Category: Spagna


PAROLE E UTOPIA - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

Regia di Manoel de Oliveira. Un film con Leonor SilveiraLima DuarteLuís Miguel CintraRicardo TrepaRenato De Carmine. Titolo originale: PALAVRA E UTOPIA. Genere Drammatico – PortogalloFranciaBrasileSpagna2000durata 133 minuti. Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Nel 1663 il gesuita António Vieira (1608-97), celebre predicatore, è convocato a Coimbra dal tribunale dell’Inquisizione dove rievoca il soggiorno giovanile in Brasile e l’adesione alla causa degli indigeni. Impedito di predicare, si rifugia a Roma, si fa stimare dal Papa e dalla regina Cristina di Svezia, ma sente la nostalgia della patria dove il nuovo re João IV lo accoglie freddamente. Va a morire in Brasile. M. de Oliveira ha sempre fatto un cinema di Parola e di Utopia. Su Vieira (impersonato, in ordine cronologico discendente, da L. Duarte, L.M. Cintra e R. Trepa), definito da F. Pessoa “imperatore della lingua portoghese” e “maestro della forma e della visione”, ha fatto un film che, più che storico e biografico, è un autoritratto per transfert, un confronto tra il retore più famoso del Seicento e il cineasta più letterario del Novecento. Fotografia di Renato Berta, musiche di Carlo Paredes e Massimo Scapin.

Palavra e Utopia (2000) on IMDb

Regia di Manoel de Oliveira. Un film Da vedere 1999 con Françoise FabianLeonor SilveiraChiara MastroianniAntoine ChappeyPedro Abrunhosa. Titolo originale: A carta. Genere Drammatico – PortogalloFranciaSpagna1999durata 108 minuti. – MYmonetro 3,84 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Parigi, fine del ‘900. Reduce da una delusione amorosa, Mademoiselle des Chartres accetta di sposare senza amore un medico affermato. Quando s’innamora di un acclamato cantante pop che la ricambia, riesce a controllare comportamento e azioni, ma non la forza del sentimento. Per lealtà confessa il suo tormento al marito che ne muore di dolore. Invece di assecondare finalmente, come potrebbe, il suo amore, abbandona il suo mondo e se ne va in Africa con una missione umanitaria. Dal romanzo La principessa di Clèves (1678) di Marie-Madeleine Pioche de La Vergne, contessa di La Fayette, considerato il primo romanzo psicologico moderno, il 91enne Oliveira ha tratto – rischiosamente, ma con impeccabile rigore – un film di passioni violente e fatali, in bilico tra tenerezza e crudeltà, una storia non esente da influenze gianseniste e da echi del teatro tragico del ‘600 (Corneille, Racine), contrapponendola alla società di oggi, così permissiva verso l’amore e il sesso. In un film concentrato sull’intimità, la scommessa di Oliveira consiste nel proporre un personaggio mirabilmente inattuale nella sua etica e, insieme, di farne la critica attraverso la figura dell’amica suora. Tenuta, come e più che gli altri attori, su un registro di recitazione atonale e vestita da Cerruti, la figlia di Mastroianni e C. Deneuve si è doppiata nell’edizione italiana con un attraente accento francese. Premio della Giuria a Cannes. Dallo stesso romanzo deriva La principessa di Clèves (1961).

