Film semi-musicale che impiega i divi della canzone del momento e che sembra realizzato anche allo scopo di far conoscere al grande pubblico le bellezze dell’arcipelago partenopeo.
Il capitano Hopper (Saxon) libera da un campo di prigionia vietcong i marines Bukowski e Thompson che per sopravvivere agli stenti e alle torture si sono abbandonati perfino ad atti di cannibalismo. Qualche anno dopo, Bukowski, dimesso dall’ospedale psichiatrico di Atlanta dove è stato curato per liberarsi dall’incubo della tragica esperienza, cade improvvisamente vittima dell’irresistibile impulso di nutrirsi di carne umana. Aggredita una donna in un cinematografo, si barrica in un supermercato e soltanto l’intervento di Hopper – accorso in aiuto della polizia – lo dissuade dal commettere una strage. Nuovamente ricoverato in ospedale, Bukowski incontra l’ex commilitone Thompson, tutt’ora affetto da smanie cannibalesche, e insieme con lui scatena il terrore tra le corsie.
In un’isola greca un uomo, diventato cannibale dopo essere rimasto senza viveri in un canotto in compagnia del cadavere della moglie, stermina una comitiva di turisti.
Due tra le più riuscite gag del grande attore romano scomparso nel 1936, Nerone e Medico per forza, vengono riproposti in questo spaccato artistico del comico dall’ironia tagliente e provocatoria.
Una bella vedova torna dall’America al paese natio. Molti uomini la corteggiano, ma lei sposerà proprio l’unico che le ha sempre dimostrato indifferenza e che si è accorto, quando sta per perderla, di esserne innamorato.
Leo, figlio irrequieto di Luciano, una notte spara alcuni colpi di fucile sulla saracinesca di un bar protetto da un clan locale, in quel di Africo nel cuore dell’Aspromonte. Una provocazione come risposta a un’altra provocazione. Un atto intimidatorio, ma anche un gesto oltraggioso che il ragazzo immagina come prova di coraggio e affermazione d’identità nei confronti del clan rivale e nei confronti del padre, maggiore di tre fratelli, dedito alla cura degli animali e dei morti, e lontano dalla cultura delle faide. I fratelli di Luciano hanno preso altre strade lontano da Africo, in una Milano permeata di affari criminali lungo la rotta della droga tra l’Olanda e la Calabria. Dopo la provocazione notturna, Leo deve e vuole cambiare aria, e raggiunge lo zio Luigi, il più giovane dei tre fratelli, spavaldo nel correre su e giù per l’Europa stingendo patti “commerciali” con cartelli sudamericani, e lo zio Rocco, ormai trapianto a Milano con aria e moglie borghese, arricchito proprio dai proventi di quei traffici internazionali. L’eco della bravata di Leo giunge in quel di Milano e risveglia la mai sopita attrazione per la vendetta, la faida in un misto di orgoglio represso dal benessere, o da esso alimentato sotto mentite spoglie.
Da un romanzo (1966) di Giovanni Arpino: il giovane Tino è a Venezia ospite dello zio ingegnere che vive con la moglie cagionevole di salute. Ben presto si accorge che la casa nasconde un mistero. Una notte sale in soffitta… Con questo film Risi è passato al thriller e il salto gli è riuscito. C’è più di un risvolto segreto che può offrire un’angoscia e un’inquietudine molto attuali. Gassman sulla corda tesa di un istrionismo di alta scuola.
Riti propiziatori, messe nere, superstizioni, cerimonie di iniziazione sono l’argomento del film che ci porta da Londra a Rio, da San Francisco a Los Angeles.
Palermo, quartiere di Ballarò, 1984-85. Sposata da molti anni con Saro, da cui ha avuto la figlia Monica, Angela lo aiuta nei suoi lucrosi traffici di droga. Quando il giovane Masino diventa il braccio destro del marito, ne diventa l’amante finché la polizia arresta tutti. La sua passione per Masino non si spegne. Pur passando dal musical al dramma criminale (da una storia vera), la milanese R. Torre continua la ricognizione nel microcosmo di Palermo nel suo 3° film, riuscito a metà. Tutto funziona nella 1ª parte: descrizione dell’ambiente, ritmo, precisione dei dettagli, scelta azzeccata delle facce e la vibrante presenza di D. Finocchiaro, esordiente al cinema dopo 7 anni di teatro. Premiata al Festival di Tokyo 2002. Dopo l’arresto il racconto ciancica, si ripete, si avvita su sé stesso, inclina all’astratto, al metafisico, a un formalismo liricizzante e compiaciuto. Fotografia: Daniele Ciprì.
