Una bambina di dodici anni, Alice, e la sua famiglia vivono una vita tranquilla ed agiata. All’improvviso tutto cambia quando il padre di Alice, Johan, si innamora e diventa amante della vicina di casa, la bella Anna. L’uomo vorrebbe che la relazione restasse segret ma si vede costretto ad operare una scelta.
A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l’inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma anche c’è anche chi pensa all’opera di un serial killer.Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell’assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l’ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola. Ma non è l’unica novità nella sua vita, perchè Oskar ha finalmente un’amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c’è qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e i grani occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la notte…
Last Man Down è un film di genere Azione del 2021 diretto da Fansu Njie con Daniel Stisen e Olga Kent. Durata: 87 min. Paese di produzione: Regno Unito, Svezia.
La trama di Last Man Down (2021). Una pandemia mortale ha messo a dura prova l’umanità e il soldato delle forze speciali John Wood, la cui moglie è stata uccisa barbaramente da un gruppo di mercenari, diventa un eremita nelle terre selvagge del nord. Anni dopo una donna ferita appare alla sua porta: Maria è la cavia di un esperimento di laboratorio e i suoi inseguitori credono che il suo sangue sia la chiave per una cura mondiale.
Un agiato professore di entomologia (De Wahl) trascura la moglie Irene (Teje), corteggiata dal giovane scultore Preben (Hanson) e da un ricco barone (Bryde). Preben, ingelosito, provoca un duello tra il barone e il marito di Irene, sventato da Marte (Molander), nipote del prof. e sua assistente. Irene confessa l’adulterio e chiede il divorzio. Il prof. ne è lieto perché si è innamorato di Marte. Le due coppie felici iniziano una nuova vita insieme. Ispirata alla pièce A kék róka di Ferenc Herczeg, adattata dal finnico Stiller con Gustav Molander, è l’archetipo della commedia sofisticata: brillante, ambigua, di un cinismo venato d’ironia con un risvolto in favore della poligamia. Il finale suscitò scandalo, dentro e fuori la Svezia. Fecero sensazione la sequenza girata da un aereo (una rarità nel 1920) e quella del balletto al teatro dell’Opera di Stoccolma. Ammirato da Lubitsch, influenzò il Chaplin di La donna di Parigi (1923) e, nel sonoro, Billy Wilder, Blake Edwards e persino l’Ingmar Bergman delle commedie. Jörn Donner dedicò a Stiller il suo Amare (1964). Grande successo internazionale. Muto.
Liz ( Bibi Andersson ), Marianne ( Harriet Andersson ) e Gunilla ( Gunnel Lindblom ) sono tre attrici che sono state assunte per esibirsi in una produzione itinerante di Lysistrata . Ogni donna affronta delle sfide lasciando le proprie case per andare in tournée. Marianne ha lasciato il suo fidanzato sposato e trova difficile lasciare il suo bambino nelle mani delle babysitter mentre va in tournée. Il marito di Liz ha una relazione e vuole che se ne vada mentre Gunilla, madre di quattro bambini piccoli, è esortata a non andarsene dal marito che vuole che rimanga a casa per aiutare con i bambini.
Durante il tour vengono accolti con educata indifferenza poiché i membri del pubblico non riescono a cogliere il significato del gioco o ne sono annoiati. Dopo una rappresentazione, Liz chiede ai membri del pubblico di rimanere indietro per discutere il significato dello spettacolo, ma quando cerca di parlare loro dell’importanza delle donne non reagiscono e un membro maschile della compagnia si comporta come se fosse solo una continuazione del gioco e la introduce fuori scena.
Viktor ha due amici, Arnor e Roger, e un idolo, il fratello Ole Kristian, detto OK, il miglior giocatore di hockey della zona. Un giorno Ok si rompe un braccio e quando torna a casa dall’ospedale non sembra piú lo stesso. Viktor. Dopo aver scoperto che suo fratello è gravemente malato e che è figlio di un amico di famiglia con il quale la madre ha avuto una breve avventura, si troverà ad affrontare una serie di situazioni difficili.
Nel nord della Svezia negli anni Cinquanta Elina ha nove anni e vive con la madre, la sorella e il fratellino. La loro famiglia appartiene alla minoranza finlandese, il padre è morto di tubercolosi e la bambina sente molto la sua mancanza. Anche lei si è ammalata ed ora, guarita, dopo molti mesi deve tornare a scuola. Si trova così in una nuova classe, quella della severa Tora Holm, che costringe con severe punizioni i bambini finlandesi ad imparare lo svedese. Tra l’insegnate ed Elina le cose vanno male fin dal primo giorno perché la bambina cerca di reagire all’ingiustizia e un giorno, esasperata, fugge da scuola verso le pericolose sabbie mobili vicino al villaggio.
Estate 1980. Sta per prendere il via il Torneo di Wimbledon e i due giocatori più quotati per la vittoria sono lo svedese Bjorn Borg e l’americano John McEnroe. Due tennisti, e due giovani uomini, che non potrebbero essere più diversi, almeno secondo lo storytelling dell’epoca. Borg, già quattro volte vincitore a Wimbledon, è soprannominato “Uomo di ghiaccio”: algido, apparentemente privo di emozioni, una macchina segnapunti con un rovescio a due mani che è una fucilata. McEnroe, di tre anni più giovane, è detto invece “Superbrat” perché sul campo impreca, dà in escandescenze e si accapiglia con gli arbitri.
