinazione all’immobilità. Schierate l’una di fronte all’altra come in un western classico veicolano pulsioni dissidenti e negative, infilando con via Castellana Bandiera il punto di non ritorno. Il duello, celebrazione dell’ordine sulle eventualità disgregative del disordine, nel dramma di Emma Dante genera al contrario una forza distruttiva che diventa espressione fondante della pulsione di morte dei suoi personaggi. Nessuno escluso. Non ci sono regole da stabilire (e da rispettare) in via Castellana Bandiera. Dove la forza produce un diritto e la gente abita lo stesso numero civico, c’è piuttosto da scommettere sul cavallo vincente. Acme del racconto, il duello made in Italy tra una Punto e una Multipla non risolve le tensioni create dalla narrazione ma le provoca definendo geometrie che si dispongono nella profondità delle protagoniste e da lì ripartono contaminando parenti, vicini, curiosi, avventori. Disagio e inesorabilità si distribuiscono frontalmente e si incarnano in donne incapaci di qualsiasi ricognizione, di qualsiasi compassione, di qualsiasi ripresa. Interpretato dalle efficacissime Elena Cotta e Emma Dante, ‘affiancata’ dalla Clara di Alba Rohrwacher, Via Castellana Bandiera è un film a imbuto che trascina idealmente e concretamente in un gorgo di smarrimento infinito i suoi personaggi. Confronto tragico e lontano da qualsiasi purezza eroica, l’opera prima di Emma Dante ci lascia testimoni muti e agghiacciati. Impossibilitati a intervenire inserendo la retromarcia per evitare la deriva e liberare la strada a un ‘paese’ bloccato e incapace di ripartire. Se non in direzione della collisione e del suo esito sciagurato.

A Street in Palermo (2013) on IMDb

Regia di Otar Iosseliani. Un film con Nico TarielashviliLily LavinaPhilippe BasAmiran AmiranachviliOtar IosselianiCast completo Titolo originale: Adieu, plancher des vaches. Genere Commedia – FranciaItaliaSvizzera1999durata 118 minuti. – MYmonetro 3,50 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Viavai tra Parigi e un castello dei dintorni dove un nobile ubriacone (O. Iosseliani) passa il tempo a guardare trenini elettrici, mentre la moglie (L. Lavina) fa affari e il figlio Nicolas (N. Tarielashvili), travestito da povero, frequenta a Parigi ladruncoli e vagabondi, impegnato in lavoretti precari. Sotto le apparenze di affollata commedia giocosa in cadenze divertite di balletto (o di giostra?), raccontata con lo sguardo ironico da filosofo stoico e antropologo un po’ svagato, il regista georgiano continua il suo imperterrito discorso sull’assurdità, i meccanismi e i vizi (la cupidigia innanzi tutto) della vita sociale. Film da guardare e da ascoltare (più che cercarne segni, significati, morale), per cavare tutto il piacere di una sapienza combinatoria in cui sfociano varie influenze, da Buñuel a Ophüls. Per Iosseliani spirito (inteso come alcol), spiritoso e spirituale hanno la stessa radice.

 Addio terraferma
(1999) on IMDb