The Letter (1999) on IMDb

Regia di Lucía Puenzo. Un film Da vedere 2013 con Alex BrendemühlNatalia OreiroDiego PerettiElena RogerGuillermo PfeningCast completo Titolo originale: The German Doctor. Genere Drammatico, – ArgentinaFranciaSpagnaNorvegiaGermania2013durata 93 minuti. Uscita cinema giovedì 8 maggio 2014 distribuito da Academy Two. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,13 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un uomo misterioso si aggira per l’Argentina degli anni Sessanta. Parla tedesco e si interessa in modo particolare ad una ragazzina bionda con gli occhi azzurri e alle sue difficoltà a crescere in statura. Pur essendo un medico si offre come veterinario, e disegna su un quaderno animali (ma anche esseri umani) dettagliandone misure e proporzioni. Quell’uomo è il dottor Josef Mengele, fuggito in Argentina e inseguito dagli uomini del Mossad, che lo pedinano da anni senza riuscire ad acciuffarlo, perché Mengele è maestro nell’infiltrare le piccole comunità dove si nasconde, spesso con il sostegno di espatriati dalla Germania nazista ancora devoti al Fuhrer.
The German Doctor – Wakolda, che ha partecipato al festival di Cannes 2013 nella sezione Un certain regard, ripercorre una delle tappe della fuga di Mengele. Il dottore avvicina una famiglia che ha legami con la scuola tedesca locale: la madre è vistosamente incinta; il padre, di origini italiane, costruisce bambole che sono pezzi unici; la figlia è la ragazzina bionda di cui sopra, troppo minuta per la sua età e desiderosa di crescere più in fretta. L’opera di seduzione di Mengele riguarderà tutti i componenti del nucleo famigliare facendo leva sul desiderio di “migliorare” la specie attraverso la ricerca genetica. The German Doctor – Wakolda è un horror senza babau, perché anche il protagonista rivela sempre e solo la sua faccia più “normale”: ma è proprio questo a renderlo agghiacciante.

Lucía Puenzo, figlia di quel Luis che vinse l’Oscar con La storia ufficiale, mantiene un controllo saldo sulla storia evitando ogni sensazionalismo e creando un’atmosfera ipnotica reminescente di quella che sapeva suscitare il vero medico di Auschwitz. La sua è la seduzione (e la banalità) del Male, e Puenzo ci mostra come nessuno ne sia immune. Il miraggio dell’eugenetica inseguito da Mengele attraverso gli esperimenti umani sia nei campi di concentramento che durante la sua fuga in Sud America si fonde con quel desiderio di omologazione, ancora oggi ben presente, che mira ad annientare l’unicità degli individui in favore di uno standard di perfezione seriale.
The German Doctor – Wakolda sembra una favola nera dei fratelli Grimm, ma l’orrore scaturisce dalla consapevolezza che un personaggio come Mengele è davvero esistito e che mostri come lui si aggirano ancora fra noi. Lucia Puenzo avanza anche una critica sottile al suo popolo che ha accolto gli ex criminali nazisti senza porsi troppe domande, spesso diventando complice della loro fuga dalla giustizia. E guarda allo spettatore dicendo: Che cosa avreste fatto voi? Che cosa fareste, se succedesse ancora?

The German Doctor (2013) on IMDb

Regia di Roman Polanski. Un film con Johnny DeppLena OlinEmmanuelle SeignerFrank LangellaJames RussoBarbara JeffordCast completo Titolo originale: The Ninth Gate. Genere Horror – FranciaSpagna1999durata 132 minuti. – MYmonetro 2,92 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dean Corso, esperto di libri antichi, è assunto dal collezionista Boris Balkan, studioso di occultismo che possiede una copia del volume Le nove porte del regno delle tenebre (1666), scampata ai roghi dell’Inquisizione. Ne esistono altre due e sospetta che una delle tre sia falsa. Quale? Il viaggio-inchiesta che porta Corso da New York in Europa è funestato da segni inquietanti e morti misteriose. Dal romanzo El Club Dumas (1993) di Arturo Pérez-Reverte, adattato con Enrique Urbizu e John Brownjohn, è derivato un film polanskiano a 18 carati. Storia di una investigazione (forse l’unica sullo schermo) imperniata su un libro e impregnata di soprannaturale, è un film laico sulla falsità delle apparenze e delle credenze che non si preoccupa più di tanto di prendere le distanze dalla sua materia perché “preferisce la reticenza, l’affidarsi all’intelligenza dello sguardo più che alla visione” (G. Cremonini). Tolto il debole finale, la costruzione narrativa è ingegnosa.