Questo film che per intensità e profondità richiama quello del connazionale Bergman, racconta il difficile rapporto fra un maestro, che tenta di eliminare l’autoritarismo da scuola, e la moglie con cui vive senza aver voluto dei figli. Ole Dole Doff è uno scioglingua intraducibile e allude al mondo dell’infanzia a zui si rivolge questa opera seconda del regista svedese. Tormentato dalle sue incertezze, tranciato dalle contraddizioni tra “istintività” e “cultura”, diviso tra amore e odio finisce con in cadere nel delirio.
Oslo. Nisha ha sedici anni e una doppia vita. In famiglia è una perfetta figlia di pachistani. Fuori casa è una normale ragazza norvegese. Quando però il padre la sorprende in casa di notte in compagnia del suo ragazzo i genitori e il fratello si organizzano per portarla, contro la sua volontà, in Pakistan affidandola a una zia. In un Paese che non ha mai conosciuto Nisha è costretta ad adattarsi alla cultura da cui provengono suo padre e sua madre. Ci sono due modi per avvicinarsi a questo film. Uno è sbagliato e l’altro è corretto. Quello sbagliato potrebbe leggerlo come l’ennesimo attacco contro chi ha una cultura diversa finalizzato a sottolinearne solo i tratti più che negativi. Quello corretto trae origine dal sapere che la regista (nata nel 1976) all’età di 14 anni è stata rapita dai suoi familiari e lasciata in Pakistan per un anno mezzo solo perché aveva soprattutto amici norvegesi e non voleva piegarsi all’idea di non potersi comportare come loro.
Nils guida lo spazzaneve in Norvegia, ha molto lavoro, è un uomo tranquillo e un cittadino esemplare. Quando suo figlio Ingvar, ormai adulto, è trovato morto, la polizia chiude il caso come overdose. Nils si improvvisa detective, scopre che c’è del marcio e risale la filiera malavitosa a partire da chi ha ucciso suo figlio per errore, sino ai boss locali: un indigeno vegano, nevrotico e violento, e un serbo della vecchia guardia. Incosciente e fortunato, Nils scatena una piccola guerra. Il tema del giustiziere da noir nordico è stemperato con battute su welfare e clima, sull’ottima assistenza dei carcerati in Norvegia e soprattutto dai siparietti che scandiscono i morti (e sono molti) con nome, soprannome e religione. Skarsgård convincente nei panni di Nils, mentre Ganz appare a suo agio nel cesellare il vecchio, anacronistico serbo Papa. Distribuito da Teodora Film.
Elle Marja ha 14 anni ma sa già di non voler seguire le tracce della famiglia. Figlia di allevatori di renne della comunità Sami nell’estremo nord svedese, la ragazzina è vittima della discriminazione etnica degli anni ’30. Sottoposta alla certificazione della razza per frequentare la scuola riservata solo ai Sami, Elle Marja sogna una vita migliore in cui non sentirsi più diversa. Così, inizia a farsi chiamare Christina, a parlare svedese, trasferirsi in città, allontanandosi sempre più dalla sua famiglia e dalla cultura della sua gente.
Un film di Aki Kaurismäki. Con Jean-Pierre Léaud, Margi Clark, Kenneth Colley Titolo originale I Hired a Contract Killer. Commedia, durata 85′ min. – Finlandia, Svezia 1990. MYMONETRO Ho affittato un killer valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo trent’anni di lavoro nella stessa ditta londinese, un impiegato francese (Léaud) è licenziato. Falliti alcuni tentativi di suicidio, assolda un sicario a pagamento. Tornatagli la voglia di vivere, non riesce a disdire il contratto e scappa. Un divertissement? Forse, ma di classe, quasi infallibile nel meccanismo narrativo, nella direzione degli attori (Colley, sicario malato di cancro), nella scelta delle musiche. Birichino e provocatore, il regista pretende che il tango sia stato importato a Buenos Aires da un marinaio finnico. Una piccola lezione di cinema rigoroso e straniato. View full article »
Un film di Peter Flinth. Con Joakim Nätterqvist, Sofia Helin, Bill Skarsgård, Simon Callow, Bibi Andersson. Titolo originale Arn – Tempelriddaren. Azione, durata 139 min. – Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania 2007.
Sopravvissuto a una malattia gravissima, il piccolo Arn Magnusson viene inviato dai genitori in un monastero come ringraziamento a Dio per avergli salvato la vita. Addestrato all’arte del combattimento, Arn diventa cavaliere dell’ordine dei Templari. View full article »
Un film di Bo Widerberg. Con Carl Gustaf Lindstedt, Sven Wollter, Thomas Hellberg Titolo originale Mannen pa taket. Poliziesco, durata 92 min. – Svezia 1976. MYMONETRO L’uomo sul tetto valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un poliziotto ammazza i colleghi che hanno fatto morire sua moglie, innocente della colpa per la quale era finita in galera. Un altro agente, visto inutile qualsiasi tentativo di stanarlo dalla sua favorevole posizione, si espone personalmente e riesce a farlo catturare. View full article »
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