Dopo Pieraccioni e Ceccherini, anche Alessandro Paci si aggiunge alla galleria di nuovi comici toscani che debuttano alla regia. Lo fa indossando anche i panni del protagonista Samuele, bravo ragazzo che lavora come cameriere e nel tempo libero fa il volontario come assistente agli anziani. La sua vita scorre tranquilla finchè non scopre di aver ereditato cinque miliardi. E si ha un bel dire che i soldi non sono tutto nella vita… Il pieraccionismo malattia infantile della commedia all’italiana? Non sempre, chè qualche titolo discreto la nidiata toscana l’ha anche sfornato. Ma qui si vola davvero basso. Se la regia è infatti totalmente inadeguata (non c’è una sola gag visiva in un’ora e mezza di film), la sceneggiatura tira allo spasimo l’idea non proprio nuovissima del “povero ricco” con la pretesa – malposta -di fare anche un sermoncino sull’importanza degli affetti veri rispetto al denaro corruttore. Il risultato finale è che non si ride mai: non proprio un titolo di merito per un film che vorrebbe essere comico. Disastrosi,sebbene fotogenici, gli interpreti.
Don Salvatore Anastasia, un ingenuo prete italiano, va in America a trovare il fratello Alberto, ignorando che questi è il temuto capo dell’Anonima Omicidi. E continua a volerlo ignorare anche quando Alberto è imprigionato dalla commissione Kefauver e poi ammazzato in un negozio di barbiere. Ritorna in Italia e scrive un libro innocentista.
Macabra vicenda giocata su esperimenti proibiti, tradimenti, avidità e fantasmi. Il dottor Stephen Arrowsmith tradisce la moglie Muriel con l’assistente Solange e Muriel tradisce il marito con il giardiniere David. Dopo aver scoperto la tresca della moglie, Stephen la uccide insieme con il suo amante abbandonandosi a “raffinate” sevizie. Il delitto non è dettato da un tardivo sussulto dell’onore ferito, ma da un duplice calcolo: ereditare il patrimonio della donna e (…il dottore è un geniale scienziato…) servirsi del sangue degli amanti per mettere a punto il filtro dell’eterna giovinezza da donare a Solange.
Nell’alto Lazio quattro giovani ladri di tombe inesperti svolgono il “lavoro” tra molteplici difficoltà causate loro dai carabinieri e dalle guardie di Finanza. Pensano allora di compiere un furto al Museo Etrusco, per mettere fine alla loro precaria condizione economica. Flavio Mogherini, benché al suo primo lavoro, fa tutto da solo: regia, sceneggiatura e soggetto.
Due ragazze vanno a preparare un esame universitario nella casa di campagna di una di esse. È atteso anche un amico di entrambe. Lui non arriva e le due cominciano a litigare (sono entrambe innamorate dell’assente). Litigano finché non arriva una terza ragazza che si rivela come la fidanzata (vera, non presunta) del giovanotto.
Claudia e Flavio si sono contrastati come docenti universitari ma anche amati intensamente. Ora la storia è finita anche se Claudia non vorrebbe che fosse così conservando con determinazione la speranza che si possa ricominciare. Intanto lui viene attratto da una donna più giovane e lei prova interesse per una sua ex studentessa.
A Ostia un gruppo di tossicodipendenti trascorre tutta la giornata nel cercare di procurarsi la droga con tutti i mezzi possibili. Due ragazzi, Cesare e Michela, decidono di uscire dal giro, ma non è così semplice.
Marito civile e comprensivo viene messo duramente alla prova: sua moglie è innamorata follemente di un giovanotto. Chiede aiuto però al consorte perché le faccia passare l’infatuazione che, però, non passa. Per amore della donna, il poveraccio è costretto a rivolgersi al suo rivale e a fargliela sposare (dopo un solerte e “civilissimo” divorzio).
Un industriale cerca di corrompere il vicesindaco sfruttandone la vanità oratoria, per evitare che la veduta panoramica della sua villa venga deturpata da un ospizio. La fuga d’amore di due adolescenti manderà all’aria il proposito.
Dopo uno scontro iniziale, gli alunni di III media Mario e Franco, diventano amici. Mario appartiene ad una modesta famiglia piccolo-borghese, mentre Franco è figlio di un diplomatico. Quando Franco sta per trasferirsi altrove per la professione del padre, Mario ottiene che il ragazzo resti a Roma presso la sua famiglia, ma uno spiacevole episodio di cui si rende colpevole lo stesso Mario induce Franco a partire col padre.
Nina, intorno ai trentacinque, sposata, senza figli, un lavoro come “voce” in un centro commerciale (annuncia cioè all’altoparlante le varie promozioni), una sera come tante torna dal lavoro e trova il marito Claudio con le valigie pronte in procinto di andarsene. E le crolla il mondo addosso. Per Nina inizia il periodo del dolore, della solitudine, dell’inadeguatezza ad affrontare la vita solo con le proprie forze. Finché, il giorno del suo compleanno, Nina dice basta, fa pulizia del passato e della donna che è stata e inizia una nuova vita. Incontra Drazen, una presenza enigmatica, costante ma marginale, la cosa più vicina a un amore vero che Nina abbia vissuto in questo suo nuovo percorso nell’universo maschile. Già visto e sentito.
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