 La nona porta
(1999) on IMDb

TERRA E LIBERTÀ - Spietati - Recensioni e Novità sui FilmRegia di Ken Loach. Un film Da vedere 1995 con Ian HartIcíar BollaínRosana PastorTom GilroyAngela ClarkeFrédéric PierrotCast completoTitolo originale: Land and Freedom. Genere Drammatico – Gran BretagnaSpagna1995durata 105 minuti. distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,80 su 22 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

1994. In seguito all’improvvisa morte del nonno, un operaio inglese di Liverpool, la nipote scopre la sua militanza in Spagna durante la guerra civile, frugando tra carte, fotografie, articoli di giornale e un panno rosso contenente della terra. Da qui si snoda il percorso del giovane David Carr che, nel 1936, decide di arruolarsi nella milizia internazionale del Poum (Partido Obrero de Unificación Marxista) per combattere contro i franchisti: faranno presto seguito gli scontri interni alla sinistra e la delusione ideologica. Alla passione politica si intreccia anche quella amorosa per Blanca, compagna di lotte.
Da rivoluzionario tenace qual è sempre stato, Ken Loach rievoca il fratricida conflitto tra comunisti d’osservanza sovietica e comunisti rivoluzionari e anarchici che squassò le fila dei repubblicani durante la guerra in Spagna, riuscendo a rendere il palpito di un passaggio chiave della storia contemporanea. Che il regista inglese abbia stravolto o meno la storia, come vollero le polemiche successive all’uscita, Terra e libertà è un film palpitante e vero che vuole togliersi dall’impaccio dell’apologia adottando la scelta del punto di vista di David Carr, filtro singolo di una storia comune: è soltanto sua l’esperienza di cui siamo spettatori, sue le idee e le scelte, gli amori e le delusioni, come dimostrano i numerosi ritorni al presente con la nipote che cerca di scoprire sempre di più di un uomo (e di un passato) per lei ancora sconosciuto.
Qui più che in altri titoli, la forza del cinema di Loach sta nel cogliere l’esatta accordatura tra linea politico-ideologica e vibrazione del racconto, impegno e cuore: davvero pochi i registi che avrebbero saputo rendere altrettanto appassionante una sequenza lunga e concettualmente didattica come quella del dibattito tra i compagni del Poum. Senza spettacolarizzare né spingere sulla commozione, la “rivoluzione tradita” è affrontata di petto, con spontaneità, finendo quindi col palesare la posizione degli autori al di là delle schermature e delle accortezze: «Loach e il suo sceneggiatore Jim Allen pensano che le divisioni anche letali all’interno della sinistra, la rinuncia alla rivoluzione e i compromessi voluti da Stalin, abbiano consentito l’instaurarsi della dittatura di Franco in Spagna, abbiano favorito quel rafforzarsi fascista in Germania e in Italia che fu all’origine della seconda guerra mondiale» (Lietta Tornabuoni, ’95 al cinema, Baldini & Castoldi).
Già collaboratore del cineasta per i precedenti L’agenda nascosta e Piovono pietre, Jim Allen – per la sua sceneggiatura originale – ha tratto ispirazione anche dal romanzo-reportage Omaggio alla Catalogna di George Orwell.

Land and Freedom (1995) on IMDb

Un film di Juan José Campanella. Con Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino, Guillermo Francella.  Titolo originale El Secreto de Sus Ojos. Drammatico, durata 129 min. – Argentina, Spagna 2009. – Lucky Red uscita venerdì 4 giugno 2010. MYMONETRO Il segreto dei suoi occhi * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su 79 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

4 personaggi principali e un giovane che a Buenos Aires 25 anni prima stuprò e uccise una giovane donna. Scovato dopo ricerche rese difficili dalla giustizia corrotta durante il tirannico regime militare (1976-83), l’assassino è rimesso in libertà. Cupo colpo di scena finale. Scritto dal regista con Eduardo Sacheri da un suo romanzo (2005). In questo Oscar 2010 (miglior film straniero) il crimine è solo “il vassoio sul quale è servita la pietanza principale” (J.J. Campanella). La pietanza è l’amore: quello che per 25 anni ha impregnato il bancario Ricardo Morales, marito dell’uccisa; quello che Benjamin Esposito non ha dichiarato a Irene, suo superiore in un tribunale penale; quello che Irene ha nascosto, aspettando che Benjamin si dichiarasse. Con l’amore c’è il tema della memoria, privata e pubblica, e i fantasmi torbidi che tiene in vita, ma che non riempie il vuoto percepito in vari modi dai personaggi. È un mélo in nero, con le tipiche ridondanze del genere, guastate nella 2ª parte da qualche ripetizione. Attori funzionali. La strepitosa sequenza dello stadio è un buon esempio dell’uso del digitale. Lucky Red distribuisce.

