I “fast food” esistono anche su un pianeta molto lontano dal nostro: peccato che Lord Crumb, proprietario di un’importante catena galattica, abbia preso di mira la Terra: dove intende sterminarne gli abitanti per poter così offrire carne fresca ai suoi clienti.
Dopo la morte di suo padre Jeff (Matthew Chamberlain), il famoso fotografo di guerra Paul Prior ( Matthew Macfadyen ) ritorna nella sua città natale nell’Isola del Sud della Nuova Zelanda . Paul si riunisce anche con il fratello minore Andrew (Colin Moy), un pio allevatore di struzzi locale, sposato con la molto religiosa e agorafobica Penny ( Miranda Otto ). Sotto la pressione di Andrew, Paul prolunga con riluttanza il suo soggiorno per aiutare a sistemare la vendita del cottage del padre e del frutteto adiacente.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Un incredibile viaggio nel mondo della propaganda occidentale, una critica spietata al nostro modello di vita che mostra un inferno di consumismo in oscena esibizione, dove le celebrità e il terrorismo sono minacce di uguale misura. È un filmatochoc apparso insidiosamente su Youtube: l’opera, si dice, di due studenti nordcoreani. Ma quanto nel film è reale, quanto finzione? Si tratta di una controversa opera anonima o di un’astuta opera propagandistica, prodotto del mostruoso meccanismo che finge di denunciare? Lo spettatore lo scopre a proprio rischio e pericolo nel dipanarsi di questo documentario, che ci mostra come in uno specchio deformante il volto grottesco della nostra quotidianità.
Palma d’Oro, ex aequo, al Festival di Cannes. L’originale regista di Sweetie e Un angelo alla mia tavola debutta nel grande cinema ufficiale. Ciò comporta co-produzioni, grandi nomi, capitali cospicui e una storia di buona presa per il pubblico.Ma la Campion mantiene intatta la sua personalità di autrice. Purtroppo la bravura tecnica questa volta sfiora il manierismo. Ancora una volta la protagonista è una donna con problemi di comunicazione con gli altri. È muta, vedova con una figlia, e per convenienza familiare deve sposare uno sconosciuto. Si trasferisce con lui in un’isola sperduta in Nuova Zelanda. Non le è concesso di suonare il piano, sua unica consolazione. Ma con l’aiuto di un uomo all’apparenza rozzo, in realtà molto sensibile, il suo desiderio sarà esaudito. Tra loro nasce un particolare idillio che farà uscire di senno il marito. Dopo colpi di scena degni di un melodramma, il lieto fine è d’obbligo.
Inspiegabile catena di decessi per attacco cardiaco in una cittadina USA. Aiutato da tre fantasmi (Astin, McBride, Fyfe) il vedovo Bannistor (Fox) imbastisce piccole truffe ai danni delle famiglie dei cari estinti, fa il filo alla vedova Lucy (Alvarado) e scopre un defunto cattivissimo (Busey). Scritto con la moglie Fran Walsh, è il 1° film del neozelandese Jackson per Hollywood, e risente fin troppo dell’influenza di R. Zemeckis, produttore esecutivo. Farsa macabra in altalena tra satira di costume e scempiaggini ridanciane, appoggiate a efficaci effetti speciali. Il traguardo è la ricostruzione della famiglia, eliminando le aberrazioni sessuali del percorso. Parzialmente riuscita la contaminazione dei generi, ma le figure secondarie azzeccate non mancano.
Montana, 1925. I fratelli Burbanks, Phil e George, sono gli eredi di un grande ranch di famiglia, che mandano avanti occupandosi quotidianamente dello spostamento mandrie, dell’essicazione delle pelli e dell’addestramento degli uomini di fatica. Mentre George è un uomo sensibile e desidera una famiglia, Phil è un bullo patentato e omofobo, ossessionato dal mito del suo mentore Bronco Henri. Quando George prende in sposa la giovane vedova Rose e la porta al ranch, Phil prende di mira la donna e suo figlio Peter e non smette di tormentarli.
Alla periferia di Auckland una madre maori di cinque figli lotta per tenere unita la famiglia contro il marito ubriacone e violento e due figli invischiati nella logica delle bande giovanili. Quando la figlia tredicenne, stuprata da uno zio, s’impicca, si ribella. Questo Rocco e i suoi fratelli degli antipodi, tratto dal romanzo di Alan Duff, è un melodramma iniziatico, romanzo di formazione, tragedia urbana con eccessi, truculenze, ridondanze, condotto a ritmo incalzante, impregnato di un’energia coinvolgente, illuminato dalla memorabile Madre Courage della Owen.
Il film, che avrebbe meritato il Leone d’Oro a Venezia, si è dovuto accontentare, si fa per dire, del Premio Speciale della Giuria. Realizzato per tre puntate televisive, il film è diviso in tre periodi della vita della scrittrice Janet Frame, considerata ingiustamente, per il suo carattere anticonformista e un po’ introverso, pazza. Si parte quindi dall’infanzia per poi passare ai primi romanzi pubblicati, attraverso l’esperienza in una clinica psichiatrica. La regia è anticonformista, in linea con la scrittrice, e al tempo stesso scrupolosa e rigorosa. Poesia al cinema.
Gli scacchi come riscatto da una vita complicata sono al centro di The Dark Horse. È la storia vera di ex campione di partite lampo, affetto da disturbo bipolare, che diventa allenatore di scacchi a squadre per il recupero di ragazzi difficili.
Siamo in “Nuovo Zelandia” un luogo in cui le ere (quella Vittoriana e una più recente) sembrano essere entrate in commistione. In questo mondo esistono i vampiri, creature originate 300 anni prima da una mutazione genetica. Essi però hanno stretto un patto con gli umani e si sono uniti in una comunità di “Fratelli”. I vampiri fanno uso delle loro superiori conoscenze e dei poteri attribuiti loro dalla particolare conformazione fisica per aiutare gli esseri umani. I quali li ricambiano con spontanee donazioni di sangue. Tutto è sempre andato per il meglio finché un giorno Edgar, un vampiro, ha iniziato a vedere gli umani come prede. Edgar è figlio del Grande Sacerdote della comunità e fratello di Silus il quale si allea con la polizia umana per metterlo in condizione di non nuocere. Troverà anche un amore non semplice da sostenere. Chi predilige le storie di vampiri ‘mordi e fuggi’ non apprezzerà questo film neozelandese. Chi invece è interessato a vicende più complesse stile Intervista col vampiro troverà sangue per i suoi denti. Perché oltre all’ambientazione ibrida Perfect Creature recupera con grande abilità l’immagine del Vampiro come ‘male che viene dal di fuori e infetta’ partendo da una premessa in cui il pericolo è stato superato grazie a un patto di mutuo soccorso con l’umanità. Ma il diverso integrato è sempre sul filo del rasoio. Rischia, anche per la colpa di uno solo, di veder rimesso in discussione uno status che sembrava ormai consolidato. Glenn Standring riesce ad offrire un film raffinato, capace di rivisitare i ‘luoghi’ del cinema vampiresco non limitandosi a una noiosa ripetizione ma cercando di scavare nelle ancora non del tutte esplorate (e sembrerebbe impossibile) potenzialità degli emofagi protagonisti.
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