In a suburb of Bucharest, a 13-year-old boy,[2] Andrei (Gabriel Huian), together with some of his friends, watches the prostitutes’ show every night from a rooftop and how they are being taken by drivers. The boy falls in love with one of the girls, called Marilena (Mădălina Ghiţescu), and finds out that he needs a decent sum of money in order to approach her.
Un uomo che vive in un piccolo appartamento insieme a tre gatti ha un malore. Viene soccorso da un’infermiera che decide di portarlo in ospedale. Sul percorso però una serie infinita di imprevisti sembra trasformare un piccolo incidente di percorso in un vero incubo.
Il nonno di Roman è morto e il nipote ha ricevuto in eredità i suoi terreni in campagna. Vi si reca intenzionato a venderli e scopre che il nonno era a capo di una banda di criminali che hanno tutta l’intenzione e la determinazione necessarie per minacciarlo al fine di impedirgli la vendita. Bogdan Miriča ama il cinema di genere ed ha appreso con grande attenzione la lezione di Sam Peckinpah. Sa cioè come costruire una fortissima tensione grazie alla quale la violenza dell’ambiente si fa sentire ancor prima di esplodere grazie ad un uso dello spazio che ne prefigura la pervasività. Ci anticipa questa sua dote già nella sequenza iniziale in cui delle bolle d’aria in una palude conducono a una scoperta non piacevole. Tutta la prima parte del film è funzionale alla costruzione del clima in cui immergere il protagonista ‘cittadino’ quasi fosse (e di fatto lo è) un alieno proveniente da chissà quale galassia. Miriča non ha alcuna pretesa socio-politica. Non ha nessuna intenzione di riflettere su cosa sia oggi la Romania. Al contrario ci dice come, per lui, è sempre stata, almeno in parte, nel profondo, con regole proprie che né il regime di Ceausescu né l’odierna democrazia hanno minimamente scalfito. Ci parla cioè di una realtà rurale in cui dominano le leggi del clan le quali hanno la ferocia come unico comune denominatore.
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