The Secret in Their Eyes (2009) on IMDb

Locandina Mare dentroUn film di Alejandro Amenábar. Con Javier Bardem, Belen Rueda, Lola Dueñas, Mabel Rivera, Celso Bugallo. Titolo originale Mar adentro. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 125 min. – Spagna 2004. uscita mercoledì 8 settembre 2004. MYMONETRO Mare dentro * * * * - valutazione media: 4,04 su 62 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Chi scrive, nel tentativo forse inutile di evitare grossolane stilizzazioni, vorrebbe astenersi dall’emettere un qualsiasi giudizio etico sul film di Amenabar in concorso a Venezia 2004.
Premessa fondamentale perché Mar adentro passa su un tema troppo delicato e fragile per essere qui discusso: l’eutanasia, ciò cui Ramón, il protagonista del film, ambisce da 28 lunghi anni, da quel giorno maledetto in cui un tuffo mal calcolato lo ha reso tetraplegico, costretto per sempre dentro quattro mura, su una letto, tagliato fuori della sua stessa vita.
Il ritorno in Spagna di Amenabar è un’opera meravigliosa dall’inizio alla fine, che si pregia di una grande prova d’attore di Javier Bardem, tra i migliori in circolazione oggi. In Mar adentro l’uomo/la storia si racconta da sé, attraverso i profumi, i colori e i suoni della vita che materializza con efficacia sublime. Amenabar scansa verbosità e moralismi sempre abusati dai film che trattano di handicap, e ci regala un gioiello che sa parlare al cuore e alla testa, capace di infondere nuova speranza che il cinema possa tornare a narrare l’uomo con toni epici. È proprio questa la banale, sconcertante, sconvolgente novità di Mar adentro: che il suo protagonista non è un tetraplegico, un “più debole”, un freak. No, Ramón Samperdo è un uomo. E scusate se è poco.
Mare dentro non deludele aspettative che un titolo così evocativo genera: un film magnifico, che parla di uomini, del loro rapporto con il mondo e la natura, di Dio e della morte, e ne fa uno spettacolo grandioso. Proprio quello che è la vita. Proprio quello che è il cinema.

The Sea Inside (2004) on IMDb
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Un film di Ladislao Vajda. Con Pablito Calvo, Rafael Rivelles, Antonio Vico, Isabel De Pomes Titolo originale Marcelino pan y vino. Drammatico, Ratings: Kids, b/n durata 90′ min. – Spagna, Italia 1955. MYMONETRO Marcellino pane e vino * * * * - valutazione media: 4,06 su 20 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo di José María Sanchez Silva: nella Spagna dopo l’invasione napoleonica un bambinello, abbandonato in fasce, cresce in un convento, amorevolmente accudito dai frati, ma sente la mancanza di una vera famiglia; scopre in soffitta un crocifisso al quale parla, porta giornalmente da mangiare e chiede di poter vedere finalmente la mamma: il Cristo l’accontenta, portandolo con sé in cielo. Un classico del genere strappalacrime-cattolico-edificante ad alto tasso di zuccheri sentimentali. Ancor oggi rimane il film spagnolo di maggior successo nel mondo; in Italia fu visto da undici milioni di spettatori. E il piccolo Calvo divenne una star, anzi una meteora.

The Miracle of Marcelino (1955) on IMDb
La Cienaga: Amazon.it: Borges/Moran: Film e TV

Regia di Lucrecia Martel. Un film con Graciela BorgesMercedes MoránMartin Adjemian. Genere Drammatico – ArgentinaSpagna2001durata 103 minuti. 

Nel nordovest dell’Argentina, Mecha è in vacanza con 4 figli adolescenti e un marito alcolista alla Mandragora, villa di campagna il cui conforto è un ricordo del passato. Le fa visita la cugina Tali con 4 figli piccoli e un marito normale. Splendido esordio nel lungometraggio di L. Martel che – grazie a una sceneggiatura di echi cechoviani, premiata al Sundance – governa con sapiente sensibilità e un fluido senso del cinema una storia corale ove si confrontano tre età e due classi sociali. Film di atmosfere e personaggi disegnati con profonda verità. Rende palpabili il degrado della classe media argentina in preda all’ansia e al disagio, la presenza minacciosa di una natura né amica né ospitale, la critica di costume e gli intermezzi umoristici, la tensione latente e l’abbandono proustiano alla memoria. Spiccano G. Borges e M. Morán, attrici famose in patria. Premio per l’opera prima a Berlino 2001. Ciénaga vuol dire palude.

The Swamp (2001) on IMDb

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Antonio de la TorreHugo SilvaMiguel Ángel SilvestreLaya MartíJavier CámaraCast completo Titolo originale: Los amantes pasajeros. Genere Commedia, – Spagna2013durata 90 minuti. Uscita cinema giovedì 21 marzo 2013 distribuito da Warner Bros Italia. – MYmonetro 2,73 su 11 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il volo 2549 della compagnia Península, diretto a Città del Messico, registra un danno tecnico al carrello. Azzoppato come il suo bizzarro equipaggio, l’aereo gira in tondo sul cielo di Toledo in attesa che un aeroporto venga attrezzato per gestire atterraggio e emergenza. ‘Narcotizzati’ i passeggeri e le hostess della classe turistica, a vegliare i pochi clienti della business ci sono due assistenti di volo e il responsabile di cabina, col vizio della tequila e del sesso ad alta quota. Invaghito del capitano, bisessuale, non disdegna una fellatio al co-pilota, ancora indeciso sulla sua natura e in attesa di istruzioni dalla torre di controllo. Composti ai loro posti conversano intanto di vita e di morte una coppia di sposi novelli e drogati, un finanziere ricercato, un killer professionista, un playboy irriducibile, una consumata protagonista della cronaca rosa e una rabdomante di trapassi vergine. Intrattenuti con siparietti e agua de Valencia corretta alla mescalina, sognano il Messico e dimenticano la paura, ‘precipitando’ nel sesso e nel piacere.
Dopo aver ‘cambiato pelle’ e abitato i tessuti delle emozioni, Pedro Almodóvar lascia il principio di realtà per quello del piacere. Decollato e invertita la rotta, vola verso il passato e una ritrovata esuberanza sessuale. A governare un aereo in avaria e in volo a ellissi su Toledo è la legge del desiderio e il registro dell’eccesso, congenitamente connaturato all'”almodramma”. Emancipata e ardente, Gli amanti passeggeri è una commedia alla mescalina e come l’alcaloide del peyote ha un’azione eccitante sullo spettatore e sui passeggeri, che affollano una fusoliera satura di colori, pop e omosessualità. Radicale e in barba alle mezze misure, Almodóvar gira un film che pratica l’amoralità propria dello humor camp, guardando alla Spagna e alla crisi che l’ha piegata.
In panne, come il suo aereo, la Península gira a vuoto dentro un cielito lindo, indecisa se precipitare o atterrare. Nell’attesa, mentre la classe operaia è sedata per evitare il panico e le ‘discese’ in piazza, la ‘prima classe’ si intrattiene come può dopo aver fallito a terra vita, matrimoni e banche. Se il Paese vive in equilibrio inerziale sotto un regime di dittatura finanziaria, nell’alta quota della finzione Almodóvar cerca e trova la sua catarsi, risvegliando i suoi personaggi agli anni della movida madrilena.
La sregolatezza e la piena libertà che caratterizzarono lo spirito della capitale spagnola nell’era postfranchista risalgono come un rigurgito o uno schizzo organico a sfogare il dolore, la perdita e la sconfitta. La dismisura impatta il compromesso e drammatizza una realtà che in Spagna come in Italia ha preferito governare e controllare le pulsioni melodrammatiche dell’immaginario collettivo, declinandole in forme espressive addomesticate. In un tourbillon di lacrime, desideri, turgori, umori, eccessi, cadute, impennate, punti esclamativi ritmici e coreografici, Almodóvar cortocircuita personaggi, destini e dialoghi fino all’appagamento nell’amplesso. Perché il suo cinema non conosce scacco e trova sempre soddisfazione, rimandando la morte o raggiungendo il massimo piacere nel suo approssimarsi.
Lasciata la casa e la città, collocazioni ideali della sua filmografia, l’autore spagnolo pratica l’autoerotismo a cinquemila metri di altezza, invitando i suoi attori a una sessualità gioiosa. Lo sanno bene Javier Cámara, Carlos Areces e Raúl Arévalo, steward ineguagliabili e gaissimi dentro un crescendo musicale. Sulla pista restano invece gli attori di ieri, amabili zavorre e indissolubili legami. Assegnati ai blocchi e al trasporto bagagli, Penélope Cruz e Antonio Banderas sono comparse ‘gravide’ di (altre) storie.

I'm So Excited! (2013) on IMDb
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LABIRINTO DI PASSIONI (Vendita) - SentieriSelvaggi

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Helga LinéImanol AriasCecilia RothAntonio Banderas. Titolo originale: Laberinto de Pasiones. Genere Commedia – Spagna1982durata 100 minuti. – MYmonetro 2,98 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una serie di intricate vicende di un gruppo di persone tutte ossessionate dal sesso: da Reza Niro, un diverso, a Sexilia, ninfomane. Recuperato nel 1990 sulla scia del successo di Almodóvar (che qui appare nelle vesti del regista di fotoromanzi), è un filmaccio sgangherato, senza centro, piuttosto mal recitato. Il peggior torto che gli si può fare è quello di prenderlo sul serio.

 Labirinto di passioni
(1982) on IMDb

Un film di Pedro Almodóvar. Con Eusebio Poncela, Carmen Maura, Miguel Molina, Bibì Andersen, Antonio Banderas. Titolo originale La ley del deseo. Drammatico, durata 106′ min. – Spagna 1987. – VM 18 MYMONETRO La legge del desiderio * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Gli amori di un regista omosessuale, diviso tra due ragazzi (uno poi ucciderà l’altro), e quelli di sua sorella, attrice procace che un tempo era suo fratello, transessuale immerso nella memoria dell’amore incestuoso per il padre col quale era scappata di casa e per il quale aveva cambiato sesso. Il film che impose in Italia Almodóvar, poligrafo eccentrico di origine contadina, ex hippy, teatrante, cineasta alternativo della trasgressione: un cocktail di romanticismo e buffoneria, surrealismo e grottesco, melodramma e farsa. Il trionfo del cattivo gusto, ma volutamente portato all’estremo e condito con umor nero di inconfondibile segno ispanico. Può affascinare o irritare, certamente diverte.

Law of Desire (1987) on IMDb
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Si vede discretamente ma è probabile che sia un vhsrip

La mala educación - Film (2004) - MYmovies.it

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Gael García BernalFele MartínezJavier CámaraLluís HomarDaniel Giménez CachoCast completo Genere Drammatico – Spagna2004durata 110 minuti. Uscita cinema domenica 10 ottobre 2004 – MYmonetro 2,80 su 33 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Due ragazzi, Ignacio ed Enrique, scoprono l’amore, il cinema e la paura in una scuola religiosa all’inizio degli anni ’60. Padre Manolo, direttore dell’Istituto e insegnante di Lettere, è testimone e attore di queste prime scoperte. I tre personaggi si rincontreranno altre due volte, alla fine degli anni ’70 e nel 1980. Questo secondo incontro segnerà la vita e la morte di uno dei due.”
Questa è la breve trama che Almodovar ha fatto inserire nel materiale per la stampa. Infatti è quanto basta per seguire il film senza avere troppi ‘svelamenti’ superflui. Perché questo non è un film ‘scandalo’ come il battage pubblicitario ha voluto far credere. Sui preti pedofili ha detto (e fatto) di più di recente il Vaticano. Questo è un film sullo scrivere della realtà perché diventi cinema e, per di più, cinema di genere.
Almodovar vuol realizzare un ‘noir’. Alla sua maniera ma pur sempre un ‘noir’. Questo progetto fa sì che il film, rispetto ai suoi due ultimi capolavori, sia quasi raggelato. La vita tenta di scorrervi all’interno ma trova continui ostacoli nella forma della narrazione. È come se, a dispetto delle numerose dichiarazioni in senso contrario, Almodovar sentisse la materia troppo vicina a sé per immergervisi dentro e avesse il bisogno di nascondersi dietro lo schermo. Quello del cinema e delle sue scelte narrative. La sua filmografia non ne guadagna molto. Tre stelle di stima.

Bad Education (2004) on IMDb
L'indiscreto fascino del peccato: Amazon.it: varie, varie, varie: Film e TV

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Carmen MauraJulieta SerranoCristina Sánchez PascualMarisa ParedesChus LampreaveCast completo Titolo originale: Entre tinieblas. Genere Grottesco – Spagna1983durata 87 minuti. – MYmonetro 2,98 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Morto il fidanzato per overdose, cantante di flamenco si rifugia nel piccolo convento madrileno delle Redentoras Humilladas dove le suore si iniettano eroina, allevano una tigre e molte galline, scrivono sotto pseudonimo romanzetti spinti, s’impegnano in un futuro viaggio in Thailandia come corrieri della droga. Il che non impedisce loro di essere pie, generose, amanti del prossimo. Questo melodramma raffreddato con i veleni del grottesco non è una parodia: i sentimenti di queste donne, suore o peccatrici, sono presi sul serio. È sbracato e divertente a causa della strategia retorica di Almodóvar che spiazza lo spettatore, suscitando in lui “la percezione e l’accettazione di un mondo in cui il disordine eccede e sfida ogni ricomposizione” (A. Wilde), strategia che sarebbe uno dei caratteri del postmoderno. Maciullato dalla distribuzione (e dalla censura) italiana.

 L'indiscreto fascino del peccato
(1983) on IMDb

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Rossy De PalmaVictoria AbrilPeter CoyoteVerónica ForquéBibiana Fernández. Titolo originale: Kika. Genere Commedia, – Spagna1993durata 111 minuti. Uscita cinema giovedì 19 gennaio 1995 distribuito da Filmauro. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,06 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

C’è una truccatrice che deve fare i conti con le sindromi del suo partner il cui padre ha ucciso la madre. C’è un pornodivo che stupra fanciulle. C’è una reporter TV in cerca di storie trucide da inserire nel suo show. E le storie si intrecciano. 10° film di Almodóvar, uscito in Italia con un ritardo di 2 anni: una feroce, grottesca, violenta satira sui mass media all’insegna del Kitsch premeditato. La mano del più interessante autore del cinema spagnolo si sente, ma anche la maniera. L’operazione è solo parzialmente riuscita.

 Kika - Un corpo in prestito
(1993) on IMDb

Regia di Pedro Almodóvar. Un film Da vedere 1991 con Victoria AbrilMarisa ParedesMiguel BoséJavier BardemBibiana Fernández. Titolo originale: Tacones lejanos. Genere Commedia – Spagna1991durata 119 minuti. – MYmonetro 3,06 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Becky (Paredes), diva della canzone, torna a Madrid, dopo anni di successo in Messico, e rivede la figlia Rebecca (Abril) annunciatrice di un telegiornale. Quando suo marito, ex amante di Becky, è assassinato, un giudice (Bosé) dalla doppia vita indaga, senza credere alla confessione che Rebecca fa in diretta TV. In questo falso melodramma dai personaggi eccentrici Almodóvar combina sapientemente la leggerezza ironica del tocco e la gravità dolorosa dei tempi tenendo lo spettatore sulla corda. Musiche del giapponese Ryuichi Sakamoto.

 Tacchi a spillo
(1991) on IMDb

Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Carmen MauraFélix RotaetaAlaskaEva SivaCecilia RothConcha GrégoriCast completo Titolo originale: Pepi, Luci, Bom y otras chicas del Monton. Genere Commedia – Spagna1980durata 80 minuti. – MYmonetro 2,56 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Pepi coltiva pianticelle di marijuana sul balcone. Un poliziotto la scopre e accetta di non denunciarla in cambio della sua verginità. Per vendicarsi, Pepi chiede aiuto all’amica Bom che seduce la moglie masochista del poliziotto e lo fa bastonare dagli amici, che sbagliano e pestano il suo gemello. Opera prima del trasgressivo regista spagnolo, ex impiegato della SIP, omosessuale e rockettaro, girata in 16 mm nel 1978, è un divertente, caotico, ironico quadro di un microcosmo che riesce a far ridere, a scandalizzare o imbarazzare con canagliesca grazia amorale.

 Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio
(1980) on IMDb

Regia di Pedro Almodóvar. Un film Da vedere 2016 con Emma SuarèzAdriana UgarteDaniel GraoInma CuestaDarío GrandinettiCast completo Titolo originale: Silencio. Genere Drammatico, – Spagna2016durata 99 minuti. Uscita cinema giovedì 26 maggio 2016 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,46 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La preparazione del trasloco riporta la 50enne Julieta al passato: decide così di non partire più con il suo compagno e scrive invece una lettera alla figlia che non vede da 13 anni per raccontarle la storia del suo amore per Xoan e della sua scomparsa. In concorso al 69° Festival di Cannes, è un carrozzone di personaggi in coma, incidenti letali, abbandoni, egoismi, mali incurabili, solitudine, ripicche. Il filo che li lega è un devastante senso di colpa che punisce per ogni peccato e annienta per ogni piccola gioia. Almodóvar scrive una sceneggiatura ispirata a 3 storie di Alice Munro – Fatalità , Fra poco e Silenzio – e dirige i personaggi quasi prendendone le distanze, in una storia greve, una tragedia della realtà, con una recitazione volutamente secca, asciutta, quasi monocorde. La singhiozzante musica di Alberto Iglesias non basta a zuccherare un film intriso di solitudine, dolore, depressione.

 Julieta
(2016) on IMDb
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Regia di Pedro Almodóvar. Un film Da vedere 1988 con Carmen MauraAntonio BanderasJulieta SerranoRossy De PalmaMaria Barranco.Cast completo Titolo originale: Mujeres al borde de un ataque de nervios. Genere Commedia – Spagna1988durata 88 minuti. – MYmonetro 3,28 su 16 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una donna sta per essere abbandonata dal suo amante, un famoso doppiatore cinematografico. Mentre cerca di rintracciarlo s’imbatte nel figlio dell’amante, in un’amica che crede di essere inseguita dalla polizia e infine nella nuova fiamma del suo ex. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, ha vinto un premio ai Nastri d’Argento, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 1 candidatura a Golden Globes,

Women on the Verge of a Nervous Breakdown (1988) on IMDb
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Regia di Pedro Almodóvar. Un film Da vedere 1984 con Carmen MauraVerónica ForquéÁngel De Andrés LópezGonzalo SuarezLuis HostalotCast completo Titolo originale: ¿Qué he hecho yo para merecer esto?. Genere Commedia – Spagna,1984durata 99 minuti. – MYmonetro 3,50 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il nucleo centrale del quarto lungometraggio del regista spagnolo Almodovar è rappresentato da Gloria, casalinga tutta casa e cucina. Vive col marito tassista un’esistenza miseranda e ha accumulato una grande frustrazione. È la sfortuna in persona. Non è però un film drammatico secondo la follia del suo autore, è una parodia che non manca di evidenziare aspetti emblematici di quotidianità, e il dramma esiste.

What Have I Done to Deserve This? (1984) on IMDb
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